Provo a spiegare il significato del detto “Mantiella ‘a terza”, assumendo una teoria sostenuta dall’antropologo Franco Ferlaino, e aggiungendo qualche mia riflessione.
Fin dall’alto medioevo, Amantea ha costituito uno scalo marittimo significativo lungo rotte mediterranee, in particolare lungo le coste dell’Italia tirrenica. E questo fu dovuto alle contingenze storiche necessariamente legate alla felice posizione geografica. Cito a tal proposito un verso del
Synopsis Historiarum dello storico bizantino Joannes Scylitzes (o Skylitzes o Scylitze) Kuropalatёs, che, nel merito della guerra gotica con la quale i bizantini scacciarono i goti dall’Italia (VI secolo), a un certo punto dice: Cum Belisarius Gotos e Sicilia ejectos….Hieracium, Rhegium, Portum Herculis seu Tropeam et Amantheam praexidio munivit... (Belisario scaccio i Goti e doto di presidio Gerace, Reggio, Porto Ercole Tropea, e Amantea).
Amantea, l’antica Clampetia romana, era dunque importante per la sua posizione, dotata di presidio armato e di un castra, e con tutta probabilità anche di un approdo marittimo. Infatti le difficoltà degli spostamenti via terra rendevano necessaria ove possibile, per il trasferimento di uomini, eserciti e merci, la mobilita marittima.
Amantea rappresentava dunque uno scalo significativo nelle rotte di cabotaggio lungo la costa tirrenica dell’Italia meridionale, e importante punto di snodo per raggiungere le Eolie con le quali la città intratteneva un rapporto privilegiato di scambio e comunicazione. Emblematico appare il ritrovamento, a Lipari, del “Sigillo di Pietro”, un manufatto plumbeo databile al VII secolo, che sul lato verso reca l’iscrizione: Santissima trinita, il nostro Dio viene in aiuto del vescovo Pietro di Amantea, Amen. E d’altra parte, nel circondario amanteano e diffuso il cognome Liparoto, ossia proveniente da Lipari.
E proprio in quest’ambito assume rilevanza la triade di approdi Napoli, Amalfi, Amantea, la cui riproposizione in chiave aneddotica trova riscontro nel famoso detto popolare che colloca Amantea come terza stazione di un percorso selettivo verso meridione, in particolare, appunto, verso le Eolie. In questo percorso il monte Cocuzzo (Caccutio, Caccutium, anticamente kakos kytos), visibile da lontano, fungeva da punto di riferimento in un mare pericoloso, scosso da tempeste e infestato dai pirati.
Dunque, Mantiella ‘a terza, in quanto terza dopo Napoli e Amalfi. Si fa riferimento a Napoli come punto di partenza, capitale del regno omonimo sin dal XIII secolo, inizialmente noto come Regno di Sicilia citeriore. L’origine del famoso detto, può essere ragionevolmente legato a tale contesto e a un periodo storico successivo all’istituzione angioina del suddetto regno.
Il lato verso del “Sigillo di Pietro” ritrovato a Lipari.
Santissima trinità, il nostro Dio viene in aiuto del vescovo Pietro di Amantea, Amen
Tabula Peutingeriana (estratto). E’ una copia del XII-XIII sec. di un'antica carta romana che mostrava le vie militari dell'Impero. La Tabula è probabilmente basata sulla carta del mondo preparata da Marco Vispanio Agrippa (64 a.C. – 12 a.C.), ed e attualmente conservata presso la Hofbibliothek di Vienna e detta perciò Codex Vindobonensis. Amantea era Clampeta (40 miglia da Cerelis-Cirella e 10 da Tempsa).
La Calabria da un estratto della carta d’Italia di Al Idrisi (1154).
Da un codice della biblioteca Bodleiana (ricostruzione), Oxford. Amantea e ‘almantiah
Calabria – estratto Atlante Luxoro. Riporta in rosso i principali scali marittimi. Sul Tirreno: Rigio, Trupia, Lamantia (Amantea), Scalea. Il codice, impropriamente definito atlante, proviene dalle raccolte del collezionista genovese Tammar Luxoro. Il prezioso manoscritto risale agli inizi del XIV secolo.
Estratto della mappa di Piri Reis. La mappa pergamenacea è conservata nella Biblioteca del Palazzo Topkapi di Istanbul. Realizzata nel 1513 per il sultano Solimano il magnifico, rappresenta una porzione dell’Oceano Atlantico, dell’Europa e dell’Africa, oltre al versante orientale dell’America meridionale.
Carta del XV secolo. Si noti come il fiume di Amantea sia scritto Oliva, mentre il fiume Oliva e scritto Torbido. E’ evidente come i geografi antichi, che per le loro opere si avvalevano della testimonianza di naviganti e viaggiatori e si rifacevano a carte precedenti, ogni tanto facevano qualche confusione. Ad esempio, il geografo arabo Al Idrisi, nel “Libro di Re Ruggero” del 1184, definisce Amantea: “citta bella e popolosa sul golfo dell’Oliva”.
Il porto di Amantea nel 1571 (Calavecchia)
Una ricostruzione dell’autore riportata sul dal romanzo “Il respiro del mare” di Sergio Ruggiero