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Riceviamo e pubblichiamo la nota di Gigi El Tarik.

“ Per molti giorni ho sperato di non dovere scrivere un atto quarto sull’affare Coreca e il demanio, ed invece rieccomi ad informarvi che non vi è stato nessuno sviluppo sulla faccenda della rivendicazione di un proprietario alberghiero di circa 2000 metri quadri di una area appartenente al Demanio marino.

Addirittura, ho dovuto registrare atteggiamenti arroganti e prepotenti inauditi.

La prepotenza è un fattore che pone le sue radici nel periodo corrispondente alla nascita dell’uomo e al suo successivo inserimento nella società.

Si è sviluppata nel corso dei secoli in modalità al quanto differenti e ha manifestato coinvolgimenti di vario genere. È un problema che riguarda soprattutto la specie umana, perché determina alcuni aspetti del comportamento i quali gestiscono la personalità.

Sempre la prepotenza è la caratteristica di chi impone agli altri con forza e arroganza la propria volontà, impedendo la divulgazione delle idee e delle ragioni altrui. Si possono definire prepotenza atti che hanno avuto luogo in tempi antichi o passati, oppure atti che hanno avuto luogo precedentemente o che si svolgono ancora oggi, come la delinquenza organizzata sia privata che amministrativa.

Se fossi un bravo ragazzo della porta accanto sarei portato ad esprimermi con toni e parole adeguate e direi, per esempio: “La prepotenza trae origine dal "cuore cattivo"che desidera dominare e sottomettere il prossimo.

Il prepotente è avallato di solito da persone deboli, che non sanno fronteggiarlo e per quieto vivere,gli diventano succubi.

Non è vero che gli altri ignorano la sua inferiorità,lo sanno che è inferiore almeno dal punto di vista psicologico e riesce a dominare, il prossimo,sfoderando la forza bruta e la favella tagliente. Se il prepotente venisse lasciato sbattere nel suo brodo,l' arroganza e la prepotenza,sbollirebbero a nostro vantaggio.

Infatti l' arrogante e il prepotente vivono bene solo quando sono al centro dell' interesse e nella loro cattiveria credono di poter fare il buono e il cattivo tempo.

Diamo troppa importanza a chi non merita e a chi va "scesa la cresta"per il bene della collettività...

Invece, forse per codardia, li lasciamo impuniti, anzi a volte li assecondiamo per nostra disgrazia. Ma io non sono un bravo ragazzo, anzi sono un rompiballe.

Dopo questa lunghissima prefazione, eccoci al IV Atto, scena prima.

Qualche giorno fa, erano circa le 22, un giovane marito con moglie e figlia decisero di fare una passeggiata su Via Coreca a Coreca.

Si avviarono lungo questa strada dove abitano per arrivare sul piazzale antistante l’albergo “La Scogliera” appartenente, come ho già avuto modo di documentare negli articoli che hanno preceduto questo, al Demanio marino.

All’improvviso, come proveniente dall’oltretomba, una voce ammoniva la famigliola e a malo modo li buttava fuori da ciò che la voce, appartenente al proprietario del su citato albergo, dichiarava di essere un’area di sua proprietà.

Onde evitare discussioni, il buon padre di famiglia, insieme a moglie e figlia, si allontanò. Questa stessa scena, mi dicono, si è ripetuta decine e decine di volte negli ultimi anni. Questa sua prepotenza trae forza dal narcisismo.

Il narcisista proprio come il neonato ha interesse solo per i propri bisogni, naturalmente per il neonato questo è indispensabile. Pensate se non piangesse ad ogni malessere, egli a quell'età non è autonomo e morirebbe di inedia senza che la madre o chi svolge questo ruolo se ne accorgesse. Naturalmente esistono individui che, per ragioni che non stanno in un post, hanno sviluppato una scarsissima empatia con il mondo esterno, lo usano solamente e non hanno nessun interesse per le problematiche altrui.

Una parte di loro è rimasta nella fase neonatale anche se sono adulti, potenti e prepotenti.

Ora me ne viene in mente qualcuno anche tra i nostri “politici” ma non voglio scatenare polemiche inutili e fuorvianti.

E così si arriva alla eventuale prepotenza e arroganza di chi amministra la cosa pubblica che nel caso specifico, non ottempera all’esecuzione di vari mandati di sgombero , ultimo del 2012, di quell’area demaniale alla quale ho accennato all’inizio di questo scritto.

Questo modo di agire dell’Amministrazione comunale e delle autorità competenti è tipico di chi con arroganza si sente padrone delle cose; dimenticando che è stato chiamato a gestire una città ed un territorio che appartiene a tutti noi e dei quali nessuno è proprietario.

C’è di più. Non più tardi di una decina di giorni fa mi è capitata nelle mani una lettera dell’Avvocato Gino Perrotta di Paola inviata al Dirigente del Settore Demanio, al Sig. Sindaco del Comune di Amantea e al segretario Generale del Comune di Amantea. Oggetto della lettera “Impugnativa e contestuale richiesta di annullamento del verbale redatto in data 29/5/2015 relativo al Bando di Gara mediante procedura aperta per ‘assegnazione Lotti Liberi del piano spiaggia’. Il motivo che mi porta ad accennare a questa lettera è presto detto.

Il proprietario dell’albergo “La Scogliera” ancora una volta è il “protagonista” della richiesta di “ “annullamento del verbale” sopracitato, in quanto veniva escluso ufficialmente per il “lotto 29” perché la sua richiesta di partecipazione era sprovvista del “requisito della garanzia bancaria”.

Il giorno successivo venivano riammesse alcune ditte, fra queste la SIDAFRA srls del proprietario dell’albergo “La Scogliera”. “Dalla lettura, (continua l’avv. Perrotta) del citato pseudo-verbale è facile rilevare la mancanza di motivazione per la riammissione….. Dal momento che le norme che regolano gli atti della Pubblica Amministrazione sono ispirati alla trasparenza e prevedono rigidi protocolli procedurali che, ….non consentono di riammettere, a distanza di 24 ore, un soggetto escluso da una gara pubblica …….constatato che trattasi di un documento privo di qualsiasi valenza giuridica ……..” .

Ammetto di sentirmi un po’ stanco e amareggiato ma sarebbe quasi un sogno, svegliarmi e scoprire che un qualsiasi cittadino, quale io sono, può, a volte essere fortunato e trovare dall’altra parte dello “sportello” pubblico un funzionario, che aiuti la cittadinanza a fare chiarezza. Tuttavia, se il funzionario non ha questa sensibilità civile, il cittadino è completamente indifeso davanti all’arroganza, alla prepotenza e alla grettezza: il problema è, quindi, non personale, ma di “Sistema”.

E qui la sorpresa! Si fa per dire! La ditta estromessa il 28 maggio 2015 e riammessa la mattina del 29 cm., con un atto arbitrario da parte del responsabile dell'ufficio Demaniale del Comune di amante, senza il consenso della Commissione, si è poi aggiudicata il "lotto" 29!! Complimenti!!!

Gigino A Pellegrini & G el Tarik

Pubblicato in Politica

Scrive Gigino Pellegrini: “La qualità che rende unica l’Italia è il suo essere segnata da centinaia di città grandi e piccole e da migliaia di più o meno piccoli paesi colmi di storia.

 

Centinaia di città con centri storici oggi in via d’abbandono ; frutto malato delle demagogiche e speculative politiche dei vincoli e dei divieti degli anni ’70 , 80 fino ai giorni nostri.

 

Migliaia di piccoli paesi sempre meno abitati, quando non già in abbandono.

 

Da perfetto “profano”, penso che il centro storico di Amantea necessita di interventi da parte di un’architettura degna di tale nome e che riveda la progettazione del centro storico facendo di “vincoli” e “divieti” non più limitazioni, ma occasioni per una progettazione in positivo di una nuova armonizzazione che va comunque costruita per non far morire il centro storico, o ancor peggio, deturparlo come già avvenuto nel recente passato.

Un industriale illuminato, Brunello Cucinelli, circa 30 anni fa decise di trasferire la sua azienda di cachemire in un paesino medievale semi-abbandonato dell’Umbria, Solomeo, cogliendo il paradosso di operai che, alla sera, tornavano malvolentieri a chiudersi nei condomini speculativi della vicina Perugia.

A partire dal 1985 Brunello Cucinelli ha fatto del borgo la sede della sua impresa umanistica. Affacciato sulla valle che volge verso il borgo di San Mariano, l’edificio già chiamato “Corale” è stato destinato da Brunello Cucinelli a Scuola dei Mestieri.

Perfettamente restaurati, soffitti a volte di ispirazione rinascimentale e grandi finestre per aprire lo sguardo degli studenti sull’Umbria di oggi e di ieri. Corsi di formazione tecnica e di alta artigianalità si terranno per nove mesi.

Gli allievi, selezionati attraverso un bando pubblico, saranno remunerati e seguiranno quotidianamente corsi di teoria e pratica di antiche e virtuose tecniche artigianali.

Il restauro e il recupero funzionale di Solomeo sono stati come il risveglio di un genio addormentato.

Innestare una nuova vita su un tessuto storico non deve essere stata cosa semplice, poiché in agguato c’era il rischio che il fascino del suo incanto svanisse per sempre.

La memoria delle tradizioni artigianali e delle tecniche si misero all’opera con l’amore per la loro terra, recuperando la spiritualità dei luoghi, e con essa il tempo della Storia, con il nuovo Foro delle Arti, inaugurato nel 2008.

L’impegno di Cucinelli fu quello, innanzitutto di vedere le mura, consumate dal tempo, restaurate e curate con il rispettoso amore dovuto alle cose che fanno parte della storia degli uomini. Realizzare il sogno di una vita: che a Solomeo tornasse a fluire, con l’attività della sua azienda, la linfa che lo aveva generato e fatto crescere per secoli. Il centro storico di Amantea, da peculiare testimonianza di cultura locale si è trasformato in fragile documento da custodire e salvaguardare, tanto che, in tempi brevi, potrebbe addirittura scomparire un’impagabile testimonianza di quella che fu per secoli la vita degli uomini e delle donne Amanteane.

Si vuole imboccare finalmente la strada che porti il centro a ridivenire veramente pulsante di visibile vita propria, non nascosta negli anfratti?

Si possono far innamorare del centro storico gli altri solo se gli Amanteani saranno i primi innamorati, abbellendo senza parsimonia di piante e fiori ogni angolo, stradina e vicolo e rimanendo svegli ad eventuali “restauri” che tali non sono.

Così l’urbanistica del futuro diventa una sfida di rammendo lanciata ai “migliori architetti” e restauratori per ridare bellezza al centro storico, smettendo di cementificare e diffondere il brutto per poi chiamarlo trash, cioè spazzatura.

Serve proteggere il centro storico dall’indifferenza, dall’invasività del mercato, dal consumo di un turismo sregolato, da un modello di consolidamento e di restauro irrispettoso della storia della città. E’ necessaria una preliminare efficace politica di sensibilizzazione; giusto e legittimo pretendere che chi risiede nel centro storico si renda conto di vivere in un contesto particolare e rispetti condizioni di abitabilità e norme di permanenza specifiche.

Beaumont sur Mer giugno 2015 Gigino A Pellegrini & G el Tarik

Nella foto il centro storico di Amantea

Un Bohemien Claustrofobico. Son passati pochi giorni da quando ho chiesto per l’ennesima volta alle Autorità competenti, a partire dall’attuale Amministrazione, di fare chiarezza una volta per tutte sulla rivendicazione di circa 2000 metri quadri di un bene demaniale, da parte di un albergatore di Coreca. Quel giorno chiedevo risposte e registravo il silenzio più assoluto sulla vicenda.

Oggi, che scrivo, son venuto in possesso di una richiesta di chiarimento sullo stesso problema.

La richiesta, protocollata presso gli Uffici del Comune di Amantea e indirizzata al Sindaco, al Responsabile dell’Uffico Demaniale di Amantea e al Comandante dei Vigili Urbani, sempre di Amantea, riguarda il “Procedimento di delimitazione del Demanio marittimo ex art. 32 cod. nav. E l’art. 58 c.2 del Reg. Cod. Nav. – foglio di mappa 24 particella 44”. Richiesta avanzata e protocollata il 6 maggio del 2015 da parte del Consiglio di Frazione Campora San Giovanni nella quale si chiede di dare “una risposta alla cittadinanza” da parte di tutte le autorità competenti “la risoluzione di tale problematica”.

Da quel 6 maggio, sono passati 30 giorni senza che ci sia stata una risposta.

E’ chiaro che le esigenze della popolazione non hanno nessuna importanza agli occhi sia dell’Amministrazione comunale che delle altre Autorità.

Stanco di tale atteggiamento, avevo deciso di distrarmi e di riprendere a fare un po’ di jogging su di una stradina sterrata che costeggia la ferrovia a Est e il mare a Ovest e che una volta portava da Coreca fino al fiume Olivo.

Una distanza, andata e ritorno, di circa 4 km a partire dalla scogliera di Coreca.

Purtroppo, dopo circa un km e mezzo, ho dovuto fare dietrofront.

Un altissimo e assurdo cancello di oltre due metri me lo impediva.

Sono passati altri 10 giorni da allora quando scrivevo ed informavo gli Amanteani e chiedevo alle autorità competenti di fare chiarezza su qualcosa che in altre parti d’Italia, forse, un libero cittadino avrebbe avuto una risposta.

In Amantea, questo sembra non essere possibile ed eccomi costretto a riproporre il quesito con l’aggiunta di altri elementi a dir poco incredibili.

Si tratta della copia di un documento con tanti di timbri, firme, ecc, che venne redatto nel lontano 26 novembre di 40 anni fa ma ancora valido perché si tratta di un “Atto di Sottomissione” al Comune di Amantea firmato dall’amministratore unico dell’allora società “Le Mandrelle e relativo al rilascio di una licenza edilizia per la “variante al progetto di costruzione del complesso balneare Le Mandrelle” oggi Villaggio Trevi.

Nell’Atto l’amministratore unico Giancarlo Galloni si impegnava a rispettare alcuni punti.

Nell’articolo che ha preceduto questo scritto avevo accennato al primo degli otto punti che prevedeva e prevede fino a prova contraria, il “ Libero accesso su tutte le strade del complesso…..accesso alle autovetture private……come da segnaletica interna ….divieto assoluto di transito a tutti i motocicli, al fine di non arrecare disturbo alla circolazione ed alla quiete pubblica.

Detta disciplina stradale sarà fatta rispettare dal personale delle Mandrelle in stretta collaborazione con il corpo dei Vigili Urbani del Comune di Amantea che dovrà intervenire ad ogni segnalazione di violazione fatta dal personale addetto del complesso stesso.”

Qualche tempo fa, a causa del suddetto cancello chiuso, l’ambulanza ha avuto difficoltà nel raggiungere un uomo che, proprio nelle vicinanze del cancello chiuso, aveva avuto un infarto, rischiando di morire. Tornando all’ Atto di Sottomissione, val la pena citare altri punti dello stesso che non sono mai stati rispettati da parte delle “Mandrelle” alias “Trevi Village”.

Al punto 3) “Realizzazione del muro a mare di protezione convenientemente spostato verso l’arenile demaniale per consentire la realizzazione da parte del Comune di Amantea di un lungomare tra il muro ed il complesso”.

Al punto 7) “Costruzione di un parco giochi per bambini libero e gratuito per tutti, ma sotto la direzione e sorveglianza della Soc. Le Mandrelle”.

Ultimo dei punti è il n. 8) “Tennis: viene concesso, a tutti gli abitanti residenti abitualmente nel Comune di Amantea, uno sconto sui prezzi praticati dalla Società nella seguente misura: nella bassa e media stagione che va dal primo settembre al 15 luglio, sconto del 50% in tutte le ore della giornata……..”.  

I cittadini di Amantea chiedono, come in tante altre occasioni, all’Amministrazione Comunale e alle altre Autorità competenti, di chiarire questa ennesima e incresciosa situazione, insieme al bene demaniale di 1790 metri quadri di via Corica, rivendicato come proprietà privata dal titolare dell’hotel “La Scogliera”. ,Gigino A Pellegrini & G el Tarik  

Scrive Gigino Pellegrini:

“La città è la rappresentazione fisica, nel tempo, della vita sociale: organismo vivente in continua evoluzione che riflette lo scenario della società presente sulle fondamenta di quella del passato. All’interno di questa rappresentazione il cambiamento dell’organismo urbano è l’elemento che interviene con continuità e si esplicita nella contrapposizione, sempre diversa, tra la staticità della forma e la dinamicità della funzione.

Un approfondimento sui contesti urbani e le sue evoluzioni non può prescindere dall’analizzare la relazione che esiste fra linguaggio formale ed i suoi contenuti.

Eliminare i segni del passato significherebbe per le nuove generazioni crescere senza quella storia che gli appartiene, senza godere del patrimonio di esperienze che ha contribuito a forgiare il carattere della società della quale fanno parte.

Questo è alla base dell’esigenza di tutelare e valorizzare il patrimonio storico ereditato dal passato che, a partire dal nucleo originario, ha strutturato la città moderna e contemporanea.

Esigenza che, a partire dagli anni ’50, si trasforma da una tutela della singola opera d’arte, alla considerazione dell’insieme dei monumenti in un contesto urbano organico, fatto di aspetti formali ma anche di contenuti funzionali che cambiano nel tempo, per rispondere alle esigenze di natura, non solo sociale, ma anche economica.

Una delle limitazioni dovrebbe riguardare la possibilità di accesso e di movimento, necessariamente condizionate dal fatto che i centri storici non hanno e non si sono evoluti con una struttura urbana fatta in modo da ospitare le automobili.

Ciò fa di questi “borghi” dei paradisi incontaminati dagli effetti dannosi provocati dal traffico.

Un’analisi seria del centro storico di Amantea andrebbe affrontata per poter interpretare e produrre una contestuale riflessione sulla evoluzione o involuzione degli aspetti sociali, economici, politici e culturali subite e causate dal cambiamento e che condizionano l’equilibrio tra la forma della città ed il suo contenuto.

Il Centro Storico dovrebbe essere il simbolo dell’ immagine della città.

Al di sopra del proprio valore culturale esso dovrebbe assumersi una missione importante nello sviluppo urbano moderno, creando l'identità e l'immagine della città.

Il patrimonio di questi centri storici ed in particolare quello di Amantea non sono solo carattere materiale, ma anche molto di più.

In generale, la conservazione dei centri storici è fondamentalmente diversa dalla conservazione del singolo monumento.

I centri storici, come luoghi vivi devono soddisfare le diverse esigenze dei suoi cittadini con le loro trasformazioni sostenibili.

Ciò è tanto più vero quanto più l’attenzione si concentra sul cuore della città: le sue parti storiche, per loro vocazione piene di significati e valori stratificati nelle modificazioni materiali e immateriali succedutesi nel tempo, come è avvenuto nella quasi totalità delle città europee.

Ogni civiltà, di fatto, ha accettato l’idea che sia fondamentale conservare i segni del passaggio dell’uomo attraverso la storia che, stampati nella forma degli edifici, delle strade e dell’ambiente urbano nel suo complesso, servono a ricordare gli usi, i costumi, le tradizioni che hanno condizionato la vita degli abitanti.

Attraverso questo continuo modificarsi della funzione per adeguarsi alle esigenze del contesto temporale e adattarsi alla forma, la città cresce su se stessa acquistando coscienza e memoria di sé. Nella sua evoluzione permangono i segni originari ma nel contempo la città precisa e modifica le ragioni del proprio sviluppo.

La complessità della riqualificazione urbana viene dalle sue attività culturali, sociali, economiche, tecniche e istituzionali, che necessitano di investimenti coordinati fra il governo, i residenti, i proprietari e gli altri soggetti interessati, per assicurare il mantenimento e attenta sostituzione degli elementi del patrimonio urbano.

Il restauro dei monumenti e degli edifici storici è il primo passo, ma deve essere accompagnato in parallelo con lo sviluppo delle risorse locali tradizionali della comunità per migliorare la qualità della vita nei centri storici con i fattori di evoluzione che sono (economico, sociale-culturale, psicologico-simbolico, politico, demografico e ambientale), questo approccio integrato dovrebbe creare un processo sostenibile di conservazione.

Il centro storico della nostra cittadina, da peculiare testimonianza di cultura locale si è trasformato in fragile documento da custodire e salvaguardare, tanto che, in tempi brevi, potrebbe addirittura scomparire un’impagabile testimonianza di quella che fu per secoli la vita degli uomini e delle donne Amanteane. Oggi il centro storico si trova al bivio di due strade: l’abbandono - con l'eccezione di poche oasi felici - al destino di ricettacolo della marginalizzazione, delle famiglie più povere, degli emigrati extracomunitari; oppure la trasformazione, per la sua bellezza e rilevanza storica,  in  “città d’arte”, luogo di attrazione per i turisti.

Sono possibili la tutela e la conservazione, ma solo in una prospettiva che definisca la compatibilità delle attività in esso presenti e mantenga la sua cornice di autenticità. 

Tutto ciò non si improvvisa da un giorno all’altro

ma va sapientemente costruito.

E’ solo questione di intelligenza politica e di preveggenza culturale. Come proteggere il centro storico dall’indifferenza dei suoi abitanti, dall’invasività del mercato, dalla manomissione del traffico, dal consumo di un turismo sregolato, da un modello di consolidamento e di restauro irrispettoso della storia della città?

Il primo problema è quello degli abitanti del centro storico.

Non è scontato che siano necessariamente sensibili ed interessati a conservare e valorizzare il centro storico.

Chi ha il problema impellente di trasformare parte del Centro Storico in attività lucrative, dovrebbe riflettere in termini collettivi e non personali avendo in testa ben altro che la salvaguardia delle sue case. E’ indispensabile che i cittadini si mobilitino ed essere più presenti nelle decisioni che uno sparuto gruppo di amministratori decidano di favorire questo o quella iniziativa “privata” all’interno del Centro Storico.

Inoltre è legittimo pretendere che chi risiede nel centro storico si renda conto di vivere in un contesto particolare e rispetti condizioni di abitabilità e norme di permanenza specifiche. Quello che andrebbe immediatamente messo in atto è il consolidamento - restauro che dovrebbe essere promosso e favorito come una della attività preminenti, purché eseguito con mano “leggera”: non restauri integrali ed ossessivi che finirebbero per snaturare il senso delle pietre antiche tanto ben restaurate quanto non autentiche.

Non colori improvvisati sui muri delle case risultato di facili permessi edilizi rilasciati ai parvenu di passaggio o locali. Poi vi sono attività compatibili ed attività incompatibili con il centro storico. Le prime sono legate alle attività un tempo già presenti: artigianato, commercio minuto, botteghe, piccoli luoghi di ristorazione, mercatini ambulanti, tradizioni  specifiche, di studio e di ricerca. A queste se ne potrebbero aggiungere altre ugualmente compatibili in riferimento alle nuove tecnologie, purché modulari, miniaturizzate e semplificate. Senza deroghe ed eccezioni dovrebbe essere escluso tutto quanto altera, distrugge e camuffa il territorio: macchinari pesanti ed assordanti, stoccaggi di merci eccedenti certe dimensioni, turismo di massa, discoteche, bingo e slot-machine…

Il traffico privato andrebbe totalmente abolito e congelato, senza eccezioni, in parcheggi esterni. L’accesso per le sole attività di rifornimento delle merci dovrebbe essere seriamente regolamentato per tempi ristrettissimi.

Le antenne della tv dovrebbero sparire, riconvertite in una sola antenna generale di tipo parabolico …Vogliamo finalmente imboccare la strada che porti il centro a ridivenire veramente pulsante di visibile vita propria, non nascosta negli anfratti. Possiamo far innamorare del centro storico gli altri solo se noi stessi ne siamo i primi innamorati, abbellendo senza parsimonia di piante e fiori ogni angolo, stradina e vicolo. Non basta fare delle feste ogni tanto. Ci vuole ben altro per configurare il nostro centro storico come “città di chiaroscuri”: paziente coraggio, intelligente preveggenza, sinergia creativa, forte determinazione nel trovare le risorse necessarie, senza sacrificare alcunché alle urgenze ed ai bisogni prioritari dei singoli cittadini…                      Gigino A Pellegrini & G el Tarik

Non posso esimermi dal sostenere quanto sta denunciando “Gigino El Tarik”, in maniera precisa e dettagliata, riguardo un’occupazione di suolo demaniale in c/da Coreca.

 

Mi permetto di ricordare che il sottoscritto, in seguito alla segnalazione di alcuni cittadini, presenti alla manifestazione organizzata, sempre dal sottoscritto, a difesa dello scoglio di Coreca, ha presentato due esposti, uno in data 17 FEBBRAIO, al Comando dei Carabinieri e alla Capitaneria di Porto, uno in data 30 APRILE sempre alla Capitaneria di Porto e alla Guardia di Finanza.. Inviando entrambi gli esposti alla Corte dei Conti per l’eventuale danno erariale.

Faccio presente, che anche il sottoscritto, ha ricevuto “la visita”, nel proprio ufficio di Pasquale Suriano, che mi ha posto delle domande a cui ha avuto cortese risposte e poi invitato a fornire chiarimenti, pubblici ed alle autorità competenti.

 

Negli articoli “Gigi El Tarik” pone riflessioni profonde che vanno al di là del tema trattato.

Perché nessuno interviene? E’ un fatto di cultura, la cultura del “e va bè fa niente”, la cultura dell’indifferenza, la cultura del piacere all’amico, al parente, all’elettore, all’amico del potente, la cultura del compromesso e della mediazione, che qualcuno ricerca sempre, sbagliando, perché un obiettivo giusto, raggiunto con compromessi sporchi, sporca l’obiettivo e chi lo persegue, e alla fine crea solo danni (come l’esperienza dovrebbe insegnare).

Questa cultura imperante in Calabria, che ha portato la nostra regione nelle condizioni in cui si trova. Cultura che assorbita nel tempo, anche inconsciamente, che porta a cattivi comportamenti che vengono perpetrati pensando che siano giusti. Poi ci sono gli scopi personali, l’egocentrismo. Entrano in gioco “MECCANISMI” strani.

Quindi il cittadino che osserva indifferente, gli uffici preposti che non vogliono andare contro l’amico di qualche potente, potente con cui hanno “un’amicizia” comune, magari perché “l’amicizia” nasce da favori ricevuti.

La mala politica che non vuole intervenire per convenienza (perdita di consenso elettorale, il politico potente che fa pressioni, ecc.), la delega alla magistratura che oberata di lavoro non sempre riesce ad intervenire.

 

Poi c’è il “gioco delle parti”, quello che vediamo spesso in trasmissioni come Ballarò, dove si fa finta di essere rivali, si fa vedere di essere contrari, ma nella realtà si è d’accordo nel mantenere lo “status”.

Per risolvere questo problema , deve crescere una generazione di “spiriti liberi”, e poi occorre, MEMORIA, COERENZA, ONESTA’ MORALE.

Faccio un esempio recentissimo: mi è capitato di ascoltare in Consiglio comunale, quello sul Bilancio, il consigliere comunale Mazzei dire, più o meno: “qualcuno strumentalizza sui giornali il mio operato……. Io rispondo solo dell’operato come assessore al lavori pubblici” . Leggo poi che Mazzei attacca la maggioranza sui mutui da rinegoziare e sui debiti che ricadono sulla cittadinanza.

Su queste parole un “SILENZIO ASSORDANTE” da parte di tutti,   purtroppo di TUTTI anche di chi dovrebbe fare tesoro delle parole di Luigi Di Maio deputato del M5S che a Ballarò risponde così: ”non si pùo cambiare nulla con chi ha distrutto il paese”.

Memoria, coerenza e onestà, avrebbero dovuto indurre qualcuno, a ricordare che Mazzei ha governato insieme a Tempo e Sabatino, che a loro volta hanno governato con chi dirige la lista “Nuova Primavera” ovvero Ruggiero e Gianfranco Suriano, che le delibere sono ATTI COLLEGIALI, che quando si fa parte di una giunta, si governa in maggioranza, si è responsabili collegialmente di tutto, COMPRESO I DEBITI E I MUTUI CONTRATTI., e che ora non ci si può “chiamare fuori”, attribuendo agli altri anche le proprie colpe.

Qualcuno per onestà, coerenza e rispetto degli elettori avrebbe dovuto evidenziare quali giunte hanno contratto questi mutui che ora si rinegoziano, non basta citare il numero 92.

Alessandro Di Battista deputato del M5S, dice sempre, “quando si entra nelle stanze del potere, si entra in confusione, bisogna essere forti a non farsi condizionare, basta ungersi un dito e in un attimo si è completamenti sporchi”.

Quindi i cattivi esempi osservati nel tempo e siccome usuali ritenuti giusti, un’appropriazione di ruoli sbagliati, un eccesso di protagonismo, il pensare solo a se stessi, porta a questi ORRORI, se non si hanno ben scolpite nella mente le tre parole sopra citate, memoria (su quanto successo e quanto sostenuto in passato), coerenza (con i principi a cui si ispira e quanto dichiarato), onestà morale (nel perseguire fini giusti ma non a tutti i costi e rinnegando passato, coerenza e coscienza).

Il cittadino dovrebbe valutare bene l’operato dei politici, tenendo ben presente le parole del giudice Falcone, uno che non ha, come Borsellino, MAI accettato compromessi e per questo pagato con la vita, “Credo che ognuno di noi va giudicato per quello che ha FATTO, contano le azioni non le parole. Se dovessimo dar credito ai discorsi, saremmo tutti bravi ed irreprensibili”. Invece sempre parole, tante parole, vuote, ARIDE, inutili.

Caro (anche se non ci conosciamo) “El Tarik”, continua a fornire spunti di riflessione e denuncia, seguendo la coscienza, sperando che gli esempi facciano breccia. Ci vuole tempo, ma come sai , una goccia, piano piano, può far crollare un muro.

Le rivoluzioni si fanno anche con i piccoli gesti quotidiani. Ti invito a continuare ad “inseguire concetti indefinibili” e a “sentirti responsabile della propria terra”, a non arrenderti e continua a “socializzare il tuo pensiero”, sarai da stimolo per tanti ed anche per il sottoscritto, contro chi, per scopi e fini diversi, “preferisce usare il proprio potere contro la verità”

                                                                 Rosario Cupelli libero cittadino

P.s. qualcuno noterà una firma diversa, smentisco subito le voci diffamatorie che qualche politicante che si spaccia per grillino ha messo in giro ad Amantea, non sono stato “espulso” da nessuno, anche perché il ruolo di cittadino attivo è personale, le idee e i principi universali, semplicemente non intendo prestare il fianco alle strumentalizzazioni di chi mi vede come “rivale” e principalmente non intendo dare visibilità con il mio operato a persone con cui non ho più nulla in comune, di comune il sottoscritto persegue solo il bene pubblico.

Pubblicato in Politica

La domanda si impone di fronte ad una vicenda che ha connotazioni kafkiane. O siamo di fronte ad una persecuzione contro il “legittimo” proprietario dei parcheggi di Coreca o siamo di fronte ad una omissione che potrebbe dar corpo ad una associazione finalizzata a garantire inesistenti diritti che se estesi metterebbero in pregiudizio il senso dello Stato ed evidenziata e sostenuta da alcuni silenzi!

 

Ecco cosa scrive Gigi El tarik nel suo CORECA III ATTO

“Chiunque arbitrariamente occupa uno spazio del demanio marittimo, ne impedisce l’uso pubblico o vi fa innovazioni non autorizzate, ovvero non osserva i vincoli cui è assoggettata la proprietà privata nelle zone prossime al demanio marittimo, è punito con l’arresto fino a sei mesi, sempre che il fatto non costituisca un più grave reato il che consentirà alle autorità competenti di procedere nei confronti di chi ha commesso il reato.

Determinazione e riscossione degli indennizzi dovuti per le utilizzazioni senza titolo di beni demaniali marittimi, di zone del mare territoriale e delle pertinenze del demanio marittimo ovvero per utilizzazioni difformi dal titolo concessorio, sono determinati in misura pari a quella che sarebbe derivata dall’applicazione delle normali misure unitarie, maggiorata rispettivamente del duecento per cento e del cento per cento.

Gli indennizzi sono determinati dall’autorità concedente e riscossi, secondo le procedure vigenti in materia, dagli uffici finanziari competenti. Fermi restando i compiti di polizia giudiziaria per i reati commessi sul demanio marittimo che competono alle forze di polizia, si ritiene di precisare quali ed a chi competono gli atti susseguenti alla rilevazione di utilizzazioni del demanio marittimo non conformi alle norme; in pratica a chi compete l’adozione dei provvedimenti sanzionatori.

Ne deriva che ogni qualvolta una utilizzazione del demanio marittimo sia difforme da quella ammessa dalla concessione, l’emanazione dei provvedimenti in autotutela competeranno agli enti delegati come pure nei casi in cui utilizzazioni non autorizzate incidano comunque negativamente sull’uso programmati del demanio marittimo.

Di contro, non essendo oggetto di delega, competeranno all’autorità marittima i provvedimenti in autotutela quando gli eventuali abusi incidano sui limiti del demanio marittimo oppure abbiano comportato o possano comportare la realizzazione, da parte di non concessionari, di impianti, manufatti ed opere, ed in ogni caso in cui sia ravvisabile un pregiudizio all’integrità della proprietà statale.

Di conseguenza, data la delicatezza della materia, le autorità regionali o comunali e le autorità marittime operino di intesa al fine di evitare la duplicazione di procedimenti oppure, peggio, che nel convincimento che il procedimento sanzionatorio sia adottato dall’altro soggetto, l’abuso rimanga impunito.

Detto questo, torno a scrivere sul bene demaniale rivendicato come proprietà privata dal titolare dell’albergo “La Scogliera” che a seguito del mio ultimo articolo, ha avuto l’ardire e oserei dire l’incosciente temerarietà di recarsi presso l’abitazione di mia madre novantenne e cardiopatica, a lamentarsi del mio “chiedere” alle Autorità competenti di fare luce sulla sedicente rivendicazione. Rivendicazione che mi risulta essere stata confermata in una lettera dello stesso indirizzata (chiaramente protocollata) al Sindaco di Amantea, al Comandante dei vigili urbani, al Dirigente del settore Demanio e all’Assessorato all’urbanistica.

In questa stessa lettera, sempre il gestore dell’albergo “La Scogliera” sembra affermare di aver mostrato al Comandante dei Vigili, la documentazione attestante la sua proprietà della zona in questione.

Affermazioni che fanno a botte con ciò che scrive l’Avvocato Gino Perrotta in una lettera del 15 maggio e indirizzata a: “Egr. Signor Sindaco del Comune di Amantea”; e p.c al “Comandante dei Vigili urbani” e al “Signor Procuratore della Repubblica Presso il Tribunale di Paola”.

L’Avv. Perrotta scrive: “ ….. “il titolare dell’hotel la Scogliera occupa abusivamente e senza pagare alcun canone concessorio l’area antistante il suo hotel rivendicando la proprietà dello stesso”.

Lo stesso Avvocato chiude la lettera invitando “gli organi preposti, ognuno per la sua competenza, ad adottare i provvedimenti ritenuti più opportuni”.

Le “affermazioni” del titolare dell’albergo “la Scogliera” fanno altresì a botte con la Visura Storica per Immobile del 16 Aprile 2015, dell’Ufficio Provinciale di Cosenza dell’Agenzia delle Entrate, nella quale si identifica la zona in questione con il “Foglio” 24 e “Particella” 40 intestati al Demanio Pubblico dello Stato Ramo Marina.

A questo punto sarebbe opportuno che tutte le Autorità competenti facessero urgentemente il loro dovere, come suggerisce anche l’Avv. Perrotta, sgomberando il campo dalle erbacce e facendo chiarezza una volta per tutte su questa squallida vicenda che bene non può fare alla nostra amatissima città e a tutti quelli, amanteani e turisti che adorano Coreca .

Beaumont sur Mer Maggio 2015. By Gigino A. Pellegrini & G el Tarik

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“Soffia, sbraita, tuona ogni giorno/ finchè fugga l’ultimo oppressore/ canta soltanto in questa direzione/ …..”

 

Scrive Gigi El Tarik invitando alla lotta per l’affermazione del bene, dell’equità e della giustizia: “In tempi duri e incerti, “burrascosi” come quelli attuali, nelle persone che lottano per la propria liberazione, il gusto rischia di essere sempre più inquinato dalla logica e dalla morale, cosa che, tradotta in termini filosofici, significa che, quando si verifica una forte tensione fra conoscenza e desiderio, i criteri che regolano il giudizio sociale, politico ed estetico diventano incerti ed instabili. Come scriveva qualcuno di cui non ricordo il nome.

 

Karl Marx nella “Guerra Civile in Francia” scriveva: “ La classe lavoratrice non ha utopie belle e pronte da introdurre par décret du peuple ‘per decreto popolare’. Sa che per realizzare la sua propria emancipazione, e con essa quella forma più alta a cui la società odierna tende irresistibilmente per i suoi stessi fattori economici, dovrà passare per lunghe lotte, per una serie di processi storici che trasformeranno le circostanze e gli uomini”.

I lavoratori non devono realizzare ideali, ma devono liberare gli elementi della società che verrà in quanto la vecchia e cadente Struttura socio-economica è pregna di elementi distruttivi quali corruzione, violenza, desiderio di sopraffare e condannare da parte della sua classe dirigente le future generazioni di quella umanità che è stata per secoli spremuta fino a quasi l’ultima goccia.

Questo atteggiamento da parte del potere precostituito non va tollerato, va invece combattuto a tutti i costi, con la più pura ed espressiva manifestazione della volontà che è la lotta, e lo è in quanto tutte le manifestazioni delle volontà potrebbero essere considerate, in senso molto lato, come lotta.

Cosa viene richiesto agli uomini di lotta, che tipo di accadimenti devono essere messi in atto affinché abbiano luogo le azioni tese a sconvolgere la realtà che vede soccombere gran parte dell’umanità?

In maniera più semplice: quali sono le espressioni nell’esistenza degli esseri umani, nelle quali si riflettono con forza e con immediatezza l’intera loro essenza e, in riferimento a quest’ultima, gli avvenimenti più tipici?

Cosa simboleggia in maniera inequivocabile la vita di un essere umano?

Il carattere conflittuale è ciò che più di ogni altra cosa simboleggia la vita di un individuo nel suo quasi isolamento e nei contenuti.

E’ questa l’azione che riesce ad afferrare la sua essenza in quanto uomo-protagonista e in possesso del suo destino.

L’obbiettivo è senza dubbio la lotta che investe la vita intera dell’essere umano alla conquista della sua libertà, indipendenza che dovrebbero consentirgli la creazione di un nuovo mondo più equo e giusto.

Beaumont sur Mer Maggio 2015 Gigino A Pellegrini & G el Tarik

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Qualcuno ( inutile fare il lungo elenco) pensa che Gigino Pellegrini sia tanto flessibile da ritirarsi dal praticare il percorso di ricerca della verità ed attuazione della legge. Non è così, non lo è affatto! Anzi come tutti gli uomini forti di Calabria, più viene avversato più diventa forte nella sua ricerca di verità e di giustizia.

 

E non si ferma nemmeno (o forse soprattutto) se tra i suoi denigratori si rinviene chi la giustizia dovrebbe attuarla. Eccone una ulteriore prova:

“ Penso sinceramente – dice Gigi- che chi amministra la Cosa pubblica dovrebbe a suo modo sentirsi responsabile, della propria Terra e del proprio paese. Com'è noto questo non avviene. Negli ultimi anni questo pensiero si è addirittura tramutato in una spina dolorosa, continua, nella ricerca di un nesso tra quanto stava capitando, in particolar modo nel nostro territorio e sull’impossibilità di definire la qualità della vita. Trovare un nesso tra l’attuale situazione di chi amministra il Bene Pubblico e alcuni concetti di fondo come la trasparenza e la correttezza da parte delle Autorità.

Concetti che mi sono venuti ripetutamente alla mente perché nelle mie diatribe quotidiane di questi ultimi giorni con i cittadini di questo paese che mi ha visto nascere, mi è sempre stato rinfacciato di inseguire concetti indefinibili che ci avrebbero impedito una corretta pratica e moderna gestione della nostra terra. E così – poiché non mi arrendo tanto facilmente – ho pensato che fosse venuto il momento di socializzare questo mio pensiero, vista l’impossibilità di farlo dove invece si dovrebbe fare, e dove invece si preferisce usare sempre più spesso il potere contro la verità. A conferma di ciò mi sono sentito costretto a ritornare sul problema della zona demaniale in località Coreca. Scrivevo, circa 10 giorni fa: “Si riportano in questo testo alcune foto, della zona della concessione, scattate in questi giorni. Sarebbe opportuno che le Autorità competenti facessero chiarezza su tutto ciò e portare a conoscenza degli Amanteani che si vedono ogni giorno di più limitati nell’uso dell’arenile demaniale e dunque l’accesso a quel mare da sempre frequentato sia da loro che dai turisti in visita ad Amantea. Quello che le Autorità competenti devono assolutamente chiarire ai cittadini sono i seguenti punti: Se la concessione in oggetto è tuttora agricola oppure è diventata altro. I 1790 metri quadri sono ancora bene demaniale o altro? Questo perché c’è un imprenditore che ne rivendica la proprietà e dunque ne impedisce l’accesso a chiunque. Se l’imprenditore dovesse essere nel giusto sarebbe necessario informare la cittadinanza quando avvenuta la vendita della zona demaniale in questione”.

Un invito inascoltato, per ora, ma è possibile ritenere che questa apparente o reale omissione possa dare i suoi frutti allorchè nella vicenda interverrà la competente magistratura.

“A seguito di ciò – continua Gigi- le autorità preposte, incluso l’Amministrazione comunale di Amantea con il suo ufficio demaniale, non hanno ritenuto importante dare una risposta alla cittadinanza e fare chiarezza sul “Foglio” 24 e “Particelle” inerenti alla proprietà del “Demanio Pubblico dello Stato Ramo Marino”; e della “Particella” 531 intestata al “ Comune di Amantea” come risulta dalla Visura Storica per Immobile presso l’Agenzia delle Entrate Ufficio provinciale di Cosenza. Visura ottenuta in data 16 Aprile 2015.

La cittadinanza deve essere informata che l'amministrazione demaniale, compatibilmente con le esigenze del pubblico uso, può concedere l'occupazione e l'uso, anche esclusivo, di beni demaniali e di zone di mare territoriale per un determinato periodo di tempo . Le concessioni di durata superiore a quindici anni sono di competenza del ministro per la marina mercantile. Le concessioni di durata superiore a quattro, ma non a quindici anni, e quelle di durata non superiore al quadriennio che importino impianti di difficile sgombero sono di competenza del direttore marittimo. Le concessioni di durata non superiore al quadriennio, quando non importino impianti di difficile sgombero, sono di competenza del capo di compartimento marittimo . Occupare arbitrariamente uno spazio del demanio marittimo significa esercitare, senza titolo, un potere di fatto sul bene in modo corrispondente all’esercizio del diritto di proprietà o di altro esercizio del potere avvenga a titolo originario o derivativo. E’ di fatto occupazione abusiva ex art. 1161 del Codice Navale, l’acquisizione o il mantenimento senza titolo del possesso di uno spazio demaniale in modo corrispondente all’esercizio del diritto di proprietà. Del reato previsto dall’articolo sopracitato, deve essere chiamato a rispondere, davanti ad un tribunale penale, chi, al momento dell’accertamento, abbia la materiale disponibilità del bene demaniale, in quanto l’illecito consiste nel mantenere la zona demaniale indisponibile agli usi cui è deputata. Nello specifico, rende indisponibile ai cittadini l’utilizzo dello spazio demaniale delimitandolo con grossi vasi, barriere, ecc. Gli Amanteani hanno il diritto di sapere e riprendere a frequentare un luogo a loro molto caro, senza che la prepotenza di qualcuno, avallata da altra prepotenza istituzionale, possa impedire un sacrosanto e millenario diritto appartenente ai figli del Mare di Ulisse.Gigino A. Pellegrini & G el Tarik.

Sembra che la vicenda stia assumendo connotazioni gravissime, parte delle quali già denunciate alla competente magistratura, altre oggetto di prossima denuncia.

E tutto per il silenzio di chi aveva ed ha il dovere di attuare la legge.

Ahimè questa è la Calabria, questa è Amantea

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La persona umana, quando avverte un insopportabile peso in fondo all’anima, cerca di fuggire. Come se potesse depositare in qualche altro luogo quello stesso peso. Proverà in tutti i modi di auto ingannarsi “Esce spesso fuori del grande palazzo colui che lo stare in casa ha tediato, e subito ‘ritorna’, giacché sente che fuori non si sta per niente meglio. Corre alla villa, sferzando i puledri, precipitosamente,come se si affrettasse a recar soccorso alla casa in fiamme; sbadiglia immediatamente, appena ha toccato la soglia della villa, o greve si sprofonda nel sonno e cerca l'oblio,o anche parte in fretta e furia per la città e torna a vederla. Così ciascuno fugge sé stesso, ma, a quel suo 'io', naturalmente,come accade, non potendo sfuggire, malvolentieri gli resta attaccato, e lo odia, perché è malato e non comprende la causa del male; se la scorgesse bene, ciascuno, lasciata ormai ogni altra cosa,mirerebbe prima di tutto a conoscere la natura delle cose,giacché è in questione non la condizione di un'ora sola,ma quella del tempo senza fine, in cui i mortali devono aspettarsi che si trovi tutta l'età, qualunque essa sia, che resta dopo la morte. Infine, a trepidare tanto nei dubbiosi cimenti quale trista brama di vita con tanta forza ci costringe?Senza dubbio un termine certo della vita incombe ai mortali,né la morte si può evitare, dobbiamo incontrarla.” . Il problema è che nessuno può sfuggire a se stesso. “ Se audace, audace, e se debole, debole”. A me sembra che oggi sempre più ci si muove su dei pericolosissimi crinali. Chi afferma o crede in storie o teorie strampalate continuerà a farlo anche in presenza di dimostrazioni contrarie. Quella stessa persona appare agli altri come persona normale anche perché spessoappare convincente per l’apparente aderenza alla realtà.

Questa condizione è spesso caratterizzabile come una degenerazione quasi patologica di alcuni tratti caratteriali come la diffidenza, l'inclinazione al pregiudizio o l'insicurezza. Il sistema di credenze di tipo persecutorio viene elaborato dalla persona in modo lucido e sistematico, ovvero non viene in generale a mancare la funzione razionale. Il fatto di leggere un libro (o guardare un film) e sentire che la propria vita è come quella della storia. La persona impreparata non si rende conto di esserlo e questa di non rendersi conto della propria condizione è una delle caratteristiche fondamentali dell'ignoranza.

La legge non richiede veramente dimostrazione: è auto-evidente. Se l' incompetente si rendesse conto di esserlo, farebbe qualcosa per migliorarsi oppure abbandonerebbe il tentativo di fare quello che fa. Invece, il vero incompetente continua allegramente nella sua azione distruttiva per se stesso e per chi gli sta intorno essendo del tutto incapace di diagnosticare la propria carenza di conoscenza. Se vogliamo, possiamo dire che questa persona è affetta dalla sindrome di Dunning-Kruger che descrive il comportamento di persone che fanno scelte sbagliate e traggono conclusioni errate ma che, proprio a causa della loro incapacità di “capire”, non sono in grado di rendersene conto. Ci si può chiedere come si sviluppi questa condizione di inadeguatezza non percepita. In particolare, l' impreparato spesso maschera bene la propria insufficiente competenza non solo a se se stesso ma anche a chi lo circonda. Spesso, in effetti, per difendersi, diventa molto aggressivo nelle sue manifestazioni e questo viene a volte scambiato per sicurezza e - quindi - competenza. Ci vuole un certo tempo per determinare il grado di incompetenza di una persona e questo, spesso, lo possono fare soltanto persone veramente competenti; che purtroppo scarseggiano. Ciò permette al vero incompetente di sopravvivere e prosperare, perlomeno per un certo tempo. "La persona ‘sprovveduta” si può riconoscere dal fatto che non ha dubbi sulla propria competenza," o anche "il vero incompetente lo è in modo aggressivo". Questo stesso corollario si può esprimere forme complementari come "la persona competente ha dei dubbi" e "la persona competente è disposta anche ad ascoltare le ragioni degli incompetenti". Mettendo insieme questi corollari si riesce a produrre la famosa frase: "non metterti a discutere con un imbecille, chi ti sta intorno potrebbe non capire la differenza" . Da ciò alle menzogne il passo è breve. Le bugie supercalifragilistichesperalidose che vengono scritte su Facebook e sui social media in generale. Sui falsi profili che vengono creati? Sulle foto sempre in posa da divo o da diva del cinema, pubblicate da chi vuol far credere di avere una vita stilenon so quale diva del momento quando invece non ha mai messo veramente il piede fuori dal paese dove si è nati e che in qualche modo lo ripropone anche a migliaia di km di distanza. Raccontare balle sui social (in chat o via mail) è diventato lo sport nazionale, perchéè molto più semplice mentirequando nemmeno si deve mostrare la propria faccia. E quante balle incredibili e mai verificabili si raccontano ad amici e conoscenti quando una storia finisce e si vuole demolire, per se stessi non tanto per altri, l’immagine di qualcuno? Definitivamente:mentire è un’abitudine diffusissima. Il professore americano,Robert Feldam, autore del libro: “The liar in your life” (Il bugiardo nella tua vita) ha indagato per anni scientificamente il fenomeno delle bugiee sostiene che mentire fa parte naturalmente del comportamento umano per quel che riguarda le relazioni. Già a tre anni i bambini capiscono che dire bugie li aiuta a mettersi al riparo da certi guai con gli adulti. Quanto alle persone adulte, si stima checiascuno di noi menta a se stesso e agli altri almeno 13 volte alla settimana. Inoltre, sempre Feldam, ha fatto ampie ricerche su quelle che sono le bugie sociali, quelle raccontate per dare un’immagine di sé migliore di quella che è (questo è molto evidente nell’ambito della seduzione). Che cosa succede in questo caso? Bisogna considerare che le persone che si incontrano per la prima volta,non sanno nulla l’una dell’altra. Quindi è di gran lunga più facile “spararla grossa” e mostrarsi meglio di quello che si è. Questo è l’atteggiamento tipico del seduttore- seduttrice da strapazzo quando incontra una persona che non conosce, o la “corteggia” su Facebook. Vuole dare l’idea di essere migliore di quello che è. Non lo fa per l’altro, per conquistarlo/a, ma per sentire tornare indietrol’eco di un’immagine positiva di sé(alla quale è il primo, inizialmente, a non credere veramente). Lo fa per se stesso. Non lo fa per l’altro. E’ per questo che poi, non appena il rapporto si fa un minimo più intimo, la persona di cui sopra diventa sfuggente e si da a gambe digitalmente parlando. Non riesce più a reggere il gioco delle sue balle e si rende conto davanti a se stesso di essere un mediocre senza speranza. Et voilà, per evitare questa pessima sensazione, trova tutti i piccoli ostacoli possibili che gli impediranno di realizzare i propri sogni- menzogna. Ma la cosa peggiore che emerge è che alla fine, la persona è ben poco consapevole delle proprie bugie. Perché a furia di raccontare bugie, crede a quello che dice.

Nel silenzio della comunità, della politica e delle istituzioni la voce del popolo è costretta a levarsi, più o meno flebile, più o meno forte, alla ricerca della verità. Pochi “uomini” interessati alla verità, non un esercito ma uno sparuto manipolo di avventurosi. Tra questi certamente Gigi El tarik. Questo il suo ultimo sforzo”.

 

“Ogni giorno che passa i cittadini di Amantea, si ritrovano relegati sempre più ad interpretare un ruolo subalterno allo strapotere di alcuni furbi che, approfittando della “miopia istituzionale”, pensano di   muoversi a loro piacimento sul territorio demaniale e di pubblico utilizzo.

In Italia abbiamo 7.500 km di coste, che equivale alla distanza che c’è da Roma a Pechino. Con angoli di paradiso ancora da valorizzare. Le spiagge sono ad oggi occupate da 28mila imprese balneari, dal chiosco al bagno con gazebi di design e il Wi-Fi quasi dappertutto. Attività nate in famiglia, che sempre più spesso diventano aziende in grado di occupare decine, centinaia di persone. D’estate. Ma in molti casi, per tutto l’anno. Nell’ultimo decennio il loro numero è cresciuto costantemente, con migliori performance al Sud. La vacanza al mare con ombrellone e sdraio e un bagnino che veglia sulla nostra sicurezza. Ma l’attività va ben oltre, in termini di servizio e strutture: dal ristorante al parco giochi, dagli spazi per la pratica sportiva alla beauty farm. In Calabria negli ambiti territoriali di propria competenza l’Autorità Portuale di Vibo Marina amministra e gestisce il demanio marittimo tirrenico ed in particolare cura il rilascio di concessioni demaniali per lo svolgimento delle più svariate attività che spaziano da quelle terminalistiche, cantieristiche,  industriali, o prettamente commerciali/artigianali a quelle di carattere industriale e in genere per qualsiasi occupazione del demanio che sia richiesta in via temporanea, per motivi contingenti (ad es. cantieri edili), o in forma continuativa per la gestione delle attività consentite dalla normativa vigente. Il titolo concessorio può essere rilasciato sotto forma di licenza o di atto formale, in relazione alla tipologia, dimensioni, durata della concessione e degli investimenti effettuati dal concessionario. In questi giorni sono venuto a conoscenza di una concessione rilasciata oltre 50 anni fa nel Comune di Amantea in provincia di Cosenza e che riguarda uno dei luoghi più belli della costa amanteana in località Coreca. Concessione su “un’area demaniale marittima” di 1790 metri quadri ad “uso agricolo” e di dover corrispondere all’Erario “ in riconoscimento della demanialità del bene concesso……il canone di lire seimila”. Quella concessione aveva la durata di 48 mesi con scadenza nel mese di ottobre del 1965 ed impegnava il concessionario a rinnovare la concessione dopo la naturale scadenza. Si legge sempre sulla presente concessione che “Il Comandante del Compartimento avrà però sempre facoltà di revocare la presente concessione quando lo ritenga necessario, per qualsiasi ragione, a suo insindacabile giudizio senza che il concessionario abbia diritto a compensi, indennizzi o risarcimenti di sorta…..”. L’area in oggetto, oggi sembra essere diventata di proprietà privata e apparentemente rendendo non più valida la concessione del 1961 nella quale si legge “…tutte le opere costruite dal concessionario senza espressa autorizzazione dell’Autorità Marittima e non facilmente asportabili restano acquisite allo Stato.”

 

Si riporta in questo testo sia la mappa della zona della concessione sia le foto scattate in questi giorni. Sarebbe opportuno che le Autorità competenti facessero chiarezza su tutto ciò e portare a conoscenza degli Amanteani che si vedono ogni giorno di più limitati nell’uso dell’arenile demaniale e dunque l’accesso a quel mare da sempre frequentato sia da loro che dai turisti in visita ad Amantea.”

 

Poi l’invito, forte e deciso: “ Quello che le Autorità competenti devono assolutamente chiarire ai cittadini sono i seguenti punti: Se la concessione in oggetto è tuttora agricola oppure è diventata altro. I 1790 metri quadri sono ancora bene demaniale o altro? Questo perché c’è un imprenditore che ne rivendica la proprietà e dunque ne impedisce l’accesso a chiunque. Se l’imprenditore dovesse essere nel giusto sarebbe necessario informare la cittadinanza quando avvenuta la vendita della zona demaniale in questione. Oppure, se dovesse risultare ancora appartenere al Demanio, se per quei 1790 m2 è stata chiesta una concessione”. Gigino A Pellegrini & G el Tarik

Se dovessimo avere la invocata risposta la pubblicheremo.

 

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