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Nei controlli antiprostituzione sorpresi pensionati, commercianti e impiegati pubblici

La Polizia di Stato ha effettuato controlli antiprostituzione in località Colamaio a Pizzo.

Gli agenti della Questura di Vibo Valentia, in collaborazione con la Polizia locale, hanno sottoposto a identificazione e sanzionato alcune giovani donne, in abiti succinti, perlopiù di nazionalità bulgara, e i loro clienti.

 

 

Sia le donne, risultate prive di permesso di soggiorno, sia i loro clienti, tra cui pensionati, commercianti e impiegati pubblici, sorpresi dai poliziotti in borghese a bordo delle loro automobili, sono stati sottoposti a sanzioni in base all’ordinanza emessa dal sindaco contro il degrado urbano.

Per i dipendenti pubblici identificati sono stati anche avviati accertamenti mirati a verificare se la loro presenza in zona sia avvenuta durante l’orario di lavoro.

ndr Ci si chiede come mai invece non si opera l’immediata espulsione delle prostitute che sono in Italia senza permesso di soggiorno.

Che forse dopo lo ius soli, lo ius culturae, si aspetti la approvazione dello Ius prostitutae?

Pubblicato in Vibo Valentia

Ragazze sfruttate e costrette a prostituirsi: la polizia smantella un' organizzazione albanese, 22 arresti

Ventitré persone arrestate per sfruttamento aggravato della prostituzione dalla Squadra Mobile di Milano.

E'il bilancio di una complessa indagine che ha coinvolto le province di Como e di Monza e Brianza, dove sono residenti gli indagati.

La Squadra Mobile di Milano giovedì ha dato esecuzione ad una ordinanza applicativa di misure cautelari emessa dal giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale di Como, su richiesta della Procura della Repubblica, nei confronti di ventidue uomini di nazionalità albanese e una donna di nazionalità romena, residenti nella provincia di Monza Brianza e nella provincia di Como (alcuni di questi titolari di foglio di soggiorno).

Alcune delle persone destinatarie del provvedimento coercitivo risultano latitanti. 

Le accuse contro gli sfruttatori

Gli indagati sono accusati di sfruttamento aggravato della prostituzione - esercitata in varie località quali Arosio, Lentate sul Seveso, Bregnano, Cermenate, Figino Serenza, Vertemate con Minoprio, Mariano Comense - nei confronti di oltre venticinque ragazze per lo più di nazionalità albanese, nonché bulgara, moldava, polacca, romena, ungherese.

Tre degli indagati sono anche accusati di detenzione di un'arma. Nel corso delle perquisizioni è stato sequestrato l'equivalente di circa 25mila euro.

Le indagini della polizia

In base a quanto emerso dalle indagini, attraverso una capillare attività di intercettazione telefonica e di appostamento e pedinamento svolta dalla squadra Mobile di Milano.

Nessuna delle ragazze sfruttate ha formulato accuse nei confronti delle persone denunciate, ciascun indagato sfruttava il meretricio di una o più ragazze.

Due indagati controllavano l'attività di prostituzione pur essendo detenuti rispettivamente presso la Casa Circondariale di Monza e la casa di reclusione di Opera.

Secondo quanto ricostruito dalla polizia le ragazze venivano controllate a vista durante la loro attività e con continue telefonate ed sms.

Gli indagati andavano a riprenderle presso il luogo dove le ragazze si prostituivano per riportarle a casa ed erano sempre loro ad accompagnarle a casa di clienti con cui alcune abitualmente si prostituivano.

La banda provvedeva alle esigenze delle ragazze durante la prostituzione in strada, le istruiva sull'atteggiamento da tenere per adescare un numero maggiore di clienti, controllando che non si intrattenessero troppo a lungo con questi ultimi, precludendosi ulteriori possibilità di guadagno, i proventi della prostituzione dovevano poi essere corrisposti agli indagati, e pregiudicando, pertanto, i proventi dell'attività.

Se le ragazze si allontanavano dalla postazione in cui si prostituivano senza permesso venivano rimproverate con gravi minacce.

Se i guadagni erano inferiori alle aspettative veniva rinfacciato loro, sempre minacciandole, scarso impegno.

Le ragazze erano costrette a prostituirsi anche quando non stavano bene e spesso nei loro confronti venivano esercitate forme di violenza fisica.

Ogni ragazza fruttava dai 200 a 700 euro a notte.

E pagavano anche il noleggio del marciapiede sul quale sostavano” Milanotoday

Pubblicato in Italia

Madrid- Le prostitute spagnole sul piede di guerra reclamano le dimissioni in blocco del governo di Pedro Sanchez.

Non si placa la polemica sul neonato sindacato delle lucciole iberiche, Otras (Organizacion de Trabajadoras Sexuales), il primo del genere in Spagna, autorizzato e poi sconfessato dall’esecutivo socialista.

Le promotrici esigono ora le dimissioni dell’intero Consiglio dei ministri, perché non accettano la messa fuorilegge del sindacato, dopo il via libera alla costituzione ufficiale, pubblicata sul Bollettino dello Stato, e il successivo dietrofront del Psoe.

Ieri, la ministra del lavoro, migrazioni e previdenza sociale, Magdalena Valerio, nell’annunciare un’impugnazione dell’atto istitutivo, che lo scorso 31 luglio aveva ricevuto il via libera proprio dal suo ministero, aveva ammesso: «La mia stessa squadra ha fatto autogol.

Non avrei mai dato il nulla osta.

Non avalleremo un sindacato di un’attività illegale, che viola i diritti delle donne.

Non lo farà un governo socialista e femminista».

E oggi, al termine del Consiglio dei ministri la portavoce, Isabel Celáa, ha ribadito che l’esecutivo socialista «non accetterà in nessun caso l’esistenza di un sindacato delle lavoratrici del sesso».

Per cui, l’Avvocatura dello Stato «sta lavorando su varie ipotesi per annullare la risoluzione pubblicata sul Bollettino dello Stato e sceglierà quella più rapida».

Ma le prostitute non rinunciano al braccio di ferro. E hanno letto oggi un comunicato a Barcellona, dove ha sede legale Otras, in cui giurano che andranno avanti nella battaglia legale, per ottenere un riconoscimento dei propri diritti lavorativi.

«Basta con l’emarginazione di questo collettivo, il più penalizzato socialmente», ha tuonato la portavoce, Concha Borrell.

«Esigiamo gli stessi diritti di qualunque altro cittadino spagnolo e vogliamo regolarizzare la nostra attività, per ottenere diritti basici, come quello alla malattia, alla maternità, allo stipendio mensile e alla pensione, per non essere sfruttate», ha reclamato.

La Borrell ha accusato l’esecutivo ”che si dice socialista operaio” di nascondersi «dietro l’intoccabile tela del femminismo bianco, eterosessuale e borghese, che cova un odio viscerale contro le prostitute».

E di «connivenza con settori cui interessa che le prostitute non abbiano alcuna copertura legale».

Va ricordato che in Spagna la prostituzione si trova in una situazione di sostanziale a-legalità, sebbene punita penalmente nei casi di sfruttamento e tratta delle persone.

È infatti esercitata soprattutto nei ‘club de alterne’, i così detti ‘puti-club’, che pullulano in periferia, lungo le autostrade e alla frontiera franco-catalana di La Junquera, la cui attività non solo non è considerata fuorilegge, ma è inserita nel computo globale del Pil nazionale.

E il dibattito sociale è incandescente fra abolizionisti e fautori di una regolarizzazione, come in Olanda.

Tra i primi, la Plataforma por la Abolicion de la Prostitucion, secondo la quale «non è possibile che il lavoro consista nell’essere sfruttati sessualmente»; e l’Asociacion para la prevencion, reinsercion y atencion a la Mujer Prostituida, che ricorda come siano «le donne in situazione di marginalità a essere sfruttate da madame e prosseneti, vittime della violenza di genere e della riduzione in schiavitù».

Anche per il principale sindacato spagnolo, l'Union General de Trabajadores (Ugt), la prostituzione non è un lavoro e regolarizzarla equivale ad alimentare le reti di trafficanti di esseri umani, in cui cadono minorenni e immigrati.

Intorno all’80% delle donne che la esercitano in Spagna lo fa contro la propria volontà, stando a un rapporto della Fondazione indipendente basca Anesvad.

Tuttavia, per il neonato sindacato Otras, «si tratta di donne e uomini lavoratori come tutti gli altri, con l’abissale differenza che i loro diritti lavorativi sono una pura utopia».

ILMattino

Pubblicato in Mondo

I Carabinieri della compagnia di Potenza hanno consegnato avvisi di conclusione delle indagini preliminari a 19 persone indagate, a vario titolo, per associazione per delinquere finalizzata allo sfruttamento della prostituzione e al furto aggravato di energia elettrica nelle province di Potenza, Brindisi, Cosenza e Napoli.

L'organizzazione era diretta da una donna di 35 anni, di Napoli, che gestiva appartamenti (affittati da ignari proprietari) situati in quattro diverse città per ospitare donne e transessuali - provenienti nella maggior parte dei casi dal Sud America - che si prostituivano. Le indagini, durate circa dieci mesi lo scorso anno, cominciarono dopo un controllo dei carabinieri in un appartamento in via Messina, a Potenza.
Le donne, che occupavano ognuna una stanza, utilizzavano energia elettrica grazie ad un allacciamento abusivo.

L'arredamento scarno delle stanze, dove vi era solo un letto, fece scattare ulteriori accertamenti, grazie ai quali i militari scoprirono «un vero e proprio via vai dalla palazzina».

La donna che gestiva l'organizzazione si faceva dare da 50 euro al giorno a 250-250 euro alla settimane dalle prostitute, assicurando loro qualsiasi tipo di servizio e assistenza (dall'accoglienza alla stazione alla pulizia degli appartamenti alla fornitura di lenzuola e cuscini, agli inserti pubblicitari).

Il padre della donna, titolare di una busta paga, forniva all'occorrenza «garanzie economiche alla figlia»: quest'ultima aveva anche progettato di riciclare del denaro attraverso la donazione di una villa che il padre avrebbe dovuto fare.

Durante le indagini, i carabinieri hanno sequestrato anche un'agenda su cui erano annotati tutti i «debiti» e i pagamenti fatti dalle prostitute, che restavano negli appartamenti al massimo una o due settimane. 

Pubblicato in Cosenza

Sette le persone arrestate per sfruttamento dello prostituzione tra Lamezia e Rosarno.

Il procuratore Gratteri, ha illustrato i dettagli dell'operazione “Locomotiva”

Le ragazze arrivavano in Italia con la promessa di un lavoro onesto.

Arrivavano dopo aver contratto un debito di 30mila euro da dover riscattare.

Promettevano loro di farle lavorare onestamente in Italia, di farle diventare parrucchiere o commesse ma già nel loro viaggio verso l’Europa, già nei campi libici venivano costrette a prostituirsi.

L’organizzazione criminale che le sfruttava prendeva in fitto delle aree di stazionamento, forniva alle ragazze di tutto anche i preservativi e cominciava lo sfruttamento

A raccontare i primi dettagli dell’operazione “Locomotiva” che ha portato all’arresto di sette persone per sfruttamento della prostituzione, tratta di esseri umani e riduzione in schiavitù, è il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri.

Grazie a questa operazione, condotta dai carabinieri del Gruppo di Lamezia Terme, coordinata dalla Dda del capoluogo, sono state liberate circa 100 giovani nigeriane costrette a prostituirsi per strada in diverse zone tra Lamezia e Rosarno, tra le quali la stazione di Sant’Eufemia Lamezia.

Qui, nei pressi del tratto ferroviario, in zone seminascoste vicine ai parcheggi, proprio dove si trova il monumento di una locomotiva, le giovani sostavano in attesa di clienti.

Nella mente la paura di non portare abbastanza denaro alle madam che le gestivano.

La paura, inoculata nella loro mente, di quello che un rito vodoo detto “juju” potesse scatenare se non avessero obbedito agli ordini.

E poi l’assenza di documenti, sequestrati dalle loro aguzzine, le punizioni (restare senza cibo, e anche qualche botta) se non avessero portato abbastanza denaro fino a “riscattare” quel debito contratto per arrivare in Italia: 30mila euro.

«Qui si tratta – ha proseguito il procuratore Gratteri – di preoccuparci della libertà delle persone».

Nella foto da sinistra: Pietro Tribuzio, Massimo Ribaudo, Nicola Gratteri, Giovanni Bombardieri.

Pubblicato in Calabria

Secondo le iniziali ipotesi di accusa il carabiniere avrebbe abusato dei suoi poteri e minacciato la donna di denunciare ai suoi superiori lo svolgimento dell’attività di prostituta all’interno della sua abitazione e che l’avrebbe cacciata via dall’Italia perché priva del permesso di soggiorno.

Il militare avrebbe, inoltre, sfruttato la prostituzione della donna pretendendo la dazione di somme di danaro che la stessa avrebbe ricavato dalla sua attività di meretricio.

L’appuntato scelto C. B. , detto Lino, all’epoca dei fatti in servizio al comando dei carabinieri di Catanzaro Lido, avrebbe costretto la donna a corrispondergli in varie circostanze somme di denaro per un totale di 650 euro, a “prestare” favori sessuali gratuitamente e a promettergli indebitamente l’erogazione di 1.500 euro.

Il pubblico ministero Giulia Tramonti ha invocato in aula ieri mattina 7 anni di carcere.

Il Tribunale collegiale presieduto da Tiziana Macrì lo ha condannato a 4 anni e sei mesi di reclusione.

I giudici del collegio hanno riqualificato uno dei due capi di accusa: induzione a dare e promettere utilità in luogo della concussione, come richiesto dall’avvocato difensore Luigi Falcone, che in aula ha dimostrato come le dichiarazioni della parte offesa fossero inutilizzabili in quanto concorrente nel reato.

E’ rimasto immutato a carico del militare il reato di favoreggiamento alla prostituzione.

Il legale difensore attenderà di leggere le motivazioni della sentenza che verranno depositate tra novanta giorni per ricorrere in appello.

Pubblicato in Catanzaro

Leggiamo che continua l’azione di contrasto al fenomeno nel comune di Corigliano Calabro da parte della Polizia di Stato.

“Ieri sera personale del Commissariato P.S. di Rossano, unitamente a personale del Reparto Prevenzione Crimine Calabria Settentrionale, hanno individuato sulla SS 106, 3 donne straniere, di nazionalità romena, d’età compresa tra 26 e 30 anni intente a prostituirsi.

 

Le stesse, con abbigliamento succinto, hanno adescato 3 clienti, intrattenendosi con loro a bordo delle autovetture di proprietà degli stessi, ai bordi della statale.

I tre clienti e le tre donne sono stati sanzionati con una multa di Euro 500,00 ciascuno, per le violazioni di cui all’Ordinanza Sindacale del comune di Corigliano, n. 1 del 03.01.2017, che prevede il divieto di indossare abbigliamento e tenere comportamenti e atteggiamenti indecorosi ed indecenti preordinati ad indurre alla domanda di prestazioni sessuali a pagamento con conseguente interferenza con il regolare svolgimento della circolazione stradale da parte dei clienti.

Sono state sottoposte a sequestro amministrativo cautelare le autovetture utilizzate dai tre clienti, così come previsto dall‘ Ordinanza sindacale”.

Ah. Ecco perché! Perché a Corigliano il sindaco ha emanato una apposita ordinanza.

Ma anche ad Amantea un sindaco aveva una similare ordinanza

Allora se ad Amantea non vengono elevate contravvenzioni contro le prostitute ed i loro clienti questo vuol dire, allora, che ad Amantea non esistono prostitute.

Mah?

Ma anche a Nocera Terinese il sindaco ha emanato una similare ordinanza

Ed allora se ad Nocera Terinese non vengono elevate contravvenzioni contro le prostitute ed i loro clienti questo vuol dire, allora, che a Nocera Terinese non esistono prostitute.

Mah?

Pubblicato in Cosenza

I carabinieri della stazione di Cosenza Principale hanno arrestato ieri mattina, su ordine di carcerazione emesso dal Tribunale di Catanzaro, una coppia di coniugi di 53 e 49 anni, entrambi romeni e già sottoposti alla misura degli arresti domiciliari.

 

I due stavano infatti scontando una condanna a 5 anni di reclusione per i reati di violenza sessuale su minore, sfruttamento della prostituzione minorile e pedopornografia, commessi a Cosenza tra il 2011 e il 2014, quando furono fermati in quanto, vistisi scoperti, stavano pianificando la fuga.

I due facevano prostituire le proprie tre figlie, allora minorenni.

 

I carabinieri scoprirono pure che gli incontri con i clienti venivano filmati.

Il sociologo Antonio Marziale, Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza della Regione Calabria, intervenendo in riferimento all’arresto, su ordine di carcerazione emesso dal Tribunale di Catanzaro, di una coppia di coniugi di 53 e 49 anni, entrambi romeni e sottoposti alla misura degli arresti domiciliari dovendo scontare la condanna a 5 anni di reclusione per i reati di violenza sessuale su minore, sfruttamento della prostituzione minorile e pedopornografia, perpetrati a Cosenza ha dichiarato.

“Provo una rabbia incontenibile nell’apprendere che due disgraziatissimi genitori facevano prostituire le proprie figlie minorenni, filmandole e dandole in pasto a chissà quali e quanti fruitori, ma mi dico smarrito quando apprendo che le leggi in vigore nel nostro Paese consentono a simili criminali di beneficiare degli arresti domiciliari.

 

Non c’è crimine più turpe dello sfruttamento sessuale dei minorenni e ciò a prescindere da qualsiasi giustificazione sociale, economica o di altro genere.

Chi abusa, chi compartecipa all’abuso, chi filma e divulga, alimentando un mercato dalle cifre incontenibili, commette un crimine contro l’umanità debole e indifesa e come tale deve essere punito.

Mi dico schifato – conclude il sociologo – da un garantismo eccessivo, che concedendo benefici ai criminali violenta ulteriormente la sensibilità delle vittime e ciò non può definirsi giustizia”.

Pubblicato in Cosenza

La Statale 18 è per i calabresi tirrenici la via dell’amore. Su questa arteria lavorano decine e decine di giovani prostitute italiane, europee ed extra europee.

Al massimo, finora, la vecchia ordinanza del sindaco Tonnara ( non più ripetuta da Vadacchino) ma limitata ad Amantea.

Di ieri l’altro invece l’arresto di un venticinquenne bulgaro Stoyanov Stoyan indiziato di sfruttamento della prostituzione.

È stato tratto in arresto dagli uomini della Sezione Investigativa del Commissariato di polizia di Lamezia Terme perché indiziato dei reati di favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione.

Da circa due mesi , infatti, l’attenzione degli investigatori era stata indirizzata su una serie di reati contro il patrimonio, specie furti in esercizi commerciali, commessi lungo i paesi della costa tirrenica lametina.

“Nel corso delle indagini veniva eseguito attento monitoraggio di una serie di personaggi di nazionalità bulgara stabilitisi nel comune di Gizzeria e sospettati anche di far parte di una banda dedita ai furti.

Gli appostamenti hanno consentito di appurare che un gruppo di bulgari gestiva in maniera sistematica le attività di prostituzione lungo la SS 18, accompagnando le donne sul posto, compiendo attività di vigilanza nei pressi dei luoghi e provvedendo al prelievo delle donne. Tutte le attività di indagine svolte di pedinamento ed osservazione venivano documentate con foto e riprese video che testimoniano la sistematicità nella gestione dell’attività illecita.

Nella serata di ieri lo Stoyan, già identificato in più occasioni nel corso delle indagini, è stato bloccato nei pressi di località Torrevecchia e, alla luce delle gravi evidenze probatorie, tratto in arresto per favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione, essendo emerso anche che parte dei cospicui incassi giornalieri veniva corrisposto all’uomo.

All’esito delle indagini svolte è stata inoltrata una dettagliata informativa alla Procura della Repubblica Lamezia Terme ( Sost. Proc. Dr. Maffia ) e lo Stoyan è stato associato alla Casa Circondariale di Lamezia Terme”

Ora tocca agli sfruttatori delle prostitute che lavorano sulla SS18 nei tratti di Nocera-Falerna-Amantea.

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