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Tensione a Napoli per l’arrivo di Salvini. Tafferugli lungo le strade con la Polizia. Ingenti danni alle cose e alle persone causati dai black bloc. Cittadini spaventati si rifugiano nei negozi e nei bar.

Il Ministro Minniti mette a tacere il Sindaco di Napoli De Magistris. Salvini bastardo, ti diamo una lezione.
Questi sono i titoli giornalistici a caratteri cubitali che campeggiano sulle prime pagine dei maggiori quotidiani italiani dopo il disastro di Fuorigrotta e la guerriglia urbana scatenata dagli antagonisti, dai centri sociali e dai black bloc che volevano impedire con la forza e con la violenza, coadiuvati dal Sindaco De Magistris, che Matteo Salvini, leader della Lega Nord, venisse a Napoli e partecipasse alla riunione alla Mostra D’Oltremare con i suoi simpatizzanti leghisti giunti a Napoli da tutta l’Italia meridionale.
Un centinaio di contestatori volevano impedire con la violenza chi deve parlare in pubblico e chi no.

 

Loro hanno tutto il diritto di protestare, scendere in piazza, manifestare in modo violento in tutte le piazze d’Italia, gli altri, che la pensano diversamente da loro, devono stare zitti, non possono manifestare le loro idee. Guai a loro. Chi osa protestare va annientato..
La scena napoletana è stata già vista altre volte, solo che questa volta ha trionfato la democrazia e un dettato della nostra Costituzione, dicono che sia la più bella del mondo, è stato fatto rispettare. Dice l’Art. 21: Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. Mi voglio soffermare e come potrebbero fare altri domani sulla parola “Tutti”, perché tutti i cittadini, uomini e donne, giovani e vecchi, alti e bassi, ricchi e poveri, laureati e analfabeta, hanno diritto ad esprimere le proprie opinioni e poi sull’avverbio”liberamente”, perché tutti hanno diritto a dire ciò che vogliono senza però ingiuriare, diffamare, calunniare, istigare a delinquere. Io combatto la tua idea, che è diversa dalla mia, ma sono pronto a battermi fino al prezzo della mia vita perché tu, la tua idea, possa esprimerla liberamente. Non ho mai votato Lega né intendo votarla domani. Non condivido le idee di Salvini, le sue opinioni sull’Italia meridionale, sull’Europa e sull’euro. Sono lontane anni luce dalle mie, ma non per questo io desidero la sua morte fisica. Non lo odio, non lo ingiurio, non lo calunnio.

Combatto democraticamente con lo scritto, con la parola, col voto, le sue idee perché non le condivido. Perché odiarlo? In politica come negli altri campi non si odiano gli avversari, si combattono.
E io combatto Salvini non facendo il segno di croce sul simbolo di Goffredo di Giussano sulla scheda elettorale che il Presidente del seggio mi consegna quando vado a votare. Forse un po’ di coerenza, un po’ di umiltà, un po’ di democrazia, un po’ di buon senso, un po’ di libertà, non sarebbe così disprezzabile.

Essere onesti, sinceri, umili, rispettosi degli altri, democratici, non è un peccato, ma un merito. Invece, ieri, per l’arrivo a Napoli di Salvini c’è stata alta tensione. Bottiglie molotov e sassi contro la Polizia. Hanno protestato i giovani e meno giovani.

Erano vestiti completamente di nero con volti coperti e caschi. Hanno aggredito in modo violento le Forze dell’Ordine. Ma alla fine Salvini è arrivato a Napoli e ha potuto parlare liberamente dopo il braccio di ferro tra il Prefetto, i manifestanti, gli organizzatori dell’evento e il Sindaco di Napoli.

De Magistris non ha partecipato alla manifestazione, era presente però sua moglie. Ha sostenuto la battaglia dei centri sociali, degli antagonisti, ha soffiato sul vento della protesta. E’ intervenuto anche il Ministro degli Interni On. Minniti il quale aveva dato precise disposizioni al Prefetto perché fosse assicurato il diritto costituzionale a Salvini a tenere la manifestazione. Ha poi smontato De Magistris e commentato gli scontri e placato il Sindaco.

Bisognava far parlare anche l’avversario più radicale. Questa è democrazia, bellezza. Certo, la Napoli migliore, la Napoli democratica e libera, non si riconosce in questa gentaglia, in questi sedicenti rivoluzionari figli di papà che hanno cercato di impedire ad un uomo politico di parlare, di esprimere le proprie idee, che si arrogano il diritto di decidere chi possa venire a Napoli e chi no. L’Italia non è questa.

 

C’è un’altra Italia che non scende in piazza , che non brucia cassonetti della spazzatura, che non danneggia bar e negozi, che imbratta muri, che lancia molotov contro le Forze dell’Ordine, che non è violenta, che non si riconosce in questi facinorosi, esagitati.
C‘è un’Italia pulita, libera, democratica, onesta, che purtroppo il giorno delle votazioni se ne sta comodamente seduta a casa e non va a deporre nell’urna la scheda elettorale. E sbaglia.

E lascia agli altri il compito di decidere e sbaglia ancora un’altra volta.

Ed ecco i risultati. Napoli amministrata da un ex magistrato che sta a fianco dei violenti e contro lo Stato.

Pubblicato in Italia

Due le notizie di riferimento.

La prima è la assoluzione in primo grado dei sei imputati nel processo per le inchieste ‘Why Not’ e ‘Poseidone’ condotte a Catanzaro dall’ex Pm.

 

La seconda l’arrivo di Gratteri a Catanzaro

Relativamente alla prima, De Magistris esprime il proprio “rammarico” e la propria “amarezza”.

E poi, a margine di una conferenza stampa a palazzo San Giacomo, spiega ai giornalisti che la sentenza di ieri “non la considero una sconfitta di Luigi De Magistris ma un’occasione persa per ricostruire una verità giudiziaria, io continuerò a portare quella verita’ fuori dai luoghi istituzionali, sono un uomo delle istituzioni e un uomo di strada.

 

E’ grave che la magistratura non riesca ancora, in alcuni casi, ad avere la forza di ricostruire la verità in vicende molto gravi ma non perdo la fiducia che un giorno si possa ricostruire un puzzle della verita’”.

Poi, De Magistris ricorda che il processo “è stato minato sin dall’inizio da un punto di vista istituzionale. E’ chiaro che i principali responsabili sono coloro i quali decisero non solo il mio trasferimento da Catanzaro ma soprattutto chi si rese protagonista di un trasferimento assolutamente illegittimo. Non sfugge a nessuno – conclude l’ex Pm – che se un giorno all’improvviso sposti i magistrati che stanno con pazienza, coraggio, professionalità e dedizione da quel tipo di lavoro, che poi fermi, dopo è quasi impossibile ripartire con quel procedimento”.

Infine, ricordando le parole del nuovo presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati, afferma che “le condanne per corruzione in Calabria sono le più basse d’Italia. Allora- puntualizza il primo cittadino di Napoli- delle due l’una. O la Calabria ha la migliore classe politica del Paese e il miglior livello istituzionale oppure c’è qualche problema anche nella magistratura calabrese”.

In sintesi :“Se (tanta) la corruzione in Calabria è impunita qualche motivo ci sarà”.

 

Relativamente alla seconda.

Non sarà certamente un caso seNicola Gratteri è stato nominato Procuratore Capo della Dda di Catanzaro.

Ne siamo convinti quasi tutti, in Calabria, salvo, ovviamente, chi ha da temerlo.

Leggiamo esserne convinto perfino il Presidente della Regione Calabria, Mario Oliverio, che gli ha formulato gli auguri affermando che .«La Calabria onesta e pulita non può che gioire e salutare positivamente la nomina del plenum del Csm di Nicola Gratteri a Procuratore Capo della Dda Catanzaro».

E poi Oliverio ha concluso «È una bella notizia per la Calabria che crede nel riscatto e nella possibilità di costruire un futuro diverso»

Quale riscatto sig presidente?

Quello della onestà contro la disonestà?

Quello della legalità contro gli imbrogli ed il malaffare?

Quello della buona politica contro la mala politica?

Quello dei buoni politici contro i cattivi politici?

Quello della buona magistratura contro la magistratura inefficiente?

Ce lo spieghi presidente, ce lo spieghi; e ci dica anche come intende contribuire !

Pubblicato in Calabria

“Ci sono ancora molte cose da fare, per questo abbiamo deciso di ricandidarci”. Lo ha spiegato il sindaco di Napoli Luigi De Magistris intervenendo a Radio Cusano.

 

“Ho sempre voluto fare il magistrato” ha affermato De Magistris.

“Poi mi hanno strappato la toga di pm dicendo che ero incompatibile con la Calabria perché indagavo su ‘ndrangheta, massoneria, politica e affari.

E da allora io non programmo più la mia vita.

 

Adesso faccio il sindaco, la politica mi sta entusiasmando, la grandissima partecipazione popolare che vedo, la gente che si sta appassionando e si sta riappropriando dei suoi spazi.

Spero di fare politica da prossimo sindaco di Napoli, ma la farei in ogni caso nella mia città”

“Quando 5 anni fa iniziavo la campagna elettorale, Napoli era sommersa di rifiuti, senza turisti. Oggi non ha più rifiuti, e’ la città più cresciuta in termini di turismo, ed ha una grande forza culturale.

 

E’ un’altra Napoli, su cui comunque dobbiamo ancora lavorare.

Finora abbiamo governato senza soldi e con un deficit spaventoso.

Voto alla mia giunta?

 

Lo faccio dare ai cittadini, non do’ grande peso nemmeno ai sondaggi.

Meritiamo di essere confermati secondo me, perché abbiamo governato con onestà e abbiamo sicuramente migliorato rispetto a 5 anni fa.

I frutti del lavoro seminato stanno emergendo, quindi dobbiamo continuare con la serietà di questi anni, incidere sul decoro, sulla quotidianità della vita.

Nelle piccole cose, nel quotidiano, dobbiamo migliorare”.

Pubblicato in Italia

Si scioglie come una bolla di sapone al sole l’ultimo troncone della inchiesta Why not.

La famosa inchiesta per far luce sugli appalti pubblici truccati e sui politici che ‘regalavano’ posti di lavoro.

Il PM aveva richiesta l’ assoluzione per l’ex vice presidente della Regione Calabria, Nicola Adamo, e per i due ex assessori, Ennio Morrone e Dionisio Gallo, mentre aveva chiest condanna a due anni per gli altri due imputati, Franco Morelli e Giancarlo Franzè.

Alla fine una sola condanna ; quella a carico di Giancarlo Franze’, coordinatore del consorzio Brutium, l’impero economico riconducibile ad Antonio Saladino, il principale indagato dell’inchiesta.

Una pena di due anni e sei mesi.

 

Parliamo di un società che sarebbe stata utilizzata per assumere personale ‘fidato’ e fare incetta di fondi pubblici e comunitari con il beneplacito dei politici più in vista della Regione Calabria.

Una ipotesi in Calabria molto attendibile ma difficilmente dimostrabile

Ed infatti sono stati assolti per non aver commesso il fatto i politici calabresi Nicola Adamo (ex vicepresidente Regione Calabria), Franco Morelli (ex consigliere regionale), Dionisio Gallo ed Ennio Morrone (ex assessori regionali).

 

L’accusa contestava che politici e dirigenti avrebbero commesso una serie di reati contro la pubblica amministrazione per aggiudicarsi appalti dalla Regione promettendo posti di lavoro in cambio di cospicui pacchetti di voti.

L’ inchiesta prese le mosse nel 2006 e venne promossa dal pm Luigi De Magistris.

Il gup Abigail Mellace scagiono’ completamente 17 persone , mentre 27 imputati furono rinviati a giudizio.

Poi l’impugnazione della Procura generale con un ricorso alla Cassazione

Oggi, invece, la sentenza di primo grado emessa dal Tribunale di Catanzaro.

Ora non resta che aspettare eventuali altri gradi di giudizio.

Pubblicato in Calabria

Si sta avviando a conclusione il troncone del processo Why Not a carico di Nicola Adamo, Ennio Morrone, Franco Morel li, Dionisio Gallo e Gian carlo Franzè, accusati di associazione per delinquere.

È stata fissata, infatti, per il 30 settembre l'udienza per la requisitoria del sostituto procuratore generale Massimo Lia, applicato al procedimento che sta seguendo il rito ordinario nel primo grado di giudizio.

Il processo WHY NOT fu avviato da Luigi De Magistris, nel 2006.

Interessò 27 imputati di cui uno deceduto.

De Magistris dichiarò ”c’era molto di più, altrimenti non mi avrebbero strappato la toga da pubblico ministero. Non è il mio processo perché quello che avevo istruito arriva fino a quando mi hanno avocato l’inchiesta però accolgo con favore il fatto che anche chi successivamente ha ereditato l’inchiesta, anche se in forma e seguendo percorsi diversi dai miei, ha portato a una sentenza”.

Il tribunale di Catanzaro inflisse 3 anni e 6 mesi a Gianfranco Franzé, presidente del consorzio Brutium che fece incetta di commesse pubbliche e fondi europei.(oltre la pena accessoria dell’interdizione dai pubblici uffici per 5 anni e il divieto di contrattare con la pubblica amministrazione per tutta la durata della pena).

Rosalia Marasco fu condannata a 2 anni, Rosario Calvano a 8 mesi, Dionisio Gallo a 8 mesi, Domenico Basile a 8 mesi, Antonio Gargano ad 1 anno e 6 mesi, Michelangelo Spataro ad 1 anno, Filomeno Pometti ad 1 anno e Michele Montagnese ad 1 anno.

Tutti i politici coinvolti furono assolti: Nicola Adamo, Ennio Morrone, Franco Morelli, Dionisio Gallo e Giancarlo Franzè .

Per gli altri otto indagati (Antonio Mazza, Rosario Baffa Caccuri, Giorgio Ceverini, Ernesto Caselli, Giuseppe Pascale, Antonio Esposito, Clara Magurno e per la principale teste dell’accusa, Caterina Merante) fu dichiarata la estinzione dei reati per intervenuta prescrizione.

Gli imputati sono stati rinviati a giudizio nel 2012, quando il giudice per le udienze preliminari ha accolto la richiesta del sostituto procuratore generale Lia.

Nel luglio successivo la Cassazione aveva, però, annullato con rinvio il proscioglimento per sei imputati (vi era anche Aldo Curto) accusati di associazione per delinquere e gli atti vennero trasmessi al nuovo gup che dispose il rinvio a giudizio.

Secondo l'accusa i politici e dirigenti coinvolti nel procedimento avrebbero posto in essere una serie di reati contro la pubblica amministrazione al fine di accaparrarsi l'esecuzione di servizi e commesse dalla Regione, assicurando posti di lavoro secondo logiche clientelari che avrebbero fruttato naturalmente anche in termini di consenso politico.

Pubblicato in Catanzaro

Il Prefetto di Napoli aveva sospeso da sindaco De Magistris ai sensi della legge Severino.
Il Tar Campania , però, aveva restituito a Napoli il sindaco De Magistris

Ma il governo e due associazioni avevano presentato ricorso al Consiglio di Stato contro la decisione del Tar Campania

Oggi la decisione del Consiglio di Stato sui ricorsi

La decisone è stata adottata in camera di consiglio dalla terza sezione del Consiglio di Stato presieduta da Pier Giorgio Lignani, mentre relatore della causa è stato il giudice Rosario Polito. Tutti e tre i ricorsi, presentati, contro la sospensiva del provvedimento prefettizio, dal governo il 12 novembre, tramite il ministro dell'Interno e la prefettura di Napoli, e pochi giorni prima da due associazioni, il Movimento difesa del cittadino e l'Associazione lotta piccole illegalità, sono stati esaminati congiuntamente e insieme rigettati.

Scrive il Consiglio di Stato nel provvedimento su de Magistris, legando quest'aspetto al giudizio di costituzionalità pendente sulla legge Severino e sollevato proprio nell'ambito del caso de Magistris:
«Nel bilanciamento degli interessi coinvolti, riveste prevalenza quello inerente alla prosecuzione del mandato elettivo».
I giudici spiegano che la stessa prosecuzione del mandato da sindaco non è «reversibile per il periodo di estromissione in caso di esito favorevole del giudizio di costituzionalità, mentre ad un suo esito negativo segue la reviviscenza della misura di sospensione medio tempore resa inefficace».
Secondo il Consiglio di Stato, inoltre, «la misura di cautela adottata dal primo giudice» - cioè la sospensiva del Tar Campania rispetto al provvedimento del Prefetto che ha sospeso de Magistris da sindaco - «per il suo carattere interinale e la subordinazione della sua efficacia al tempo necessario per la conclusione del giudizio di costituzionalità, si configura conforme agli indirizzi della giurisprudenza della Corte Costituzionale, del Consiglio di Stato e della Corte di Giustizia U.E., tesi a privilegiare l'effettività della tutela giurisdizionale e l'integrità delle posizioni coinvolte dal contendere fino alla decisione di merito».

Pubblicato in Italia

Tutto sulla vicenda di De Magistris

La sospensione. stasera 1 ottobre 2014 il prefetto Musolino ha firmato la sospensione del sindaco de Magistris per 18 mesi, adeguandosi al principio della legge Severino.

Il prefetto ha dato esecuzione alla norma legata alla condanna per abuso d'ufficio dell'ex pm di Why not.

La misura sarà notificata al presidente del Consiglio Comunale domani mattina.

I commenti di De Magistris

Nessun commento da parte di Luigi de Magistris alla sospensione dalla carica di sindaco di Napoli, firmata in serata dal prefetto del capoluogo campano, Francesco Musolino.

Fonti vicine a de Magistris sottolineano che «Si tratta di un provvedimento che era atteso».

Il supplente

La ipotesi più scontata è quella di Tommaso Sodano, «numero due» della giunta, come supplente o facente funzione di de Magistris

Non si esclude l’«outsider» Nino Daniele.

Una scelta gradita a Pd e Sel è quella di una donna l’ attuale assessore comunale alla Scuola Annamaria Palmieri.

La giunta

In serata si è svolta una seduta di giunta molto tesa al termine della quale potrebbero esservi maggiori certezze circa la (lunga) «supplenza» a Palazzo San Giacomo. Di certo, nel caso di una nomina della Palmieri, non ci sarebbe alcun rimpasto di giunta, visto che Sodano continuerebbe ad avere la delega all’Ambiente.

Il PD

Venanzio Carpentieri, segretario provinciale del PD Napoli sostiene che. «La sospensione del sindaco De Magistris pone la città di Napoli di fronte a una prospettiva di profonda incertezza e di grave instabilità politica, per le quali manifestiamo profonda preoccupazione.Riteniamo indispensabile scongiurare una simile eventualità e consentire alla città di tornare al voto per dotarsi di una guida salda e sorretta dal consenso popolare. Siamo dell'idea che, allo stato, questa rappresenti l'unica via d'uscita per Napoli, la sola che tuteli l'interesse della comunità partenopea. Auspichiamo, prima della formale sospensione, che anche il sindaco De Magistris, con senso di responsabilità, possa avvertire la necessità di dare a Napoli e a tutta l'area metropolitana un governo pienamente legittimato dai cittadini».

Forza Italia

Il senatore Domenico De Siano, coordinatore regionale campano di Forza Italia, invece dichiara che «La vicenda de Magistris è kafkiana, politicamente e drammaticamente kafkiana. Il rischio è che a breve un vice sindaco, neppure eletto dai cittadini, sarà a breve il sindaco della Città Metropolitana di Napoli mentre la città di Napoli resterà chissà per quanto ostaggio delle aspirazioni politiche di chi tutto sa fare fuorchè governare. La questione, per quanto ci riguarda, non è giudiziaria o giuridica ma squisitamente politica e le dimissioni dovrebbero essere un atto dovuto. Quelle del sindaco ed anche quelle dei consiglieri comunali di tutte le forze politiche che in questi giorni hanno sentito come giuste e doverose le dimissioni di de Magistris. Chiaramente noi siamo più che pronti».

Pubblicato in Italia
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