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telA Longobardi, nelle scuole, ancora, oggi, non squilla il telefono. Duro l'attacco del gruppo consiliare "Progetto Longobardi": "La scuola materna e quella elementare del plesso Marina nonchè le nuove strutture individuate per l'anno in corso, in attesa che venga ristrutturato il plesso del centro, erano, ancora, ieri mattina 18 ottobre, senza telefono e, quindi, senza rete internet, come constatato dal responsabile dell'area amministrativa". E’ quanto affermano i consiglieri di opposizione del comune di Longobardi, Francesco Cicerelli e Nicola Bruno. "Le scuole di Longobardi ancora, oggi, a distanza di poco più di un mese dall'inizio del nuovo anno scolastico -prosegue il capogruppo di minoranza Nicola Bruno- sono senza telefono, con la conseguenza che insegnanti ed operatori scolastici, qualora fosse necessario, non possono, in alcun modo, comunicare con le famiglie. Eppure il nostro comune ha versato, nel 2017, come avviene, ormai, da anni, circa 22.000 euro, alla compagnia telefonica!" Con interrogazione protocollata ieri "abbiamo sollecitato -conclude il consigliere Bruno- il sindaco a ripristinare immediatamente il servizio, perchè non è tollerabile che a farne le spese, siano sempre i bambini: ieri i riscaldamenti o la delibera con cui si vieta il trasporto scolastico ai bambini "morosi", oggi il problema della mancanza di linea telefonica e, quindi, di internet. Non è tollerabile che questa maggioranza si vanti di garantire innumerevoli servizi o di regalare il maialino nero e poi tagli sul telefono delle scuole ahimè caduto sotto la scure della spending review. E' questione di priorità, di scelte politiche e noi non condividiamo affatto le scelte di questa maggioranza". Nel frattempo, gli insegnanti potranno contare solo sui telefoni cellulari personali!

Pubblicato in Longobardi

giornoVi è mai successo di voler utilizzare il vostro telefono e udire uno sgradevole fruscio che vorreste eliminare completamente? Le cornacchie… all’apparenza tutte uguali, stessi atteggiamenti, stesse vocalizzazioni, stessi colori, ma provate a metterle a tacere e vi renderete conto dell’enorme difficoltà. Quando si pensa di aver capito tutto di loro, se ne trova una che tira fuori una magia dal cilindro e rimette tutto in discussione; cambia comportamento con le stagioni e con l’età ma soprattutto, impara dai suoi successi e dai fatali errori dei suoi compagni di viaggio. Nel corso della vita ognuno può avvertire in maniera transitoria e del tutto innocente i “fischi nelle orecchie”, infatti nella cultura popolare ci sono vari detti a riguardo che mettono in relazione il fischiare delle orecchie con varie credenze. Il gracchiare delle cornacchie in questi giorni di campagna elettorale ne è un esempio straripante. La situazione diventa drammatica quando il disturbo persiste e diventa molto insistente, tanto da condizionare la vita del semplice e sprovveduto cittadino. La prima definizione di gracchiare nel dizionario è dei corvi, delle gazze e di altri uccelli, emettere un verso aspro, rauco. Altra definizione di gracchiare è di persona, parlare in modo molesto e importuno o ciarlare vanamente: lascialo gracchiare.!. Queste cornacchie locali ne passano di tempo per nascondere la vera natura di loro stessi, degli altri, delle cose attorno. Desideri imposti, voglie condizionate, caratteri stabiliti, azioni registrate, saperi catalogati. Nelle strade cittadine dissestate non riescono a liberarsi dalla loro misera natura fuorviata, della loro asettica simulata decisionalità. Queste cornacchie quotidianamente assumono l’aspetto che debbono avere, non ci si nasconde ora che sono vicini alla meta, mentre nessuno è in grado di mettere alla prova quel loro cervelletto scontato. Con i loro sparaballe disseminati per il paese che altro non sono che creature partorite dalla loro stessa miserabile razza, vivono sotto forme molteplici e ti circondano, fino a trasformare anche te in mostro. Un mostro di giudizi registrati, di comportamenti simulati. E’ vero, questo scirocco porta quell’amalgama di puzzo stordente di carne bruciata e antisettico e naftalina vecchia e un po’ di feci antropiche seccate negli angoli di vecchi edifici abbandonati nel centro storico. Questo puzzo è la fragranza del declino dell’uomo e il richiamo della sua disonestà.
Vento caldo, lo scirocco, ma che porta malattie. Siamo l’alba di una nuova generazione di uomini-cornacchia che son pronti ad infilare il loro fosforescente pene al tungsteno tra le chiappe fragili degli Amanteani. Per questi ultimi, la loro droga è la dipendenza, il loro vanto di essere assoggettati. Al giorno d’oggi non essere servo di qualcuno o di qualcosa è sinonimo di degenerazione.

Gigino A Pellegrini & G el Tarik

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