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Tutti a processo per la “truffa dei boschi”.

Tra le nove persone rinviate a giudizio dal Tribunale di Castrovillari c’è anche Gaetano Pignanelli, capo di Gabinetto della giunta Oliverio.

Che strano!

 

 

 

L’agenzia regionale si è costituita parte civile, l’amministrazione regionale no.

Chissà perché?

Assieme al capo di Gabinetto della presidenza della giunta regionale Gaetano Pignanelli sono indagati

Marino De Luca (titolare dell’omonima ditta boschiva),

Pio Del Giudice (dipendente di Calabria Verde con mansioni di responsabile del patrimonio boschivo),

Ivo Leonardo Filippelli (capo operaio di Calabria Verde),

Antonietta Caruso (responsabile dell’ufficio “Patrimonio e Servizi forestali” di Calabria Verde),

Leandro Savio (dirigente dell’agenzia regionale),

Gennarino Magnone (agrotecnico nominato dal dg Furgiuele),

Mario Caligiuri (capo struttura del dipartimento Agricoltura, Foreste e Forestazione della Regione)

e lo stesso Paolo Furgiuele, ex direttore generale dell’agenzia della Regione Calabria .

Sempre Furgiuele, assieme a Savio, è indagato anche per il reato di turbativa d’asta.

Il gup ha infatti rinviato a giudizio tutti gli indagati del filone d’indagine (l’altro è di competenza della Procura di Catanzaro) di cui si sono occupati gli uomini del Nipaf del Corpo forestale dello Stato e del comando stazione di Cava di Melis sotto il coordinamento della pm Angela Continisio e del procuratore capo Eugenio Facciolla.

Gli indagati, secondo la Procura, avrebbero prodotto un’attestazione falsa – al ribasso – della quantità di legna presente sul territorio di Bocchigliero. Lo scopo? Quello di consentire l’affidamento diretto del taglio all’azienda di Marino De Luca, senza passare attraverso una procedura di evidenza pubblica

Il giudice, nell’udienza preliminare, ha respinto tutte le eccezioni dei difensori, alcune delle quali tese a ottenere il trasferimento del processo a Catanzaro.

L’inchiesta è nata a seguito delle denunce di Paolo Furgiuele, ex direttore generale dell’agenzia della Regione Calabria, e a Pignanelli è contestato (così come agli altri indagati) il reato di truffa.

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Fucili, carabina, centinaia di cartucce e polvere da sparo trovati dai carabinieri nel corso di una perquisizione nel centro storico di Cosenza

Cosenza. Nella notte tra sabato e domenica i carabinieri di Cosenza hanno arrestato, in flagranza di reato, un 42enne cosentino, pregiudicato, già sottoposto alla misura cautelare degli arresti domiciliari, resosi responsabile dei reati di detenzione abusiva di armi e munizioni nonché di coltivazione di sostanza stupefacente.

I carabinieri si erano recati nell’abitazione dell’uomo per un controllo di routine ma, una volta entrati nell’appartamento, si sono accordi di un odore simile a quello della marijuana.

Hanno deciso, dunque, di perquisire l’appartamento trovando, in una piccola serra posta vicino al davanzale, 6 vasi con all’interno 21 piantine di marijuana in fase di coltivazione.

L’attività di controllo permetteva però altresì di scovare, celati all’interno di un armadio, 3 fucili da caccia calibro 12 illegalmente detenuti, 1 carabina ad aria compressa, 1 cartuccera con all’interno 30 cartucce a pallini calibro 12, 654 cartucce calibro 12 varie marche delle quali 10 a palla unica e le restanti a pallini nonché 3 confezioni con polvere da sparo dal peso complessivo di oltre 1,2 kg e macchinari per la realizzazione domestica delle munizioni.

Le indagini in corso sono volte ad accertare l’eventuale utilizzo delle armi e della polvere da sparo. Tutto il materiale è stato sequestrato, mentre l’uomo è stato dichiarato in stato di arresto e trattenuto nella propria abitazione in regime degli arresti domiciliari a disposizione della Procura di Cosenza.

Da Il corrieredellacalabria

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L’abbandono di rifiuti lungo le strade o nelle campagne è un fenomeno comune in tutta Italia.

Si tratta di un fenomeno che purtroppo non risparmia nessun paese, nemmeno quelli di alta valenza turistica ed i cui ospiti si aspettano la massima pulizia.

E’ un fenomeno che mostra drammaticamente la inciviltà di una popolo, anche quando sono pochi quelli che abbandonano i rifiuti

E siccome non viene combattuto saremo costretti a vedere nelle cunette o nelle piazzole delle strade le buste, singole o meno, o le montagne di rifiuti accatastati.

Una ennesima prova è nella foto inviataci da Luca Guzzo della Protezione civile ma anche attento ambientalista. ( vicino al Savuto).

Si tratta di un fenomeno che oltre a deturpare l’ambiente e il paesaggio, genera un costo non indifferente per la collettività.

La rimozione dei rifiuti ed il loro smaltimento sono a carico degli Enti proprietari delle strade o dei comuni nel cui territorio vengono abbandonati, più raramente a carico dei proprietari dei terreni che, lasciati incustoditi, diventano discariche abusive.

Peraltro i rifiuti attirano i rifiuti e senza le necessarie contravvenzioni .altri emulano comportamenti sbagliati.

Purtroppo una parte della magistratura pretende la contestazione immediata, impossibile se non con le telecamere.

Ma allora perché non si controllano coloro che trasportano spazzatura o rifiuti sui propri automezzi?

Basta una piccolissima ordinanza sindacale che imponga la presenza nell’automezzo di una specifica autorizzazione al trasporto degli inerti dal luogo di produzione al luogo di deposito o di una semplice autodichiarazione di trasporto del rifiuto dalla abitazione all’isola ecologica

Ed ovviamente la pubblicazione delle generalità del contravvenzionato e laddove possibile od obbligatoria la confisca del mezzo( in merito vedi la sentenza della Corte di Cassazione 30 dicembre 2016 n 55286).

Diversamente sarà necessario ritornare all’uso dei sistemi di videosorveglianza ma solo ove non risulti possibile, o si riveli non efficace, il ricorso a strumenti di controllo alternativi.

Per quanto appaia comprensibile che le immagini che riprendono una persona siano da considerarsi a tutti gli effetti di legge dati personali ritengo ( posso anche sbagliarmi, ovviamente) che ove l’ordinanza avverta preventivamente i contravventori non sia impossibile la pubblicazione delle loro generalità sul sito comunale .

Questo, ovviamente, se vogliamo salvare l’ambiente e le casse del comune.

Quello che offende di più è da un lato l’arroganza dell’incivile e dall’altro il fatto che poi si debba essere tutti a pagare i costi della sua inciviltà!

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