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E’ bello quando un piccolo comune di questa lontana e vituperata Calabria salta agli onori della cronaca nazionale. Vero?

 

Ma questa volta non è così!

(Inaugurazione)

 

Ecco cosa scrive, infatti, Manlio Lilli giornalista ed archeologo su “Il Fatto quotidiano” del 22 dicembre.

“Serra d’Aiello custodisce gelosamente la sua storia anche nel suo museo archeologico dove è possibile scoprire teche ricchissime di corredi funebri provenienti dalle ventisei tombe della necropoli del IX-VIII secolo a.C recentemente rinvenuta sul terrazzo sabbioso di Chiane: corredi ceramici, arnesi da lavoro e da guerra, un ricchissimo corredo metallico, un incensiere di eccezionale valore e bellezza e monili in ambra sono solo alcuni degli oggetti che potremo ammirare”.

 

Sul sito online del piccolo comune calabrese, in provincia di Cosenza, l’Antiquarium non è un elemento trascurabile.

Anzi è proprio lì che la storia prende forma, è raccontata attraverso i materiali esposti. Sembra una bella storia.

Quella di un centro di poco più di cinquecento persone che ha investito sulle sue origini. Già, perché oltre all’Antiquarium, inaugurato nel maggio 2007, esiste anche, dallo stesso, anno un’area archeologica, a Cozzo Piano, sulla parte sud-occidentale della vasta spianata sommitale del colle. Un vasto complesso residenziale della seconda metà del IV sec. a.C. che si imposta sui resti di un abitato di capanne di VII e VI sec. a.C., coevo all’ampia e ricca necropoli di località Chiane, indagata negli anni precedenti.

Un Parco Archeologico realizzato con un finanziamento di 500 mila euro sul POR Calabria 2000/2006, nell’ambito dell’APQ Beni Culturali SPA 14, con delibera CIPE 20/2004. Così la città antica di Temesa, nota dalle fonti letterarie trova conferme.

Tutto bene quindi? Sfortunatamente no. Antiquarium e area archeologica sono chiusi, da tempo. Niente visite, nessuna manutenzione. Non si hanno notizie di come si trovino i materiali esposti nello spazio museale.

La vegetazione che impedisce ormai perfino di raggiungere il sito, sta provocando danni anche ai resti sotto la tettoia e un incendio ha decretato la morte delle essenze che vi erano nei pressi. Tutto fermo da gennaio 2016.

Da quando l’amministrazione comunale ha revocato al Gruppo archeologico Alybalos, che aveva in vario modo contribuito alla loro realizzazione, la gestione e la manutenzione di Antiquarium e Area archeologica, di cui si occupava rispettivamente dal maggio 2007 e dal maggio 2009. Contratti che permettevano al Comune di liberarsi di ulteriori incombenze e al Gruppo archeologico di assicurare l’apertura almeno durante il fine settimana e a entrambi i siti di essere una visita obbligata per le scuole, anche dei centri vicini.

Per il parco archeologico il Comune avrebbe dovuto corrispondere 2.500 euro all’anno.

Impegno rispettato solo per i primi due anni. Poi, niente.

Così al Gruppo archeologico non sono rimasti che i proventi del biglietto d’ingresso cumulativo di 4 euro. Una soluzione in ogni caso condivisa. Almeno fino alla decisione dell’amministrazione comunale di interrompere il rapporto. Di cercare nuovi partner per la gestione. Magari per migliorare i servizi offerti, la fruizione. Erano in molti a coltivare questa speranza. Però a distanza di un anno dalla chiusura qualche dubbio sull’intera operazione si fa strada. Modalità e tempistiche finora utilizzate dall’amministrazione comunale indiziano che si procede in maniera incerta. Conferma in qualche modo questa impressione anche l’unico atto compiuto. L’affidamento ad una azienda agricola locale della pulitura del Parco archeologico “almeno due volte l’anno al fine di renderlo sempre fruibile”.

A parte questo nulla. Mancanza di risorse? E’ possibile.

Ma a essere assenti sembra siano soprattutto le idee. Una strategia d intervento complessiva.“La possibilità di evidenziare l’organizzazione di un villaggio protostorico anche mediante ricostruzioni basate sui dati scientifici che gli scavi mettono a disposizione, il buono stato di conservazione delle strutture ellenistiche…, le possibilità di musealizzazione offerte da corredi funerari di straordinario interesse fanno ritenere necessaria la realizzazione di un progetto complessivo di valorizzazione che preveda la sistemazione e dunque la possibilità di visita delle aree archeologiche e la creazione di un locale Antiquarium che possa… offrire al pubblico, la testimonianza del proprio passato”. Diceva così nel 2008 Luigi La Rocca, responsabile di zona della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Calabria.

Di quel progetto ambizioso sembra rimanere ben poco.

Sembra proprio che la questione dell’area archeologica e dell’Antiquarium non sia prioritaria a Serra d’Aiello. Almeno per chi l’amministra.”

Signora Giovanna Caruso vuole fare una dichiarazione per il nostro sito?

La ringraziamo anticipatamente e le auguriamo Buon Natale.

 

Ai nostri lettori anticipiamo che a breve torneremo sul problema dell’antiquarium …

...il parco oggi...

Pubblicato in Basso Tirreno

La Magna Grecia è sotto i nostri piedi in ogni angolo della Calabria

Una Magna Grecia scomparsa come la cultura che un tempo ci pose all’attenzione del mondo, ambedue forse sepolte in attesa di essere riportate alla luce.

Ed uno dei territori più ricchi di queste evidenze è sicuramente quello di Temese.

Parliamo dell’attuale territorio del comune di Serra d’Aiello, di Campora San Giovanni di Amantea , di Nocera terinese.

Campora San Giovanni, in particolare, offre ogni giorno una sorpresa.

Da uno scavo per la costruzione di una abitazione, e grazie ai tecnici progettisti che mostrano sempre la propria cultura ed il proprio amore per la storia dei nostri territori e che hanno immediatamente chiamato gli archeologi che studiamo da decenni tutto quanto viene rinvenuto sottoterra, una grande , ennesima sorpresa.

Parliamo dei resti di un fabbricato risalente, probabilmente, al V secolo A.C.

Stiamo parlando della conferma della più recente ipotesi avanzata dagli studiosi della antica Temese.

Cioè dell’insediamento abitativo coerente con la necropoli rinvenuta sempre nel’ager camporese

La ipotesi era stata avanzata in primis dal prof Gioacchino Francesco La Torre, cittadino onorario del comune di Amantea, che ha condotto le indagini sul tempio di Imbelli e che aveva ipotizzato una Temese composta da vari insediamenti sparsi sul territorio del Basso tirreno cosentino e dell’alto tirreno lametino.

A seguire il prof Fabrizio Mollo che ha condotto gli scavi della necropoli di Serra e di Campora SG

E per ultimo, ma non ultimo, dal prof Maurizio Cannatà della Università degli studi di Messina che proprio il 18 agosto ha svolto in quel di Serra d’Aiello, insieme al dr Gregorio Aversa della Soprintendenza per i beni Archeologici della Calabria ed al professor Fabrizio Mollo della Università degli Studi di Messina, un interessantissimo convegno dal titolo “L’antica Temesa tra Greci ed Indigeni”

Nel corso dell’incontro, ripetuto poi in Campora SG , il prof Cannatà aveva ipotizzato la presenza di un insediamento abitativo coerente con la necropoli camporese e con gli altri insediamenti già scoperti ed ancora da scoprire.

Ed ecco la prova.

A fianco delle fondamenta del fabbricato ancora da studiare una stradella, probabilmente uno spazio intermedio tra i vari fabbricati fronteggianti, ricco di quanto derivato dal crollo delle mura dell’antico manufatto.

I lavori di scavo continuano con la collaborazione del Gruppo Alybas che ormai è diventato una vera e propria istituzione grazie, tra l’altro, ai fratelli Perri ed a Margherita Perri .

Dall’esame dei rinvenimenti deriveranno altri elementi e probabili conclusioni di conferma.

Basta attendere.

Pubblicato in Campora San Giovanni

Oggi alle 11 a Catanzaro presso la sede dell’assessorato alla Cultura in via Gioacchino da Fiore 86, verranno sottoscritte le prime convenzioni per i Parchi culturali della Calabria.

 

Si tratta dei 12 parchi culturali relativi:

 

1)alla valorizzazione delle aree archeologiche

-della Magna Grecia di Sibari,

-Locri e

-Antica Temesa;

 

2)agli itinerari letterari

-di Felice Mastroianni a Platania e

Di Francesco Perri a Careri;

3)alla cultura astronomica rappresentata da Aloysius Lilius nel crotonese;

4)alla cultura degli scacchi a Cutro ricordando "Leonardo Di Bona";

5)alle risorse subacquee di Diamante,

6)alle risorse ambientali di San Roberto,

7)alle risorse geologiche delle miniere di lignite ad Agnana,

8) alle risorse turistiche del Vibonese a Ionadi;

9)allo studio scientifico della natura promosso dal Cnr a Taverna».

 

I Parchi culturali per i quali oggi partirà la sottoscrizione sono inseriti nell'ambito del Progetti Integrati di Sviluppo Locale, promossi dall'assessorato alla Programmazione guidato da Giacomo Mancini.

Il progetto è stato fortemente voluto dall’indimenticato ex sindaco di Serra avvocato Antonio Cuglietta che offre così un altro omaggio alla antichissima storia del nostro comprensorio.

Dobbiamo denotare comunque che si tratta di una fortuna per la “nostra” Temesa di cui il comune di Amantea, salva una sola eccezione, non riesce a cogliere la fortissima valenza culturale e turistica.

Pubblicato in Basso Tirreno

Riceviamo e con piacere pubblichiamo:

“La saga degli Ausoni. Lipari e Temesa, una faccia, una faccia.

Un mio lontano parente emigrato in America diceva che la terra dove ognuno di noi nasce rimarrà per sempre attaccata sotto la pianta dei piedi e, per quanto mi riguarda, credo che ha avuto perfettamente ragione. Da piccolo non badi più di tanto a cose di una certa importanza: si bada al gioco, insomma, a cose magari più attinenti a quella età. Da giovani ancora peggio, si cazzeggia e si pensa a cose e questioni intimamente personali. Ma tutto questo ha poco importanza. E’ da grande e con la maturità che si cominciano ad apprezzare le cose belle del territorio e tutto quello che esso possiede, il mare, le montagne, insomma tutto, compreso il più piccolo filo di erba accarezzato da quell’alito di vento che la mitologia chiama Eolo.

Ora, parlando di Eolo e delle Isole Eolie è impossibile scinderlo da una leggenda arrivata fino noi dagli storici antichi e ripresa da quelli contemporanei. Mi attengo a quella che ritengo sia più fedele al quadro archeologico del nostro territorio: narra Diodoro Siculo che in un determinato periodo della protostoria italiana un certo Liparo, figlio del re Ausone eponimo degli Ausoni, che viveva nei pressi dell’attuale zona di Sorrento, cacciato dai fratelli dal continente trovò riparo assieme alla sua famiglia e le sue genti presso le isole a cui dette il proprio nome, le isole Lipari appunto. Passò un giorno sull’isola Eolo, (Re dei Venti nell’Odissea) il quale, ospitato da Liparo, si innamorò della figlia che poi sposò e gli succedette al trono quando Liparo, oramai vecchio, stanco e nostalgico, volle ritornare sul continente nuovamente nella zona di Sorrento. Eolo ebbe sei figli, ma uno in particolare, Giocasto, continua a regnare sulle coste calabresi proprio dirimpetto alle isole Eolie. Vi pare poco?

In realtà, quando gli storici antichi riportavano di leggende di matrimoni fra eponimi e belle donne o magari vergini, altro non si riferivano che a crudeli guerre per assoggettarsi interi territori, vuoi per motivi prettamente economici, legati al controllo di materie prime (rame, stagno oppure ossidiana), vuoi per il controllo dei traffici nel Mediterraneo, da parte dei Micenei in particolare.

Per quanto riguarda il nostro territorio, non è da escludere che i Temesani abbiano partecipato alla spedizione punitiva avvenuta intorno al 1270 a.C. (XIII sec. a.C.) con una coalizione partita dal Tirreno. Non a caso a Lipari, sugli antichi impianti abitativi risalente all’età del bronzo (XVI sec. a.C.), segnati da una distruzione violenta, si sovrappone una nuova cultura arrivata dal continente, definita dagli storici contemporanei ‘’ausone’’ (XIII sec. a.C.), cultura molto presente nel nostro territorio. Del resto anche Strabone parla di Temesa come di fondazione Ausone.

Tante vicende si sono sovrapposte nel corso dei secoli in questo territorio, e non meno importanti rispetto alla saga degli Ausoni, basta pensare al mito di Alybas, al passo omerico legato ai re greci che avevano come referenti i loro omologhi a Temesa, fino all’importanza che ha avuto la diocesi di Temesa in pieno medioevo, quando Papa Gregorio Magno comandò al vescovo di Temesa, Stefano, il legname per la costruzione della basilica dei SS. Pietro e Paolo nel 603. Una comunità tanto orgogliosa, quanto ricca e avanzata in termini culturali ed economici fin dall’età del bronzo. Temesa del resto non fu mai colonizzata perché alle genti greche non fu permesso. Ecco, oggi a noi abitanti di questo territorio manca quello, quel poco di orgoglio che potrebbe far ripartire questo territorio in ogni settore. Abbiamo il mare, un patrimonio storico-archeologico di inestimabile valore, centri storici da valorizzare che nulla hanno da invidiare ad altri posti nel mondo, vedi per esempio Aiello Calabro, Cleto e senza dubbio Amantea, e poi tutto quello che

madre terra ci dona da sempre in termini di eccellenti prodotti e bellezze naturali.

Valorizziamo perciò tutte questo bene reale, col tempo ne trarremo sicuramente dei benefici, siano essi di natura economica, sociale e culturale.

Ah, dimenticavo! Quando il vento soffia impetuoso sulla costa tirrenica non abbiate paura, è ancora lui Giocasto che si sollazza!

SALVATORE PERRI, GRUPPO ARCHEOLOGICO ALYBAS

Foto Riservate

Pubblicato in Basso Tirreno
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