Roma, poliziotti corrotti e rivelazione di segreti d'ufficio: arrestati 6 agenti e un dipendente della Procura
Poliziotti irreprensibili durante il servizio. Uno di loro premiato addirittura dal capo della polizia come un eroe per aver salvato la vita di un disperato che voleva tuffarsi da un balcone.
E una donna, un cancelliere della Procura, assegnata alla segreteria di un procuratore, candidata con la Lista Salvini alle comunali del 2016, e compagna di un agente addetto al servizio scorte.
Ma tutti loro, almeno secondo quanto ricostruito dagli investigatori, avevano una doppia vita, e una volta lasciati i panni del pubblico ufficiale si trasformavano in fiancheggiatori di un uomo coinvolto, secondo gli inquirenti, in un'inchiesta che aveva acceso il faro sulla criminalità organizzata nella capitale, Carlo D'Aguano, titolare di bar e sale giochi, su cui i pm capitolini stavano indagando per i suoi contatti con la camorra.
I sei agenti arrestati sono, oltre a Simona Amadio, 49 anni, dipendente della Procura, addetta alla segreteria di un procuratore aggiunto della Capitale, Angelo Nalci (44), compagno della donna e poliziotto addetto all'ufficio scorte, Fabio Di Giovanni (47), del commissariato Fidene-Serpentara, Gianluca Famulari, 44 anni (commissariato S. Basilio), Francesco Macaluso, 38 (Volanti), Federico Rodio, 44 (Fidene-Serpentara), Alessandro Scarfò, 38 (Fidene Serpentara). Indagati nel procedimento ci sono comunque altri agenti, uno dei quali sospeso dal servizio.
La talpa che dall'ottobre 2017 dava notizie e informazioni coperte da segreto ai poliziotti i quali poi le giravano a Carlo D'Aguano, quindi, era Simona Amadio. C'è una coppia dunque al centro dell'operazione carabinieri del Nucleo investigativo di Roma e della Squadra mobile della Questura, coordinati dai procuratori aggiunti Paolo Ielo e Michele Prestipino, che ha portato all'arresto di nove persone, fra cui 6 poliziotti, che per mesi hanno fornito informazioni sulla indagine che riguardava D'Aguano.
Il nome dell'imprenditore era stato toccato di striscio nell'operazione "Babilonia" dell'estate scorsa che portò alla luce due organizzazioni criminali, una romana e una legata alla camorra, che gestiva il traffico di droga nella Capitale, compiendo anche usure ed estorsioni.
Indagando poi su di lui, gli inquirenti hanno scoperto tutta la rete di corruzione, tra cui tre agenti del reparto Volanti e due agenti del commissariato Fidene che in cambio delle informazioni ricevevano denaro, quote societarie del gruppo D'Aguano e l'intermediazione per ottenere auto a prezzi di favore.
Uno di loro aveva a disposizione anche una Ferrari concessa da D'Aguano.
Le accuse per tutti a vario titolo sono corruzione per atti contrari ai doveri di ufficio, corruzione per l'esercizio della funzione, accesso abusivo al sistema informatico e rivelazione di segreti di ufficio.
La talpa.
Si chiama Simona Amadio e si era candidata nella lista "Noi con Salvini" alle ultime elezioni comunali del 2016.
La donna, 50 anni, da anni impiegata in procura, era compagna di uno dei poliziotti finiti in carcere, Angelo Nalci, addetto all'ufficio scorte della Questura.
A incastrare la donna, tra l'altro c'è un'intercettazione contenuta nell'ordinanza del gip, in cui si riporta un dialogo tra i due avvenuto lo scorso marzo, in cui la donna ripercorre «una conversazione avuta con D'Aguano che aveva necessità di qualcuno che gli potesse fornire informazioni circa l'esistenza di procedimenti penali sul suo conto».
«Io Carlo me lo voglio tenere - dice Amadio - allora tu devi pensare amore, che come tutti "gli impiccioni" lui ha amici poliziotti... la talpa in Procura... lui (D'Aguano)...la prima cosa che mi ha chiesto è: 'mi posso fidare?'...a lui gli serve un appoggio in Procura, cioè qualcuno che va ad aprire a va a vedere».