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Ammortizzatori-sociali

Ormai è quasi certo che il governo stanzierà circa 370 milioni di euro per coprire le diverse forme di ammortizzazioni sociali per il 2016. Tale intervento sul decreto correttivo del Jobs Act è stato confermato dal ministro del Lavoro Giuliano Poletti. In particolare 85 milioni di euro saranno destinati al prolungamento della Cigs nelle aree maggiormente colpite dalla crisi, oltre ai 150 milioni a sostegno di coloro che sono rimasti privi di un sostegno al reddito. Altri 135 milioni di euro andranno ad ampliare l’indennità di disoccupazione tra i tre e i quattro mesi per gli stagionali. In particolare, le aree maggiormente interessate corrispondono a quei distretti industriali in difficoltà per via della crisi; parliamo dunque di Gela, Taranto, Termini Imerese, Trieste, Rieti, Livorno, Piombino, Ascoli Piceno, regione del Molise ma anche alcuni parti della Calabria. L’allungamento della durata degli ammortizzatori sociali andranno a coinvolgere dalle 35 mila alle 40 mila persone, almeno secondo una stima iniziale. Gli stanziamenti dei fondi dovrebbero essere ufficializzati entro metà Settembre. Il ministro ha inoltre aggiunto che per il 2017 si punta a stanziare 1,5 miliardi di euro per gli interventi in contrasto alla povertà in modo da coprire i nuclei familiari con figli a carico minorenni in maggiore difficoltà.

Poca chiarezza sugli effetti

I recenti dati pubblicati dall’istituto di statistica nazionale, l’Istat, hanno mostrato un deciso miglioramento delle condizioni occupazionali negli ultimi anni. La disoccupazione è scesa sotto l’11,4% e si sono creati quasi 600 mila posti di lavoro. Tuttavia, occorre aggiungere al coro dei commenti anche le critiche mosse da chi osserva i dati offerti dall’Inps. Nel primo semestre 2016 le assunzioni sono diminuite del 10,5% e per di più la maggior parte di queste si limitano a contratti a tempo determinato. L’instabilità dei posti di lavoro creati è confermata dal fatto che l’uso dei voucher è decisamente aumentato, per il 40%. Riassumendo nel 2016 i posti di lavoro sono sì aumentati ma per lo più sono precari, con una preferenza per i nuovi laureati. Inoltre le assunzioni sono spesso state per singoli lavoratori. Ciò suggerisce che i nuovi assunti potrebbero essere stati dovuti dagli incentivi e gli sgravi fiscali messi in campo dall’esecutivo. Il rischio è che una volta che verranno a mancare, i contratti non verranno prolungati e, conseguentemente, la disoccupazione crescerà ulteriormente.

La poca chiarezza della politica

Come visto i dati non offrono una visione condivisa del quadro generale che possa giudicare la bontà del Jobs Act. D’altronde è difficile anche distinguere gli effetti dovute a cause interne (come appunto il Jobs Act e le riforme degli ultimi anni) e quelli dovuti a cause esterne (ad esempio il quantitative easing ad opera della Banca Centrale Europea e il basso costo del petrolio). Il dibattito politico a riguardo è sempre acceso e spesso confuso. Infatti se prima era il Governo ad impiegare maggiormente i dati amministrativi dell’Inps mentre la sua opposizione preferiva l’Istat come fonte, attualmente osserviamo il ribaltamento di posizioni. Un quadro politico dunque difficile da interpretare ma che affronta una tematica di rilievo per il futuro del nostro paese.

Pubblicato in Italia

La riforma del lavoro (jobs act,perchè questo nome inglese poi!) votata dal governo Renzi (che si definisce di sinistra), raccontata nella sua essenza, elimina l’art. 18 e concede incentivi alle aziende per le nuove assunzioni.

Questa riforma piace molto a Confindustria, poco ai sindacati e ai lavoratori. Se è vero che questa riforma è una riforma di sinistra,come sostengono molti rappresentanti del governo e del PD, se ne deve dedurre che Confindustria e Sindacati vivono in un mondo che non c’è!

Ora se è pensabile che i lavoratori possano essere ingannati da quelli da loro votati per rappresentarli (e spesso è capitato nei vari periodi storici e oggi solo i ciechi o quelli in malafede non riescono a vederlo!),è veramente poco credibile che la Confindustria si faccia ingannare da un Renzi qualsiasi.

Pertanto se il jobs act piace a Confindustria possiamo stare tranquilli che è sicuramente conveniente per Confindustria!

E in estrema sintesi cosa prevede questo famoso jobs act:

Gli incentivi alle assunzioni determinano per l’aziende un risparmio di 8000,00 euro all’anno per ogni nuovo contratto con le cosiddette tuteli crescenti.

Una riduzione del costo del lavoro del 30%, non sono parole ma cose concrete,che si toccano.

Per il lavoratore, ci sono le parole “contratto a tutele crescenti”!

Ma cosa si nasconde dietro queste parole? La fregatura del contratto a licenziamento libero per qualsiasi causa: economica, aziendale, che sia vera o fasulla. Ogni piccolo sgarro può essere motivo di licenziamento senza possibilità di reintegro.

Ma i furbetti del renzismo galoppante spiegano al povero lavoratore che è tutto fatto a loro vantaggio.

E con stampa e TV martellante, giorno dopo giorno, sono riusciti ad ipnotizzare tanti lavoratori (tanti sono intenzionati a votare ancora il PD!) che una minore tutela legale del lavoro genera un aumento dell’occupazione.

Poi, oramai sicuri dello stato di ipnosi dei lavoratori, politici PD,Tv e giornali asserviti, lo dicono e ripetono più esplicitamente e senza pudore: se togliamo quegli “odiosi diritti” conquistati dai tuoi genitori e tu diventi un lavoratore più conveniente,più flessibile e più ricattabile,cioè permetti un tuo più corretto sfruttamento, c’è più occupazione e tu “stai più sereno”!

Se solo i lavoratori avessero un po' più di memoria e un po' più di furbizia,ricordando che l’OCSE (organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) già negli anni novanta faceva l’ipotesi che una minore tutela legale del lavoro avrebbe prodotto maggiore occupazione e che dieci anni dopo la stessa ocse riconosceva che non c’era nessuna prova che confermasse quell’ipotesi, fuori dall’ipnosi, in questo giorno della festa del lavoro, da tutte le piazze d’Italia dovrebbero alzarsi un solo grido verso questo governo: Non siamo così grulli e “stai sereno tu, Renzi” (Vaffa….).

Pubblicato in Basso Tirreno
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I Racconti

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