L’Italia ci sembra, sempre più, un paese senza futuro.
Il paese dei furbi che approfittano delle pieghe della legge per farsi i fatti propri.
Mille gli esempi.
Ma la cosa che ci appare veramente oltraggiosa, non scandalosa, è quella denunciata da Nello Musumeci nella recente conferenza stampa sulla gestione del personale della Regione Siciliana.
Un Nello Musumeci determinato e politicamente senza veli quello che ha dichiarato «In Sicilia ci sono dipendenti della Regione che si sono fatti adottare da anziani malati per potere beneficiare della legge 104 per l’assistenza.
È possibile che su 13mila dipendenti, 2.350 usufruiscano della legge 104?».
Poi aggiunge : «Faremo dei controlli e troveremo le organizzazioni sindacali dalla nostra parte, ognuno si assumerà la responsabilità delle proprie azioni, il tempo dei giochetti, delle coperture e dei ricatti reciproci è scaduto.
Pubblicheremo gli elenchi abbiamo 13.000 dipendenti ma i nostri uffici non dispongono di personale, non solo tecnico, avremo bisogno di avvocati e esperti di economia».
Infine Musumeci snocciola anche le altre incredibili difficoltà sul fronte dei dipendenti regionali: «Ci sono 2.600 dipendenti dirigenti sindacali e non possono essere distaccati.
Si pensi che non possiamo trasferire personale da un ufficio all’altro oltre i 50 Km.
Ognuno si assumerà le proprie responsabilità.
Basta, il tempo dei giochetti e dei ricatti reciproci è scaduto».
NdR: Presidente, restiamo in attesa di quanto farete e nel mentre vi formuliamo l’augurio di grandi successi.
Sarebbe bello che la Sicilia diventi l’ apripista per tutta la nazione,un esempio di correttezza e di civiltà!
Pubblicato in
Italia
Inizialmente furono inquisiti ventiquattro docenti.
L’accusa della Procura fu quella che alcune persone che godevano dei benefici della legge 104 tipici dei tre giorni di permesso al mese retribuiti e della possibilità di scegliere una sede più vicina al diretto interessato, ossia alla persona invalida bisognosa di assistenza, avrebbero dichiarato il falso, che costituisce un falso del privato davanti al pubblico ufficiale, inducendo di conseguenza in errore il provveditorato agli Studi; questa induzione in errore, avrebbe causato un falso ideologico del pubblico ufficiale perché l’assistenza non sarebbe stata adeguatamente prestata o non prestata per niente.
Il Gip Cristofano li prosciolse.
La Procura bruzia impugnò il proscioglimento in Cassazione
Il Procuratore Generale ne chiese il rigetto sostenendo che : “Questo è un colosso con i piedi di argilla, si deve rigettare questa impugnativa”.
La Corte di Cassazione annullò la sentenza del Gup di Cosenza e rinviò per una nuova udienza preliminare che si svolse dinanzi al giudice Carpino.
Una parte scelse il giudizio abbreviato e venne assolta.
Un’altra parte optò per il rito ordinario.
Dopo nove anni anche i 12 imputati hanno visto oggi una sentenza di assoluzione.
La sentenza è stata emessa dal giudice Gallo, in composizione monocratica.
Assolti i dodici docenti che avevano scelto il rito ordinario: Orietta Cosentini, Rosaria Ginese, Adele Granato, Rosa Alba Rita Guarascio, Emanuela Antonella Lucirino, Maria Mancuso, Rosanna Mannarino, Olimpia Marini, Franca Luise Marrelli, Rita Paoli, Francesca Maria Massaro, Emanuela Ominelli.
Il collegio difensivo era composto da Salvatore Tropea, Francesco Calabrò, Pietro Perugini, Antonio Quintieri, Ugo Le Donne, Vincenzo Belvedere, Innocenzo Palazzo, Matteo Cristiani, Antonella Ponterio, Domenico Lopolito.
Pubblicato in
Cosenza