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Mancano i dati delle recenti elezioni regionali ma già si ricorre ai Giudici.

Sono stati anticipati alcuni ricorsi al TAR. Ma sono state anche anticipate querele. Per esempio l’ex presidente del Consiglio regionale Francesco Talarico che insieme al suo legale ha citato in giudizio l’avvocato Nicolino Panedigrano.

Ecco la nota di Talarico:

“Con l’ultimo manifesto pubblicato si è superato ogni limite e, contrariamente al mio moderato orientamento, ho deciso di dar mandato al mio legale di citare in giudizio l’avvocato Nicolino Panedigrano. La campagna elettorale è finita e non posso continuare a subire gli improperi e le accuse infamanti e offensive che Panedigrano, in violazione dei propri doveri di probità, dignità e decoro, travalicando ogni diritto di critica, intenzionalmente rivolge alla mia persona e al mio operato.

Non c’è alcuno scopo informativo, né esiste un interesse pubblico, dietro le incivili denigrazioni mosse al solo fine di aggredire la mia rispettabilità personale, professionale e politica. La contro-campagna di Panedigrano è stata svolta in forma di avversione personale e diretta nei miei confronti, ingenerando la sfiducia dei cittadini nei confronti dei propri rappresentanti politici a difesa della città, con l’unico sconfortante risultato che nessun lametino è stato eletto e, pertanto, la nostra Lamezia non avrà voce tra gli scranni del prossimo Consiglio Regionale”

Ma ecco cosa risponde l’avvocato Nicolino Panedigrano

“Aspetto con serafica tranquillità la citazione per danni di Talarico. Chiederò ai più valenti colleghi del Foro di Lamezia se sono disposti a costituire un pool a difesa non del mio operato, ma del diritto di critica sancito dalla nostra bella Costituzione. E, se poi si troverà qualche giudice a Timbuctù che mi condanni a risarcirlo, sono certo che ci saranno centinaia di lametini disposti a partecipare a cene, a pagamento!, per raccogliere fondi in quel ristorante diventato ormai famoso per il magna magna. Per il resto il Comitato ed io vediamo solo ragioni per dover ringraziare il buon Franco Talarico.

Primo.

Del manifesto con cui abbiamo detto grazie ai cittadini di Lamezia per aver mandato a casa lui e tutti quelli che come lui hanno affossato la sanità lametina non avevano parlato né i giornali, né i siti web, né gli altri mezzi d'informazione. Mentre dopo questo suo intervento l'interesse, il consenso e la stima dei cittadini sono al contrario schizzati a mille.

Secondo.

Ci ha attribuito la colpa (per noi e per molti altri, un merito) di non averlo fatto rieleggere. E chi se l'aspettava che proprio lui ci desse atto di aver condotto una battaglia sociale giusta e vincente, che ha aperto gli occhi ai lametini e li ha finalmente convinti, nell'interesse della nostra città, a non votarlo? Davvero troppa e inaspettata grazia, maestà.

Terzo.

Ha posto tutti noi, e me per primo, al centro delle tante battaglie politico-sociali in difesa del nostro negletto territorio. E ci ha fornito un formidabile attestato di valore da spendere a piene mani nella prossima competizione per il rinnovo del Consiglio Comunale.

Un affettuoso grazie, dunque. E però, quello che non comprendiamo è il suo lamento per il fatto che con la nostra opera abbiamo abbattuto “Sansone con tutti i Filistei”. Non riusciamo a capire perché, avendo, a dir suo, fatto una denigratoria, infamante e incivile campagna contro la sua persona, dovremmo avere anche la “colpa” di non aver fatto eleggere nessun altro candidato lametino, anche quelli con cui lui ha duellato in campagna elettorale.

A parte il fatto che noi stessi non ci consideriamo dei supereroi e a parte il fatto che il lametino Scalzo, originario di San Mazzeo (poco sopra Bella), è stato invece rieletto con una messe di voti, per quale motivo la nostra severa e intransigente critica alle sue colpe politiche avrebbe impedito ai nostri cittadini di votare per Magno o per Speranza o per tutti gli altri 10 o 12 candidati lametini? Non riusciamo a veder logica alcuna in questo suo piagnucoloso sillogismo; che invece ci rammenta il ritornello di una nota canzoncina d’altri tempi: “Bisogna saper perdere, non sempre si può vincere come vuoi e quando vuoi”

Pubblicato in Lamezia Terme

Falso e abuso d'ufficio , queste le accuse delle quali dovranno rispondere il presidente del Consiglio regionale Francesco Talarico, i dirigenti della Regione Giovanni Fedele e Luigi Giuseppe Multari, il funzionario Rocco Sirio, la presidente Marisa Fagà ed i componenti del cda dell’Arpacal.

 

La vicenda attiene ai decreti di nomina di pertinenza del Presidente Talarico nei quali di solito si legge:

a)Che si prende atto “ della verifica dei requisiti dei singoli candidati alla nomina di che trattasi, effettuata, anche con l'ausilio delle schede ricognitive allegate alle domande ed ai curricula, nonché delle schede di settore da cui si rileva la sussistenza o meno dei requisiti richiesti dalla vigente normativa da parte dell'Ufficio di Presidenza, con deliberazione n. 10 del 23 febbraio 2011”;

b) che dai predetti elenchi e dai curricula personali, in atti, il nominato “ risulta in possesso dei requisiti per la nomina in oggetto ed in grado di assicurare il buon andamento ed l'imparzialità dell'Organo al quale viene nominato”;

c) che “la scelta della Pubblica Amministrazione, nella fattispecie, non presuppone una procedura concorsuale, ma impone solo la richiamata valutazione di tutti gli aspiranti e dei requisiti da ciascuno dichiarati nelle domande e nei curricula che hanno costituito il fondamento dell'istruttoria verificativa”;

Il sistema è sempre il medesimo.

Ma poi il sostituto procuratore, Gerardo Dominijanni, ha deciso di porvi fine ed ha inviato un avviso di garanzia al presidente del Consiglio regionale della Calabria, Francesco Talarico, ed al funzionario autore delle schede di valutazione relative alle nomine “incriminate”, Rocco Sirio. Sotto indagine anche il CDA dell’Arpacal.

In sostanza il presidente del consiglio regionale deve rispondere di abuso d'ufficio per aver proceduto alla nomina dei componenti del Cda senza che questi avessero i requisiti. Anzi per aver procurato così “intenzionalmente da un verso a costoro un ingiusto vantaggio patrimoniale, dall’altro un danno ingiusto agli aspiranti parimenti la nomina aventi idoneità a ricoprire l’ambito incarico”.

Poi a settembre scorso il sostituto procuratore della Repubblica di Catanzaro Gerardo Dominijanni ha trasferito l’ inchiesta sull’Arpacal alla Procura di Reggio Calabria, territorialmente competente.

Ora la Procura di Reggio Calabria ha chiuso le indagini sulle presunte irregolarità nelle nomine dei membri del cda dell'Arpacal.  

Sette le persone che sono finite nel registro degli indagati con le ipotesi di falso e abuso d'ufficio:

-il presidente del consiglio regionale Franco Talarico,

-il dirigente della Regione Giovanni Fedele

-il dirigente della regione Luigi Giuseppe Multari,

- il funzionario Rocco Sirio

-la presidente del CDA dell’Arpacal Marisa Fagà

-i componenti del cda tra cui l’ex sindaco di Scalea Mario Russo.

Secondo l'accusa i componenti del CDA avrebbero attestato di avere una «comprovata esperienza tecnico-scientifica in materia ambientale» e di aver esercitato almeno «cinque anni di attività professionale riconducibile all'incarico». Requisiti che , invece, secondo la Procura i tre non avrebbero.

Pubblicato in Reggio Calabria

Non c’era certo bisogno della vicenda di Marilina Intrieri per avere una immagine ulteriore della fragilità della nostra Calabria.

 

Parliamo della garante dell’infanzia nominata non già come si dice falsamente dal consiglio regionale, al quale competeva, ma dal Presidente del Consiglio regionale Talarico con un “SUO” decreto n 46 del 22 dicembre 2010.

http://www.consiglioregionale.calabria.it/hp4/contenuti/garante_minori/Decreto%20Nomina%20Garante%20IA.pdf

Ed è proprio per questo che non comprendiamo Talarico quando dichiara : «Credo che il modo migliore per chiudere la vicenda sia la sua immediata rinuncia all’incarico che il consiglio regionale le ha assegnato».

Eh, no, Presidente ! Che Lei ha assegnato, non il Consiglio.

E non basta ! Che significa la dichiarazione di Talarico quando afferma che “Le dimissioni sarebbero un gesto importante e consapevole ed eviterebbero, al consiglio regionale, di avviare la verifica sulle procedure per la revoca dell’attuale Garante, per poi procedere con un nuovo incarico».

Ma scherziamo? Talarico la nomina e poi pretenderebbe che fosse il consiglio ad iniziare la procedura di revoca?

Logico che Marilina Intrieri risponda al "garantista" Talarico”: « Respingo la richiesta del presidente del consiglio regionale di dimettermi e lo invito a ritirare le gratuite insinuazioni nei miei confronti ».

Aspettiamo di sapere come finisce ( secondo noi Talarico chiederà scusa)e soprattutto sapere cose c’è dietro tutta la vicenda .

Sembra utile ricordare che la Intrieri ha dichiarato: ''Evidentemente il Presidente o si e' fidato dei falsi e fantasiosi titoli dei giornali o non e' stato bene informato, o bisogna ipotizzare altri motivi che non conosco”. A quali motivi si sarà riferita?

Pubblicato in Calabria

Il Governo impugna la legge regionale sulla stabilizzazione dei precari nella sanità. Ecco le “vision” della politica regionale.

  1. 1)Talarico dell’UDC.

«Nonostante l'impugnativa dei primi tre commi dell'articolo 1 della legge regionale "salvaprecari", la Regione, con grande coraggio e per prima tra quelle soggette al Piano di rientro, ha assunto l'iniziativa di approvare una norma che ha superato l'esame di legittimità costituzionale del Governo».

«La norma vagliata positivamente dal Governo autorizza l'espletamento delle procedure concorsuali con una grossa quota, 40%, riservata ai precari in servizio presso le strutture sanitarie regionali. Esprimo pertanto soddisfazione per il risultato conseguito, segno evidente di un buon lavoro legislativo che consentirà ad un cospicuo numero di precari, appena sarà autorizzata la deroga al blocco del turnover, l'inquadramento a tempo indeterminato».  

«In un momento di crisi economica gravissima che colpisce in particolare le regioni più svantaggiate del Paese, questo provvedimento a favore del rilancio dell'occupazione ci induce a proseguire nel solco delle scelte ispirate da responsabilità, ottimizzazione e valorizzazione delle risorse umane e delle competenze a disposizione della Calabria».

Incomprensibile!

Pubblicato in Reggio Calabria

Non demorde Aurelio Chizzoniti presidente della commissione speciale di Vigilanza e Controllo del consiglio regionale della Calabria.

 

E lo fa con una nota che dice: «Il caso Fincalabra è politicamente chiuso. Mentre residuano le indagini sul versante della rilevanza sia penale che contabile. Con una relazione rimessa al presidente della giunta regionale Giuseppe Scopelliti e al presidente del Consiglio Francesco Talarico ho informato, con dovizia di particolari, i vertici della Regione Calabria circa le iniziative assunte. Proponendo, sarcasticamente, l’immediato scioglimento della inutile commissione Speciale, visto che Fincalabra, attraverso un singolare concetto paragiuridico, riconosce generosamente alla stessa soltanto un asettico potere di convocazione. E non altro. Ho invitato, altresì, Scopelliti e Talarico a valutare responsabilmente l’opportunità di commissariare la Finanziaria regionale».

Poi il presidente della commissione speciale di Vigilanza, informa di avere «comunicato alle autorità giudiziarie adite, a integrazione dell’esposto presentato lo scorso 3 aprile, le ulteriori e-mail pervenute. Particolarmente eloquente è quella di un candidato che conferma che il relativo bando non indicasse gli argomenti da trattare», puntualizzando altresì che "gli stessi non furono mai pubblicati".

Prosegue Chizzoniti – dopo aver notato che "altri concorrenti facevano la spola dalle stanze dei dirigenti alle aule d’esame", venne interrogato dalla commissione sul microcredito. Così incalza – sottolinea Chizzoniti – il deluso partecipante: "Quando i commissari videro che sull’argomento ero abbastanza ferrato, si affrettarono a cambiarlo… con domande sul significato di taluni acronimi"… "Il colloquio si concluse quando il presidente della commissione, con malagrazia, mi tacciò di disattenzione perché non avevo neanche letto il bando…..!!!"».

La risposta della politica viene data dalla seduta dell’Ufficio di Presidenza del consiglio regionale( presidente Francesco Talarico, i vicepresidenti Alessandro Nicolò e Pietro Amato ed i segretari-questori Giovanni Nucera e Francesco Sulla) che ha deliberato la pubblicazione dei bandi per la nomina dei cinque membri - di cui tre nominati dal Consiglio (tra cui il presidente) e due dalla giunta regionale - nel consiglio di amministrazione di Fincalabra spa (gli incarichi attuali sono scaduti lo scorso dicembre).

Pubblicato in Calabria

Il riso , fa buon sangue. Così dice il vecchio proverbio che stimola a prendere la vita in modi più allegro, senza drammatizzare. Ma deve essere “buon riso”, quello vero, sincero, istintivo, che esce dall’anima o dal cuore, se volete, non quello insufflato, non quello di comodo ( reso al padrone che racconta la barzelletta).

Parliamo del Riso che viene insieme e dopo il sorriso.

Alla regione sicuramente lo sanno. Lo sanno che se non si può parlare di vera e propria terapia del sorriso, comunque una buona risata aiuta a far passare la giornata, a dimenticare i problemi( parliamo della comico terapia che viene usata sempre più frequentemente negli ospedali e soprattutto nei reparti nei quali sono ricoverati bambini)

Ed è probabilmente in questa ottica che viene dichiarato che “L’obiettivo prioritario” della Regione Calabria “é la riqualificazione, improntata ad una maggiore efficacia ed efficienza, della macchina amministrativa dell’Assemblea legislativa regionale, affinché possa affrontare le sfide del futuro”.

Se ne è discusso nell’Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale che ha tenuto ieri una lunga riunione durante la quale si è discusso della nuova organizzazione degli uffici di Palazzo Campanella.

Il presidente, Francesco Talarico, i vicepresidenti Alessandro Nicolò e Piero Amato ed i segretari-questori Giovanni Nucera e Francesco Sulla hanno pienamente concordato sull’urgenza di addivenire “ad una significativa razionalizzazione della spesa e, contemporaneamente, ad una maggiore efficienza del funzionamento dell’attività amministrativa che si traduca in risposte più immediate ai bisogni della collettività. Nel progetto della nuova architettura burocratica, si terrà conto, comparativamente, di quanto sta avvenendo nelle altre Regioni italiane, in presenza di una drammatica crisi economica e sociale che esige dalle Istituzioni tagli ai costi della politica ed, insieme, nuovi modelli operativi che riducano la spesa e, al tempo stesso, valorizzino il personale amministrativo”.

L’Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale tornerà a riunirsi con all’ordine del giorno il medesimo argomento martedì 9 aprile. “In una fase di spending review - ha detto il presidente Talarico - che ha visto l’Assemblea operare corposi tagli ai costi della politica, ora è il momento di intervenire, rispettando le normative vigenti, sulla struttura burocratica per modernizzarla e renderla competitiva nelle nuove sfide che le Regioni hanno davanti. L’obiettivo è avere in tempi rapidi una struttura burocratica dinamica, aperta ed in grado di recepire le istanze dei cittadini”

Di fronte a queste affermazioni bisognerebbe forse ridere, ma qualcuno( e noi tra questi) può anche piangere. La regione afferma che la struttura burocratica regionale è statica e non è in grado di recepire le istanze dei cittadini.

Come facciamo a non crederci? Ma posto che sia vero chi governa la regione? Ed allora affermare che la burocrazia regionale NON VA non significa forse che la politica regionale NON VA?

Fa invece realmente ridere la affermazione che lo sforzo di rendere la struttura burocratica migliore lo si avverte solo in tempi di spending rewiew. Diversamente…..

Se non fosse che oggi è trenta marzo e non il primo aprile ci verrebbe in mente che si tratta di un pesce d’aprile.

Pubblicato in Calabria

Non si è tenuto l'interrogatorio del presidente del consiglio regionale, Francesco Talarico e previsto per ieri pomeriggio.

 

Il legale di Talarico, l'avvocato Francesco Gambardella, ha adottato, come strategia difensiva, quella di non far presentare il suo cliente all'interrogatorio fissato dal sostituto procuratore Gerardo Dominijanni.  

 

Come noto Talarico è rimasto coinvolto nell'inchiesta sulla nomina dell’intero Consiglio di Amministrazione dell'Arpacal.

 

L'inchiesta della Procura di Catanzaro vede coinvolti, oltre a Talarico, altre quattro persone, tra cui la presidente dell'Arpacal Marisa Fagà.

 

Le indagini, condotte dal Nisa, hanno portato nelle settimane scorse alla notifica di avvisi a comparire nei confronti delle cinque persone coinvolte nell'inchiesta.23 gennaio 2013

Pubblicato in Catanzaro

Nei decreti di nomina di pertinenza del Presidente Talarico si è soliti leggere tre elementi.

  1. a)Il primo è che si prende atto “ della verifica dei requisiti dei singoli candidati alla nomina di che trattasi, effettuata, anche con l'ausilio delle schede ricognitive allegate alle domande ed ai curricula, nonché delle schede di settore da cui si rileva la sussistenza o meno dei requisiti richiesti dalla vigente normativa da parte dell'Ufficio di Presidenza, con deliberazione n. 10 del 23 febbraio 2011”;
  2. b)Il secondo che dai predetti elenchi e dai curricula personali, in atti, il nominato “ risulta in possesso dei requisiti per la nomina in oggetto ed in grado di assicurare il buon andamento ed l'imparzialità dell'Organo al quale viene nominato”;
  3. c)Il terzo che “la scelta della Pubblica Amministrazione, nella fattispecie, non presuppone una procedura concorsuale, ma impone solo la richiamata valutazione di tutti gli aspiranti e dei requisiti da ciascuno dichiarati nelle domande e nei curricula che hanno costituito il fondamento dell'istruttoria verificativa”;

Ora questo “sistema” giunge ad epilogo. Lo ha deciso il sostituto procuratore, Gerardo Dominijanni, che ha inviato un avviso di garanzia al presidente del Consiglio regionale della Calabria, Francesco Talarico, ed al funzionario autore delle schede di valutazione relative alle nomine “incriminate”, Rocco Sirio.

Per il momento sotto indagine è finito l’attuale CDA dell’Arpacal nominato nelle persone di Marisa Fagà –presidente- e di Mario Russo e Ida Cozza –componenti.

Il presidente del consiglio regionale deve rispondere di abuso d'ufficio per aver proceduto alla nomina dei componenti del Cda senza che questi avessero i requisiti.

Anzi, recita il provvedimento, «procurando così intenzionalmente da un verso a costoro un ingiusto vantaggio patrimoniale, dall’altro un danno ingiusto agli aspiranti parimenti la nomina aventi idoneità a ricoprire l’ambito incarico».

“Nello specifico, secondo la ricostruzione accusatoria confluita nel provvedimento, al presidente Fagà ed a Russo si contesta di avere attestato falsamente, nella richiesta di nomina a componente del Consiglio di amministrazione dell’Ente per 4 anni e 5 mesi, di essere in possesso tanto dei requisiti richiesti dalla legge istitutiva dell’Arpacal (articolo 9 bis della legge regionale della Calabria 3 agosto 1999, n. 20, come introdotto dall’articolo 12 della legge regionale della Calabria 11 agosto 2010, n. 22, pubblicata Bur n. 15 del 16 agosto 2010, supplemento straordinario n. 1 del 20 agosto 2010), ovvero “comprovata esperienza tecnico scientifica in materia ambientale”, tanto di quelli richiesti dalla legge regionale della Calabria 4 agosto 1995, n. 39 (articolo 8), ovvero “cinque anni di attività professionale riconducibile all’incarico”, quando, al contrario, entrambi avrebbero ricoperto incarichi e funzioni ben diverse da quelle previste. Violazione, quest’ultima, contestata anche al terzo componente del Cda, Ida Cozza.”

Dalla nomina le reazioni dei candidati esclusi, che, a quanto pare, non avendo affatto digerito il “benservito”, hanno deciso di rivolgersi alla Procura dando così lo start all’ennesimo filone di un’inchiesta che – tutto lo fa pensare – ha in serbo ancora diversi colpi di scena.

Della serie”non finisce qui”!

Anche perché resta aperta la precedente inchiesta aperta dai sostituti procuratori Gerardo Dominijanni e Domenico Guarascio a carico di undici indagati, accusati, a vario titolo, di truffa e abuso d’ufficio. Si tratta di Vincenzo Mollace, commissario straordinario all’Arpacal, fratello del giudice della Corte d’appello di Reggio Calabria, Francesco; Francesco Caparello di Lamezia Terme; Pietro De Sensi, di Lamezia Terme; Giuseppe Giuliano, di Catanzaro; Giuseppe Graziano, di Longobucco; Domenico Lemma, di Reggio Calabria; Francesco Nicolace, di Catanzaro; Silvia Romano, di Cosenza; Luigi Luciano Rossi, di Catanzaro; Antonio Scalzo, consigliere regionale e vice presidente della Commissione.

Della serie : in questa regione più si scava, più si trova!

Pubblicato in Calabria
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