Inizialmente furono inquisiti ventiquattro docenti.
L’accusa della Procura fu quella che alcune persone che godevano dei benefici della legge 104 tipici dei tre giorni di permesso al mese retribuiti e della possibilità di scegliere una sede più vicina al diretto interessato, ossia alla persona invalida bisognosa di assistenza, avrebbero dichiarato il falso, che costituisce un falso del privato davanti al pubblico ufficiale, inducendo di conseguenza in errore il provveditorato agli Studi; questa induzione in errore, avrebbe causato un falso ideologico del pubblico ufficiale perché l’assistenza non sarebbe stata adeguatamente prestata o non prestata per niente.
Il Gip Cristofano li prosciolse.
La Procura bruzia impugnò il proscioglimento in Cassazione
Il Procuratore Generale ne chiese il rigetto sostenendo che : “Questo è un colosso con i piedi di argilla, si deve rigettare questa impugnativa”.
La Corte di Cassazione annullò la sentenza del Gup di Cosenza e rinviò per una nuova udienza preliminare che si svolse dinanzi al giudice Carpino.
Una parte scelse il giudizio abbreviato e venne assolta.
Un’altra parte optò per il rito ordinario.
Dopo nove anni anche i 12 imputati hanno visto oggi una sentenza di assoluzione.
La sentenza è stata emessa dal giudice Gallo, in composizione monocratica.
Assolti i dodici docenti che avevano scelto il rito ordinario: Orietta Cosentini, Rosaria Ginese, Adele Granato, Rosa Alba Rita Guarascio, Emanuela Antonella Lucirino, Maria Mancuso, Rosanna Mannarino, Olimpia Marini, Franca Luise Marrelli, Rita Paoli, Francesca Maria Massaro, Emanuela Ominelli.
Il collegio difensivo era composto da Salvatore Tropea, Francesco Calabrò, Pietro Perugini, Antonio Quintieri, Ugo Le Donne, Vincenzo Belvedere, Innocenzo Palazzo, Matteo Cristiani, Antonella Ponterio, Domenico Lopolito.