Quando ti leggo e vedo che sei a questo punto, mi piglia l’ansia: si potrebbe essere, a naso, ad un passo dal melodramma. Invece, è una storia che ha scritto tragedia da tutte le parti. Mi verrebbe da gridarti: “Via, allontanati. Pensa a te stessa e lascia perdere!” Guai ad essere gentile con uomini così! Sono una jattura! Sii ancora una volta intelligente, o almeno furba, e lascialo a cucinare nel suo brodo. Ma come, dico io, benedetta e scodinzolante Signora, hai tutto. Ma tutto tutto, proprio tutto quello che una donna, se ha un briciolo di sale in zucca, può desiderare. Sei abbastanza bella. Non come una velinetta da strapazzo, di quelle che sono pezzi di carne buttati lì, con le poppe al vento ed una espressione stolida sulla faccia che nessun chirurgo estetico può cancellare. No, bella, seducente volendo, perché hai una certa età, ma sei ancora giovane e piacente, e si presume con negli occhi quella luce di intelligenza mista a consapevolezza che hanno le donne con una testa sulle spalle e un passato fastidioso nel cuore. Sai essere abbastanza seducente, insomma, perché non è solo una questione di avere una certa misura di décolleté, la bellezza, o una certa età anagrafica, o una ruga in più o in meno: la vera bellezza è questione di fascino. E tu, lasciatelo dire, ne hai a secchi e panieri. Crei una quasi città. Nel mondo antico le donne non creavano città. Neppure se cerchiamo nel mito. Le donne, ben che andasse, accompagnavano i veri creatori- fondatori. Anzi, nella prassi comune, al massimo al massimo si facevano rapire dai medesimi, dopo che avevano creato e fondato. Tu no: sbarchi, ti guardi in giro con l’occhio clinico che oggi le principesse usano, nel migliore dei casi, per scegliere il luogo dove edificare la casa per le vacanze, e dici, con il medesimo tono: voglio quel posto lì. Il boss di quel posto lì ride, anzi ghigna: lui in quel posto lì non ci ha mai visto altro che una palude nei pressi del mare, con una baia tonda, mezza chiusa dai detriti: a che mai può servire? Ma tu t’incaponisci: no, no, proprio quello. Lui ti guarda, sempre ghignando, perché ha deciso che è un capriccio da donnetta, una mattana, del resto che ne possono sapere le donne di come si crea, andiamo. Così sorridendo, fa un cenno di capo condiscendente, e ti propone ciò che sempre si propone ad una donna: “Bene, lo vuoi? Allora mi sposi e diventi mia proprietà e quel posto lì te lo do come regalo di nozze.” Non solo è una donna, ma è anche ben scema, pensa il boss locale, e qui il ghigno si spande tanto sulla faccia che, se non gli mettevano le orecchie a fermarlo, il sorriso gli spaccava la testa in due. Tu sorridi di rimando, e, con l’andamento alla Grace Kelly, stipulato il patto cominci a tagliare la pelle a striscioline, ma così sottili, così sottili, che, alla fine, a stenderle per terra rischi di impossessarti di tutto il promontorio che t’interessa, e il porto, e anche un po’ di campi attorno, mentre al reuccio locale il sorriso di sufficienza si è trasformato in rictus tetanico che è uno stiramento spastico della cavità orale che lascia scoperti i denti e le gengive. Perché farsi fregare è già duro, ma da una donna, e abbastanza bella, è uno smacco che i suoi amichetti non gli perdoneranno mai. In quel mentre, arriva il principe quasi azzurro che ti porterà via sul suo muletto, mentre le damigelle di corte spettegolando vanno…
Gigino A Pellegrini & G el Tarik