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Da tempo lottava contro un male incurabile. Magistrato in servizio a Paola, Palmi e Reggio Calabria

E’ deceduto nella sua casa di Rende il procuratore di Vibo Valentia, Bruno Giordano, 66 anni, alla guida della Procura della Repubblica vibonese dal marzo dello scorso anno.

Ha lottato con tutte le sue forze sino alla fine contro un male incurabile sin quando in serata il suo cuore ha cessato di battere.

Era approdato a Vibo dopo essere stato per otto anni procuratore della Repubblica di Paola, dove ha coordinato importanti inchieste contro la criminalità e sui reati ambientali.

È stato quindi sostituto procuratore a Reggio Calabria dove, tra le altre inchieste, ha seguito da vicino le indagini sugli omicidi dell'ex presidente delle Ferrovie dello Stato, Lodovico Ligato, e del sostituto procuratore generale della Corte di Cassazione Antonino Scopelliti.

Successivamente è stato procuratore della Repubblica aggiunto di Palmi.

A Vibo Valentia, Bruno Giordano era subentrato a Mario Spagnuolo, attuale procuratore della Repubblica di Cosenza, iniziando sin da subito a coordinare una Procura composta da giovani e motivati pubblici ministeri che hanno sempre visto in lui una guida forte ed autorevole, ma al tempo stesso comprensiva e pronta all’ascolto.

Sin quando le forze gli hanno permesso di lavorare, non si è risparmiato nel spulciare carte e macinare una gran mole di lavoro.

Un signore vecchio stampo, Bruno Giordano, che lascia un vuoto incolmabile nell’intera magistratura calabrese ed in quanti hanno avuto la fortuna di conoscerlo.

Non ho missioni da compiere - aveva detto all’atto dell’insediamento a Vibo - perché il mio unico obiettivo è il lavoro”.

Un lavoro che spetta ora ai colleghi portare avanti per un solo fine: quella della giustizia con la G maiuscola.

I funerali di Bruno Giordano si terranno domani (venerdì 28 dicembre) alle ore 16.00 nella chiesa San Carlo Borromeo di Rende. 

Pubblicato in Paola

Era una notizia già vecchia, atteso che questo trasferimento era stato votato all’unanimità dalla V commissione del Consiglio superiore della Magistratura.

 

Ed a giorni Bruno Giordano succederà a Mario Spagnuolo recentemente trasferito a Cosenza Ora l’ultimo passaggio costituito dalla votazione del Plenum del Csm.

Giordano ha prevalso su tutti gli altri candidati superando altri magistrati tra cui Vincenzo Capomolla, Michele Sirgiovanni ed altre figure del panorama regionale e non solo.

Giordano prima di diventare nel 2008 procuratore capo a Paola, era stato procuratore aggiunto di Palmi ed in precedenza pm alla Dda di Reggio Calabria.

Il neo procuratore si è presentato nel capoluogo per una sua prima visita, ancora informale, per conoscere da vicino quanti lo affiancheranno nell'attività che si appresta a condurre nella delicata Procura calabrese.

 

Sul suo tavolo, il magistrato troverà infatti diversi fascicoli d'inchiesta molto delicati.

Tra cui quello sulla presunta lupara bianca a Spadola dove nei giorni scorsi è svanito nel nulla il 52enne Bruno Lacaria, commercialista con studio a Chiaravalle. Come anche l'inchiesta sulle morti sull'A2 e diversi casi irrisolti nel Vibonese.

Dalla sua il procuratore si porta dietro la lunga esperienza maturata nel settore ambientale a Paola ma soprattutto nel contrasto alla 'ndrangheta quando è stato procuratore aggiunto a Palmi e pm alla Dda di Reggio Calabria.

Giordano ha tenuto a dichiarare che “ Anche a Vibo sarò un procuratore con la porta aperta “.

Giordano lascia Paola senza rimpianti. «Qui a Paola abbiamo fatto tanto specie sul piano della tutela dell'ambiente. So che a Vibo Valentia si soffre per problemi analoghi».

«Ovviamente poniamo la legalità, il rispetto delle regole, al primo posto, ma dobbiamo farlo con buonsenso e, soprattutto, dimostrando nei fatti che siamo disposti ad ascoltare, accorciando le distanze tra cittadini e istituzioni».

 

Alla domanda su quale sia il suo rapporto con Nicola Gratteri, ebbe a rispondere « Un rapporto splendido. È un caro ragazzo. Dico ragazzo perché è più giovane di me. Lo seguo da sempre. Ha una energia e delle capacità straordinarie, quello che serve per una Direzione distrettuale antimafia che assorbe gran parte dell'impegno investigativo necessario su certi territori».

Ora aspettiamo il nuovo Procuratore di Paola.

Pubblicato in Paola

La V commissione del Consiglio Superiore della Magistratura ha nominato, Bruno Giordano, alla guida della Procura della Repubblica di Vibo Valentia.

Le richieste presentate per altre Procure sono cadute nel vuoto.

Il successore di Mario Spagnolo deve ora attendere il via libera definitivo del Plenum del Csm.

Giordano che attualmente guida la procura di Paola è stato procuratore aggiunto di Palmi e pubblico ministero alla Dda di Reggio Calabria, prima di passare alla Procura di Paola.

Dagli anni duri della seconda guerra di mafia a Reggio, quindi, alle inchieste più scottanti sull'ambiente lungo il Tirreno Giordano.

Giordano ha 37 anni in Magistratura

A Paola è giunto nel 2008 e quindi c’è stato ben 8 anni.

In questi 8 anni nel suo carniere le grandi inchieste ambientali della ex Marlane di Praia a Mare, della valle del fiume Oliva, della maladepurazione e delle navi dei veleni.

Dichiara Giordano che avendo avuto le mani libere da inchieste di mafia di competenza della Dda di Catanzaro ha potuto concentrare il massimo sforzo sui reati ambientali.

In relazione alla Valle dell’ Oliva dichiara che si è potuto avvalere dell’opera dell'Ispra scoprendo che “che in quell'area erano stati interrati oltre 140mila metri cubi di rifiuti contaminati. È un dato oggettivo sul quale pende un processo presso la corte d'Assise di Cosenza».

Pubblicato in Paola

Silvana Rodriguez era una donna molto bella, e venne trovata morta nella sua autovettura la notte tra il 12 e il13 Dicembre 2015.

 

Il Procuratore di Paola Bruno Giordano disse subito «Stiamo lavorando in modo approfondito, anche se tutto lascia intendere che si tratti di omicidio».

 

Sin dai primi esami autoptici sarebbe stato evidenziato un residuo diedema polmonare, indice di una sofferenza respiratoria che potrebbe derivare appunto da uno strangolamento o comunque dal soffocamento a cui sarebbe stata sottoposta la Rodriguez prima che la Fiat Punto, auto sulla quale si trovava, fosse data alle fiamme.

 

E così le indagini non si sono mai fermate e si sono indirizzate verso la pista passionale.

Gli inquirenti hanno esaminato tutte le telecamere di videosorveglianza presenti lungo il percorso che la donna avrebbe compiuto quella tragica sera.

E proprio da queste immagini sembra che gli investigatori abbiano individuato un uomo che si sarebbe avvicinato alla donna.

Le immagini giuste che avrebbero immortalato il momento giusto.

Sembrerebbe trattarsi di un conoscente della vittima.

Su di lui ora si sarebbero concentrate le maggiori attenzioni.

 

Le indagini dei carabinieri però non si fermano solo a quelle riprese.

Sembra esistano altri elementi importanti per una soluzione del caso.

Un caso che ha lasciato esterrefatti gli abitanti della zona stante la violenza del delitto.

Pubblicato in Alto Tirreno

L’omicidio è quello della dottoressa Anna Giordanelli, il medico di base di Cetraro, uccisa ieri con un violento colpo sferrato alla testa.

 

La Giordanelli è stata trovata ieri pomeriggio riversa sul ciglio della strada da un passante che pensando ad un malore, ha avvertito i soccorsi.

Quando investigatori e medici del 118 sono arrivati per lei non c’era più nulla da fare.

La donna aveva il cranio fracassato.

Inizialmente la donna era stata considerata vittima di un pirata della strada.

A svelare che la Giordanelli era stata vittima di una brutale aggressione è stato il medico legale che ha esaminato il corpo.

La conferma dal ritrovamento dell’arma del delitto, un piede di porco trovato, completamente insanguinato e con tracce di capelli della vittima, abbandonato nelle vicinanze del luogo dell’omicidio.

 

Il procuratore capo Bruno Giordano che assieme a Sonia Nuzzo e Maria Camodeca detengono il fascicolo d'indagine sull'omicidio ha dichiarato:«Stiamo ascoltando alcune persone e c'è qualche sospetto da valutare . Stiamo anche in attesa dell'esito dell'autopsia, ma non c'è alcun dubbio sulla causa della morte: la donna è stata trovata con il cranio fracassato».

E’ stata esclusa da subito la pista di un’aggressione di natura sessuale o predatoria visto he alla dottoressa non è stato sottratto nulla.

E così già alla serata di ieri le indagini dei carabinieri della stazione di Cetraro e del comando di Paola si sono concentrate sull’ambiente familiare della donna..

Sotto torchio dei Carabinieri e dei magistrati il cognato di Anna Giordanelli.

Parliamo di Paolo Di Profio, infermiere all’ospedale di Cetraro.

Il possibile movente dell’omicidio potrebbe essere individuato nei suoi rancori con la dottoressa per aver accolto in casa sua la sorella (ed ex moglie di Di Profio) dopo la separazione, avvenuta un paio di mesi fa.

Intanto continuano le indagini.

Non si esclude a breve un soluzione del caso.

Pubblicato in Cetraro

La giustizia ha deciso per quella verità che nessuno si aspettava.


La storia è sempre la stessa quella di una industria di cui nessuno controlla come necessario e come dovuto il rispetto delle più semplici ed elementari regole sanitarie.

Poi si constata la presenza di centinaia di ammalati e centinaia di morti.

Malattie e morti solo statisticamente eccessive.

E così la Marlane di Praia a Mare, come altre fabbriche italiane diventa la "fabbrica della morte".

Un fabbrica che nelle ipotesi della accusa avrebbe indotto 159 ammalati (tra dipendenti e familiari dei lavoratori) di cui novantaquattro dei quali sarebbero poi deceduti nel corso degli anni

La causa ipotizzata le esalazioni tossiche respirate nella fabbrica tessile.

Le prime vittime alla Mariane risalgono ai primi anni Settanta, precisamente al 1973 quando morirono due operai trentenni che lavoravano con gli acidi.

Poi secondo le ipotesi della Procura di Paola sessanta operai che hanno lavorato nella fabbrica tessile si sono ammalati di cancro e presenterebbero tumori alla vescica, ai polmoni, all'utero e al seno che andrebbero fatti risalire - così come i morti già accertati, più di quaranta - all'uso di alcune sostanze per la produzione, in particolare coloranti azoici che contengono ammine aromatiche, presunte responsabili delle patologie tumorali ed all’uso di amianto, presente sui freni dei telai utilizzati nello stabilimento di Praia.

Poi la prima iscrizione a ruolo nel 1999

Cinque anni dopo, nel 2004, la fabbrica venne chiusa.

Nel 2006 il secondo filone di indagine, con sette indagati, e nel 2007 il terzo ,con quattro indagati. I tre procedimenti confluirono in un unico fascicolo.

Dopo un lungo iter la richiesta dei pm Linda Gambassi e Maria Camodeca che hanno sollecitato pene detentive per i dirigenti dell'Eni e della Marzotto dai 3 ai 10 anni di reclusione.


Ora la pronuncia dei giudici dopo 10 ore di Camera di Consiglio.

Nessun colpevole.

I giudici del tribunale di Paola hanno assolto tutti i 12 imputati del processo Marlane con formula piena.

Il fatto contestato non sussiste e comunque non sarebbe provata la connessione tra morti e la fabbrica

Le morti ? Per caso!

Ed ora?

Ora la parola passa al procuratore Bruno Giordano il quale ha dichiarato “Prendiamo atto della decisione dei giudici e della circostanza che gran parte delle parti civili sono state risarcite”

Ed a chi si chiede se la Procura ricorrerà in appello sempre il PM risponde “Leggeremo con molta attenzione le motivazioni della sentenza. Solo dopo decideremo il da farsi”. 

 

Pubblicato in Alto Tirreno

Il porto di San Lucido manca di collaudo e l’area non è stata messa in sicurezza. Non solo ma manca il titolo concessorio.

 

Ed allora dura lex, sed lex

Ed il porto di San Lucido segue la condizione del porto di Amantea.

Ecco la nota della Capitaneria di Porto di Vibo Valentia

“Sono appena terminate le operazioni di sequestro del porto turistico di San Lucido eseguite dai Militari della Guardia Costiera Vibo, mediante l’affissione perimetrale per tutte le banchine di nastro bicolore e cartelli monitori “Area sottoposta a Sequestro Preventivo”. Tre le pattuglie impiegate dal Servizio Operativo con dodici guardacoste che hanno proceduto a dare esecuzione al provvedimento della misura cautelare reale emesso dal Procuratore Capo della Repubblica di Paola Dott. Bruno Giordano, in virtù del Decreto di Sequestro Preventivo emesso dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Paola Dott. Pierpaolo BORTONE.

L’attività d’indagine eseguita dagli esperti investigatori della Sezione di Polizia Marittima e Difesa Costiera della Guardia Costiera di Vibo, ha avuto inizio, su specifica delega d’indagine, nell’ottobre del 2013 per concludersi con una dettagliata Informativa di Reato depositata alla Procura della Repubblica di Paola nel mese di marzo u.s..

I reati contestati agli indagati e per i quali si procede, risultano essere gli artt. 54 ed 1161 del Codice della Navigazione, per aver mantenuto su suolo demaniale marittimo la struttura portuale sita in località Marina del Comune di San Lucido, in assenza di titolo concessorio. Inoltre ai due soggetti deferiti all’Autorità Giudiziaria è stato contestato di non aver provveduto al collaudo generale della struttura portuale, all’accatastamento e alla messa in sicurezza dell’intera area portuale, ove non risultano a norma nè l’impianto antincendio, nè le luci di ingresso portuali.

53(cinquantatre) le Unità presenti al momento del sequestro, di cui 5(cinque) da pesca e 48 da diporto nel porticciolo turistico di San Lucido, che dovranno essere rimosse dai rispettivi proprietari entro 15 giorni da oggi.

La Procura della Repubblica di Paola, ha, infatti, dato quest’ultimo termine per rimuovere tutte le unità, mediante il Comune di San Lucido. Alla scadenza di tale periodo, si procederà alla chiusura definitiva del porticciolo turistico e si provvederà coattivamente alla rimozione delle unità che saranno ancora ormeggiate nello stesso.

L’intera attività di polizia nasce dall’aggiornamento del Documento Programmatico parte litorale/porti, le cui attività di monitoraggio vengono coordinate a livello Regionale dalla Direzione Marittima di Reggio Calabria.-

Pubblicato in Paola

Il procuratore Bruno Giordano pur con i suoi problemi personali non molla di tutelare l’ambiente ed in particolare il mare.

Ed in questa ottica ha disposto da mesi accertamenti in via di effettuazione su tutti gli impianti di depurazione del Tirreno cosentino.

Ma ha fatto di più. Molto di più.

Si è speso per condurre accertamenti lungo le aste fluviali e correntizie facendo risalire gli agenti lungo tutto il loro corso fino alle sorgenti .

Sono stati verificati e lo saranno anche in prosieguo gli impianti di depurazione dei comuni ed i pozzi neri delle case sparse poste lungo i fiumi e torrenti

Era una condizione obbligata atteso che quando si procedeva fare sul serio gli accertamenti della presenza dei colibatteri e coliformi fecali sulle acque fluviali i loro valori erano e sono abnormi.

E con estrema logica, se non intelligenza , il Procuratore ha disposto accertamenti anche di notte, atteso che molti sversamenti dagli impianti di depurazione e dai pozzi neri vengono effettuati di notte ( all’insegna del proverbio: occhio non vede , cuore non duole).

Suggeriamo anche accertamenti con prelievi lungo tutte le aste fluviali in occasione di pioggia considerato che anche in questi casi sono possibili scarichi illeciti.

Suggeriamo anche la inopportunità di servirsi dei tecnici o personale comunale atteso che in caso di inottemperanza degli obblighi di legge da parte dei relativi comuni sono istintivamente portati a limitare le informazioni.

Esiste comunque, e lo stiamo suggerendo ormai da oltre 10 anni, la possibilità di controllare gli sversamenti illeciti e perfino che cosa viene sversato. Basta volerlo

Peraltro con la nostra soluzione, riportata dal progetto depositato anche presso l’assessorato regionale all’ambiente, il mare lungo le coste sarebbe notevolmente più pulito.

Speriamo anche che la procura cominci anche ad indagare su altri due aspetti rilevanti dell’inquinamento del mare

Parliamo delle acque bianche che dopo aver lavato le strade ed essersi portato di tutto e di più ( dal percolato agli Idrocarburi incombusti (HC), al Monossido di carbonio (CO) agli Ossidi di azoto (Nox) alle polveri sottili).

E parliamo anche dell’ipoclorito che viene immesso nelle acque erogate dagli acquedotti urbani e dell’ipoclorito che viene addizionato alle acque di scarico per la sua potente azione battericida

Pubblicato in Alto Tirreno

La storia è nota .E’ quella della Smeco. La società per la gestione di servizi ambientali che è accusata di avere inquinato il nostro mare.

La Smeco è la società alla quale nel novembre 2011 vennero arrestati l’amministratore delegato Domenico Albanese e la dirigente Jessica Plastina.

La Smeco gestiva molti depuratori della costa tirrenica cosentina.

Dopo la approfondita indagine il procuratore della repubblica, Bruno Giordano, in data 29 novembre dello scorso anno aveva chiesto l'emissione del decreto che dispone il giudizio.

Il giudice Carmine De Rose ha fissato il processo per il 23 maggio prossimo

Gli indagati sono Domenico Albanese., 65 anni, Gessica Lilia Plastina., 40 anni, Raffaele Romeo, 64 anni, Rosaria Rita Mazzacuva, 62 anni, tutti responsabili a vario titolo dell'azienda che si occupa della gestione degli impianti di depurazione.

Svariate le accuse, compresa la frode nell'esecuzione dei contratti per la gestione degli impianti di depurazione delle acque reflue dei comuni di Belmonte Calabro per un importo di circa 17mila euro annui; Verbicaro per circa ventimila euro; Fuscaldo per 150mila euro; Paola per un milione e 300mila euro; Belvedere Marittimo per 224mila euro; Santa Domenica Talao per 13mila euro; Tortora per 55mila euro; Cleto per 8mila euro; Aiello calabro per 14mila euro; Serra Aiello per altri 14mila euro circa; Cetraro per 211mila euro; San Pietro in Amantea.

Sono numerose, almeno 48, le parti offese e parti civili.Tra i tanti, i comuni di Cetraro, Santa Maria del Cedro, Verbicaro, Fuscaldo, Paola, Belvedere, Sangineto, Santa Domenica Talao, Tortora, Cleto, Aiello Calabro, Serra d'Aiello, San Pietro in Amantea, Praia a Mare, diversi cittadini di Tortora e Praia a Mare, il Wwf, Legambiente Calabria, l'Anpana.

Pubblicato in Paola

Ha trovato un veloce soluzione il processo promosso dalla Procura della Repubblica di Paola contro il Luogotenente dei carabinieri Mario Lucia

Il luogotenente Mario Lucia era accusato di concussione e di violenza privata.

Intanto Mario Lucia si era presentato al processo forte dell’avvio della pratica di pensionamento per cui non avrebbe potuto più nulla trattandosi ormai di un “ex comandante” della Stazione dei carabinieri di Diamante.

Da qui la scelta del rito abbreviato che gode di uno sconto di pena

E così è stata patteggiata la pena di due anni ed anche sospesa.

L’accordo è stato fatto tra la difesa de Lucia rappresentata dall'avvocato Francesco Liserre, e l'accusa con il Procuratore capo della Repubblica, Bruno Giordano ed è stato accettato dal Gip Carmine De Rose nella udienza del 30 gennaio scorso.

Peraltro con il rito alternativo non è stato necessario coinvolgere l'eventuale Parte civile che poteva prendere parte attiva in un processo con il rito tradizionale.

Soddisfatto l'avvocato Francesco Liserre, che ha dichiarato :” Abbiamo scelto la via più semplice e breve per poter chiudere la vicenda. Sono ampiamente soddisfatto perché con tale decisione il luogotenente Lucia è tornato ad essere presto uomo libero”

Pubblicato in Alto Tirreno
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