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Amantea, aveva ragione Orofino: Cappelli alla fine si è dimesso davvero

Si. Aveva ragione Paolo Orofino che ha anticipato la notizia a ben prima del giorno delle reali dimissioni.

Si legge su Miocomune che “Alla base dei dissidi, fra l'altro, il prolungamento in servizio di due impiegati vicini alla pensione”

Non solo, ma l’articolo continua sostenendo che “ Nella lettera si fa riferimento anche all'ultima discussione dai toni tutt'altro che pacati avuti con l’assessore Sante Mazzei. Si riferisce di un violento attacco verbale, con pesanti ingiurie pronunciate alla presenza del sindaco e dei dipendenti comunali. Un riferimento anche alla frase lanciata dall'assessore Mazzei: “O lui o me”.

Ed infine sempre Miocomune aggiunge che “Cappelli rivendica la paternità politica del project-financing sul porto. «Ritenevo – scrive Cappelli al sindaco Tonnara - dopo tanti anni di disinteressato impegno, di meritare ben altra considerazione da parte tua. In questo clima avvelenato dalla presenza di persone che vogliono solo distruggere e non costruire, non c’è più posto per me».

Proprio questa ultima riflessione offre l’occasione per ritenere che la questione delle dimissioni essendo sottesa da un clima di “distruttori e non di costruttori” potrebbe anche risolversi in positivo nella misura in cui il Sindaco Tonnara, paziente rifinitore di questioni “umane” riuscirà una volta ancora a ritrovare per la sua Giunta la serenità che si è avuta finora.

In sostanza un chiarimento ed una stretta di mano appaiono possibili e, per taluni versi, doverosi se come dice Cappelli questa giunta intende costruire.

Porsi sul crinale della distruzione non serve alla città!

Nei guai anche il senatore di Scelta Civica Aldo Di Biagio. Le accuse ipotizzate nei confronti degli indagati, a seconda delle posizioni processuali, vanno dall'associazione per delinquere, al falso in atto pubblico fino al riciclaggio.

Associazione a delinquere, truffa aggravata ai danni dello Stato, falso in atto pubblico e riciclaggio. Per questi reati sei persone, tra cui due avvocati (Gina Tralicci e Nicola Staniscia), una collaboratrice di studio, un'impiegata dell'Ente nazionale assistenza sociale e un dipendente di banca, sono finiti in manette nell'ambito dell'indagine della procura di Roma, coordinata dall'aggiunto Nello Rossi, su una truffa ai danni dell'Inps e del ministero della Giustizia. Indagato anche il senatore di Scelta Civica Aldo Di Biagio. I provvedimenti cautelari, firmati dal gip, sono stati eseguiti dai militari del nucleo speciale di polizia valutaria della Guardia di finanza. Avrebbero sottratto dalle casse dell'Inps in soli cinque anni oltre 22 milioni i due coniugi avvocati del Foro di Roma, ritenuti a capo di una associazione per delinquere, arrestati su ordine del gip Paola Della Monica. I due, inoltre, avrebbero inoltre recentemente depauperato le casse dello Stato di ulteriori ingenti somme, promuovendo avverso il Ministero della Giustizia molteplici ricorsi fraudolenti. In manette anche una collaboratrice dello studio legale e un faccendiere operante presso l'Ente Nazionale Assistenza Sociale (E.N.A.S.) in Croazia. Le indagini hanno permesso di scoprire la struttura estera dell'organizzazione, in Argentina e Croazia, nonché il coinvolgimento di altri avvocati e collaboratori, di un professore universitario, anch'egli esercente l'attività forense, di un compiacente funzionario di banca e di un Senatore della Repubblica, recentemente eletto nelle consultazioni politiche. Nell'ambito della stessa inchiesta sono complessivamente 13 le persone indagate per reati che vanno, a seconda delle singole posizioni, dall'associazione per delinquere, alla truffa aggravata ai danni dello Stato, alla falsità commessa da pubblici ufficiali in atti pubblici, fino al riciclaggio. Le accertate modalità di truffa sono consistite: nel patrocinare ricorsi, avverso l'Inps, per l'ottenimento di oneri accessori su pensioni per conto di centinaia di soggetti residenti all'estero risultati ignari e/o deceduti prima del conferimento della procura alla lite e, recentemente, nel presentare ricorsi, avverso il Ministero della Giustizia, per il riconoscimento «dell'equa riparazione per lungaggini processuali» (ex L. 89/2001, c.d. «legge Pinto»), anche in questo caso, per conto di molteplici soggetti ignari della pretesa creditoria. Le attività investigative del pool reati economico-finanziari della Procura della Repubblica di Roma, hanno accertato come l'associazione a delinquere - dopo aver incassato milioni di euro provento di reato, mediante articolate operazioni bancarie, agevolate dalla compiacenza di un funzionario di banca addetto alla liquidazione dei risarcimenti riconosciuti dai giudizi favorevoli emessi nei confronti dei fantomatici ricorrenti - li ha utilizzati, una parte, per acquistare una villa di ingente valore sita in Cortina d'Ampezzo (BL) ed immobili di pregio nella città di Roma, la restante parte, per la costituzione di consistenti provviste finanziarie, schermate da società fiduciarie, giacenti su rapporti di conto corrente accesi in Svizzera, Lussemburgo, Gran Bretagna e Panama. Sono altresì in corso di esecuzione da parte dei militari del Nucleo Speciale Polizia Valutaria di Roma sequestri preventivi di tre appartamenti di pregio oltre a disponibilità finanziarie per oltre 2,5 milioni di euro su conti correnti radicati in Milano, Roma e Svizzera nonché numerose perquisizioni nella capitale e a Padova presso gli studi legali e le abitazioni dei soggetti appartenenti all'organizzazione criminale. Le indagini si inseriscono in un più vasto e complesso scenario fraudolento al vaglio degli inquirenti che stanno valutando se le condotte criminali contestate ai predetti legali possano essere state replicate da altri professionisti. Non c'erano soltanto le false cause intentate all'Inps con i nominativi di cittadini ignari o di soggetti deceduti, quasi sempre con residenza all'estero (Croazia e Argentina), che Adriana Mezzoli, impiegata dell'Enas, girava agli avvocati Gina Tralicci e Nicola Staniscia. La procura di Roma ha scoperto che gli aderenti all'associazione per delinquere, data la cronica lunghezza dei tempi processuali della giustizia civile, presentavano ricorsi presso la corte di appello di Perugia, ovviamente con esito favorevole, contro il Ministero della Giustizia, per il riconoscimento "dell'equa riparazione per lungaggini processuali", come previsto dalla legge Pinto. Anche in questo caso gli arrestati agivano per conto di soggetti ignari della pretesa creditoria. "Non ho capito nemmeno io di che cosa si tratta: mi inquisiscono per aver promosso una causa, quindici anni fa, quando ero responsabile del patronato Enas. Io sono sereno, aspetto solo di conoscere i dettagli di questa vicenda". Lo ha detto il senatore di Scelta Civica, Aldo Di Biagio, dopo aver appreso di essere coinvolto nell'inchiesta della procura di Roma sulla truffa all'Inps. "La mia attività in Scelta Civica, comunque, non c'entra assolutamente nulla", ha concluso. Il Tempo

Ma che cosa è successo il giorno del Corpus Domini?

Lunedì, 03 Giugno 2013 17:55 Pubblicato in Politica

Quest’anno siamo andati alla festa del Corpus Domini di Campora SG dove è stato dato inizio alla tradizione dell’infiorata, dinanzi alla chiesa di san Francesco.

Una celebrazione semplice ma sentita.

E non avendo il dono dell’ubiquità siamo mancati alla celebrazione del capoluogo.

Peraltro arrivarci, provenienti da Campora SG (o da qualsiasi parte della cittadina), diventava difficile, per non dire impossibile.

Intendo con l’autovettura.

Da Catocastro ( per tentare di arrivare fino a prima della chiesa matrice) è vietato. Peraltro alle Clarisse c’era un matrimonio e per tutta Catocastro non c’era un parcheggio.

Chi come Salvatore Basso ha provato da Corso Umberto Primo ha trovato il divieto di sosta su ambo i lati di Corso Umberto primo e via Indipendenza ed è stato costretto a ritornare giù in taverna ad attendere lì la processione. Cioè alla fine.

Una situazione che ha fatto andare in escandescenze un pizzaiolo della piazza che lamentava la impossibilità per i clienti di andare in pizzeria per mancanza di parcheggi.

La processione poi transitava da via nazionale dove la sosta era anche vietata.

In via V Emanuele, invece non c’era in divieto di sosta e le auto erano anche in doppia e tripla fila.

Non solo ma le auto erano tutte al seguito della processione che in sostanza le bloccava.

E non basta. Mancava la solita banda musicale a rendere onore con la propria musica. Una mancanza avvertita da tutti. E tutti a chiedersi come mai. E via di seguito a chiedersi quale banda aveva la competenza di parteciparvi. A chiedersi chi la avrebbe dovuto chiamare ed eventualmente pagare.

Insomma una serie di fatti che hanno lasciato l’amaro in bocca agli amanteani. Domande anche queste che resteranno senza risposta come le tante altre che la comunità si pone via . via che scopre le cose che non vanno.

Un Corpus Domini da dimenticare in fretta.

Come tanto altro, del resto.

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