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Una bravata che avrebbe potuto creare conseguenze molto gravi.

Tre ragazzini sono indagati dal Tribunale dei minorenni di Catanzaro.

Paola(CS). Avrebbero staccato dagli alloggiamenti gli estintori, dispositivi antincendio molto utili in caso di necessità, dal percorso della linea ferroviaria Cosenza Paola, per poi lasciarli sui binari.

Una stupida e altrettanto pericolosa bravata che però avrebbe potuto creare gravi conseguenze.

Hanno tra i 13 e i 16 anni, i minori che avrebbero posizionato gli estintori, ben 14, all’interno della galleria Santomarco, posizionandoli sui binari nel tunnel che collega la costa tirrenica a Cosenza.

Estintori prelevati dalle nicchie di alloggiamento e lasciati sui binari.

Un convoglio di passaggio però vi ha impattato contro riportando anche danni e ovviamente generando paura e disagi per i viaggiatori ed il personale del treno.

Il Tribunale dei minori di Catanzaro ha iscritto nel registro degli indagati prima un sedicenne che, con insieme ad altri due amici sono ritenuti responsabili dell’azione.

Pubblicato in Longobardi

I carabinieri della stazione di Cosenza Principale hanno arrestato ieri mattina, su ordine di carcerazione emesso dal Tribunale di Catanzaro, una coppia di coniugi di 53 e 49 anni, entrambi romeni e già sottoposti alla misura degli arresti domiciliari.

 

I due stavano infatti scontando una condanna a 5 anni di reclusione per i reati di violenza sessuale su minore, sfruttamento della prostituzione minorile e pedopornografia, commessi a Cosenza tra il 2011 e il 2014, quando furono fermati in quanto, vistisi scoperti, stavano pianificando la fuga.

I due facevano prostituire le proprie tre figlie, allora minorenni.

 

I carabinieri scoprirono pure che gli incontri con i clienti venivano filmati.

Il sociologo Antonio Marziale, Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza della Regione Calabria, intervenendo in riferimento all’arresto, su ordine di carcerazione emesso dal Tribunale di Catanzaro, di una coppia di coniugi di 53 e 49 anni, entrambi romeni e sottoposti alla misura degli arresti domiciliari dovendo scontare la condanna a 5 anni di reclusione per i reati di violenza sessuale su minore, sfruttamento della prostituzione minorile e pedopornografia, perpetrati a Cosenza ha dichiarato.

“Provo una rabbia incontenibile nell’apprendere che due disgraziatissimi genitori facevano prostituire le proprie figlie minorenni, filmandole e dandole in pasto a chissà quali e quanti fruitori, ma mi dico smarrito quando apprendo che le leggi in vigore nel nostro Paese consentono a simili criminali di beneficiare degli arresti domiciliari.

 

Non c’è crimine più turpe dello sfruttamento sessuale dei minorenni e ciò a prescindere da qualsiasi giustificazione sociale, economica o di altro genere.

Chi abusa, chi compartecipa all’abuso, chi filma e divulga, alimentando un mercato dalle cifre incontenibili, commette un crimine contro l’umanità debole e indifesa e come tale deve essere punito.

Mi dico schifato – conclude il sociologo – da un garantismo eccessivo, che concedendo benefici ai criminali violenta ulteriormente la sensibilità delle vittime e ciò non può definirsi giustizia”.

Pubblicato in Cosenza

L’articolo sull’arresto di un minorenne amanteano per possesso e spaccio di droga e della contestuale denuncia di altri due amanteani, sempre, per consumo di droga, ha avuto oltre 9000 letture.

Una quantità che mostra il forte interesse che hanno i nostri lettori per una vicenda che sarebbe potuta accadere dappertutto ma che questa volta ha interessato Amantea.

Non uno ma tre giovani e tutti minorenni.

 

Ed ognuno di lettori sembra si sia interrogato chiedendosi quanto sia grave ad Amantea il fenomeno delle droghe.

Purtroppo non esiste un osservatorio e nessuno è in grado di ipotizzare una sia pur minima risposta.

Certo se avessimo i valori di Milano potremmo parlare di oltre 800 assuntori senza distinzione di età.

 

Ma stando ad alcune indicazioni pervenuteci sembra si tratti di un fenomeno che anche qui nella nostra cittadina raggiunge ampiezze incredibili e coinvolge tantissimi minorenni ad iniziare dalla scuola media.

“Fate qualcosa” è stata la parola d’ordine e la richiesta di soccorso .

Fate qualcosa prima dell’irreparabile . Già! Ma che cosa e chi?

 

La famiglia? Certo che potrebbe e dovrebbe essere il primo presidio di tutela e cura per i giovani . E soprattutto di ascolto. Ma quale famiglia così attenta ai problemi dei propri figli ed è così unita da dedicarsi totalmente ad un proprio figlio se soggetto ad alcool o droga?

 

La Scuola?

Certo. Ma ci vorrebbero docenti dedicati all’ascolto dei giovani con questi problemi. E poi è facile trasferire agli altri ( allo Stato in particolare) questi problemi. Purtroppo la scuola si prende cura dei diversamente abili, dei sordomuti , ma non ci risulta che sia in grado o voglia aver cura dei giovani soggetti a droga ed alcool. Che fine hanno fatto gli psicologi scolastici?

 

Il Comune?

Certo. Magari aprendo immediatamente uno sportello di ascolto. Al quale rivolgersi mantenendo l'anonimato, senza doversi identificare ed ottenendone comunque e liberamente il supporto!

 

Le Associazioni?

Certo. Anche loro ponendosi a servizio dei giovani che sembrano essere, anzi sono, un reale problema che interessa gli stessi giovani, le famiglie, la società!

Già! Ma chi ascolta i giovani vittime di alcool e droga? Ed in questo deserto di solitudine sociale che è Amantea, a chi dovrebbe rivolgersi il giovane che vuole uscire dal tunnel dell’alcool o della droga?

 

E non solo. A chi dovrebbero rivolgersi i genitori dei giovani che si trovano in queste condizioni?.

Qui ad Amantea, la verità cruda e nuda è che ognuno è solo; i giovani, le famiglie, la società.

Pubblicato in Politica

Il docente negli ultimi quattro anni avrebbe palpeggiato le ragazzine vicino alla cattedra e alla lavagna. A volte, gli approcci sarebbero avvenuti anche all’uscita di scuola

Querelati, perché pur essendo a conoscenza degli abusi avrebbero omesso la necessaria denuncia, il preside attuale, che «avrebbe incautamente fatto trapelare che erano in corso le indagini» , l’ex preside della scuola e due docenti.

Un insegnante di una scuola media pubblica nel centro di Milano- 61 anni, sposato e con un figlio - è stato arrestato giovedì 5 giugno con l’accusa di violenza sessuale ai danni di alunne minori di 14 anni.

La vicenda è emersa dopo che un’allieva, lo scorso 4 aprile, si è sfogata in una lettera durante un progetto educativo con un’associazione.

Nel corso di un laboratorio teatrale, gli educatori avevano chiesto ai ragazzi di scrivere una lettera alla persona che più li faceva arrabbiare.

Una ragazzina, vittima di molestie e palpeggiamenti da mesi, ha deciso di non trattenersi più e ha usato lo stratagemma teatrale per rivolgersi al professore molestatore.

Gli educatori hanno segnalato la lettera alla preside che ha avvertito le autorità: le indagini, che si sono snodate attraverso intercettazioni telefoniche e colloqui protetti, hanno permesso di individuare altre 4 vittime.

Le indagini, coordinate dal pm Gianluca Prisco, sono state affidate all’unità Tutela donne e minori della polizia locale.

Il professore di arte è stato arrestato su richiesta del gip Luigi Gargiulo.

Alcune delle studentesse, per superare il trauma, sono dovute ricorrere alle cure degli psicologi.

Pubblicato in Italia

PADOVA. Le donne? La sua ossessione. Nel passato belle, provocanti e “professioniste”. Con l’avanzare degli anni, giovanissime ancora acerbe, fresche e (soprattutto) del tutto inesperte o quasi. Magari anche vergini. L’identikit ideale? Tra i 15 e i 17 anni, pronte a sgranare i loro occhioni di fronte a una paghetta di 200 euro facili da incassare o a una serie di regalini rigorosamente griffati. Un giro di baby squillo libero-professioniste, accolte in un miniappartamento preso in affitto al Portello, in via Ognissanti, una garçonnière attrezzata con una telecamera nascosta all’interno del televisore piazzata davanti al letto matrimoniale, utile a consumare in comodità quegli incontri hard.

Da dieci anni a questa parte tutte le partner sono state filmate. A loro insaputa. E forse – temono gli investigatori - qualche video piccante potrebbe essere già finito in rete.

L’indagato. Ecco perché S.D.C., classe 1939, notissimo commercialista-tributarista del Camposampierese, oggi in pensione, è finito nel registro degli indagati per una sfilza di reati: violenza sessuale (in alcuni casi aggravata dalla minore età della vittima), molestie telefoniche, minacce e tentata estorsione. Sono stati sequestrati oltre 50 filmini risalenti anche a dieci anni fa relativi a incontri a luci rosse e più di mille fotografie. Una ventina le giovanissime o “ex ragazze”, oggi rispettabilissime fidanzate o mogli e madri di famiglia residenti nel Padovano, a Treviso, Vicenza e Belluno, identificate e interrogate sui propri trascorsi che credevano dimenticati.

L’inchiesta, affidata ai carabinieri guidati dal capitano Angelo Maria Pisciotta, è nelle mani del pubblico ministero di Padova, Vartan Giacomelli.

Le denunce. La scorsa estate una ventiduenne, studentessa di Padova, presenta una denuncia: «C’è un vecchio che mi tormenta con sms e mms. Anni fa ho avuto degli incontri a pagamento... Ma non ne voglio più sapere. Dice che metterà in rete foto e filmati di me durante i nostri appuntamenti in un mini del Portello. Non so come li abbia avuti, non mi ero accorta di essere ripresa». È una minaccia concreta: l’uomo – identificato nell’ex commercialista dell’Alta, separato con figli grandi, residente in una villa di Camposampiero – è abile con la tecnologia e il pc. Ad agosto scatta la perquisizione dei carabinieri. La sorpresa è grande quando, tra la casa e l’alloggio del Portello, vengono sequestrati una cinquantina di video in vhs trasferiti su dvd e più di mille fotografie compromettenti: sono i film degli incontri sessuali realizzati all’oscuro delle vittime (da qui il reato di violenza sessuale nei confronti di tutte le partner, pure le maggiorenni). Inoltre nella sua rubrica del cellulare sono archiviati decine e decine di numeri telefonici abbinati a un soprannome: Ingenua, Leonessa, Boccadirosa, Bijoux, Stupenda, Fantastica, Fuocovivo, Maestrina e altri ancora. Una ventina di donne o ragazzine sono identificate. Arrivano altre 5 denunce, mentre per le minorenni coinvolte si procede d’ufficio: alcune di loro avevano tra i 15 e i 17 anni all’epoca dei rapporti con il commercialista ed erano studentesse di scuola superiore. Altre squillo, tra i 18 e i 19 anni, frequentavano i primi anni dell’Università.

Gli incontri. Le vittime convocate dagli investigatori sono trasalite di fronte a quel passato più o meno recente e improvvisamente riemerso, scoppiando in lacrime. Tutte hanno confermato che gli incontri avvenivano nello squallido mini del Portello.

Molte non sapevano nulla di quell’archivio che rischia di travolgere le loro esistenze. Altre sapevano e vivevano nel terrore dopo aver ricevuto, via mms o sms, richieste di nuovi incontri di sesso a pagamento da parte del 75enne: se non avessero accettato, foto e filmati di cui erano protagoniste sarebbero stati divulgati online. Il professionista aveva sempre frequentato escort. Poi s’era stancato di aver a che fare con professioniste del sesso, così a un’ex squillo, barista al Portello, aveva chiesto aiuto per contattare ragazzine: per le minorenni aveva una predilezione. E lei gli aveva procurato il primo contatto con una studentessa: «È un vecchietto, vai tranquilla non ci saranno rapporti completi: ti guarda e al massimo ti tocca un po’ per una mezz’oretta. Ti darà 200 euro e ti farà bei regalini, biancheria intima firmata, cellulari, quello che vorrai» la proposta. In realtà, il sesso era completo e filmato con la telecamera installata dal professionista nell’apparecchio tivù. Grazie al passaparola i contatti si erano presto moltiplicati. Ora molte delle vittime giovanissime sono in terapia psicologica. di Cristina Genesin

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