Lunedì, 03 Luglio 2017 postavamo sul nostro sito l’articolo “Amantea: La storia e le improvvisazioni degli storici”.
Parlavamo di alcune improvvisazioni trovate sul sito del comune di Amantea che “ mostrano quanto poco si conosca la storia di Amantea. Una carenza alla quale sarebbe ben utile porre rimedio.
Che poi siano “gli storici” od i ricercatori non importa. Certo se questa nuova amministrazione volesse bandire un concorso in linea con questo assoluto bisogno non sarebbe male. Affatto!
Concludevamo così:”PS. Ah, a proposito non sappiamo chi sia l'autore di quanto scritto sul sito web del comune”.
Questo bisogno di dare certezze a chi vuole conoscere la storia di Amantea ha trovato un favorevole apporto nel seguente articolo di Ferruccio Policicchio, che ringraziamo.
“Egr. Sig. Direttore, faccio seguito al suo articolo dal titolo: “Amantea: la storia e le improvvisazioni degli storici”, del 3 luglio 2017, per esprimerLe sostegno.
Se vuol sapere l’autore del sito di cui parla, (se ne vale la pena) o di qualche brochure od opuscolo pubblicato per quel lavoro, deve andare a vedere nell’incarto del finanziamento POR Calabria annualità 2000/2006 asse 2 risorse culturali Misure 2.1.b. sito nell’archivio del Comune.
Al suo interno dovrebbe trovare un appalto vinto da una società, magari una società creata ad hoc, e quindi non dovrà meravigliarsi se dovesse scoprire che ha sede in una via e n. civico dove, di fatto, si trova un asilo infantile.
Questi non sono né studiosi né storici, ma per usare un termine nobile, una specie di moderni amanuensi.
In realtà sono dei scopiazzatori rapinatori, truffaldini, in quanto non hanno la delicatezza di citare le fonti.
Ma la cosa peggiore in ciò, è che, rimanendo anonimo il “mariulo”, impettendosi, il politico ne assume la paternità ed è per questo motivo che ci troviamo nel punto in cui siamo.
Mi inserisco nell’aspetto storico, più precisamente nel periodo che mi è più familiare: il decennio 1806-1815.
A seguito del noto assedio, il monastero dei Minori Conventuali non subì alcun danno anche se nel 1812 fu dichiarato «quasi diruto con terreni inculti attaccati ad esso inadatti alla semina».
Sebbene «quasi diruto» sopravvisse al terremoto del 27.3.1638 (sabato prima della Palme) e a quello del febbraio-marzo 1783.
Il 1° settembre 1808, alle ore 13:00, gli incaricati Giulio Mileti (sindaco) G.B. Cavallo (arciprete), Vincenzo Perciavalle (parroco), Raffaele Meliarca, Pietro Perciavalle e Giovanni Mirabelli (decurioni) si recarono sul posto per procedere alla soppressione e ad inventariare il contenuto del Monastero.
Incontrarono la Chiesa ben arredata di suppellettili liturgiche (argenti, altaristica e paramenti) e ricco il convento.
I frati presenti esibirono la platea dei censi in denaro per un valore di 4.225,65 ducati, e la platea dei censi in generi i quali annualmente davano: 60 tomoli di grano, 23 di granone e 1 di avena.
Era abitato da 4 religiosi che, al momento della soppressione erano Ignazio Damiano, sacerdote di 71 anni nativo di Reggio C.; il sacerdote Bartolomeo Fava di anni 55 di Amantea (figlio del barone Daniele e di Candida Ferrari deceduto il 6 gennaio 1825) ed il laico Raffaele Buffone di anni 78 anch’egli nativo di Amantea, figlio di Antonio e Anna di Rosa, deceduto il 18 novembre 1814 e dichiarato di anni 74.
(E qui c’è da denunciare una incongruenza tra età dichiarata al momento della soppressione e quella scritta nell’atto di morte).
Al momento era assente il P. Guardiano, Ignazio Battaglia, nativo di Reggio Calabria il quale morì sessantenne ad Amantea, il 18 gennaio 1811, avendo scelto di fissare, insieme agli altri fratelli, dopo la soppressione, la propria residenza nella città.
In conclusione, come Lei afferma, il monastero dopo l’assedio era abitato.
Ferruccio Policicchio”