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Nei giorni scorsi la sesta sezione della Corte europea composta da J.C. Bonichot (relatore), facente funzione di presidente di sezione, A.Arabadjiev e C.G.Fernlund, giudici, avvocato generale: M. Szpunar, cancelliere: A.Calot Escobar, ha pronunciato una sentenza sulle tariffe dell’acqua.

 

In sostanza una cittadina europea si è rifiutata “di pagare la parte fissa compresa nel prezzo del suo consumo di acqua” ed ha adito la Corte europea relativamente alla “interpretazione della direttiva 2000/60/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 23 ottobre 2000, che istituisce un quadro per l’azione comunitaria in materia di acque (GU 2000, L 327, pag.1).”

 

Il giudice “nazionale” adito in prima istanza dalla cittadina europea del rinvio ha ritenuto che il consumatore debba pagare soltanto per il proprio consumo di acqua in funzione di quanto viene letto sul suo contatore e che corrisponde alla parte variabile della sua fattura. Secondo detto giudice, la normativa nazionale applicabile «non è stata armonizzata» con la direttiva 2000/60 per quanto riguarda la determinazione del prezzo e le modalità di pagamento dell’acqua.

 

Sulla scorta di tali circostanze, il Tribunale ha deciso di sospendere il procedimento e di sottoporre alla Corte europea le seguenti questioni pregiudiziali:

a)Come venga calcolato, in base al diritto dell’Unione, il prezzo dell’acqua fornita che viene fatturato per ciascun appartamento di un immobile ad uso abitativo o per ciascuna casa singola.

b)Se i cittadini dell’Unione paghino le fatture relative ai loro consumi di acqua pagando unicamente per i consumi effettivamente rilevati sul contatore, oppure se essi paghino anche ulteriori componenti o voci tariffarie».

La Corte ha richiamato come l’articolo 174 del trattato disponga che “la politica ambientale della Comunità deve contribuire a perseguire gli obiettivi della salvaguardia, tutela e miglioramento della qualità dell’ambiente [e] dell’utilizzazione accorta e razionale delle risorse naturali, [e] dev’essere fondata sui principi della precauzione e dell’azione preventiva, sul principio della correzione, anzitutto alla fonte, dei danni causati all’ambiente, nonché sul principio “chi inquina paga”.

Sempre la Corte ha richiamato l’articolo 9 della direttiva 2000/60, intitolato «Recupero dei costi relativi ai servizi idrici», il quale, nel suo comma 1), dispone quanto segue:

«1.Gli Stati membri tengono conto del principio del recupero dei costi dei servizi idrici, compresi i costi ambientali e relativi alle risorse, prendendo in considerazione l’analisi economica effettuata in base all’allegato III e, in particolare, secondo il principio “chi inquina paga”.

La Corte ha ricordato, quindi, che le tariffe possono/devono “recuperare i costi dei servizi idrici” e che i costi debbano essere certificati in una apposita analisi economica.

La Corte ancora ricorda che l’allegato III della direttiva 2000/60, intitolato «Analisi economica», riporta “riporta informazioni sufficienti e adeguatamente dettagliate (tenuto conto dei costi connessi alla raccolta dei dati pertinenti) al fine di effettuare i pertinenti calcoli necessari per prendere in considerazione il principio del recupero dei costi dei servizi idrici, di cui all’articolo 9, tenuto conto delle previsioni a lungo termine riguardo all’offerta e alla domanda di acqua nel distretto idrografico in questione e, se necessario, le stime del volume, dei prezzi e dei costi connessi ai servizi idrici.

Ovviamente deve essere data possibilità all’utente di riscontrare la esattezza della analisi economica anche in uscita e quindi di valutare quanti per le varie tipologie siano i contatori ed i consumi.

In sostanza secondo la Corte “ gli strumenti che permettono di raggiungere l’obiettivo assegnato di provvedere affinché le politiche dei prezzi dell’acqua incentivino adeguatamente gli utenti a usare le risorse idriche in modo efficiente sono rimessi alla valutazione degli Stati membri. In tale contesto, non si può negare che la fissazione del prezzo dei servizi idrici sulla base del volume di acqua effettivamente consumato costituisce uno dei mezzi idonei ad incentivare gli utenti ad utilizzare le risorse in maniera efficiente”.

Ma che è vero che “non risulta né dall’articolo 9 della direttiva 2000/60 né da nessun’altra disposizione di quest’ultima che il legislatore dell’Unione abbia inteso opporsi a che gli Stati membri adottino una politica di tariffazione dell’acqua che si fondi su un prezzo di quest’ultima richiesto agli utenti comprendente una parte variabile connessa al volume d’acqua effettivamente consumato e una parte fissa non correlata a quest’ultimo”.

Una possibilità quindi offerta allo stato, non ai comuni.

In conclusione la Corte europea (Sesta Sezione) ha dichiarato:

La direttiva 2000/60/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 23 ottobre 2000, che istituisce un quadro per l’azione comunitaria in materia di acque, deve essere interpretata nel senso che essa non osta ad una normativa nazionale, come quella in discussione nel procedimento principale, la quale preveda che il prezzo dei servizi idrici fatturato al consumatore comprenda non soltanto una parte variabile calcolata in funzione del volume di acqua effettivamente consumato dall’interessato, ma anche una parte fissa non correlata a tale volume.

Ma resta fermo che ( punto 26 della sentenza) “Risulta in proposito dalle pertinenti disposizioni della normativa nazionale in discussione nel procedimento principale che quest’ultima tiene conto del principio del recupero integrale dei costi connessi alla disponibilità e alla tutela dell’acqua, nonché alla costruzione, alla gestione e alla manutenzione dei sistemi di approvvigionamento idrico. Dette disposizioni prevedono, in particolare, che la parte fissa del prezzo dei servizi idrici sia intesa, in particolare, a coprire i costi afferenti alla manutenzione delle opere municipali di approvvigionamento idrico, nonché all’analisi e al mantenimento della salubrità dell’acqua potabile”.

Come è stata calcolata dal comune di Amantea la parte fissa?

Toc, toc. C’è qualche consigliere di maggioranza o minoranza ( o partito o simile) che vuole preoccuparsi di capire se il comune sta operando correttamente?

Se c’è si faccia avanti. Noi siamo pronti ad accompagnarlo in questa nobile azione!

Pubblicato in Politica

A Longobardi stanno arrivando i bollettini dell’acqua del 2011. Ed arriveranno anche quelli degli anni successivi. Molte le proteste per il prezzo del costo dell’acqua e per il fatto che si conosca solo ora. Si parla di 3,50 euro a mc per i consumi oltre i 200 mc.

 

In sostanza la gente dice che se avessero saputo di tale costo avrebbero contenuto i consumi.

Sulla vicenda interviene la minoranza.

Scrive l’avvocato Nicola Bruno che ha chiesto insieme a Francesco Cicerelli l’intervento dell’autorità sanitaria per verificare lo stato dei serbatoi.

Ecco cosa dice la minoranza :

“Si invita il sindaco del comune di Longobardi ad attuare tutte le procedure di legge previste dal decreto legislativo n° 31/01 (bonifiche e messa a norma dei serbatoi, completa mappatura della rete idrica ed eventuale risistemazione della stessa, ect) al fine di garantire a ciascun cittadino la quotidiana disponibilità di acqua potabile”.

E’ questa la prescrizione imposta dal Servizio Igiene degli Alimenti e della Nutrizione dell’azienda sanitaria di Amantea al comune di Longobardi e sollecitata dal gruppo consiliare “Progetto Longobardi”. “A seguito di numerose segnalazioni da parte dei nostri concittadini –commentano i consiglieri Nicola Bruno e Francesco Cicerelli- circa la non potabilità dell’acqua, già dal mese di Luglio abbiamo chiesto invano spiegazioni al sindaco ed alla sua giunta”.

Da qui “la nostra richiesta –aggiunge il capogruppo Bruno- di intervento, con necessità di sopralluogo, presso i serbatoi comunali, da parte dell’Asp”.

Oggi l’esito del sopralluogo da parte dei tecnici della Prevenzione: “sul serbatoio Salice - si legge nel verbale- si sono evidenziate inadeguatezze…risulta carente di opere di presa in entrata per l’effettuazione dei prelievi previsti dal decreto legislativo 31/01…si è rilevata una scala per l’accesso in vasca vistosamente arrugginita…necessariamente da sostituire”; “il serbatoio Fiorino risulta carente di opere di presa in entrata ed in uscita…l’unica finestratura presente non è supportata da rete a maglie sottile…”; “il serbatoio La Rupe non presenta opere di presa in entrata ed in uscita”.

Peraltro, per nessuno di essi “si è potuto visionare l’interno delle vasche per le quali sarebbe opportuno richiederne certificazione all’amministrazione comunale sia sui materiali impiegati sia sulla perfetta integrità”.

Da qui la richiesta “di tutti gli interventi prescritti dalla legge a tutela dei cittadini ed in tempi brevi”. Alla luce delle gravi condizioni igienico-sanitarie in cui versano i serbatoi comunali “rivolgiamo l’appello –dichiarano Bruno e Cicerelli- alla giunta affinchè riduca le tariffe idriche”.

L’appello assume ancora più significato in queste ore in cui i cittadini di Longobardi stanno ricevendo bollette di acqua onerose. “Siamo consapevoli –dichiara Bruno- che in virtù del principio del full recovery cost, la tariffa deve coprire tutti i costi del ciclo dell’acqua ma, nel nostro caso, il servizio idrico integrato fa “acqua” da tutte le parti.

Non è tollerabile che i consumi oltre i 200 mc annui si paghino a 3,50 euro al mc. Bisogna ripensare a nuove fasce di consumo, con agevolazioni per le famiglie numerose.

In questi giorni, i cittadini stanno ricevendo le bollette di tutti gli anni precedenti, a partire dal 2011, con gravi disagi per la popolazione, soprattutto debole, per la quale, il regolamento comunale non prevede né riduzioni né esenzioni”.

Pubblicato in Longobardi

“Non è vero che l’amministrazione comunale non faccia nulla per lottare contro la evasione tributaria”.

“La prova nel fatto che è in corso presso il tribunale di Paola il processo contro 24 amanteani che sono stati denunciati per furto di acqua”.

Lo ha ricordato l’assessore Sergio Tempo nel corso della riunione promossa dall’Auser, dalla CGIL e dallo SPI sulle tasse ed i tributi e svoltosi ieri l’altro presso la nuova sede dell’Auser nel centro commerciale GEFA

Gli accertamenti erano stati svolti dalla Guardia di Finanza di Amantea alla quale è andato l’apprezzamento di chi paga il canone anche per gli evasori.

I presenti al convegno, infatti, di fronte alle fortissime perdite della rete idrica ed alla rilevante evasione in materia di canone dell’acqua avevano osservato la disattenzione dell’amministrazione comunale nella lotta contro gli evasori.

Ora ,si potrà ritenere anche insufficiente il risultato ottenuto, si è osservato, ma comunque si tratta di un primo e rilevante obiettivo raggiunto grazie alla azione delle Forze dell’Ordine.

A latere dell’incontro si è anche considerato che se anche l’Arma di carabinieri e soprattutto la Polizia Municipale avessero fatto altrettanto si sarebbe raggiunto un risultato ancora più pregno,un risultato probabilmente ancora non totale, ma pur tuttavia un risultato significativo.

Nel prendere atto di questo primo risultato la platea presente ha comunque rilavato la necessità di contenere le tariffe dei tributi locali portando una lotta forte contro i furbi che rubano l’acqua, contro le dispersioni della rete e contro i tributo-resistenti, cioè coloro che per vezzo e non certo per bisogno da decenni non pagano l’acqua nella errata convinzione che il comune non possa sospendere la erogazione della stessa.

E’ stato, al contrario, ricordato che il regolamento comunale, che nessuno legge, prevede questa possibilità al pari della energia elettrica.

L’abbassamento delle tariffe passa anche dalla lotta contro i furbi ed i ladri

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