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Scrive la minoranza di Longobardi :”La Giunta che guida Longobardi oramai da un anno e mezzo sta manife stando sempre più chiara mente i limiti di una politica senza idee e programmazione, neppure attenta all’ordinario, ma votata solo a celare insufficienze sempre più indifendibili”.

 

A sostenerlo è il gruppo consiliare "Progetto Longobardi" che attacca senza mezzi termini "l'inerzia della maggioranza".

"La giunta guidata dal sindaco Giacinto Mannarino -prosegue il capogruppo di minoranza Nicola Bruno- è senza idee, senza progetti, incapace di proposte ed incapace di guardare oltre la prossima tornata elettorale".

L’esponente dell’opposizione pone, quindi, l’accento "sull’aumento inesorabile della tassazione, sulla mancanza di servizi, sull'assenza di investimenti, conseguenza inevitabile del predissesto in cui versa il nostro comune, a causa di scelte errate della maggioranza".

 

Ancora: "I nostri amministratori hanno ipotecato il futuro dei nostri giovani, con circa tre milioni e mezzo di euro di debiti e sei milioni di euro di mutui, per ripianare i quali continuano ad arrivare bollette arretrate dell'acqua. Ma la cosa più grave è l'inerzia, l'apatia di questa giunta".

Per i consiglieri Bruno e Cicerelli quella dell’esecutivo Mannarino è “un’attività politica, o meglio un’inattività, volta a preservare posizioni "acquisite", incapace di rompere schemi e modelli del passato”.

Bruno sostiene, dunque, che Longobardi meriti di più, per cui “si rendono necessarie scelte di rottura, forse impopolari, ma che permettano di realizzare opere che comportino benefici reali e concreti alla collettività”.

 

Per il consigliere Bruno “bisogna programmare con nuovo entusiasmo e nuove idee”, affinché Longobardi “possa diventare territorio attrattivo” e, soprattutto, affinchè si fermi "lo spopolamento", di cui sono responsabili anche "i consiglieri oggi in maggioranza che prima si propongono come pungolo dall’interno, ma che poi accettano questa drammatica inerzia”.

Pubblicato in Longobardi

E’ probabile che qualcuno si ricordi , per esperienza personale diretta o per sentito dire, che quando c’erano i commissari antimafia e ti rivolgevi ad uno qualsiasi di loro per un qualche intervento o contributo , qualsiasi, anche il più legittimo, ti sentivi rispondere: “ Non ci sono soldi”.

 

Anche prima e dopo i commissari questo motivo venne canticchiato ai cittadini dai nostri politici.

Poi arrivarono i soldi ministeriali e la situazione dei pagamenti migliorò

Poi, ancora, si accesero i mutui con la Cassa Depositi e prestiti e la situazione dei pagamenti migliorò ulteriormente.

Ma ora deve essere successo qualcosa.

Di serio, evidentemente .

Ben oltre l’impegno di 2,5 milioni di euro per realizzare ponti agricoli, ponti urbanistici e strade per future zone B, la verità delle finanze del comune sembra gravissima.

Siamo al dissesto?

Forse si o forse no!

Ma se è vero quello che vediamo ci manca poco.

Sembra, infatti, che il comune non abbia nemmeno i soldi per comprare la bandiera europea.

Quella esposta sul balcone del DUCE è rotta, sfilacciata e sta perdendo perfino alcune stelle così che a breve avremo una Europa ridotta.

Impossibile che nessuno se ne sia accorto visto che gli amministratori di maggioranza e di minoranza accedono quotidianamente nelle stanze del comune

E’ vero che il comune non ha nemmeno più l’usciere che ordinariamente aveva l’onere di valutare lo stato delle bandiere e cambiarle.

Nei prossimi giorni chiederemo all’onorevole Mario Pirillo già europarlamentare se per caso gliene è rimasta qualcuna e se può donarla al nostro ente

Diversamente chiediamo al comune di toglierla lasciando solo l’asta.

Così come è non ci pare davvero decorosa

Pubblicato in Cronaca

Il ragioniere capo del Comune di Brolo , ritenuto la figura centrale del sistema dei cosiddetti 'mutui fantasma', nell'interrogatorio di garanzia ha rigettato le accuse spiegando che si trattava di semplici irregolarità contabili.

Il ragioniere capo del Comune di Brolo (Me), Carmelo Arasi - ritenuto la figura centrale del sistema dei cosiddetti 'mutui fantasma' per i quali ieri sono stati arrestati da carabinieri e finanzieri lo stesso Arasi, l'ex sindaco Salvo Messina e altre 5 persone - nell'interrogatorio di garanzia ha rigettato le accuse spiegando che si trattava di semplici irregolarità contabili.

L'uomo ha aggiunto che avrebbe solo cercato di coprire spese legate all'ordinaria amministrazione: pagamento di stipendi e di creditori. "In tal modo - ha detto Arasi - ho evitato il dissesto del Comune".

L'accusa sostiene invece che Arasi e gli altri indagati avrebbero intascato indebitamente parte dei mutui destinati ad opere pubbliche. Di fronte ai magistrati domani siederà l'ex sindaco Messina che dovrà rispondere anche dei contributi intascati dalle società sportive a lui riconducibili. (ANSA).

Di fronte ai magistrati domani siederà l'ex sindaco Messina che dovrà rispondere anche dei contributi intascati dalle società sportive a lui riconducibili.

Pubblicato in Italia

Tanto tuonò che piovve!

Così si dice che abbia commentato Socrate quando sua moglie Santippe gli rovesciò sulla testa un secchio d’acqua dopo aver brontolato a ripetizione.

E dopo i tanti brontolii tra la attuale e la precedente amministrazione della città di Paola, circa la sussistenza o meno dello stato di Default ecco che arriva il secchio d’acqua sulle testa degli incolpevoli( o quasi) dipendenti comunali.

Niente stipendio di ottobre.

Ed altri secchi potrebbero riversarsi sulle loro teste.

La situazione infatti sembra più che seria anche perché l’amministrazione attuale viste le dichiarazioni di Perrotta circa la inesistenza dello stato di fallimento ( o prefallimento) non ci sta a ridurre i servizi e quindi continua a creare debiti.

Eh si perché la vicenda sembra paradossale ma è esattamente qusta.

Se il comune di Paola come sembra certo (ma tanti scaramanticamente non vogliono crederci) è in dissesto allora diventa un obbligo contrarre i servizi ed aumentare le tasse, se non lo è, allora, è d’obbligo continuare a galleggiare anche se l’acqua entra dal fondo e la barca sta per affondare.

Intanto il personale si è riunito ed ha deciso di incontrare il segretario generale per avere la necessaria contezza della situazione economica dell’ente.

Non serve scioperare .

Il neo segretario ha il polso della situazione , incontrerà gli amministratori e poi sia quel che sia.

Ma che nessuno rida! Se Atene piange domani piangerà anche Sparta!

E chissà che il Santo paolano non faccia il miracolo di risolvere i problemi della città? Magari solo allontanando da Paola i tanti che per osare troppo come Icaro cadono al suolo, anzi fanno cadere al suolo la bella città tirrenica?

Pubblicato in Paola

Fuscaldo. I dissesti o presunti tali ormai diventano occasione di lotta politica, di querelle interpretative, di vicende che non riescono ad avere risposte se non giudiziarie, a dimostrazione dei grossissimi, immensi limiti della nostra legislazione finanziaria.

Non è finita la storiaccia del dissesto di Paola, non è ancora aperta quella di San Lucido, e quella di Fuscaldo si avvia fortissimamente verso le pronunce dei giudici amministrativi.

Il Gruppo Fuscaldo europea scende in piazza e ricorre al Consiglio di Stato contro il dissesto. Scrive «Finalmente - si fa luce su una delle pagine più buie della storia amministrativa del nostro comune e, finalmente, le bugie e le accuse mosse, in tutti questi mesi, dal sindaco Ramundo sono state smascherate e denudate.Tutto il fango che c’è stato buttato addosso dal primo cittadino si è rivelato per quello che era e che è: un grande bluff. Una triste storia, dall’epilogo prevedibile, che noi avevamo annunciato e che è servita solo ed esclusivamente a recare danno ad un paese in balia del degrado e di un sindaco che non svolge il proprio ruolo. Detto questo – si legge nella nota di Fuscaldo Europea - ciò che maggiormente ci fa riflettere, è comunque la natura di questi 4 milioni di euro di debiti ufficiali e certificati dall’Osl. Di questi, infatti, non tutti sono riconducibili all’amministrazione Gravina, ma addirittura più di 1 milione di euro di debiti sono stati contratti dall’attuale compagine governativa: un qualcosa di realmente aberrante e scandaloso, che ci porta, oggi, a richiedere le immediate dimissioni del sindaco Gianfranco Ramundo, il quale, per lo meno, dovrebbe iniziare a chiedere scusa ad una comunità intera, umiliata da decisioni affrettate rivelatesi, tra l’altro, per nulla sagge. Un’intera consiliatura ed un’intera maggioranza, difatti, sono state ingabbiate da un indirizzo politico errato e fuori luogo, del quale il sindaco risulta essere responsabile. Mesi e mesi di accuse, di fango e di rancori contro la passata esperienza amministrativa per arrivare a nulla, anzi: per perdere tempo e per distruggere tutto quello che, in passato, si era potuto realizzare con tanti sacrifici. Davvero una pagina buia ed oscura da dimenticare in fretta».

Poi conclude: «Alla luce della delibera dell’organo straordinario di liquidazione, abbiamo prontamente dato mandato di ricorrere, al Consiglio di Stato, contro la deliberazione di dissesto economico del comune e, in aggiunta, reputiamo alquanto opportuno ed indispensabile organizzare, per Domenica pomeriggio, un incontro pubblico con tutta la cittadinanza, per esprimere lo sdegno e la nostra forte preoccupazione per le sorti del Paese e per chiedere al sindaco Ramundo dimissioni immediate ed irrevocabili».

Pubblicato in Alto Tirreno

Il Consiglio Comunale di Vibo Valentia, nel corso della seduta del 25/03/2013, ha bocciato il Piano pluriennale di Riequilibrio finanziario.

Il voto contrario all’approvazione del Piano, si ricorda, è stato espresso dalla maggioranza dei consiglieri presenti: 21 no contro 7 si. Assenti Aversano, Carnovale 1946, Carnovale 1971, Daffinà, Lo Schiavo, Mazzeo, Pascale, Pelaggi, Pugliese, Rocco, Ruffo, Selvaggio e Spanarello.

A votare contro i consiglieri Basile, Bax, Colloca, Curello, De Angelis, De Filippis, De Sossi, Fuscà, La Gamba, Lombardo, Luciano Manduca, Mercadante, Pagano, Patania, Russo, Santaguida, Soriano, Taccone, Talarico, Vartuli.

A votare a favore il sindaco Nicola D’Agostino, l’assessore Scianò e gli altri della giunta.

Il debito di circa 35 milioni di euro accumulato certamente negli anni precedenti all’Amministrazione D’Agostino, peserà, pertanto, ancor di più sulla città di Vibo Valentia a causa della mancata approvazione del Piano.

E così il sindaco D’Agostino ha dichiarato : “Ciò che non riesco a comprendere è la scelta del male maggiore (dissesto) rispetto a quello minore (piano di rientro), opzione quest’ultima ragionevolmente preferita da tutti gli altri Enti territoriali calabresi anche con difficoltà finanziarie ben maggiori rispetto a quelle del Comune di Vibo. Tra le prime conseguenze del voto sfavorevole al Piano vi è una prevedibile dichiarazione di dissesto da parte del Comune di Vibo che ha effetti disastrosi nella nostra comunità. Al di là dello sfregio permanente che rimarrà sulla nostra città, ci saranno anche immediati effetti negativi sull’occupazione non solo interna al Comune (cessazione dei rapporti dei lavoro, anche dirigenziali, a tempo determinato), ma anche per tutte le ditte che hanno rapporti contrattuali con il Comune di Vibo, ditte che difficilmente potranno ricevere in tempi brevi quanto loro dovuto. La prima e concreta azione post bocciatura Piano proposto è stata infatti la decisione della responsabile degli uffici finanziari di procedere immediatamente e sino alla data di ipotesi di bilancio riequilibrato(art.250 del TUEL) a non eseguire pagamenti per forniture e prestazioni rese entro il 31/12/2012, con ovvie ricadute negative anche per i dipendenti delle ditte creditrici.”

Pubblicato in Vibo Valentia

In sostanza il Consiglio di Stato- sezione 5 nella riunione del 26 marzo ha dichiarato che “allo stato, e nei limiti della delibazione sommaria, propria della fase cautelare, quanto affermato dal primo giudice a sostegno della propria decisione non appare superabile”.

Insomma quella di Perrotta sembra una vittoria di Pirro

In sostanza anziché inseguirsi nei vari tribunali sembra che l’amministrazione attuale abbia intenzione di revocare la precedente delibera e di adottarne un’altra che non sia attaccabile dal punto di vista formale.

Ma eccovi, integrale, la pronuncia del Consiglio di Sato;

N. 01152/2013 REG.PROV.CAU. N. 01204/2013 REG.RIC.          

REPUBBLICA ITALIANA Il Consiglio di Stato in sede giurisdizionale (Sezione Quinta)

ha pronunciato la presente ORDINANZA sul ricorso in appello numero di registro generale 1204 del 2013, proposto da:

Comune di Paola in persona del Sindaco in carica, rappresentato e difeso dagli avvocati Oreste Morcavallo e Giovanni Spataro, con domicilio eletto presso lo Studio Morcavallo in Roma, via Arno n. 6; contro

Roberto Perrotta, Francesco Caruso, Gerardo Selvaggi, Giovanni Redavid, Franca Mannarino, Ivan Ollio, Giuseppe D'Andrea, Carlo Cassano, Carmelo Trotta, Giuseppe Melchionda, Francesco De Cesare, Roberto Cataldo, Carlo Vanzillotta, Antonella Bruno, Angelo Siciliano, Carlo Gravina, Pasquale Di Blasi, Patrizio Lombardo, Natale Cinelli, Franco Perrotta, Giovanni Politano, Raffaele Condino, Gianfranco De Luca, Giovanni Allegretto, Raffaele Grassia, Ettore Ferrigno rappresentati e difesi dall'avv. Giuseppe Pitaro, con domicilio eletto presso Maurizio De Filippo in Roma, via Filippo Corridoni n. 25;

Ministero dell'interno in persona del Sindaco in carica, rappresentato e difeso dall'Avvocatura Generale dello Stato, domiciliato per legge presso i suoi uffici in Roma, via dei Portoghesi n. 12;

per la riforma dell' ordinanza cautelare del Tribunale amministrativo della Calabria, sede di Catanzaro, Sezione II, n. 00062/2013, resa tra le parti, concernente dichiarazione dello stato di dissesto finanziario – mcp.

Visto l'art. 62 cod. proc. amm; Visti il ricorso in appello ed i relativi allegati; Visti gli atti della causa;

Visti gli atti di costituzione in giudizio di Roberto Perrotta e di Francesco Caruso e di Gerardo Selvaggi e di Giovanni Redavid e di Franca Mannarino e di Ivan Ollio e di Giuseppe D'Andrea e di Carlo Cassano e di Carmelo Trotta e di Giuseppe Melchionda e di Francesco De Cesare e di Roberto Cataldo e di Carlo Vanzillotta e di Antonella Bruno e di Angelo Siciliano e di Carlo Gravina e di Pasquale Di Blasi e di Patrizio Lombardo e di Natale Cinelli e di Franco Perrotta e di Ministero dell'interno;

Vista la impugnata ordinanza cautelare del Tribunale amministrativo regionale di accoglimento della domanda cautelare presentata dalla parte ricorrente in primo grado;

Viste le memorie difensive;

Relatore nella camera di consiglio del giorno 26 marzo 2013 il Cons. Manfredo Atzeni e uditi per le parti gli avvocati Morcavallo, Spataro e Pitaro;

Ritenuto che, allo stato, e nei limiti della delibazione sommaria, propria della fase cautelare, quanto affermato dal primo giudice a sostegno della propria decisione non appare superabile;

che la fissazione dell’udienza pubblica per la trattazione nel merito della causa di fronte al Tribunale amministrativo della Calabria, sede di Catanzaro escluda la sussistenza del paventato danno, anche alla luce della evidente confusione che comporterebbe per l’attività amministrativa la possibile successione di provvedimenti giurisdizionali di contenuto opposto;

Ritenuto che, nelle more, possa essere presa in esame la questione relativa all’applicazione dell’art. 243 bis del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267;

Ritenuto, in conclusione, di dover respingere l’appello cautelare;

Ritenuto che le spese della presente fase debbano essere integralmente compensate P.Q.M.

il Consiglio di Stato in sede giurisdizionale (Sezione Quinta) respinge l'appello cautelare (Ricorso numero: 1204/2013).

Compensa integralmente spese ed onorari della presente fase cautelare.

La presente ordinanza sarà eseguita dall'Amministrazione ed è depositata presso la segreteria della Sezione che provvederà a darne comunicazione alle parti.

Così deciso in Roma nella camera di consiglio del giorno 26 marzo 2013 con l'intervento dei magistrati:

Alessandro Pajno, Presidente, Francesco Caringella, Consigliere, Manfredo Atzeni, Consigliere, Estensore, Antonio Bianchi, Consigliere, Fabio Franconiero, Consigliere

Pubblicato in Paola

Per ora vince Roberto Perrotta . Per ora vince la forma sulla sostanza.

La storia è quella del governo di centrodestra al comune di Paola guidato da Basilio Ferrari che ha dichiarato il dissesto economico e finanziario dell’ente locale.

E di conserva, la storia è quella di una parte del centro sinistra guidata dall’ex sindaco Perrotta che ricorre al TAR per bloccare la procedura di dissesto

L’attuale amministrazione era ed è difesa dagli avvocati Oreste Morcavallo e Giovanni Spataro, mentre la precedente amministrazione era ed è difesa dall’avvocato Pino Pitaro.

I ricorrenti hanno sostenuto che la proposta di deliberazione consiliare con cui è stato dichiarato il dissesto «non risulta sottoposta al Collegio dei Revisori dei Conti e, conseguentemente, è assente la relazione dettagliata di quest’ultimo organo prevista dall’articolo 246 1° comma del Tuel, né si evincono dalla delibera impugnata i presupposti previsti per la dichiarazione di dissesto».

Ed i giudici catanzaresi hanno ritenuto tale carenza importante sospendendo la procedura di dissesto.

Non solo ma i giudici hanno tenuto altresì conto delle rilevanti conseguenze pratiche determinate dalla delibera di dissesto : «Licenziamento-mobilità del personale dipendente e la rideterminazione della pianta-organica da parte dell’Ente, diminuzione dei servizi essenziali comunali, congelamento dei crediti, aumento delle imposte, delle tasse e dei canoni patrimoniali nella misura massima consentita dalla legge, eliminazione dei servizi non indispensabili».

Né può escludersi la valenza delle conseguenze politiche che subirebbero gli amministratori ritenuti responsabili del dissesto «perché sarebbe impedito loro, ex lege, la possibilità di ricoprire incarichi pubblici e politico-amministrativi»

Ora la parola passa alla udienza di merito stabilita per il prossimo 11 ottobre.

Pubblicato in Paola

Il Tribunale Amministrativo Regionale ha rigettato il ricorso presentato da Davide Gravina, ex sindaco di Fuscaldo, insieme a Settimio Trotta, Innocenzo Scarlato, Elio Zicarelli, Nicola Cariolo ed Ercole Petrone nei confronti del Comune di Fuscaldo, attualmente presieduto dal suo successore Gianfranco Ramundo.

Gravina e gli altri ricorrenti erano difesi dagli avv. Oreste ed Achille Morcavallo.

Il comune di Fuscaldo, invece, era difeso dall'avv. Alfredo Gualtieri

Il gruppo di opposizione e alcuni cittadini chiedevano l'annullamento della deliberazione comunale del 31 ottobre 2011, sulla "Dichiarazione dello stato di dissesto finanziario; della deliberazione n. 35 del 31/10/2011, avente ad oggetto il "Riconoscimento debiti fuori bilancio"; - e di ogni altro atto e/o provvedimento connesso, consequenziale e/o presupposto, comunque lesivo degli interessi dei ricorrenti.

Per il Tar, quindi, la procedura seguita dall'amministrazione comunale è stata corretta. Nulla di fatto quindi per Davide Gravina, che ha visto franare almeno in sede Tar, il teorema contro il dissesto del Comune da lui amministrato in precedenza. Sono state accertate le ragioni e la fondatezza economica dell'attuale regime di dissesto economico del Comune di Fuscaldo. “I dati relativi al recupero dell'evasione tributaria – scrive il Tar - evidenziano totale assenza di concrete riscossioni”, si specifica in seguito, nella sentenza stessa che, appunto nel 2008, con riferimento all'Ici “A fronte di una previsione di recupero evasione per euro 500.000, sono state riscosse entrate per sole 24.973”. L'attuale sindaco Gianfranco Ramundo afferma in merito: “Eravamo certi di questo risultato” e puntualizza: “Ciò malgrado le voci di dubbia provenienza che, nei giorni scorsi, profetizzavano un esito opposto della sentenza. Continueremo a procedere sul principio della legittimità.

Ecco la sentenza:

http://www.giustiziaamministrativa.it/DocumentiGA/Catanzaro/Sezione%202/2012/201200002/Provvedimenti/201300039_01.XML

La minoranza di Fuscaldo è pronta a fare ricorso al Consiglio di Stato. Ecco cosa ha dichiarato. «In merito alla sentenza vertente sul nostro ricorso avverso alla dichiarazione di dissesto finanziario del comune di Fuscaldo, che il Tribunale amministrativo di Catanzaro ha elargito, è sottinteso l'ampio e totale rispetto nei confronti della stessa. Una sentenza che sicuramente ci lascia amareggiati ed insoddisfatti, ma che intendiamo rispettare pienamente. Sulla vicenda, ad ogni modo, tenendo in considerazione la documentazione in nostro possesso e rifacendoci a quella che è la realtà amministrativa di Fuscaldo, ci sentiamo in dovere, anche e soprattutto nei confronti dei cittadini, di proseguire il nostro percorso, che ben presto ci vedrà bussare alla porta del Consiglio di Stato, per ottenere giustizia sulla vicenda. Crediamo più che opportuno ed indispensabile, infatti, fugare ogni dubbio e chiarire, sempre e comunque nelle sedi opportune, le varie posizioni ed eventuali responsabilità, ammesso ce ne siano. Restiamo in ogni caso fiduciosi verso l'operato degli organi che sono stati e che saranno chiamati a giudicare e ad esprimersi e, nei prossimi giorni, come da nostro costume e consuetudine, ci confronteremo con la cittadinanza».

Pubblicato in Basso Tirreno
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