Nei guai anche il senatore di Scelta Civica Aldo Di Biagio. Le accuse ipotizzate nei confronti degli indagati, a seconda delle posizioni processuali, vanno dall'associazione per delinquere, al falso in atto pubblico fino al riciclaggio.
Associazione a delinquere, truffa aggravata ai danni dello Stato, falso in atto pubblico e riciclaggio. Per questi reati sei persone, tra cui due avvocati (Gina Tralicci e Nicola Staniscia), una collaboratrice di studio, un'impiegata dell'Ente nazionale assistenza sociale e un dipendente di banca, sono finiti in manette nell'ambito dell'indagine della procura di Roma, coordinata dall'aggiunto Nello Rossi, su una truffa ai danni dell'Inps e del ministero della Giustizia. Indagato anche il senatore di Scelta Civica Aldo Di Biagio. I provvedimenti cautelari, firmati dal gip, sono stati eseguiti dai militari del nucleo speciale di polizia valutaria della Guardia di finanza. Avrebbero sottratto dalle casse dell'Inps in soli cinque anni oltre 22 milioni i due coniugi avvocati del Foro di Roma, ritenuti a capo di una associazione per delinquere, arrestati su ordine del gip Paola Della Monica. I due, inoltre, avrebbero inoltre recentemente depauperato le casse dello Stato di ulteriori ingenti somme, promuovendo avverso il Ministero della Giustizia molteplici ricorsi fraudolenti. In manette anche una collaboratrice dello studio legale e un faccendiere operante presso l'Ente Nazionale Assistenza Sociale (E.N.A.S.) in Croazia. Le indagini hanno permesso di scoprire la struttura estera dell'organizzazione, in Argentina e Croazia, nonché il coinvolgimento di altri avvocati e collaboratori, di un professore universitario, anch'egli esercente l'attività forense, di un compiacente funzionario di banca e di un Senatore della Repubblica, recentemente eletto nelle consultazioni politiche. Nell'ambito della stessa inchiesta sono complessivamente 13 le persone indagate per reati che vanno, a seconda delle singole posizioni, dall'associazione per delinquere, alla truffa aggravata ai danni dello Stato, alla falsità commessa da pubblici ufficiali in atti pubblici, fino al riciclaggio. Le accertate modalità di truffa sono consistite: nel patrocinare ricorsi, avverso l'Inps, per l'ottenimento di oneri accessori su pensioni per conto di centinaia di soggetti residenti all'estero risultati ignari e/o deceduti prima del conferimento della procura alla lite e, recentemente, nel presentare ricorsi, avverso il Ministero della Giustizia, per il riconoscimento «dell'equa riparazione per lungaggini processuali» (ex L. 89/2001, c.d. «legge Pinto»), anche in questo caso, per conto di molteplici soggetti ignari della pretesa creditoria. Le attività investigative del pool reati economico-finanziari della Procura della Repubblica di Roma, hanno accertato come l'associazione a delinquere - dopo aver incassato milioni di euro provento di reato, mediante articolate operazioni bancarie, agevolate dalla compiacenza di un funzionario di banca addetto alla liquidazione dei risarcimenti riconosciuti dai giudizi favorevoli emessi nei confronti dei fantomatici ricorrenti - li ha utilizzati, una parte, per acquistare una villa di ingente valore sita in Cortina d'Ampezzo (BL) ed immobili di pregio nella città di Roma, la restante parte, per la costituzione di consistenti provviste finanziarie, schermate da società fiduciarie, giacenti su rapporti di conto corrente accesi in Svizzera, Lussemburgo, Gran Bretagna e Panama. Sono altresì in corso di esecuzione da parte dei militari del Nucleo Speciale Polizia Valutaria di Roma sequestri preventivi di tre appartamenti di pregio oltre a disponibilità finanziarie per oltre 2,5 milioni di euro su conti correnti radicati in Milano, Roma e Svizzera nonché numerose perquisizioni nella capitale e a Padova presso gli studi legali e le abitazioni dei soggetti appartenenti all'organizzazione criminale. Le indagini si inseriscono in un più vasto e complesso scenario fraudolento al vaglio degli inquirenti che stanno valutando se le condotte criminali contestate ai predetti legali possano essere state replicate da altri professionisti. Non c'erano soltanto le false cause intentate all'Inps con i nominativi di cittadini ignari o di soggetti deceduti, quasi sempre con residenza all'estero (Croazia e Argentina), che Adriana Mezzoli, impiegata dell'Enas, girava agli avvocati Gina Tralicci e Nicola Staniscia. La procura di Roma ha scoperto che gli aderenti all'associazione per delinquere, data la cronica lunghezza dei tempi processuali della giustizia civile, presentavano ricorsi presso la corte di appello di Perugia, ovviamente con esito favorevole, contro il Ministero della Giustizia, per il riconoscimento "dell'equa riparazione per lungaggini processuali", come previsto dalla legge Pinto. Anche in questo caso gli arrestati agivano per conto di soggetti ignari della pretesa creditoria. "Non ho capito nemmeno io di che cosa si tratta: mi inquisiscono per aver promosso una causa, quindici anni fa, quando ero responsabile del patronato Enas. Io sono sereno, aspetto solo di conoscere i dettagli di questa vicenda". Lo ha detto il senatore di Scelta Civica, Aldo Di Biagio, dopo aver appreso di essere coinvolto nell'inchiesta della procura di Roma sulla truffa all'Inps. "La mia attività in Scelta Civica, comunque, non c'entra assolutamente nulla", ha concluso. Il Tempo
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