Gli esuli nord africani alloggiati presso l’ex hotel Ninfa Marina, che portano sulla propria pelle le tracce indelebili della guerra e che cercano di costruire un futuro che non sia alimentato dalla fame e della miseria, da lacune ore manifestano la propria angoscia, criticando la metodologia gestionale dell’accoglienza curata dalla cooperativa “Zingari 59”. Su alcuni panelli situati all’ingresso dell’hotel si legge in un italiano stentato i problemi con i quali devono confrontarsi: niente documenti, niente assistenza medica, niente vestiti, cibo pessimo e soprattutto niente denaro che pure gli spetterebbe di diritto. Insomma una protesta che sembra riproporre in toto quanto accaduto negli anni precedenti.
Il sindaco Monica Sabatino ha provveduto ad interessare della questione il vice prefetto di Cosenza Eufemia Tarsia, con il chiaro intento di evitare mobilitazioni e proteste più eclatanti che già hanno mostrato i propri effetti disastrosi.
«Ci troviamo di fronte ad una emergenza umanitaria grave e complessa – evidenzia il primo cittadino – che non si riesce in alcun modo ad arginare. Monitoriamo in tempo reale la situazione, interfacciandoci costantemente con le forze dell’ordine, ma è certo che una soluzione deve essere trovata e applicata, nel rispetto di questi giovani e della comunità amanteana che in questi mesi si è contraddistinta per solidarietà e capacità di accoglienza».
«Il tempo delle attese – aggiunge la Sabatino – è finito. C’è ora la necessità di attivarsi tutti, ognuno per le proprie competenze, per assicurare sia condizioni di vita accettabili agli esuli, sia standard di sicurezza adeguati ai cittadini di Amantea. Sono stata rassicurata dalla Prefettura di Cosenza su un intervento celere e tempestivo. L’importante è che il confronto rimanga nell’ambito del vivere civile, senza che trascenda in violenze di alcun genere».