
COSENZA 21 gennaio 2021 - I militari della Stazione Carabinieri Forestale di Montalto Uffugo, hanno effettuato nei giorni scorsi un controllo presso una macelleria situata a Settimo di Montalto Uffugo, finalizzato ad assicurare il rispetto della tracciabilità del prodotto e delle norme igienico-sanitarie nell’ambito di una campagna di controlli sulla filiera della carne e dei prodotti alimentari da essa derivanti. All’esito del controllo è emerso che il legale rappresentante, aveva posto in vendita, pronti per essere immessi sul mercato svariate confezioni di insaccati al dettaglio provenienti da animale suino, mentre alcuni filari di carne cruda erano in fase di stagionatura ed altre già stagionate, tutti inosservanti a garantirne la relativa tracciabilità. Inoltre poste sopra il banco espositore refrigerato, sono state rinvenute 45 confezioni termosaldate in regime di sottovuoto di insaccati vari, le cui etichette non recavano le informazioni obbligatorie tipo la quantità di taluni ingredienti (allergeni), la quantità totale dell’alimento, il relativo valore nutrizionale ma soprattutto l’assenza delle condizioni di conservazione.
Tutta la merce il cui valore ammonta ad oltre 1000 Euro, per un totale di oltre 80 kg è stata sottoposta a sequestro cautelativo e comporta la confisca
In base al nuovo monitoraggio dell’ISS la Calabria migliora i dati, passando da rischio alto a rischio moderato.
Come annunciato anche dal Presidente ff Spirli ieri, anche in Calabria entreranno misure più leggere e niente autocertificazione per spostarsi da un comune all’altro.
Da domani 13.12.2020 anche la Calabria lascerà la zona arancione per entrare in quella gialla con un ulteriore allentamento delle misure restrittive almeno fino al 21 dicembre, visto che poi entrerà in vigore il DPCM con le nuove “regole” introdotte dal Governo per le festività natalizie.
La decisione, che arriverà con la nuova ordinanza del ministro Speranza, è stata comunicata dallo stesso Ministro della Salute al presidente F.F. Nino Spirlì dopo la pubblicazione del report settimanale del monitoraggio dell’epidemia dell’ISS con la Calabria che passa da rischio alto a rischio moderato e “non vi è una probabilità elevata di progredire a rischio alto nel prossimo mese nel caso si mantenga invariata l’attuale trasmissibilità”.
Migliorano anche i dati sul tracciamento ma come ha evidenziato il report settimanale, in Calabria resta il problema della pressione sanitaria visto che si evidenzia un “impatto alto” sui servizi per sovraccarico di terapie intensive e area medica per evidenza di nuovi focolai (Rsa, case di riposo, ospedali o luoghi con popolazione vulnerabile) e per nuovi casi segnalati.
Per questo “è necessario che i cittadini continuino a mantenere comportamenti prudenti e le amministrazioni vigilino”.
Lo stesso Spirlì si è rivolto ai calabresi chiedendo grande senso di responsabilità ed il rispetto massimo delle misure senza eccessi che potrebbero penalizzare e rendere nuovamente critica la situazione.
Spostamenti
Con l’introduzione della zona gialla niente più autocertificazioni.
Ci si può spostare senza nessuna limitazioni tra comune di una stessa Regione, ma anche muoversi verso altre regioni ma solo la destinazione è un’altra zona gialla.
Inoltre, si possono attraversare le zone rosse per raggiungere un’altra zona gialla.
Resta il coprifuoco: vietato spostarsi senza giustificato motivo dalle 22 alle 5.
In questo lasso di tempo, invece, sarà obbligatorio giustificare con l’autocertificazione lo spostamento.
Bar e ristoranti
Con la zona gialla riaprono ai clienti bar, ristoranti, pizzerie, gelaterie e pasticcerie fino alle ore 18.
Dalle 18 alle 22 invece viene sospeso il consumo di cibi e bevande all’interno dei locali ma resta consentito sempre l’asporto e l’ingresso e la permanenza esclusivamente per il tempo strettamente necessario ad acquistare i prodotti da portare a casa e sempre nel rispetto delle misure di prevenzione del contagio.
Resta il divieto assoluto, in qualsiasi momento della giornata, di assembramenti e del consumo si cibo e bevande in prossimità dei locali.
Negozi
Per lo shopping vale la regola dell’ultimo Dpcm: i negozi al dettaglio potranno rimanere aperti fino alle 21 mentre i centri commerciali resteranno chiusi i prefestivi e la domenica compresi gli esercizi commerciali presenti all’interno dei centri commerciali e dei mercati, ad eccezione di supermercati e alimentari, farmacie, parafarmacie, presidi sanitari, tabacchi ed edicole.
Scuole
Anche qui valgono le regole del Dpcm a livello nazionale: fino al 6 gennaio didattica a distanza al 100% per le superiori, università chiuse e lezioni a distanza.
Permane la possibilità di svolgere attività in presenza per l’uso dei laboratori o per garantire l’effettiva inclusione scolastica degli alunni con disabilità e, in generale, con bisogni educativi speciali.
In presenza, fino alle prossime festività, la scuola dell’infanzia, la scuola primaria e secondaria di primo grado con mascherina obbligatoria anche al banco.
Sono esentati solo i bambini di età inferiore ai 6 anni e i soggetti con patologie o disabilità incompatibili con l’uso della mascherina.
Seconde case
Se si desidera raggiungere la seconda casa (al mare in montagna o in campagna) se sia la prima che la seconda si trovano entrambe in un comune dell’area gialla è consentito lo spostamento senza nessuna limitazione.
Se invece la seconda casa si trova in un comune o in una regione arancione o di quella rossa, è consentito lo spostamento solo se dovuto alla necessità di porre rimedio a situazioni sopravvenute e imprevedibili (rottura di impianti idraulici e simili, effrazioni, danni ecc…) e, comunque, secondo tempistiche e modalità strettamente funzionali a sopperire a tali situazioni.
Nell'anniversario della scomparsa dell'ufficiale della capitaneria di porto di Reggio Calabria, nuovi studi fanno luce sulle deleghe di indagine che De Grazia portava con sé la notte che è morto
Di Andrea Carnì Dottorando in Studi sulla criminalità organizzata, università di Milano
La notte tra il 12 e il 13 dicembre del 1995 l'ufficiale della capitaneria di porto di Reggio Calabria Natale De Grazia è in viaggio con due colleghi verso il Nord Italia.
Il capitano di corvetta De Grazia ha con sé la sua valigetta nera: all’interno, deleghe di indagine firmate dal sostituto procuratore di Reggio Calabria Franco Neri e dal procuratore Francesco Scuderi, il giorno prima, per indagare sulle cosiddette "navi a perdere".
De Grazia, però, non arriverà mai a destinazione: il viaggio si concluderà presto, all’ospedale di Nocera Inferiore (Sa), sotto la pioggia battente, dove il capitano morirà inaspettatamente, dopo la cena in un ristorante a Campagna.
Da allora molte pagine sono state scritte su questa vicenda: indagini giudiziarie, inchieste giornalistiche, persino una relazione della Commissione parlamentare d’inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti.
Dopo venticinque anni di silenzi, depistaggi e inchieste interrotte, rimangono ancora molte le domande senza risposta: cosa accadde quella sera?
Quale sarebbe dovuta essere la prima destinazione di quel viaggio?
De Grazia è morto di morte naturale, come riferito nelle prime due autopsie della dottoressa Simona Del Vecchio; per cause tossiche, come scritto nel 2012 dal dottor Giovanni Arcudi per conto della Commissione parlamentare; o fu pestato e torturato, come ipotizzato negli ultimi anni?
E ancora: quante erano le deleghe e cosa contenevano? Almeno a questa domanda, grazie alle ricerche che ho avuto modo di condurre negli ultimi mesi, ora possiamo rispondere con certezza.
Il capitano Natale De Grazia
Natale De Grazia è un uomo con la schiena dritta.
Nato a Catona (Rc), dopo aver prestato servizio in Libano durante la guerra civile, a Vibo Valentia, Reggio Calabria e Carloforte (Su), ritorna a Reggio Calabria. Mentre presta servizio alla Capitaneria, nei primi mesi del 1995 il sostituto procuratore di Reggio Calabria Franco Neri richiede la sua presenza.
Dal marzo 1994, Neri coordina le indagini su traffici di rifiuti e affondamenti di navi con carichi sospetti nel Mediterraneo. “Navi a perdere”, così le ha chiamate un indagato. Un sistema di occultamento di rifiuti pericolosi e radioattivi tramite affondamento doloso delle navi che li trasportano.
Serve un uomo di mare, qualcuno che sappia leggere rotte e bolle di carico.
Qualcuno che capisca ciò che menti raffinate non lasciano trapelare dalla documentazione marittima.
De Grazia accetta e inizia a collaborare con la procura.
In poco tempo le indagini subiscono un’accelerazione.
Perquisizioni, interrogatori e documenti provenienti da servizi segreti e da altre procure consentono di mettere a fuoco quello che, secondo l’accusa, è a tutti gli effetti un grosso traffico di materiale nucleare.
Non solo scorie ma materiale riutilizzabile.
Accelera l’indagine e nascono i primi sospetti, le prime tensioni. I magistrati notano di essere seguiti. Qualcuno sta loro con il fiato sul collo.
Secondo alcuni, c’è una talpa all’interno della procura, qualcuno che fa il doppio gioco. Persone vicine al capitano De Grazia raccontano di suoi dubbi su un collega, il maresciallo Domenico Scimone, punto di congiunzione tra il pool e due ufficiali del Sismi (il Servizio per le informazioni e la sicurezza militare, ora Aise, Agenzia informazioni e sicurezza esterna, ndr) che lavoravano nella stanza accanto. Forse anche per questo in pochi sanno di quella missione, l’ultimo viaggio di Natale De Grazia.
Le prime cinque deleghe
È la procura di Paola (Cs) a porre per prima, nel 2005, il problema: quante sono le deleghe?
Un quesito motivato dal fatto che, il 26 aprile di quello stesso anno, il Nucleo operativo del comando dei carabinieri di Reggio Calabria invia un totale di cinque deleghe di indagine, sebbene lo stesso comando, pochi giorni dopo la morte, ne segnali sei.
Qualche anno più tardi, la Commissione rifiuti liquida la questione segnalando la presenza di sei deleghe – non cinque – e dedicando poche righe a ognuna di esse, senza trarne nulla di rilevante.
L'11 dicembre del 1995, il sostituto Neri e il procuratore Scuderi sottoscrivono sei deleghe di indagine a cui, per semplificare, affideremo un numero.
La n. 1 e la n. 2 sono indirizzate al procuratore di Salerno: nell'aprile del 1994 un container con tracce di torio si spiaggia e viene posto sotto sequestro dalla procura di Salerno.
Con queste deleghe Nicolò Moschitta – il maresciallo in viaggio con De Grazia e il carabiniere Rosario Francaviglia – ha il compito di acquisire la documentazione inerente alle indagini in questione. Il torio è un elemento radioattivo prodotto dal decadimento dell'uranio, proprio quel materiale che, in tempi passati, veniva lavorato presso l’Impianto Itrec Enea di Trisaia di Rotondella (Matera) e su cui erano finite le indagini di Neri e di Nicola Maria Pace, procuratore di Matera.
Alcuni rifiuti presenti sulle navi dei veleni dirette in Libano
Con la n. 3 e la n. 4 si richiede al procuratore di La Spezia di autorizzare Claudio Tassi della polizia giudiziaria – che il 13 dicembre avrebbe dovuto ricevere Natale De Grazia e i suoi colleghi a La Spezia – a svolgere le indagini delegate per conto della procura di Reggio Calabria. La delega n. 4 è particolarmente criptica o, forse, fin troppo esplicita. Si legge di indagini "già concordate" che si sarebbero dovute svolgere anche "fuori sede", ovvero lontano da La Spezia. Forse l’attenzione si era spostata su Napoli, porto in cui nel dicembre del ‘90 si potrebbero essere incrociate le navi Cte. Rocio – poi affondata – e Rosso – poi spiaggiatasi.
Con la n. 5 Moschitta è incaricato di interrogare Cesare Cranchi, residente a Pianello del Lario, in provincia di Como. Quest'ultima destinazione, spesso dimenticata, avrebbe consentito di interrogare un soggetto che ha intrattenuto rapporti commerciali e societari con il principale indagato, l'ingegnere Giorgio Comerio. I documenti provenienti dal Sismi consentono di notare come l'ottava divisione fu informata in merito agli affari portati avanti da Comerio sul finire degli anni Ottanta, da una fonte confidenziale: Cesare Cranchi?
La sesta delega: quale ruolo per il Capitano?
Non può passare inosservato come in nessuna di queste cinque deleghe compaia il nome di De Grazia. Stando a quanto detto dal compagno di viaggio Scimone, lui e non De Grazia avrebbe dovuto compiere quel viaggio. Il maresciallo Scimone racconta che solo la mattina del 12 dicembre – quindi dopo la compilazione delle deleghe ma prima della partenza – De Grazia gli avrebbe telefonato per dirgli che preferiva andare lui a La Spezia, trattandosi di elementi di indagine in cui servivano conoscenze tecniche nel settore marittimo.
Eppure, nella delega n.6 – quella non presente nel plico inviato dai carabinieri di Reggio Calabria e diretta al presidente della sezione penale del tribunale di La Spezia – si chiede di autorizzare De Grazia e Moschitta a prendere visione ed estrarre copia degli atti del procedimento relativo all’affondamento della nave Rigel, avvenuto il 21 settembre 1987. Un affondamento su cui, ad oggi, non vi sono certezze.
Le deleghe sono redatte l’11 dicembre per cui è possibile affermare che i procuratori di Reggio Calabria avessero espressamente richiesto la presenza di Natale De Grazia a La Spezia. De Grazia avrebbe dovuto compiere e portare a termine quel viaggio.
Di questo, oggi, siamo certi grazie al ritrovamento e all’attenta lettura di questa sesta delega. Pertanto, Scimone avrebbe reso informazioni false o, quanto meno, inesatte.
Importanti quesiti, urgenti risposte
Il procuratore Pace ha riferito in Commissione rifiuti di aver sentito De Grazia la mattina del 12 dicembre e che lo stesso gli avrebbe riferito che “con una delega di Neri” si sarebbe dovuto recare “prima a Massa Marittima e poi a La Spezia” e che, al rientro, lo avrebbe aspettato a Reggio Calabria per portarlo sul punto esatto in cui era affondata la Rigel.
Ma dov’è la delega che fa riferimento a Massa?
Stranisce, inoltre, la sistematica trascuratezza riservata alla testimonianza di Cranchi consolidatasi nel corso degli anni nella narrazione comune, portando a dimenticare quella meta.
Se le deleghe consentono di puntellare lo scenario, di contro mettono alla berlina l’assordante silenzio che ruota attorno a esse. È oramai inderogabile fare luce su ciò che in quelle deleghe non è stato scritto, ciò che era stato “già concordato”. Chiarire ciò che accadde nel maggio del 1995 a casa di Gerardo Viccica e sapere con quali persone del Sios (il Servizio informazioni operative e situazione, un'articolazione dei servizi segreti italiani, ndr) si sarebbe incontrato Natale De Grazia. Su alcune domande ha di recente provato a fare luce anche Nuccio Barillà nell’ultimo rapporto Ecomafia.
È possibile declassificare in toto la documentazione prodotta più di trent’anni orsono dal Sismi, dal Sisde (il Servizio per le informazioni e la sicurezza democratica, oggi Aisi, Agenzia informazioni e sicurezza interna, ndr), dal Comando generale della guardia di finanza, dal Sios e da tutti gli organi che prestarono attenzione all'ingegnere Comerio e alle navi a perdere.
È possibile, oltre che necessario, porre fine a quella lunga notte tra il 12 ed il 13 dicembre del 1995.
Una delle notti buie della democrazia italiana.