
La notizia circolava da diversi giorni
Ed era fortemente attendibile per due distinte e complementari ragioni
Da un lato lo sgarbo di Cesa che aveva optato per la Calabria lasciando fuori dal parlamento Roberto Occhiuto, quasi come se i voti presi in Calabria fossero suoi o di Casini.
Dall’altro il rapporto poco felice con i gentiliani, fortemente concorrenti, così che appena Pino e Tonino sono passati con il NCD di Alfano e Quagliariello era gioco forza entrare in Forza Italia.
Per rendere pubblica la cosa i fratelli Occhiuto hanno dovuto attendere l’ incontro con Berlusconi che, ovviamente, non si è lasciato sfuggire la ghiotta occasione .
Fuori i Gentile dentro gli Occhiuto , fa quantomeno 2 a 2.
Scornati ovviamente Cesa-Casini ed i Trematerra il cui UDC continua a “squagliarsi” giorno dopo giorno; dopo la perdita di Tassone oggi anche quella degli Occhiuto.
E non sorprende la soddisfazione di Galati, Morrone e Foti
Giuseppe Galati, anche lui ex Udc ha dichiarato: «La scelta di Roberto e Mario Occhiuto assume un grande significato sul piano politico perché rappresentano personalità di indubbio valore che accrescono l’anima moderata del nostro movimento».
Soddisfatto anche l'ex parlamentare Nino Foti per il quale l’ingresso dei fratelli Occhiuto «sarà un apporto importante e significativo, essendo gli stessi persone valide e stimate. La loro scelta, unita a quella di tanti altri amministratori che in questi giorni hanno deciso di sposare la causa di Forza Italia testimoniano la validità del progetto politico di Forza Italia».
Felice anche Ennio Morrone, capogruppo di Fi in consiglio regionale, il quale ha espresso «vivo apprezzamento riguardo la scelta dei fratelli Occhiuto di aderire a Forza Italia». Non solo ma Morrone si è dichiarato « certo che, a breve, altri amministratori, dirigenti e simpatizzanti seguiranno la medesima scelta».
Nessuna dichiarazione, per il momento, da parte dell’UDC.
Inchiesta sulle cooperative B del comune. Il GUP accogliendo la richieste dal PM ha rinviato a giudizio i 4 indagati . La prima udienza fra un anno circa, il 16 ottobre 2014.
L’ indagine è stata avviata nel 2012 ed hanno portato alla luce una realtà definita dal Procuratore Granieri "una pagina oscura della città di Cosenza che dura da troppo tempo".
Oggi si scopre che vi è stata: “Un'assoluta carenza e superficialità nei controlli che avrebbero dovuto essere svolti dal Comune di circa la puntuale esecuzione dei servizi affidati alle cooperative”.
Il titolare delle indagini è il sostituto procuratore, Antonio Tridico.
Ora il Gup ha accolto le istanze del PM ed h a rinviato a giudizio quattro indagati:
- Ivan Trinni, 39 anni, presidente di una cooperativa;
-Domenico Plateroti, 54 anni, presidente di una cooperativa
-Mario Massaro, 61 anni, funzionario del Comune di Cosenza eresponsabile del settore “Ambiente, verde pubblico, parchi e Giardini , accusato di falso in atto pubblico, truffa in danno del Comune e corruzione per atti contrari ai doveri di ufficio mediante la contabilizzazione sistematica da parte dei rappresentanti delle coop di lavori in realtà non eseguiti ( la falsa attestazione della regolare esecuzione senza effettuarne la verifica in loco in cambio di denaro)
- Luigi Sicoli, 38 anni, addetto all'Ufficio manutenzione che predisponeva la documentazione amministrativa e contabile, propedeutica alla successiva liquidazione.
-Stralciata la posizione di Maurizio De Rango, 47 anni, presidente di una cooperativa.
Le accuse contestate sono, a vario titolo, falso, corruzione e tentata estorsione.
Sostengono gli inquirenti che a fronte del costo dei 5 milioni di euro di costo i servizi sono sempre stati inadeguati se non carenti.
Intanto come ebbe modo di chiarire il questore Alfredo Anzalone nella conferenza del maggio scorso , presenti i dirigenti della digos e della squadra mobile, Pietro Gerace e Antonio Miglietta, continua lo stralcio dell’indagine sulle certificazioni antimafia.
La Forestale all’attacco dei frantoi che inquinano
Ed arrivano i primi due risultati
A Cosenza nella frazione Portapiana il primo risultato
Lo realizzano gli uomini dei Comandi di Dipignano, Mendicino e Rende, coordinati dal Nucleo Provinciale di Polizia Ambientale e Forestale di Cosenza (Nipaf).
Gli agenti avrebbero accertato che le acque di vegetazione delle olive venivano sversate illecitamente ed abbandonate in modo incontrollato sul suolo dei terreni a valle del frantoio, provocando così un invaso artificiale in un’area sottoposta a vincolo paesaggistico ambientale.
Da qui il sequestro preventivo del frantoio eseguito dal Corpo forestale che ha conseguentemente deferito all’Autorità Giudiziaria l’autore del presunto reato.
A Mottafollone, sempre il personale del NIPAF in collaborazione con il reparto di San Sosti, dipendente dal CTA di Rotonda (Potenza), è stato accertato un reato ancora più grave.
Grazie ad una valvola di scarico posta sul fondo delle vasche aziendali di raccolta delle acque di vegetazioni, comandata da una specifica chiave di costruzione artigianale, i reflui del frantoio posto in centro abitato sarebbero stati scaricati direttamente nella fognatura pubblica e da qui nel depuratore comunale. Forte il rischio del cattivo funzionamento del depuratore
Anche in questo caso si è reso obbligatorio il sequestro il frantoio, delle vasche di raccolta delle acque e della chiave, ed il deferimento all’autorità giudiziaria dell’autore del presunto reato.