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Redazione TirrenoNews

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Non ne avevamo alcun dubbio.

Non è a Colongi che bisogna cercare il “male”.

Ci tranquillizza la nota stampa del comune di Amantea che ci rimpalla,in verità senza alcun commento, la nota dell’Arpacal( agenzia regionale per l’ambiente della Calabria).

Si tratta del risultato conclusivo del sopralluogo e campionamento terreno effettuati lo scorso 13 settembre presso la Scuola primaria “Don Giulio Spada”, sita in località Colongi di Amantea

Ecco la nota pervenutaci:

“L’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Calabria (ARPACAL) ha trasmesso gli esiti del sopralluogo e campionamento terreno effettuati lo scorso 13 settembre presso la Scuola primaria “Don Giulio Spada”, sita in località Santa Maria del Comune di Amantea (Cs)

<< Sulla base di quanto certificato nei rapporti di prova – scrive il Dipartimento Provinciale di Cosenza, Servizio Tematico Suolo e Rifiuti - non sono stati riscontrati superamenti delle concentrazioni soglia di contaminazione CSC (D.Lgs. n. 152/2006 Parte IV del Titolo V). Non si è riscontrato pertanto, ritenendo esaustiva l’analisi effettuata, alcun potenziale stato di contaminazione del suolo.”

Ne prendiamo atto ma riteniamo( e suggeriamo) che sia opportuno che l’ente locale stampi qualche manifesto con il quale dire alla intera città questa ultima verità!

Italia. La Cina è qui.

Sabato, 07 Dicembre 2013 15:16 Pubblicato in Mondo

Vi proponiamo in dialogo semiserio tra due amici che fanno una passeggiata sul lungomare di Amantea, aspettando che il sole tramonti avvampando di rosso l’orizzonte ed annunciando il buoi della notte.(nella foto tramonto autunnale in Amantea)

“I cinesi? Li vedi che cacciano dalle tasche impressionanti mazzi di soldi. Cose che non ho mai visto!

Come fanno? Semplice come fanno tutti i ricchi. Sfruttando i poveri, i diseredati. Gli schiavi del lavoro. Quelli che vengono portati in Italia illegittimamente e che vengono qui nella speranza di una vita migliore rispetto a quelle che sono costretti a fare in Cina.

Una speranza che non si realizza.

Questo , se è vero quello che è successo a Prato

Se è vero che a Prato venivano comprate le residenze dei cinesi

Se è vero che a San Giuseppe Vesuviano la polizia municipale e gli uomini dell’ispettorato del lavoro dell’Asl Napoli 3 hanno chiuso quattro fabbriche cinesi dove i cinesi vivevano in condizioni di lavoro disumane, in ambienti strettissimi e in locali non idonei dal punto di vista della sicurezza e dell’igiene. In fabbriche dove esisteva perfino una sorta di inceneritore, per lo smaltimento dei residui tessili e dei rifiuti speciali.

Se è vero che ad Albonese e Parona, nel pavese, i carabinieri di Vigevano hanno scoperto in due villette laboratori artigianali clandestini dove si preparavano scarpe ''anche per griffe di alta moda'' e dove lavoravano oltre 20 cinesi, anche con bimbi di pochi mesi al seguito, vivendo in condizioni igienico-sanitarie precarie,denunciando 2 italiani e 2 cinesi”.

Ti sento arrabbiato.

“No. Sono mortificato! E mi chiedo perché politici ed i sindacati sono pronti a tutelare i “negri” che raccolgono arance e non gli occhi a mandorla che diventano pezzi delle loro macchine da cucire, un tutt’uno con esse, carne da macello pronta per la prossima strage?

Ed ancora mio chiedo perché i negri che si trovano illegittimamente in Italia vengono espulsi e i cinesi no?

Il lavoro nero forse è tale per il colore e non per la sua vergognosa illegittimità?

Possibile che i caporali dell’agricoltura se possibile vengono arrestati ed i caporali del tessile e del calzaturiero non vengono toccati?

Ma che razza( la parola che mi viene è un’altra) di Italia è quella nella quale viviamo?

Possibile che la schiavitù continui ad esistere ancora in un’ Italia che si vanta di essere la patria del diritto?

Perché esistono i diritti di pochi e non di tutti?

Possibile che i sindacati che sanno tutto ( od almeno così dicono) non sappiano nulla di queste porcherie? O fanno anche loro finta di non saperlo?”

Ok. Basta così! Ora cosa pensi di fare?

“Non mi dare più responsabilità di quelle che posso sopportare! Io farò due cose. La prima è quelle di denunciare sempre queste vergogne, umane, sociali, sindacali, politiche. La seconda è quella di strappare la tessera sindacale e la tessera elettorale. Nessuno di loro merita la mia attenzione! “

Buon Natale.

“Buon Natale. Scriverai quanto…”

Sarà un modo per esserti vicino!

Inchiesta sulle cooperative B del comune. Il GUP accogliendo la richieste dal PM ha rinviato a giudizio i 4 indagati . La prima udienza fra un anno circa, il 16 ottobre 2014.

L’ indagine è stata avviata nel 2012 ed hanno portato alla luce una realtà definita dal Procuratore Granieri "una pagina oscura della città di Cosenza che dura da troppo tempo".

Oggi si scopre che vi è stata: “Un'assoluta carenza e superficialità nei controlli che avrebbero dovuto essere svolti dal Comune di circa la puntuale esecuzione dei servizi affidati alle cooperative”.

Il titolare delle indagini è il sostituto procuratore, Antonio Tridico.

Ora il Gup ha accolto le istanze del PM ed h a rinviato a giudizio quattro indagati:

- Ivan Trinni, 39 anni, presidente di una cooperativa;

-Domenico Plateroti, 54 anni, presidente di una cooperativa

-Mario Massaro, 61 anni, funzionario del Comune di Cosenza eresponsabile del settore “Ambiente, verde pubblico, parchi e Giardini , accusato di falso in atto pubblico, truffa in danno del Comune e corruzione per atti contrari ai doveri di ufficio mediante la contabilizzazione sistematica da parte dei rappresentanti delle coop di lavori in realtà non eseguiti ( la falsa attestazione della regolare esecuzione senza effettuarne la verifica in loco in cambio di denaro)

- Luigi Sicoli, 38 anni, addetto all'Ufficio manutenzione che predisponeva la documentazione amministrativa e contabile, propedeutica alla successiva liquidazione.

-Stralciata la posizione di Maurizio De Rango, 47 anni, presidente di una cooperativa.

Le accuse contestate sono, a vario titolo, falso, corruzione e tentata estorsione.

Sostengono gli inquirenti che a fronte del costo dei 5 milioni di euro di costo i servizi sono sempre stati inadeguati se non carenti.

Intanto come ebbe modo di chiarire il questore Alfredo Anzalone nella conferenza del maggio scorso , presenti i dirigenti della digos e della squadra mobile, Pietro Gerace e Antonio Miglietta, continua lo stralcio dell’indagine sulle certificazioni antimafia.

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