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Era la voce che un tempo correva negli uffici regionali .

Insomma bastava entrare e poi non uscivi più.

Prima o dopo saresti stato stabilizzato.

E non era importante quello che realmente facevi.

 

 

L’importante era che fossi presente , magari seduto su una sedia in attesa di un lavoro.

Lì negli uffici regionali nessuno era un numero, ma ognuno era figlio, amico, parente di qualche persona importante .

Politico, massone, giudice, non era importante.

La quota di ognuno era chi lo aveva segnalato, non che titolo avesse o cosa sapesse fare.

Ora sembra che non sia più così.

Almeno stando a sentire il consigliere regionale Gianluca Gallo, i quale dichiara che «In Calabria esistono migliaia di lavoratori precari».

Ma poi insiste sostenendo che “a centinaia di loro viene negato persino il diritto di potersi dire tali”. E continua dichiarando che “È il caso del personale che, tra il 2003 ed il 2015, ha prestato servizio negli uffici regionali garantendo, attraverso contratti a progetto, diverse attività: dalla rendicontazione dei bandi del Fondo sociale europeo al monitoraggio della realizzazione delle operazioni cofinanziate col Por all'inserimento dei dati nelle banche dati”

Infine denuncia che “Una volta giunti a termine i progetti, dopo anni di impiego sono stati confinati nel nulla insieme alle competenze nel frattempo acquisite. Uno spreco trasformato in discriminazione quando la Regione ha scelto di negare loro finanche un bacino nel quale confluire, in vista di un possibile reimpiego attraverso politiche attive o strade alternative. Un paradosso nella terra dei paradossi, finito al centro di un incontro svoltosi stamane a Catanzaro tra una delegazione dei lavoratori, affiancati dal consigliere regionale Gianluca Gallo, e i vertici della macchina burocratica regionale: presenti il dirigente generale del dipartimento Lavoro, Fortunato Varone; il dirigente generale del Segretariato generale, Ennio Apicella, e i dirigenti dei Settori Mercato del lavoro e Segreteria di giunta, Roberto Cosentino e Francesca Palumbo”.

Ma che significa ?

Sono stati mandati a casa?

Sono ancora negli uffici regionali a non far nulla?

E chi li ha mantenuti se i loro progetti erano giunti a termine?

Ma nessuno controlla la spesa pubblica?

Ma allora è vero che nella regione Calabria non s’è mai visto un precario licenziato.

C’è lavoro per Gratteri, visto che nessuno applica la legge?

Bene che Gratteri intervenga, subito e con decisione.

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Ho chiesto al web di offrirmi informazioni sul seguente testo: “Perchè tanti minori sono terribili?”

Ecco i titoli usciti:

1)Grecia: la crisi dell'accoglienza dei minori stranieri non accompagnati

2)Perché il Sud non è figlio di un Dio minore - Huffington Post

3)Migranti, le Ong: terribili le condizioni dei minori arrivati in Sicilia dalla ...

4)2e Minori non accompagnati - World Social Agenda

5)Migranti: 3 minori su 4 non sono accompagnati - Panorama

6)Gli Asini – Rivista Msna: minori stranieri non accompagnati - Gli Asini ...

7)Immigrazione,minori: Save the Children, quasi tutti i minori ...

8)Il dramma dei minori stranieri non accompagnati - Lavoro Sociale

9)L'inverno non ferma il viaggio dei minori migranti verso l'Europa ...

10)Sfruttamento minorile - Diritti Umani

Ma io volevo informarmi sui giovani italiani non sui giovani del mondo e tantomeno sui giovani profughi.

E volevo farlo perché preoccupato dei tanti eventi delittuosi che coinvolgono tanti giovani italiani e sollecitato dal seguente articolo:.

Botricello. Mesi di vero e proprio terrore, suscitato soprattutto tra i coetanei, con scippi, furti e condotte violente.

A mettere fine a tutto sono stati i carabinieri della Stazione di Botricello che hanno bloccato la spirale di violenza messa in moto da due minorenni, giovani di 15 e 16 anni.

I militari hanno focalizzato l’attenzione sui due giovani, dall’indole estremamente violenta ed una naturale propensione nel violare le regole della socialità, con l’obiettivo di ricostruire minuziosamente le loro responsabilità in una serie di allarmanti fatti delittuosi.

A nulla è valso l’uso di strumenti socio-rieducativi meno afflittivi, offerti dalla normativa sui minori, sino alla commissione tra i mesi di settembre e novembre scorsi di una serie di furti di ciclomotori con il solo scopo di vandalizzarli e renderli non utilizzabili al legittimo proprietario dopo l’eventuale ritrovamento.

I carabinieri hanno così avviato le indagini, incrociando anche le immagini estrapolate dai sistemi di videosorveglianza della zona, tabulati telefonici e dedicati servizi di osservazione, facendo emergere le gravi ragioni di tutela sociale causate dall’elevatissimo rischio di reiterazione dei reati.

Al termine delle indagini, il giudice per le indagini preliminari del Tribunale per i minorenni ha disposto il trasferimento dei due ragazzi in una comunità ministeriale, seguendo così la strada dell’ultima e più forte istanza di tentativo di recupero sociale dei due minori”

Ma perché il problema dei minori italiani sembra non esistere?

Anche in questo caso è bene non parlarne per evitare che gli italiani sappiano?

Perché?

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Parliamo del recente appello di monsignor Vincenzo Bertolone presidente della Conferenza episcopale calabra che in una intervista a Famiglia Cristiana invita «I cattolici a tornare a fare politica» .

Come si può pensare che possa essere vivo e vitale il rapporto con una chiesa che si paga perfino una messa durante la quale viene citato il nome di un defunto”

Per non parlare del resto delle cerimonie religiose

Per non parlare della dichiarazione che “ Non c’è una tariffa, ma solitamente vengono dati ….euro”

Ma davvero l’arcivescovo di Catanzaro, che pur ha colto l’impoverimento culturale del dibattito politico in Calabria, pensa sia facile riportare i cattolici alla politica?

Non è strano che si sia accorto del fatto che i cattolici non siano più impegnati in politica, ma che ancora esistano “i cattolici” .

Comunque, vale la pena di riproporre l’intervista anche se prima occorre chiedersi dove sia quella azione cattolica che è stata per decenni l’ organismo indispensabile per la nascita del cattolico.

L’associazionismo cattolico è praticamente scomparso dal Parlamento in questa tornata elettorale (non ci sono parlamentari dell’Ac, delle Acli, di Sant’ Egidio, della Coldiretti, della Cisl). Come valutare questa assenza?

«Vale la pena chiedersi, con don Milani, che senso abbia avere le mani pulite e tenersele in tasca, quando invece quello che occorre è sentirsi responsabili ed agire di conseguenza. Di tutto.

Soprattutto in un momento storico, caratterizzato da forme di violenza, pure politica, e da una propaganda che stravolge la storia. Il Concilio Vaticano II ammoniva: “I cattolici esperti in politica (…) non ricusino le cariche pubbliche, potendo provvedere al bene comune e al tempo stesso aprire la via al Vangelo».

Si sente l’esigenza di un nuovo partito dei cattolici?

«Qualsiasi risposta potrebbe suonare illogica, dal momento che, se non esistono più i partiti, come potrebbe esistere un partito dei cattolici? Mi domando allora: e se invece si creassero le condizioni per vari approdi, nuovi e unitari dei cattolici? Non lo considererei personalmente un male, se nel solco del solidarismo sturziano e dell’’europeismo degasperiano. Ma ancor più di questo credo sia avvertito il bisogno di cattolici autentici impegnati in politica».

C’è un pericolo di estremismi che contraddicono i valori cristiani? Magari anche tra quanti a parole dicono di volerne difendere le radici?

«Nel 1964 Norberto Bobbio scriveva: “La nostra democrazia è minata. E i nostri rappresentanti mi fanno l’effetto di minatori incoscienti che si mettono a fumare sigarette in una miniera piena di grisou”. La Comunità ha smarrito il senso dell’unità e le istituzioni sono viste quasi ostili, inutili, distanti. Dovremmo, invece, essere consapevoli che abbiamo quella “Carta” che ci accomuna, tutti. Ora penso che la radicalità evangelica possa contribuire a ricostruire la speranza e l’idea stessa di Repubblica e democrazia».

Cattolici e politica. C’è bisogno di un nuovo impegno, una migliore formazione?

«… un partito solo dei cattolici: non serve e non avrà capacità convocatorie, perché farà quello per cui non è stato chiamato.

Ma, un cattolico può fare politica? Deve!

Ma un cattolico può immischiarsi in politica? Deve!”

Così Papa Francesco.

Un impegno, quasi una chiamata, ai quali un cristiano è tenuto a rispondere affermativamente per rigenerare l’impegno dei cattolici in politica, per recuperare il rapporto vitale tra legge e bene comune, per armonizzare l’interdipendenza tra diritti e doveri e promuovere la cultura attiva e responsabile della partecipazione alla vita pubblica e sociale.

Traguardi difficili, ma dai quali un cristiano non deve abdicare se non voler arrendersi di fronte alla triste evidenza descritta da Pier Paolo Pasolini: “In Italia il coraggio intellettuale della verità e la pratica politica sono due cose inconciliabili”»

Ndr. Possibile che monsignor Bertolone voglia rifondare la DC 24 anni dopo 18 gennaio del 1994 quando il partito venne sciolto e trasformato in Partito Popolare dall'allora segretario Mino Martinazzoli e quando iniziò la diaspora democristiana e la duratura unità politica dei cattolici si sfaldò definitivamente?.  

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