Un incidente affatto curioso.
Erano le 23 circa di ieri 18 luglio.
Una serata afosa.
Forse per il caldo un migrante ospite della “Ninfa marina” era su un balcone del centro di accoglienza.
Per ragioni sconosciute il giovane migrante è caduto su un altro migrante che sotto il balcone fumava una sigaretta
Il migrante caduto batteva la testa e veniva immediatamente soccorso e trasportato nel vicino nosocomio di Paola
Anche l’altro migrante,quello sul quale è caduto il primo giovane, ha avuto bisogno delle cure dei sanitari ed è stato accompagnato all’ospedale di Paola.
Quest’ultimo è rientrato oggi.
Il primo migrante, quello caduto, invece è ancora in ospedale.
Sulla vicenda stanno indagando i carabinieri.
Nella foto la freccia indica da dove è caduto il migrante.
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Si chiama Vincent Valery Ngwe Mandeng, è da poco arrivato in Italia ed è ospite ad Amantea.
Vincent Valery ha una storia intensa e rara nella sua evoluzione; una storia che ci ha lasciato sorpresi, quasi esterrefatti; una storia che ci ha dato la cifra di un mondo lontano e difficile; una storia che, comunque, ci ha offerto anche un insegnamento di una umanità che vive dappertutto, anche nel lontano Camerun.
Vincent è stato abbandonato appena nato dalla madre naturale ; gettato in un cassonetto della spazzatura dove sarebbe morto se di primo mattino -l’alba non era ancora sorta- una signora non ne avesse sentito i vagiti e vinta dal senso d’amore per questo neonato sconosciuto non lo avesse portato in ospedale dove un parente medico lo ha curato , salvato ed amato.
Vincent è stato amato e si è conquistato anche uno spazio nel suo Camerun, laureandosi in legge e lavorando come giornalista.
Un giornalista senza timori, senza paura, che denunciava imbrogli e malefatte del potere costituito.
Un mestiere ed una posizione che gli ha creato grossi problemi, al punto da essere dovuto scappare.
Lo hanno seguito, hanno tentato di fargli del male , lo hanno intimidito, ne hanno annullato il lavoro.
Insomma, un vero e proprio calvario quello che ha dovuto sopportare.
Ora, da pochi giorni, è in Italia, il suo nuovo paese dove vorrebbe continuare a fare lo stesso lavoro di giornalista .
Gli abbiamo detto che qui in Italia esistono varie tipologie di giornalisti.
Ci sono quelli ( nessuno si offenda per carità!) che sono- diciamo- “flessibili” e si prestato a servire il potere , o meglio i poteri.
Ci sono quelli che hanno buste paga ( se tali sono) così insufficienti da non poterci vivere ma che amano questo straordinario lavoro.
Ci sono quelli che girano sotto scora, protetti dalla Forze dell’ordine che ne garantiscono la incolumità. Magari perché scrivono di’ndrangheta.
Ci sono quelli che continuano a scrivere contro i poteri ( politico,economico, massonico, lobbystico, eccetera) e passano gran parte del proprio tempo nelle aule dei tribunali a causa delle querele presentate per quanto scrivono.
Gli abbiamo, cioè, detto che nella patria del diritto i giornalisti che denunciano non piacciono molto, anzi non piacciono affatto.
Ma lui vuole continuare a fare questo nobile mestiere anche qui in Italia, od in Europa.
E per questo intende imparare quanto prima e bene l’italiano.
E Vincent ha trovato il suo primo filone giornalistico.
Vuole essere la “ voce dei senza voce”, “la voix du peuple qui n'en a pas”.
Vuole raccogliere le storie dei migranti che come lui sono scappati dalle loro patrie , storie fatte di dolore ma anche di speranze.
Vincent vuole dare voce a chi non ne ha e parlare a loro nome , dando loro una identità fatta di passato e di futuro.
Noi di Tirreno news, in attesa di un sito promosso dalla cooperativa che lo ospita, e cominciando da questo articolo gli apriremo una finestra nel mondo del web perché la loro voce giunga lontano ed a più persone ed autorità possibile.
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E' morto nel pomeriggio di venerdì 28 novembre Mohamed Ebno Errida, di 37 anni, marocchino, residente a Lamezia con la moglie e 2 figli e che faceva l’interprete e mediatore culturale del Centro di accoglienza di Isola Capo Rizzuto.
Mohamed, era stato trovato privo di sensi nella sua abitazione giovedì 27 novembre ed era stato immediatamente ricoverato presso l’Ospedale di Crotone
Era stato colpito da una forma di meningite, di tipo batterico, che era apparsa subito particolarmente grave al punto da dover essere ricoverato nel reparto di rianimazione.
Ovviamente il caso ha procurato allarme .
La direzione generale dell'Asp di Crotone, per tranquillizzare ha emanato il seguente comunicato: "Relativamente al ricovero del soggetto affetto da meningite batterica presso l’Ospedale di Crotone e al successivo decesso si rende necessario fornire corrette informazioni al fine di evitare vari allarmismi. Si è trattato di un caso “ sporadico” che rientra nella normale casistica dei ricoveri e nessuna correlazione può essere fondatamente posta con il suo lavoro presso il Campo Profughi “ S. Anna” di Isola Capo Rizzuto . Si è trattato di un paziente con positività ad un germe specifico che è arrivato al nostro nosocomio con un grave quadro clinico già altamente compromesso.
L’Azienda Sanitaria ha da subito gestito il caso con tutte le procedure cliniche ed assistenziali previste. Nel contempo sono state attuate tutte le misure di prevenzione atte a sanificare gli ambienti di contatto. A tale proposito va segnalato che il germe non sopravvive all’ambiente esterno e quindi all’aria e che la profilassi antibiotica va effettuata solo nei confronti di quei soggetti che hanno avuto contatti diretti e prolungati con il malato, si sottolinea che la profilassi non va effettuata nei soggetti che non hanno avuto contatti diretti con lo stesso. Ad ogni modo presso l’Azienda Sanitaria è attiva una Task Force che costantemente monitorizza tutto il territorio"
Il Coisp Calabria, il sindacato indipendente di Polizia e il segretario Giuseppe Brugnano ha chiesto "un'ispezione medica per capire realmente per quale cause è deceduto il mediatore culturale e se c'è il pericolo di contagio".
Inoltre è stato anche chiesto uno screening dei migranti all'interno del centro di accoglienza di Isola Capo Rizzuto". "Siamo veramente all'assurdo: gli operatori di polizia - aggiunge Brugnano - non possono lavorare in queste condizioni di pericolo assoluto per loro e per le loro famiglie".
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Crotone