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Avevamo programmato solo una visita al centro di accoglienza della Ninfa marina, noi del M5S insieme ad Emanuela Chiodo del Dipartimento di Scienze Politiche ed Enza Papa dell’associazione La Casbah ,entrambe di Cosenza: ci ritroviamo nel mezzo di una protesta che i 160 ragazzi immigrati avevano organizzato in modo pacifico e per reclamare i loro diritti, tra loro anche 18 minori non accompagnati.

Le avvisaglie c’erano state in realtà, ma la situazione non dava segni di miglioramento e così culminava ieri nella manifestazione fatta con i cartelli e con il rifiuto del cibo.

Avvertiamo i Carabinieri, che da giorni monitoravano la situazione, mentre passano senza fermarsi una macchina dei vigili urbani e il vicesindaco Giovanni Battista Morelli.

Noi rimaniamo e solo nel tardo pomeriggio convinciamo i ragazzi a rientrare e ad interrompere lo sciopero della fame in corso da 24 ore.

Ci riusciamo a fronte di un segnale concreto: ci impegniamo ad accompagnare una loro delegazione in prefettura l’indomani.

Ed oggi riusciamo a mantenere la promessa: dopo un passaggio in questura dove ci rassicurano sulle pratiche burocratiche necessarie all’acquisizione dei permessi di soggiorno, siamo ricevuti personalmente dal prefetto Gianfranco Tomao, noi ,le volontarie , la delegazione degli immigrati e la presidente della cooperativa “Zingari 59”.

Il prefetto ascolta le ragioni di tutti , dando la parola anche a coloro che di solito rimangono invisibili, gli immigrati.

Ognuno per le proprie competenze illustra la situazione: noi , come forza politica amanteana , rappresentiamo accanto alle esigenze degli immigrati anche la necessità di tutelare una popolazione che combatte già con i problemi di una quotidianità sempre più precaria e che ha già visto nel recente passato disordini legati alla presenza degli immigrati ad Amantea.

Tutelare gli immigrati- diciamo-, far si che siano rispettati i loro diritti significherà tutelare nello stesso tempo i cittadini ed incentivare un atteggiamento di accoglienza, resa a volte pesante dalle difficoltà economiche che già la nostra comunità affronta tutti i giorni.

Il Prefetto ascolta tutti ed infine si esprime con chiarezza: “Procederò alle verifiche dovute e deciderò il da farsi”.

Con determinazione richiama tutti alle proprie responsabilità e ci richiede di produrre per iscritto relazioni dettagliate.

L’incontro, che riteniamo molto produttivo, si chiude con un aggiornamento previsto per il prossimo 15 ottobre, incontro al quale saranno invitati anche il Sindaco di Amantea ed il Questore.

I ragazzi sono rincuorati ma loro e tutti i cittadini di Amantea aspettano risposte concrete dalle istituzioni.

La prima è arrivata oggi: l’accoglienza non solo istituzionale ma anche umana da parte del Prefetto di Cosenza.

Ne prendiamo atto , consapevoli che è necessario tradurre le parole in comportamenti amministrativi efficaci.

Pubblicato in Politica

Ieri un gruppo di loro sono stati ricevuti dl Sindaco che in merito ha sentito la Prefettura

Si attende eventuale comunicato stampa.

Stando alle attuali prime informazioni avute un gruppo di migranti hanno espresso al sindaco i loro problemi.

E stamattina è iniziata la protesta.

Tra le prime in Calabria.

Le ragioni della protesta sono diverse

Tutte espresse nei cartelli esposti davanti all’ex albergo.

Il primo in italiano con scritto : Non ci trattano bene.

A seguire in inglese con scritto : No good food. ( mangiare non buono) No medical care( cure mediche carenti)

Un terzo in italiano con scritto : Non ci da mangiare. Non abbiamo soldi.

Un quarto ancora in italiano con scritto : Abbiamo bisogno di aiuto

Il quarto in inglese molto completo con scritto: We arrived i Italy july 14( siamo arrivati in Italia il 14 luglio), come a dire “sono quasi 3 mesi!”

E poi di seguito sempre sullo stesso ultimo cartello :No pocket money. No italian class. No medical care. No clotas. No document.

Ci sono tutte le ragioni

  1. Il mangiare non è buono. I profughi mangiano quanto servito da una cooperativa lametina che porta giornalmente i 3 pasti.

2) Mancano le cure mediche. In via breve ci hanno parlato di mancanza di medicine.

3)Non ci sono stati riconosciuti gli stessi diritti degli italiani.

4)Non abbiamo documenti.

5)Non abbiamo soldi. Si riferiscono al pocket money una mini diaria di 2,50 euro per le spese minime di una persona.

Oltre queste cose scritte a voce nel linguaggio dei mimi ci dicono che vogliono un lavoro, un lavoro per essere indipendenti, per avere un futuro, per avere speranza, magari per mandare qualche euro alle famiglie in Africa, quel lavoro per il quale molto di loro sono scappati dalle loro patrie, lontani dalle loro famiglie.

Qualcuno invece vuole i documenti per tentare di andare via da Amantea, magari per raggiungere parenti od amici nel nord Italia o nel resto dell’Europa, magari per tentare di trovare un lavoro in una regione dove la disoccupazione non è come in Calabria.

Alcuni di loro sono andati via , altri sono lontani dall’ingresso della struttura, qualcuno è sui balconi.

Qualcuno ha fame e tenta di accendere un fornellino in camera ma scatta lo stotz e tutti restano senza luce. Non hanno mangiato a mezzogiorno ed il cibo è pronto per essere distribuito. Anche quello della sera.

Ma i migranti che presidiano l’ingresso impediscono l’ingresso degli operatori sociali con il cibo.

Ed impediscono perfino l’ingresso degli operatori per ridare l’energia elettrica

Tra i migranti che protestano la stampa( noi, Webiamo, Ernesto pastore della Gazzetta del sud) Francesca Menichino ed altri del M5S, un rappresentante dell’Associazione Culturale Multietnica La Kasbah onlus di Cosenza, una del Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali della Università della Calabria.

Passa un importante amministratore comunale ma non si ferma.

Poi arriva la importante notizia che i profughi vogliono denunciare la associazione “Gli Zingari” alla locale Procura della repubblica per inadempimento contrattuale.

Intorno solidarietà verbale dei pochi che si avvicinano e si informano di cosa stia succedendo e qualche riflessione del tipo “ Ma perché non gli danno subito i documenti?”

Qualcun altro invece esprime preoccupazione “ Ma lo sapete che in Libia ci sono un milione di profughi che aspettano di venire in Italia?” ed altre ancora.

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