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Si è concluso il processo Plinius presso il Tribunale di Paola.
29 le persone giudicate.
9 le assoluzioni.

 

Tra gli assolti:

1.Antonino Amato, richiesta: 6 anni; decisione: Assolto
2.Luigi Bovienzo, richiesta: 2 anni e 8 mesi; decisione: Assolto

3.Maurizio Ciancio, richiesta: 1 anno e 9 mesi; decisione: Assolto

4. Santino Crisciti, richiesta: 6 anni; decisione: Assolto
5. Giuseppe Forestieri, richiesta: 1 anno; decisione: assolto
6. Olgarino Manco, richiesta: 2 anni e 8 mesi; decisione: assolto
7. Pino Manco, richiesta: 2 anni e 8 mesi; decisione: assolto

8. Giovanni Oliva, richiesta: 2 anni e 8 mesi; decisione: assolto

9. Antonio Vaccaro, richiesta: 2 anni e 8 mesi; decisione: assolto

 

Invece, i condannati, tra cui in ordine di condanna:

Pasquale Basile, richiesta: 15 anni; decisione: 15 anni

Mario Nocito richiesta: 15 anni; decisione: 15 anni

Mario Stummo, richiesta: 21 anni; decisione: 14 anni

Cantigno Servidio, richiesta: 13 anni; decisione: 12 anni

Alvaro Sollazzo, richiesta: 14 anni; decisione: 11 anni 4 mesi

Giuseppe Zito, richiesta: 7 anni e 6 mesi; decisione: 10 anni 4 mesi

Riccardo Montaspro richiesta: 7 anni e 2 mesi; decisione: 9 anni 3 mesi

Marco Zaccaro, richiesta: 7 anni; decisione: 9 anni

Angelo Silvio Polignanom, richiesta: 7 anni e 6 mesi; decisione: 5 anni

Francesco Paolo Pugliese, richiesta: 7 anni e 6 mesi: decisione 5 anni

Nicola Balsebre, richiesta: 7 anni e 6 mesi; decisione: 5 anni

Agostino Iacovo richiesta: 7 anni; decisione: 4 anni e 8 mesi

Corrado Lamberti, richiesta: 4 anni; decisione: 4 anni 6 mesi

Eugenio Occhiuzzi richiesta: 4 anni e 6 mesi; decisione: 4 anni 6 mesi

Giuseppe Biondi, richiesta: 4 anni e 10 mesi; decisione: 4 anni

Vincenzo Bloise, richiesta: 7 anni; decisione: 4 anni

Rodolfo Pancaro, richiesta: 8 anni; decisione: 3 anni 6 mesi

Pierpaolo Barbarello, richiesta: 3 anni; decisione: 2 anni

Luigi De Luca, richiesta: 18 anni; decisione: 8 mesi

Francesco De Luca, richiesta: 11 anni; decisione: 6 mesi

Pubblicato in Cosenza

Gli arrestati della operazione Plinius sono ristretti nelle carceri di Castrovillari, Rossano e Cosenza.

In tutte le carceri sono iniziati per rogatoria i primi interrogatori degli indagati.

Tra i primissimi quello dell’ex sindaco di Scalea Pasquale Basile il quale è assistito dagli avvocati Marina Pasqua e Vincenzo Adamo.

Pasquale Basile ha risposto alle domande del Gip di Castrovillari.

In particolare a quelle relative alla sua posizione.

Ha contestato le accuse formulate nell'ordinanza dei giudici della Dda.

Si è proclamato innocente ed ha contestato, tramite gli avvocati Pasqua e Adamo, soprattutto i reati riferiti all'associazione mafiosa.

Hanno invece scelto di avvalersi della facoltà di non rispondere i fratelli Pietro e Franco Valente indicati dai magistrati della Procura antimafia di Catanzaro   come i capi di un’associazione di ’ndranghetisti che condizionava ogni aspetto della vita politica ed economica nell’Alto Tirreno Cosentino. I Valente sono difesi dall’avv. Rossana Cribari del foro di Cosenza.

Oggi tocca all’avvocato Nocito.

Pubblicato in Alto Tirreno

Scalea. Nelle prime ore di oggi 12 luglio 2013, nelle province di Cosenza, Bari, Matera, Terni e Salerno 500 Carabinieri del Comando Provinciale di Cosenza hanno dato esecuzione all’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal G.I.P. del Tribunale di Catanzaro nei confronti di 38 indagati per associazione per delinquere di tipo mafioso, concorso esterno in associazione per delinquere di tipo mafioso, sequestro di persona, detenzione e porto di armi comuni e da guerra, estorsione, rapina, corruzione, turbativa d’asta, turbata libertà del procedimento amministrativo, concussione, falso, istigazione alla corruzione e minaccia, tutti aggravati dal metodo mafioso.

I carabinieri di Cosenza hanno arrestato tra Calabria, Bari, Matera, Terni e Salerno 38 persone accusate, a vario titolo, di associazione mafiosa, concorso esterno in associazione mafiosa e sequestro di persona. Tra le persone finite in manette c'è anche Pasquale Basile, sindaco di Scalea, piccolo centro del Cosentino, e 5 assessori della sua giunta. Il primo cittadino è accusato di associazione mafiosa.

I reati contestati alle 38 persone arrestate vanno, a vario titolo, dalla detenzione e porto di armi, estorsione, rapina, corruzione, turbativa d'asta, turbata libertà del procedimento amministrativo, concussione e falso alla istigazione alla corruzione e minaccia, tutti aggravati dal metodo mafioso.

L'operazione ha colpito la cosca Valente-Stummo, attiva a Scalea e nei Comuni vicini, clan che, secondo gli investigatori, è subordinato ai Muto di Cetraro. Secondo l'accusa, nelle elezioni del marzo 2010 sarebbe riuscita a far eleggere propri candidati al Comune di Scalea i quali si sarebbero poi prodigati per concedere appalti a imprese legate alla cosca stessa. Tra gli arrestati figurano anche funzionari e tecnici del Comune di Scalea.

I carabinieri hanno anche sequestrato beni per 60 milioni di euro che, secondo l'accusa, sono riconducibili ai vertici della cosca Valente-Stummo, ad amministratori locali, a imprenditori e a professionisti. I sequestrati sono stati eseguiti principalmente sul versante tirrenico cosentino ma anche in Umbria e Basilicata.

Complessivamente è stato eseguito il sequestro preventivo di 22 tra società e aziende; di 81 immobili situati anche a Matera, Perugia e Rocca di Cave (Roma); di depositi, ville, abitazioni, di numerosi negozi e di circa 50 ettari di terreno; di 33 automobili tra le quali Jaguar, Bmw, Mercedes ed auto d'epoca; di 78 rapporti bancari con saldi positivi per circa 2.695.685 euro; di due imbarcazioni e di 23 polizze assicurative. Per gli indagati per corruzione è stata applicata una recente normativa che consente la confisca: si tratta di una delle prime volte che viene utilizzata nei confronti di indagati per reati contro la pubblica amministrazione.

Il blitz, denominato "Plinius", è il frutto di un'inchiesta avviata dai carabinieri nel luglio 2010. Oltre alle persone arrestate, sono coinvolte nell'inchiesta altre 21 persone denunciate in stato di libertà. La cosca, grazie anche alla disponibilità di armi comuni e da guerra, sarebbe riuscita ad ottenere l'assoggettamento e l'omertà dei cittadini riuscendo così a sfruttare le risorse economiche della zona.

L'indagine ha consentito di delineare l'asse economico-imprenditoriale dell'organizzazione nei settori commerciale (con l'apertura di diversi supermercati, concessionarie di auto, agenzie di viaggi, parchi divertimento, attività commerciali e negozi di abbigliamento), immobiliare (con società finalizzate all'acquisizione di fabbricati, appartamenti e magazzini, anche attraverso aste fallimentari "pilotate"), agricolo (con la costituzione di cooperative e società agricole che, non depositando bilanci e non avendo assunto lavoratori dipendenti, hanno acquistato terreni per 50 ettari senza dichiararli al fisco), e turistico (con la gestione di lidi balneari come "L'angelica", l'"Aqua mar" e "Itaca", realizzati su terreni demaniali del comune di Scalea).

21 i denunciati in stato di libertà per i medesimi reati.

L’ OPERAZIONE PLINIUS scaturisce dall’attività d’indagine avviata nel luglio 2010 sotto la direzione del Procuratore Aggiunto, dott. BORRELLI, e del Sostituto Procuratore, dott. LUBERTO, della Procura Distrettuale Antimafia di Catanzaro.

Il provvedimento custodiale è stato emesso dal Giudice delle Indagini Preliminari del Tribunale di Catanzaro, dott.ssa Gabriella REILLO.

Le investigazioni hanno consentito di acclarare l’esistenza di un’associazione per delinquere di stampo ‘ndranghetistico denominata “Valente-Stummo” operante, nel territorio del comune di Scalea e comuni viciniori, subordinata al Locale di Cetraro facente capo alla famiglia Muto, che, avvalendosi della forza di intimidazione derivante dal vincolo associativo e della conseguente condizione di assoggettamento e di omertà della generalità dei cittadini, è finalizzata al controllo ed allo sfruttamento delle risorse economiche della zona, al compimento di delitti contro il patrimonio e contro la persona attraverso la sistematica disponibilità di armi comuni e da guerra.

Associazione che, per il tramite della carica intimidazione di cui dispone, è riuscita, attraverso il procacciamento di voti, ad orientare le ultime elezioni amministrative, tenutesi nel marzo del 2010 presso il Comune di Scalea (CS), in favore di propri candidati che, una volta eletti, si sono prodigati per l’assegnazione di concessioni e appalti ad imprese rientranti nella sfera di influenza della consorteria.

Tra i destinatari delle misure cautelari figurano il Sindaco, alcuni assessori, funzionari e tecnici dell’amministrazione comunale di Scalea.

Contestualmente, con il concorso del R.O.S. Carabinieri, è stato eseguito un decreto di sequestro preventivo di beni mobili e immobili nei confronti dei vertici della cosca, di alcuni amministratori locali, imprenditori e professionisti per un valore stimato di 60 milioni di euro. I beni sequestrati sono concentrati principalmente nel versante tirrenico della provincia di Cosenza ma con significativi investimenti anche nelle regioni Umbria e Basilicata.

L’indagine, in particolare, ha consentito di delineare l’asse economico-imprenditoriale dell’organizzazione criminale costituito con conferimenti di “sospetta provenienza” nei seguenti settori:

commerciale, attraverso l’apertura di diversi supermercati, concessionarie di auto, agenzie di viaggi, parchi divertimento, attività commerciali e negozi di abbigliamento;

immobiliare, con realizzazione di società finalizzate all’acquisizione di fabbricati, appartamenti e magazzini, anche attraverso aste fallimentari “pilotate”;

agricolo, attraverso la costituzione di cooperative e società agricole, che (non depositando bilanci e non avendo assunto lavoratori dipendenti) hanno acquistato terreni per 50 ettari senza dichiarare tali possidenze al fisco;

turistico, attraverso la gestione dei lidi balneari realizzati su terreni di proprietà del Demanio dello Stato del comune di Scalea.

Complessivamente, è stato disposto il sequestro preventivo dei seguenti beni:

22 tra società ed aziende;

81 immobili, dislocati anche a Matera, Perugia, e Rocca di Cave (RM), depositi, ville ed abitazioni, numerosi negozi e circa 50 ettari di terreno;

33 autoveicoli, tra cui Jaguar, BMW, Mercedes ed auto d’epoca;

78 rapporti bancari, con saldi positivi per circa 2.695.685 euro;

2 imbarcazioni;

numerose polizze assicurative.

Nei confronti degli indagati per il reato di corruzione è stato applicato l’art. 2 c. 80 della Legge 190/2012, che ha recentemente inserito la richiamata fattispecie fra quelle per cui è consentita l’applicazione della particolare ipotesi di confisca. Si tratta di una delle prime applicazioni di misura ablativa nei confronti di indagati per reati contro la Pubblica Amministrazione.

I particolari dell’operazione saranno resi noti nel corso di una conferenza stampa che sarà tenuta presso il Comando Provinciale Carabinieri di Cosenza alle ore 10:30 odierne.

 

Pubblicato in Calabria
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