Siamo a fine aprile 2013, sono le 7,30. Fuori il sole riempie l’aria di colore mentre il profumo di zagara si spande per ogni dove.
No! Mi rifiuto di accendere la televisione che presenta ogni giorni i drammi di una società che non sa vivere più serenamente cogliendo della vita il buono ed il cattivo, il dolce ed il salato.
Mi lavo, mi pettino alla meglio, inforco la bicicletta e comincio a girare per il paese.
Sul lungomare qualche pescatore è appena sbarcato. Il pescato della notte è in alcune cassette e le seppie in alcuni bidoni che raccolgono il nero. Intorno gli Amanteani veraci che vogliono solo il pesce locale.
Il lido Azzurro è aperto e si sente il profumo dei primi caffè
I ristorantini sono in fermento. Si preparano i tavoli ed in cucina nascono i primi odori
I negozi delle principali vie commerciali cominciano piano , piano da aprire e le commesse lavano le grandi vetrine.
Poca, pochissima la gente nei negozi salvo le macellerie dove si comprano le salcicce appena preparate da fare con le patate o lo spezzatino od il ragù da fare con i pelati preparati l’estate scorsa. Poi un salto al mercato dei contadini ricco di verdura , a cominciare dalle cipolle dolci, dall’erba di campo, e da prodotti a km zero , quello che da 45 anni il mercato offre ai suoi utenti. Di tutto. Perfino la camomilla da campo, senza alcun trattamento, i pani di farina di castagne, i mandarini succosi di marzo con le foglie verdissime. E poi fave e piselli teneri e dolcissimi, colti appena ieri pomeriggio .( nella foto un italo americano che compra verdura)
Poi un salto nel mercato su area pubblica, uno dei più antichi della Calabria, dove si compra al sole, od al vento ( non certo oggi!) senza le formalità dei negozi a posto fisso, in un rapporto aperto e arabeggiante, tra il sorriso del commerciante e la perplessità della compratrice.
E se alzi gli occhi in alto il centro storico con le sue viuzze strette ed i suoi incomprensibili e scivolosi ciottoli, la trecentesca chiesa di san Francesco in buona parte portata alla luce, la torre normanno-angioina che cade a pezzi senza che alcuno si preoccupi, i ruderi del castello che ospitava spesso la regina Giovanna D’Angiò e che incombe sulla parte vecchia del paese dove, prima o poi, cadranno quel che resta delle sue antiche vestigia. Un mondo di silenzi e di ombre che da centinaia , quasi migliaia di anni, si sveglia ogni giorno, pronto ad essere visitato da chi vuole fare un tuffo nella natura, nella storia, nell’arte e nello splendido paesaggio che si gode dalla rocca del castello. E scendere poi a fare acquisti a cavallo di un buon pranzo ristoratore.
Una Amantea che val bene di essere goduta anche dai non amanteani, che forse la apprezzano di più.
Pubblicato in
Cronaca