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Arrivano le elezioni e molti si preparano a candidarsi

Ma come fare ad essere eletti? Occorrono voti.

Ed allora ecco l’esercizio della captatio benevolentiae, la partecipazione ai convegni , incontri, dibattiti.

Ed ecco l’ultima sulle province.

Parla l'ex parlamentare, Franco Laratta, il quale dice «Non ha senso mantenere le Province in questa condizione di debolezza».

E poi conclude con una profezia «Nella prossima legislatura rivedere l'attuale organizzazione»

Tra l’altro lui è stato amministratore provinciale.

Laratta ha incontrato a Cosenza un gruppo di dipendenti delle ex province insieme ad alcuni amministratori locali. «Ero e rimango contrario alla soppressione di fatto delle Province .

E sono convinto che nella prossima legislatura, il parlamento dovrà rivedere l'attuale organizzazione degli Enti intermedi.

Non ha senso mantenere le province in questa condizione di estrema debolezza, senza più risorse, senza più funzioni vere.

Nel frattempo le strade provinciali sono nel più totale abbandono, la gestione dell'edilizia scolastica è di fatto inesistente, i servizi essenziali, che per decenni sono stati garantiti dalle amministrazioni provinciali, oggi non sono più garantiti da nessuno».

Insomma onestamente Laratta descrive una azienda non un ente politico.

Poi conclude «È appena il caso di ricordare come senza le Province, i Comuni abbiano perso un riferimento immediato, mentre i risparmi sono di fatto inesistenti e il personale è abbandonato al proprio destino»

E dice bene quando conclude che «Non è possibile continuare in queste condizioni: meglio trovare il coraggio di sopprimerle totalmente e definitivamente. Io sono convinto del contrario»

Noi siamo per sopprimerle e togliere potere alla politica!

Ndr. Ps caro Laratta anche tantissime strade comunali sono “nel più totale abbandono”. Il problema quindi non sono le province od i comuni ma la capacità della loro gestione da parte della politica !

Pubblicato in Cosenza

Le Province sono una sorta di maledizione costituzionale di Tutankhamon.

Ci sono, rivivono e vogliono soldi.

 

Il bello è che li chiedono quei politici che hanno votato la legge 56/2014( la cd Riforma Delrio)

 

Ma cosa sono ? O meglio, cosa è rimasto?

Lo vedete nella tabella sottostante.

Sostanzialmente :

 

Ecco l’essenzialità dei numeri:

-100 mila chilometri di strade da mantenere;

-5 mila scuole superiori da ristrutturare e da scaldare nel rigido inverno;

-20 mila dipendenti da nutrire, dipendenti rimasti in Provincia dopo la maxi-mobilità (riforma Delrio, legge 56/2014) che ne ha distribuiti altri 23 mila fra Comuni, Regioni, Corte dei Conti e pre-pensionamenti;

-una spesa corrente che si aggira, appunto, sui 4,8 miliardi all’anno, (970 milioni solo per il personale).

Una massa di danaro, tra l’altro, già finanziabile con le tasse automobilistiche e assicurative, ma che pare insufficiente al fabbisogno degli enti intermedi;

La notizia è che non solo le vituperate Province, sorelle del Cnel e madrine di tutti gli enti inutili siano risorte; ma anche che ora, fiere e vendicative come nei romanzi d’appendice, chiedano al Presidente della Repubblica soldi per tornare a campare come una volta.

Almeno 650 milioni.

Per ora, giusto «per azzerare i tagli previsti del 2017».

 

Dopodiché i redivivi punterebbero ad oboli graduali dello Stato.

E come un ritornello delle canzoni più note tutti ripetono quello che dice il presidente dell’Upi Achille Variati : Siamo in emergenza e la conseguenza di questa emergenza è che, se non risolta, avrà ripercussioni pesantissime sui servizi ai cittadini la cui erogazione non potrebbe più essere garantita».

Sotto il profilo squisitamente giuridico Ugo De Siervo, già presidente della Corte Costituzionale ammette che per le Province, e allo stesso modo per le Città Metropolitane, tutto rimarrà secondo l’impostazione data dalla legge 56.

Ed il sottosegretario uscente agli Affari regionali Gianclaudio Bressa, tra i padri della legge 56 ribatte: «Quel provvedimento è stato approvato a Costituzione vigente, che non stata modificata, quindi nulla cambia».

Tra i diversi politici a difendere le ex province anche Oliverio il quale dice: «Non possiamo permettere il tracollo delle Province»

Ed il deputato del Pd annuncia un intervento in Parlamento: «Necessario individuare risorse finanziarie per le emergenze strutturali e avviare una seria riflessione sul futuro dei nostri enti intermedi»

Pubblicato in Italia

Ecco il voto alla Camera:

-voti favorevoli 277 ( PD, Nuovo centrodestra, Scelta Civica, Per l’Italia)

-voti contrari 11 (lega e Sel)

-astenuti 7

in totale meno della metà dei parlamentari costituenti la camera

-non hanno partecipato al voto M5S e Forza Italia

Una riflessione. Il cartello risale al tempo in cui Silvio Berlusconi era Presidente del Consiglio dei Ministri. Oggi il disegno di legge viene approvato dal PD e da Angelino Alfano e Berlusconi-Forza Italia non partecipa al voto. La domanda si impone : è strana la politica in Italia o sono uguali i politici? Letta-Alfano sono come Berlusconi-Alfano?

Ora il disegno di legge deve passare al Senato

Ma ecco cosa sta per avvenire

Le province scompaiono e la ossatura costituzionale di governo del paese prevederà soltanto regioni e comuni

I consigli provinciali saranno sostituiti da una assemblea dei sindaci

Saranno poi istituite 9 città metropolitane

La cosa più importante sarà la disciplina di fusione dei comuni

Chi si lamenta?

I presidenti delle province che perdono la visibilità politica, gli amministratori politici che perdono il proprio spazio politico e magari le prebende, qualche dirigente che perde il potere

E poi l’'UPI , cioè l’Unione delle province italiane il cui presidente Antonio Saitta dichiara : «Il governo e il Parlamento diranno che hanno abolito le province, ma la verità è che non solo sono state mantenute, ma è stato fatto un gran pasticcio che ci preoccupa. Perché con questo pasticcio sono a rischio servizi essenziali per i cittadini».

Non solo Saitta preannuncia ricorsi e dichiara che : «Vietando ai cittadini di votare chi li amministrerà la legge di stabilità lede il diritto di voto libero, segreto, e non limitabile, sancito dall'articolo 48 della Costituzione».

Pubblicato in Italia
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