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Le difficoltà economiche degli amanteani si riverberano soprattutto nel problema della abitazione. Molti gli sfratti per il mancato pagamento dei fitti mensili.

Da qui la ricerca esasperata di un alloggio popolare il cui fitto è talmente irrisorio da diventare assolutamente appetibile.

 

Il patrimonio di alloggi popolari ad Amantea comincia a nascere negli anni cinquanta per dare soluzione alle famiglie, un tempo numerose, che vivevano, spesso, in monolocali e quasi sempre in immobili sprovvisti di servizi igienici e di abitabilità

 

Dopo la forte risposta dello stato ai bisogni delle famiglie più povere con le regioni la attenzione alle esigenze delle famiglie più povere sembrò sterilizzarsi.

Così l’ ICP (Istituto Case Popolari ), che era stato creato nel 1903, successivamente chiamato IACP (Istituto Autonomo Case Popolari ), divenne Aterp ( Azienda territoriale edilizia residenziale pubblica) un carrozzone politico a disposizione delle lobby politiche e che oggi sempre la politica, invece di trasferirle in proprietà ai comuni, intende trasformare in Aterp unica regionale, che sarà un carrozzone ancora più malmesso e mal funzionante.

 

La prova sta anche nel fatto che gli alloggi cadono a pezzi ed invece di essere assegnati agli attuali detentori ovviamente a prezzi contenuti vengono ristrutturati e manutenzionati a spese pubbliche sottraendo così risorse a nuovi alloggi atti a soddisfare sempre nuove esigenze abitative

A questo grave quadro si aggiunge la approssimazione delle amministrazioni comunali che hanno difficoltà a controllarle.

In questo ambito si muove , ormai da anni, la Polizia Municipale che non riesce a documentare i diversi csi di decadenza dell’assegnazione di cui all’art 47 comma 1 lettera b della legge regionale n. 32/1996 e smi, nemmeno quando appare notoria la occupazione abusiva e la mancata stabile occupazione dell’alloggio assegnato.

 

Ma la pressione degli aventi bisogno sorretta dalla politica locale sembra stia esercitando, almeno in teoria, le opportune sollecitazioni al sindaco che è il responsabile della gestione degli alloggi popolari e che spesso li assegna extra graduatoria.

Di questi giorni gli accessi della PM alla ricerca di elementi atti alla emanazione della ordinanza sindacale di decadenza dell’assegnazione se non di mancanza del diritto alla fruizione dell’alloggio stesso.

Come per la sanità sembra che possa determinarsi una forte presa di coscienza del diritto ad una maggiore giustizia sociale capace di indurre una accelerazione delle indagini se non ad una indagine penale sulla loro omissione .

Pubblicato in Politica

Essere accusati di provocazione al punto da prendere un amanteano, sbatterlo in un’auto a far finta di dormirci, solo per poter scattare una foto e farne un articolo sul web , è una vergogna per chi l’ha pensato e l’ha detto.

 

E questa persona meriterebbe persino di essere querelata.

Ma non ci è sembrato opportuno; anzi lo abbiamo inteso come il segno di una stanchezza anche morale che forse è figlia della non conoscenza di quanto avviene nella nostra città.

Già quella Amantea difficile nella quale occorre viverci quotidianamente per conoscerla ( od almeno tentare di conoscerla) , che occorre camminare per capirla, per saperne quanto basta ad evitare di dire fregnacce.

 

Tanto più che ci si riferisce ad un cittadino che abita in Via Innominata , quell’eufemismo per dire che non ha una casa!

Ed il pensiero ritorna a chi abitava la famosa villa sul mare e che adesso abita in cielo.

Né ci è mai passato per la mente di fare osservazioni ( forse obbligate) sulle assegnazioni degli alloggi popolari, diversi dei quali disabitati.

Ma è impossibile che una città dalle cento associazioni non ascolti il cuore di chi soffre e non adotti i provvedimenti opportuni prima che come già successo avvenga l’inevitabile e l’irrimediabile.

Questa gente vuole un alloggio popolare perché quasi non si paga , ma forse un alloggio per una sola persona è sprecato di fronte a famiglie che hanno problemi più gravi

Queste persone hanno bisogno di un letto, di un posto dove lavarsi, farsi la doccia, dove cucinarsi un piatto di spaghetti e dove poter fare gruppo con gli altri che hanno le stesse condizioni difficili se non disperate.

Per esempio perché non arredare lo stabile dell’ex Giudice di Pace con un letto ed un armadietto in ogni stanza , attivando per le giornate più fredde nelle ore notturne i condizionatori?

E magari migliorare i servizi igienici già presenti, corredandoli di docce.

E poi arredare una delle stanze al piano terra con qualche tavolo, qualche sedia , qualche pensile e qualche cucinino dove possano prepararsi una insalata od un patto di spaghetti.

A queste persone il comune potrebbe affidare la manutenzione del grande giardino da trasformare i piccoli orticelli dove coltivare quanto serve loro cominciando dal prezzemolo.

Chi è pensionato potrebbe vivere dignitosamente , chi riesce a trovare un lavoro anche saltuario potrebbe affrontare serenamente i problemi quotidiani.

Basterebbe dotarli di una tessera per il servizio pubblico con cui raggiungere il centro abitato e viceversa ed esonerarli da ogni tributo.

A tutti loro di potrebbe assegnare una pala, una falce,un rastrello ed una scopa per pulire le strade del quartiere (tra le più abbandonate della intera città) così da non sentirsi in debito con la società.

Ed a chi non riesce a procurarsi nemmeno redditi minimali basterà assegnare 10 voucher al mese chiedendo lo stesso servizio

Il resto spetterà alle parrocchie ed alle vere associazioni.

 

Oggi è ospite di Padre Francesco Celestino

Pubblicato in Cronaca

Prima di parlare del problema degli alloggi popolari va fatta la premessa che dopo una iniziale forte attenzione al problema della casa anche nei nostri piccoli comuni, è scattato un altrettanto forte disinteresse.

 

Non c’è chi non veda, infatti ,che, dopo le case popolari di Via Monte Rosa, di Via Roma, Via Bari, di via Vulcano, Via degli Stadi ( eccetera), c’è stato un sostanziale blocco delle nuove costruzioni.

 

Il risultato è sotto gli occhi di tutti.

C’è una fortissima esigenza di alloggi a prezzi contenuti e sono tantissime le occupazioni abusive mai regolarizzate. Insomma una guerra tra poveri che ha molte vittime.

Intanto c’è chi è senza alloggio ed abita in una “villa” a mare fatta da gelidi tende sotto le quali è impossibile vivere, una condizione di stress così intenso che forse non è estranea alla grave malattia di cui soffre il suo ospite Giuseppe , in ospedale con un cancro.

C’è chi si autodenuncia evidenziando di dover lasciare il proprio alloggio in fitto perché non ha i soldi per pagare la pigione mensile e di essere costretta ad occupare un alloggio popolare.

C’è chi è stato sfrattato ed a giorni non sa dove andare e dovrà scegliere tra una villa al mare ( magari tenendo calda quella di Giuseppe ora libera), una occupazione abusiva od il portone del comune o di un ufficio pubblico.

E la gestione degli alloggi presenta fortissime lacune. Sono tantissimi gli alloggi occupati solo d’estate o non realmente occupati. Tanti di essi non hanno consumi di luce di una famiglia e non c’è mai un panno stesso a sole. Sono condizioni che da sole, forse, imporrebbero che gli alloggi medesimi vengano liberati da occupazioni illecite ed assegnati ad altri aventi bisogno.

Peraltro sembra ben discutibile e forse illegittimo il mancato aggiornamento della graduatoria degli assegnatari ferma dal 2008, quantomeno in presenza delle gravi situazioni di bisogno appena evidenziatesi.

E non sembra che il comune o l’Iacp abbiano condotto una attenta indagine sul reale bisogno di alloggi popolari onde opportune e necessarie richieste di nuove costruzioni, magari finalizzate a persone anziane che vivono sole.

Insomma situazioni illogiche se non illegittime come la assegnazione di alloggi senza il preventivo possesso del certificato di abitabilità. Roba, questa, da terzo (o quarto) mondo!

Pubblicato in Primo Piano

Non si configura il reato di occupazione abusiva di case popolari se il fatto è commesso in stato di necessità. Ecco il fatto:“Con sentenza del 4.2.2005 il Tribunale di Roma condannava D. G., concesse le circostanze attenuanti generiche, alla pena di euro 600,00 di multa, avendola ritenuta responsabile del reato di occupazione abusiva di immobile di proprietà dell'Iacp. Con sentenza dell'1.12.2006 la Corte di Appello di Roma confermava la decisione impugnata.

Di parere contrario la Suprema Corte di cassazione Sezione II Penale con sentenza 27 giugno – 26 settembre 2007, n. 35580.

Il Collegio ha evidenziato che, ai fini della sussistenza dell'esimente dello stato di necessità previsto dall'art. 54 c.p., rientrano nel concetto di "danno grave alla persona" non solo la lesione della vita o dell'integrità fisica, ma anche quelle situazioni che attentano alla sfera dei diritti fondamentali della persona, secondo la previsione contenuta nell'art. 2 della Costituzione; e pertanto rientrano in tale previsione anche quelle situazioni che minacciano solo indirettamente l'integrità fisica del soggetto in quanto si riferiscono alla sfera dei beni primari collegati alla personalità, fra i quali deve essere ricompresso il diritto all'abitazione in quanto l'esigenza di un alloggio rientra fra i bisogni primari della persona”.

Ma sempre la Corte di Cassazione, sezione II penale, con sentenza del 3 maggio 2013 n. 19147 ha statuito che “L'illecita occupazione di un bene immobile é scriminata dallo stato di necessità conseguente al danno grave alla persona, che ben può consistere anche nella compromissione del diritto di abitazione, sempre che ricorrano, per tutto il tempo dell'illecita occupazione, gli altri elementi costitutivi della scriminante, quali l'assoluta necessità della condotta e l'inevitabilità del pericolo (Nella specie, in cui gli imputati avevano stabilmente occupato un immobile trasformandolo nella propria residenza abituale, la Corte ha affermato che lo stato di necessità, nella specifica e limitata ipotesi dell'occupazione di beni altrui, può essere invocato solo per un pericolo attuale e transitorio e non per sopperire alla necessità di trovare un alloggio al fine di risolvere, in via definitiva, la propria esigenza abitativa).

Sulla stessa linea la Corte d'Appello Cagliari, sezione II penale, la quale sentenza 19 maggio 2014, n. 652 ha statuito che “ Nel caso di illecita occupazione di un bene immobile di cui all'articolo 633 del codice penale, la suddetta scriminante può essere invocata solo per un pericolo attuale e transitorio e non per sopperire alla necessità di trovare un alloggio al fine di risolvere in via definitiva la propria esigenza abitativa”

Siamo disponibili a pubblicare eventuali apporti specifici sulla problematica al fine di evitare di indurre in errore i cittadini.

Amantea. Ecco, a memoria d’uomo, la prima ordinanza sindacale con la quale si dichiara la decadenza dell’assegnazione di un alloggio popolare e se ne intima la libertà al fine del suo riutilizzo.

Intanto, come detto, la sorpresa, poi i dati e le riflessioni.
L’alloggio era sito in Via Bari n 69, piano 2, interno 5 ed era stato a suo tempo assegnato al sig . Martoriello Giovanni del 1932.
Ora si accerta che il sig Martoriello dal 2004 risiede stabilmente a Valeggio sul Mincio e che, quindi, ai sensi della legge regionale n 32 del 25 novembre 1996, non ha più diritto a tale assegnazione.
Recita , infatti, l’articolo 47 comma 1 della riferita legge che il sindaco dispone la decadenza dell’assegnazione quando l’assegnatario “ non abiti stabilmente nell’alloggio assegnato” .
Già, ma dal 2004 sono passati 10 anni, una eternità!
Per 10 anni una famiglia avente bisogno non ha potuto avere riconosciuto il diritto ad un alloggio popolare.
Come mai nessun accertamento per 10 anni?
Certo è positivo che il comando della Polizia Municipale , pur sottodimensionata nel suo organico, pur a fronte degli impegnativi servizi estivi di una Amantea balneare, abbia trovato tempo, modo e volontà per accertare e comunicare, proprio il 26 agosto 2014, che l’alloggio era libero da anni.

Ma perché finora nessun controllo?
Forse ha soltanto efficacemente obbedito ad una disposizione politica?
E perché l’ATERP non ha provveduto essa a tali accertamenti?
Ed è altrettanto positivo che gli uffici comunali competenti abbiano, con immediatezza, pochi giorni dopo, il 5. 9. 2014 comunicato, giustamente, l’avvio del procedimento di decadenza, momento indispensabile per la legittimità della procedura.
Ed è una nota lieta che il sig Martoriello abbia, infine, dichiarato la sua disponibilità al rilascio dell’immobile libero dalle cose che vi manteneva, riconoscendo la irregolarità della sua posizione ed il diritto di eventuali altri aventi necessità.
Assolutamente logico e corretto, quindi, il provvedimento di decadenza della assegnazione e la reimmissione in disponibilità agli aventi bisogno del medesimo alloggio.
Ovvie le due domande che la gente si pone.
Quanti altri casi ci sono di irregolare assegnazione e quanti altri alloggi potrebbero essere liberati per essere assegnati agli aventi diritto?
Ora questo alloggio come ed a chi verrà assegnato?

Riceviamo e pubblichiamo

Nei giorni scorsi sono stati consegnati, alle famiglie assegnatarie, sei alloggi di edilizia residenziale pubblica (case popolari) che vanno ad aggiungersi agli altri undici alloggi già consegnati nella primavera del 2012.

Grazie, soprattutto, al lavoro svolto dagli uffici comunali - di cui è responsabile la Dottoressa Anna Concetta Trafficante - è stato quindi possibile, nonostante il complesso iter procedurale previsto dalla legge, giungere in pochi anni alla consegna complessiva di diciassette alloggi ad altrettante famiglie della nostra città che così vedono alleviata la loro condizione di disagio. Ovviamente, tutto ciò è frutto anche della grande disponibilità e collaborazione prestata dall’ATERP di Cosenza attraverso il Commissario straordinario Dott. Gagliardi e il funzionario delegato Silvestro Passarelli. Un ringraziamento va anche all’Assessorato ai lavori pubblici della regione Calabria per la concessione delle risorse finanziarie che hanno consentito il completamento degli ultimi alloggi.

I principali passaggi dell’iter amministrativo, che si sono resi necessari per arrivare alla consegna degli alloggi, sono stati: l’indizione del bando di concorso pubblico e la relativa stesura della graduatoria provvisoria da parte del comune; la verifica e l’approvazione della stessa graduatoria, eseguite dall’apposita commissione presso il Tribunale di Paola; l’assegnazione definitiva attraverso i decreti del Sindaco e infine la consegna, agli aventi diritto, da parte dell’ATERP.

In un periodo dove l’economia è in ginocchio e conseguentemente le situazioni di disagio sociale si moltiplicano, aver portato a termine positivamente e anche speditamente la consegna degli alloggi popolari costituisce per l’amministrazione comunale di Amantea - guidata prima dal compianto ed indimenticabile Sindaco Francesco Tonnara e ora dal Sindaco f.f. Michele Vadacchino - un motivo di orgoglio e soddisfazione. Il risultato conseguito ci rincuora e ci ripaga delle non poche amarezze che giorno dopo giorno siamo costretti a registrare proprio per il fatto di non poter dare adeguate risposte a quei nostri concittadini che ci chiedono aiuto. Risposte che, nella fase attuale, non è possibile fornire per le consistenti ristrettezze economiche e di bilancio che interessano, naturalmente, anche il nostro Comune.

L’impegno dell’attuale amministrazione comunale, ad attivare comunque iniziative nella direzione di creare sollievo a chi vive in condizioni di difficoltà, continuerà incessantemente.

Amantea 22 novembre 2013

L’Assessore ai Servizi Sociali del Comune di Amantea     Suriano Gianfranco

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