L' identità di un popolo, che sia di un comune o di una regione o di uno stato non fa differenza, è formata dalla sua storia comune, dalle sue tradizioni, dai riti e dalle usanze.
Nei comuni, o parte di essi come sono le parrocchie, anche dai parroci che sono stati uomini silenziosi ma vigili, quelli sempre presenti nella vita della gente, sin dai primi giorni con il battesimo e fino alla fine dei giorni con il sacramento finale.
Proprio per questo padre Francesco Celestino ha fatto bene a ricordare don Filippo Aloisio e gli oltre 40 anni di apostolato nella chiesa Matrice.
Ne ha invocato la presenza quando la statua di San Giuseppe si è fermata alla chiesetta dei Furgiuele e ne ha chiesto la benedizione , forse anche per sé, oltre che per la comunità.
E don Filippo non si è sottratto.
E l’applauso che la comunità della processione ha tributato all’inizio ed alla fine è la riprova di quanto ancora questo uomo pur anziano ma sia stato dimenticato sia oggi ancora apprezzato dai parrocchiani e dai fedeli di San Giuseppe.
Poi la processione ha ripreso la sua strada per percorrere l’antico tragitto che un tempo definiva la parte più abitata della città.
Una processione semplice per gente semplice.
Come sempre il popolo della sua chiesetta sulle pendici di Camoli, ed in particolare chiazzitani e catocastresi, e poi la gente di Petratagliata e di Camoli.
Un processione che non cambia nel tempo e nella quale le verginelle fanno bella mostra di sé e ricordano sia la verginità della Madonna, sia quella tradizione fatta di immagini vive e perfino anticipatrici della attuale società filmografia e televisiva.
Una processione immutabile come la fede che la sostiene e che si avverte nella ritualità dei canti, di musica e di silenzi.
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Cronaca
San Giuseppe, secondo il Nuovo Testamento, è lo sposo di Maria e il padre putativo di Gesù.
Nella Bibbia San Giuseppe è l’ uomo Giusto.
È venerato come santo sia dalla Chiesa cattolica che dalla Chiesa ortodossa.
Il culto religioso di san Giuseppe è molto antico e nacque in Oriente nell’Alto Medioevo, per poi diffondersi in Occidente già nel Trecento.
Intorno a quel periodo, alcuni ordini religiosi cominciarono a osservare la sua festa proprio il 19 marzo, che ,secondo la tradizione, è il giorno della sua morte.
La festività di san Giuseppe fu inserita nel calendario romano da papa Sisto IV intorno al 1479, e nell’Ottocento il santo divenne patrono di diversi paesi con una importante tradizione cattolica, come il Messico, il Canada e il Belgio.
L’istituzione dell’altra festa cattolica che ricorda il padre di Gesù, san Giuseppe Artigiano – il primo maggio – è solo del 1955, in risposta alla festa dei lavoratori che aveva origini sindacali e socialiste.
Dal 1909 , si celebra anche la Festa del papà.
La prima fu celebrata negli Stati Uniti il 19 giugno 1910.
Ad Amantea San Giuseppe non ricevette molta attenzione, al punto che la unica chiesa a lui intestata è la piccola chiesa rurale che si trova sulle pendici del colle di Camoli e che venne edificata nel 1728, per cura di Fortuna Carratelli.
Proprio per questa sua collocazione da molto tempo San Giuseppe è il santo degli abitanti di Camoli , di Catocastro e di Acquicella.
Secondo una leggenda la chiesetta sarebbe stata costruita ed intitolata a San Giuseppe come ex voto da un gruppo di marinai che si salvarono dal naufragio della loro nave.
Nei racconti degli amantani, in particolare di quelli che emigravano , la chiesa di san Giuseppe era l’ultima immagine del proprio paese, quella che restava impressa più nel cuore che nella mente.
La processione si è celebrata anche quest’anno .
Partita dalla collina di Camoli è scesa per un breve tratto sulla antica Traianea per imboccare Via Dogana fino a via Margherita , giungendo a via Vittorio Emanuele, e da li seguire Via Nuova, poi via Nazionale, corso Umberto primo e via Indipendenza fino alla chiesa di Sant’Elia, dove padre Francesco ha celebrato la S Messa e pronunciato una interessantissima omelia.
La banda
Padre Francesco Celestino
Le Verginelle
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