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Ha abbassato i pantaloni e ha iniziato a farle proposte sessuali.

La donna è stata salvata dal suo cane, che ha iniziato ad abbaiare e a digrignare i denti, facendo sì che l'uomo si allontanasse di qualche metro,

 

pronto comunque a tornare all'attacco.

La donna stava passeggiando proprio con il cane, di sera, al Casilino, quando all'improvviso è stata avvicinata da uno straniero che, denudandosi, ha tentato a più riprese di abbracciarla, facendole chiare proposte sessuali.

La donna ha cominciato ad urlare e provvidenziale è stato l'intervento del cane.

Nel frattempo, una pattuglia di agenti della Polizia di Stato del Reparto Volanti, in transito nella via, ha udito le grida di aiuto della donna e si è diretta immediatamente verso di lei, potendo assistere all'ennesimo tentativo dell'uomo di avvicinare la vittima.

Alla vista dei poliziotti l'aggressore si è subito ricomposto, cercando di dileguarsi per avvicinarsi ad un gruppo di connazionali ma è stato raggiunto e bloccato.

La vittima spaventata e in stato di choc è stata soccorsa dai poliziotti che l'hanno tranquillizzata.

Accompagnato negli uffici del commissariato Casilino Nuovo, lo straniero, identificato per I.K., nigeriano di 35 anni, è stato arrestato per tentata violenza sessuale.

Pubblicato in Italia

Vestito da prete nascondeva tre chilogrammi di eroina purissima nella custodia del pc.

Il finto sacerdote è stato smascherato ed arrestato all'aeroporto di Fiumicino.

I militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Roma, in collaborazione con i funzionari dell'Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, hanno inferto un altro colpo al narcotraffico internazionale individuando, sotto le mentite spoglie di “prete missionario”, uno dei più insospettabili corrieri appartenente ad un'organizzazione dedita all'introduzione di sostanze stupefacenti nel territorio nazionale.

Al Leonardo da Vinci, alle prime domande dei Finanzieri del Gruppo di Fiumicino,l'uomo ha dichiarato di avere la cittadinanza americana e di essere giunto a Roma, proveniente da Maputo (Mozambico), in transito dall'aeroporto di Lisbona, reduce da un impegnativo viaggio missionario.

Nel corso del controllo dei documenti, i militari hanno scoperto come la sua vera cittadinanza fosse in realtà nigeriana e che era in possesso solamente di una semplice richiesta di cittadinanza statunitense, mai accolta, che doveva servire esclusivamente ad indurre in inganno i finanzieri.

Durante l'ispezione dei bagagli al seguito del «finto prete», l'uomo ha tentato un ultimo stratagemma ed ha cominciato, per intimorire i militari, ad esibire la croce che indossava al collo, accompagnando tale gesto con la minaccia di una “scomunica” nei confronti delle fiamme gialle che, a suo dire, stavano compiendo un sacrilegio.

I sospetti dei finanzieri hanno trovato la loro conferma quando, all'interno dell'imbottitura della borsa porta computer, hanno scoperto, in appositi doppifondi, circa tre chilogrammi di eroina purissima, destinata ad alimentare il mercato del litorale romano.

L'operazione pone l'attenzione sul ritorno al consumo dell'eroina, la cosiddetta droga dei poveri, in quanto il costo molto basso, anche 20 euro per una dose da 1 grammo e addirittura 5 euro per una monodose da 0,1 grammo, ne favorisce la diffusione soprattutto tra i più giovani.

L'eroina sequestrata avrebbe consentito alle organizzazioni criminali di immettere sul mercato circa 25.000 dosi che avrebbero garantito ai trafficanti guadagni per oltre 1 milione di euro.

Pubblicato in Italia

Ogni grammo di droga è una vita smarrita, una famiglia distrutta.

La lotta contro lo spaccio di droga allora è la lotta per la civiltà e per la sopravvivenza dell'uomo.

E chiunque spacci deve essere punito, seriamente.

 

Se poi lo spacciatore non è italiano dopo il processo immediato ed il carcere deve essere allontanato dalla nostra terra per evitare che continui a far danno.

Ieri a Torino è stato fermato Corso Vittorio Emanuele II dalla Guardia di Finanza un nigeriano trentenne che viaggiava su un autobus low cost, proveniente dalla Francia, e diretto a Torino.

Tra i passeggeri i finanzieri hanno sorpreso il corriere della droga che aveva con sé, nascosti in una calza, 68 ovuli contenenti eroina e cocaina purissima per un peso complessivo di quasi un chilogrammo di droga.

L’uomo, un 30enne nigeriano che ha tentato di defilarsi una volta sceso dall’autobus, è stato arrestato per traffico di sostanze stupefacenti e condotto presso il carcere Lorusso Cutugno di Torino a disposizione dell’Autorità Giudiziaria.

I controlli delle Fiamme Gialle Torinesi nelle aree cosiddette sensibili, quali Terminal degli autobus, stazioni ferroviarie e della metropolitana, scaturiti anche a seguito delle numerose segnalazioni giunte al numero di pubblica utilità “117”, si inseriscono nel quadro della costante azione di controllo del territorio, svolta nei principali punti di aggregazione della città, finalizzata a tenere alto il livello di attenzione sulla diffusione e sul consumo di droghe.

Da Torinotoday

Pubblicato in Mondo

Un detenuto di straniero, da poco tempo nel carcere di Rossano, aveva aggredito un assistente capo della polizia penitenziaria provocandogli la frattura del setto nasale.

Il detenuto era stato trasferito a Rossano da Catanzaro, dove aveva anche tentato di aggredire un agente della polizia penitenziaria.

A Catanzaro era detenuto per lesioni personali ed oltraggio a pubblico ufficiale.

Ci riferiscono- dicono il segretario generale aggiunto, Giovanni Battista Durante, ed il segretario nazionale Damiano Bellucci del Sappe- che sono frequenti i suoi atteggiamenti di sfida nei confronti della polizia penitenziaria».

I dati nelle carceri italiane fotografano una situazione particolare: nel 2016 ci sono stati 8.586 gesti di autolesionismo, 39 suicidi, 1.011 tentativi di suicidio, 6.552 colluttazioni e 949 ferimenti.

Nel 2017 i gesti di autolesionismo sono diventati 9.510, i suicidi 48, i tentativi di suicidio 1.135, 1.175 i ferimenti e 7.446 le colluttazioni

Sempre il Sappe fa sapere che : “Il detenuto, era stato convocato nell’ufficio della sorveglianza generale, dopo il ritrovamento, nella camera di pernottamento, di bastoni atti a offendere”.

Lì il detenuto ha aggredito l’assistente capo con calci e pugni, ma non contento di ciò gli ha anche lanciato addosso una stufa.

Il detenuto era stato trasferito a Rossano da Catanzaro, dove aveva anche tentato di aggredire un agente della polizia penitenziaria.

Parliamo di un detenuto di origine nigeriana.

Sempre Giovanni Battista Durante, segretario generale aggiunto del Sappe e Damiano Bellucci, segretario nazionale hanno evidenziato che nel carcere di Rossano ci sono 215 detenuti, dei quali circa 80 sono nel reparto media sicurezza e il restante nell'alta sicurezza; di questi 22 sono gli AS2, ristretti per reati di terrorismo internazionale.

Pubblicato in Cosenza

In carcere un uomo di 25 anni.

Gli agenti della sezione antidroga lo hanno seguito dalla stazione fiorentina di Rifredi fino a Prato. Deve rispondere di detenzione ai fini di spaccio di sostanza stupefacente.

Viaggiava in treno con la droga divisa in ovuli occultati nell'intestino.

Un nigeriano di 25 anni è stato arrestato nel pomeriggio di ieri, venerdì 30 marzo, dagli agenti della sezione antidroga della questura di Prato che hanno recuperato 250 grammi di eroina divisa in una ventina di ovuli.

Lo spacciatore è stato arrestato alla stazione centrale di Prato subito dopo essere sceso dal treno partito da Firenze e diretto in Versilia.

Le indagini della polizia hanno avuto inizio alla stazione di Rifredi perché l'attività investigativa faceva ritenere che la droga arrivasse da Napoli per mezzo di pusher nigeriani.

Effettivamente dall'intercity Napoli-Milano è sceso un giovane già visto più volte in centro a Prato. Il nigeriano è stato seguito sul treno che ha preso successivamente ed è stato bloccato una volta sceso alla stazione centrale.

Ha subito ammesso di trasportare ovuli di eroina che ha espulso poi all'ospedale dove è anche stato sottoposto ad una tac.

Per lui sono scattate le manette.

Pubblicato in Italia

Amici, è una storia triste e agghiacciante quella che sto per raccontarvi.

Una ragazza si rifiuta di fare sesso col padrone di casa e la scaraventa dalla finestra.

L’uomo ora è in carcere, la ragazza di appena 23 anni resterà paralizzata su una sedia a rotelle per tutta la vita.

Ma andiamo con ordine.

Siamo a Firenze.

Ancora ci dobbiamo occupare di violenze sulle donne.

La Squadra Mobile ha arrestato, dopo lunghe indagini, un nigeriano di 43 anni, addetto alla sicurezza nei locali fiorentini, con l’accusa di tentato omicidio.

L’arresto è di pochi giorni fa, ma la triste vicenda risale ad alcuni mesi fa.

La giovane donna, pure lei nigeriana, era arrivata in Italia con una carretta di mare a Lampedusa e poi trasferita in un campo profughi da clandestina.

Non ha un lavoro e quindi passa il suo tempo per strada a mendicare.

Poi, però, viene accolta in casa di un suo connazionale grazie all’aiuto di alcune brave persone.

Ma qui il clima si fa molto pesante.

L’uomo continuamente la infastidisce, continuamente la palpeggia, le chiede di fare sesso con lui, ma la giovane si rifiuta e cerca di evitarlo per quanto può.

Potrebbe lasciare l’abitazione, ma non lo fa.

Non sa dove andare.

L’aspetterebbero giorni peggiori: la strada e la prostituzione.

E così il proprietario la sera del 26 luglio scorso approfittando di essere soli in casa, la compagna del proprietario era momentaneamente assente, entra nella stanza della ragazza, si abbassa i pantaloni e le chiede di fare sesso con lui.

La ragazza rifiuta le avances e allora l’uomo incomincia ad essere nervoso e violento.

Incomincia a schiaffeggiarla e a bastonarla, spingendola verso la cucina.

La giovane molto spaventata indietreggia e si trova contro una finestra aperta.

A quel punto l’uomo la spinge e lei cade dalla finestra finendo sulla strada facendo un volo di circa 10 metri.

Il 118, subito allertato, la porta all’ospedale.                            

La ragazza presenta diverse fratture in tutto il corpo ed è in coma.

L’aggressore non racconta la verità alla Polizia.

Dice che la ragazza, avendo seri problemi con la famiglia in Nigeria, si è buttata da sola dalla finestra. E così l’episodio viene rubricato come tentato suicidio.

Ma dopo alcuni giorni la giovane si sveglia dal coma e racconta come si sono regolarmente svolte le cose, facendo scattare gli accertamenti da parte delle Forze dell’Ordine.

La verità è venuta subito a galla, però la giovane nigeriana, per colpa di un suo connazionale che avrebbe dovuto aiutarla e proteggerla, resterà per sempre su una sedia a rotelle.

Il responso dei medici non lascia alcun dubbio. di Francesco Gagliardi.

Pubblicato in Italia

E potrei continuare:

Ed ora l’assassino della giovane ragazza potrebbe tornare subito in libertà.

Ma andiamo con ordine.

Due casi di cronaca nera che hanno sconvolto la vita degli italiani di cui se ne parla ancora e che hanno attirato le attenzioni dei politici e dei media nazionali perché cruenti e secondo alcuni uomini di sinistra odiosi e razzisti.(Vedi il caso Traini che spara agli immigrati).

Alcuni giorni orsono hanno trovato due trolley abbandonati in un fossato nelle campagne di Pollenza vicino a Macerata dove c’erano i resti di una bella fanciulla romana di 18 anni, Pamela Mastropietro, ( nella foto) che era scappata da una comunità di recupero “Pars di Corridonia”.

I Carabinieri, visionando le telecamere del luogo, hanno subito arrestato un giovane immigrato nigeriano col permesso di soggiorno scaduto e nella sua abitazione subito dopo perquisita una mannaia insanguinata, grossi coltelli da cucina e gli indumenti della ragazza sporchi di sangue.

Gli stessi indumenti che la ragazza indossava nel momento di allontanamento dalla Comunità.

Il nigeriano, fino ad oggi, non ha ammesso nessuno degli addebiti che il Magistrato gli ha contestato.

Lui nega di avere ucciso la povera ragazza, di averla squartata e di avere poi occultato il cadavere. Ha ammesso, però, che si era incontrato con la ragazza, di averla accompagnata in farmacia dove la ragazza avrebbe comprato una siringa e poi condotta a casa sua.

Qui, secondo il suo racconto che non ha convinto neppure il Magistrato, la ragazza ha avuto una crisi di overdose e lui, per paura, è scappato.

Come scappato!

Allora con lui c’erano altre persone.

Ma ora noi ci domandiamo: Chi ha ucciso davvero la giovane fanciulla romana?

Come è morta? E’ stata una overdose di droga o tagliata male a ucciderla?

A questi inquietanti interrogativi dovranno rispondere gli inquirenti, perché non solo la madre e il papà della ragazza, ma anche noi, vorremmo sapere la verità.

Per saperne di più bisognerà attendere i responsi degli esami tossicologici.

Intanto I Carabinieri del RIS e la Procura di Macerata stanno esaminando i movimenti del nigeriano e il percorso fatto dalla ragazza da Corridonia a Macerata.

Come è arrivata a Macerata?

Chi ha incontrato?

Chi le ha fornito la droga che secondo il nigeriano l’ha uccisa?

Si è saputo che un maceratese quella sera del 29 gennaio le abbia dato un passaggio in macchina fino a Macerata lasciandola presso la stazione ferroviaria.

Per ora, ma solo per ora, il nigeriano resta in carcere, però potrebbe presto essere liberato perché è accusato soltanto di vilipendio e occultamento di cadavere.

L’indagato non è stato ancora liberato soltanto perché non sono riusciti a trovare un domicilio idoneo.

Speriamo che non lo trovino perché la sua vita è in pericolo visti i precedenti di Traini che ha seminato terrore per le vie di Macerata accanendosi a sparare colpi di pistola contro persone dalla pelle nera, perché voleva vendicare l’assassinio della ragazza romana.

Scenario inquietante, amici miei carissimi.

Pamela, questa bella ragazza di 18 anni che ha fatto quella brutta e indescrivibile orrenda fine viene uccisa e fatta a pezzi ancora una volta dalla giustizia italiana.

Quel nigeriano merita l’ergastolo, non gli arresti domiciliari!

Deve marcire nelle patrie galere e di stare molto attento perché in carcere potrebbe fare una brutta fine.

Non ci sono attenuanti.

Pamela è stata fatta a pezzi e nascosta in due trolley, ma il nigeriano voleva fare dell’altro: voleva scioglierla nell’acido, ma il piano fallì.

E i giudici che fanno?

Discutono su chi ha fornito la droga: Chi è stato il pusher?

Se il nigeriano venisse davvero scarcerato andrebbe incontro davvero ad una brutta fine e il malessere che purtroppo si è immediatamente diffuso in tutta Italia ci porterebbe ad estreme conseguenze.

La gente si ribellerebbe, potrebbero scoppiare tafferugli e rivolte con spargimento di sangue.

E le elezioni sono alle porte.

E la triste fine della ragazza e il ferimento di sei nord africani sono stati subito strumentalizzati dai politici di casa nostra, che non avendo altri argomenti cercano di sfruttare la situazione a loro vantaggio.

Pubblicato in Italia

Il comune di Cinquefrondi (Rc), ha attuato un progetto “S.P.R.A.R” (Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati)

Nel corso di una riunione pubblica tenutasi presso la Medioteca comunale “Pasquale Creazzo” tra rappresentanti dell’Amministrazione comunale, tra i quali il Sindaco Michele Conia, e delegati della Cooperativa Sankara – che si occupa per conto della Municipalità del progetto– per discutere la programmazione del servizio di accoglienza per i rifugiati, Monday Omorogbe, 37 anni, noto alle forze dell’ordine, regolarmente presente sul territorio nazionale, ha dato in escandescenze proferendo dapprima frasi ingiuriose all’indirizzo dei relatori e, successivamente, minacciando di morte e spintonando il primo cittadino, intervenuto per tranquillizzare il soggetto esagitato.

I Carabinieri, accorsi immediatamente sul posto a seguito di richiesta telefonica, cercavano, invano, di calmarlo e nel tentativo di identificarlo, venivano fatti anche loro oggetto di una violenta reazione con frasi ingiuriose e minacciose.

L’uomo, invitato a seguire gli operanti in Caserma per l’identificazione, allo scopo di garantirsi l’impunità e la fuga, afferrava con violenza la figlia neonata, in quel momento in braccio alla moglie, stringendola con forza al petto e iniziando a usarla come scudo, sferrando nel contempo calci contro i militari per guadagnare l’uscita.

A quel punto, i Carabinieri, nel riscontrare che la bimba, a causa della forte stretta esercitata dal padre, stava avendo difficoltà respiratorie, nel fare la massima attenzione a garantire l’incolumità della neonata, riuscivano a liberarla dalla presa, scongiurando più gravi conseguenze per la piccola.

Monday Omorogbe, nel frattempo, continuava la sua violenta resistenza attraverso calci e pugni all’indirizzo dei Militari – due dei quali riportavano lesioni refertate – che, con difficoltà, riuscivano finalmente a bloccarlo e a trarlo in arresto.

A seguito degli eventi, la neonata, visitata sul posto da sanitari appositamente chiamati dai Carabinieri, non veniva riscontrata affetta da lesioni e pertanto, dopo consulto con i servizi sociali, veniva affidata alla madre, mentre l’arrestato veniva trattenuto nelle camere di sicurezza della Compagnia di Taurianova per “resistenza e violenza a pubblico ufficiale”, in attesa del rito direttissimo, su disposizione della Procura della Repubblica di Palmi.

Pubblicato in Reggio Calabria
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