Nove anni di carcere per l’ex generale dei carabinieri Mario Mori e sei anni e sei mesi per l’ex colonnello Mauro Obinu. Sono le richieste di condanna formulate dal pm di Palermo Di Matteo a carico dei due ufficiali dell’Arma imputati di favoreggiamento aggravato alla mafia. La vicenda processuale riguarda la mancata cattura del boss Bernardo Provenzano (nel 1995) la cui latitanza secondo l’accusa sarebbe stata salvaguardata proprio dall’ex numero uno del Ros Mori e da Obinu sulla base della presunta trattativa intavolata tra pezzi dello Stato e mafia a partire dal 1992 e per la quale è in corso un distinto procedimento penale.
In un passaggio della sua requisitoria di stamattina il pubblico ministero Nino Di Matteo ha detto:
Mori e Obinu non furono collusi o corrotti o ricattati dalla mafia, ma fecero una scelta di politica criminale sciagurata: fare prevalere le esigenze di mediazione favorendo l’ala ritenuta più moderata di Cosa nostra.
Secondo la ricostruzione degli inquirenti nonostante la soffiata di un confidente gli imputati non catturarono Provenzano nel ‘95. Il boss fu poi arrestato nel 2006, a Corleone, in una masseria. Di Matteo ha anche citato le dichiarazioni dell’ex ministro della giustizia Claudio Martelli su quanto gli riferì l’ex direttore degli Affari penali del ministero a proposito della richiesta di un supporto politico che i carabinieri avrebbero chiesto per loro attività di contatto con l’ex sindaco di Palermo Vito Ciancimino.
Nell’inchiesta sulla trattativa Stato-mafia abbiamo incontrato tante resistenze politico-istituzionali, resistenze che continuano ancora ha detto al riguardo Di Matteo che ha poi inteso ricordare il ruolo del figlio di don Vito, Massimo Ciancimino:
Sono le sue dichiarazioni che ci hanno consentito di riaprire l’indagine sulla trattativa Stato-mafia.
In caso di condanna di Mori e Obinu secondo il pm:
si renderà onore alla verità e al sacrificio di tanti uomini dello Stato, di tanti carabinieri, che affrontano i rischi del loro lavoro senza compromessi.
Per gli imputati è stata chiesta anche l’interdizione perpetua dai pubblici uffici vista la gravità delle condotte loro contestate. Ora tocca alle difese di Mori e Obinu replicare