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Riceviamo e pubblichiamo il seguente comunicato stampa da parte della Polizia provinciale che effettua un costante monitoraggio di fiumi e laghi, contro la pesca di frodo e per la salvaguardia dall’inquinamento.

“La provincia di Cosenza è una meta molto ambita da chi esercita la pesca, grazie alla peculiare conformazione orografica del suo territorio, formata da un fitto reticolato di torrenti che confluisce nei principali fiumi quali il Crati, il Savuto, il Neto, l’Esaro e il Lao, nonché dai numerosi bacini artificiali, tra i quali quelli della Sila, tra i più grandi della regione.

La Polizia Provinciale di Cosenza, impegna i suoi uomini nel monitoraggio delle acque interne, al fine di preservare il patrimonio ittico, prevenendo e reprimendo tutti quei comportamenti contra legem in grado di pregiudicarne l’integrità.

Dall’inizio dell’anno ad oggi, le pattuglie del Corpo, impegnate nei servizi di Polizia ittico-venatoria , hanno effettuato più di trecento controlli nei confronti di coloro che esercitavano la pesca, sanzionandone circa settanta per illeciti legati all’attività alieutica.

Le attività illegali riscontrate più frequentemente, in tale ambito, sono: pesca senza la prescritta licenza o con licenza scaduta, dimenticanza dei documenti di pesca, pesca ad una distanza inferiore ai 40 metri da arcate di ponti e sbocchi di canali, uso di attrezzi diversi da quelli consentiti, attrezzi lasciati incustoditi, mancato pagamento del tributo annuale.

I controlli della Polizia Provinciale riguardano, particolarmente, le aree più interne ed impervie della provincia, al fine di contrastare i reati di pesca, commessi con l’ausilio di corrente elettrica, materiali esplodenti e sostanze chimiche atte a intorpidire, stordire o uccidere i pesci.

Di recente, sono stati sequestrati, ad opera degli uomini in forza al distaccamento della Polizia Provinciale di San Giovanni in Fiore, diversi capi di trota lacustre, con peso e dimensioni inferiori rispetto a quelle per le quali è consentita la pesca; gli esemplari sono stati rimessi in libertà dagli stessi agenti. E’ stata, inoltre, rinvenuta, e successivamente sequestrata, una rete lunga circa trenta metri, all’interno di un’insenatura del lago Cecita.

Le specie ittiche più pregiate, e sempre più rare, presenti nei corsi d’acqua dell’altopiano silano, sono: la Trota Macrostigma, Fario, Iridea, Lacustre, nonché l’Anguilla. Incisiva continuerà ad essere l’azione della Polizia Provinciale, volta alla prevenzione e alla repressione della pesca di frodo nei confronti di queste rare specie.

Un’importante operazione contro l’inquinamento delle acque, ha visto impegnati, nei giorni scorsi, gli uomini della Sezione Ambiente della Polizia Provinciale. Tramite segnalazione pervenuta presso gli uffici del Comando, si è scoperta un’ansa del fiume Crati, in località Boccalupo, in agro di Rose, caratterizzata dalla forte moria di pesci e dalle acque stagnanti di colore verde scuro.

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«C'è un buon amico che oggi ha intenzione di darvi buoni consigli. Così evitiamo anche di fare danni al cantiere»

La cosca dei Lanzino voleva accaparrarsi appalti per lavori pubblici nel Cosentino.

A seguito delle indagini la Dda di Catanzaro ha emesso un provvedimento di fermo eseguito dai carabinieri del comando provinciale di Cosenza e dal Ros nei confronti di 5 persone.

Le persone fermate sono

Mario Potestio, di 53 anni, fratello del capo di gabinetto del Comune di Cosenza;

Adolfo D'Ambrosio, 46 anni, presunto reggente della cosca Lanzino;

Francesco Costabile (48), ed

Alberto Superbo (36).

Una quinta persona è attualmente ricercata.

L'operazione è stata chiamata "Vulpes".

Ala conferenza stampa hanno partecipato:

il procuratore aggiunto della Dda, Giuseppe Borrelli;

il sostituto Pierpaolo Bruni,

il comandante provinciale dei carabinieri, Giuseppe Brancati, ed

il comandante del Reparto operativo, Vincenzo Franzese.

Il procuratore Borrelli ha detto:

«Siamo contenti perché con un numero limitato di fermi crediamo di aver smantellato la struttura del clan Lanzino che si occupava di estorsioni. I commercianti ora possono stare un po' più tranquilli. Ma i vuoti vengono presto colmati e quindi servirebbe una collaborazione dei commercianti e degli imprenditori vessati che invece non c'è».

Il colonnello Brancati ha evidenziato:

«Sarebbe importante che a queste nostre azioni seguisse una reazione della società civile».

Particolare attenzione su una delle telefonate intercettate dagli investigatori, e indirizzata ad un imprenditore edile, durante la quale uno dei fermati avvertiva che «c'è un buon amico che oggi ha intenzione di darvi buoni consigli. Così evitiamo anche di fare danni al cantiere». (Ansa)

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Trebisacce. Ricordate Stefania Chiurco che la sera del 27 dicembre scorso con un’accetta ed una mazza ucciso e fece a pezzi il padre, Riccardo Chiurco?.

E negli stessi giorni successivi all’evento di fronte alla incredibile efferatezza del fatto delittuoso emerse che Stefania già nel 2006 venne ricoverata nel Centro d'igiene mentale di Perugia.

Bastarono 20 giorni per una diagnosi precisa: schizofrenia.

Un ricovero che avvenne dopo una furibonda lite avuta con i genitori.

Un'appropriata terapia ed il ritorno in famiglia senza più manifesti segni di squilibrio.

Ora gip Anna Maria Grimaldi avuto riguardo a ciò che hanno stabilito i consulenti tecnici ha dichiarato Stefania Chiurco quella sera del 27 dicembre 2012 era completamente incapace di intendere e di volere.

Quel giorno Stefania ed il padre dovevano partire proprio per Perugia, ma il viaggio fu rimandato, il padre, decise di non partire. Allora Stefania lo uccise e fa a pezzi il suo cadavere.

Ai carabinieri inizialmente dichiarò di averlo fatto sì, ma di averlo trovato già morto. Ed ai PM Franco Giacomantonio e Silvia Fonte Basso disse che aveva sezionato il corpo del padre perchè non poteva restare tagliato a metà, dentro due buste, perché «sarebbe stato mangiato dai cani randagi. Non potevo lasciarlo la, è sempre mio padre».

Poi a luglio cambiò versione raccontando della voce di uno spirito entrato nella sua testa e che la tormentava, la chiamava. Spirito che sarebbe sparito dopo la morte del genitore.

Da tutto la perizia psichiatrica di incapacità totale di intendere e di volere

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