Con il giorno delle Palme ha inizio per noi cattolici la settimana santa.
In questo giorno la Chiesa cattolica ricorda l’ingresso trionfale di Nostro Signore Gesù Cristo a Gerusalemme in sella ad un asino, accolto da una folla festante e osannante che lo salutava agitando rami di palma e che stendeva a terra dove passava i mantelli.
Anche noi ancora oggi portiamo in chiesa ramoscelli d’olivo per essere benedetti dal sacerdote con acqua santa e poi appenderli agli alberi da frutta sotto forma di croce per proteggere la campagna dalle intemperie e dalle calamità.
Tanti anni fa, quando io ero ancora un ragazzo, i ramoscelli d’olivo portati in chiesa da persone benestanti, venivano adornati con fiocchi colorati, con fiori, con cioccolatini, con piccoli uova di cioccolato e con ciambelle fatte in casa.
In alcuni paesi della Calabria sono ancora vive alcune tradizioni popolari e rimembranze di cultura pagana e greca.
A Bova, per esempio, i fedeli il giorno delle Palme si recano in chiesa in processione portando le famose e caratteristiche “Pupazze” per essere poi benedette.
“Le Pupazze” sono delle sculture femminili sagomate con ramoscelli d’olivo e adornate di fiori e di frutta.
L’antico borgo, uno dei più belli d’Italia, il giorno delle Palme è un tripudio di colori.
Dopo la benedizione le sagome preparate con maestria vengono smembrate e ridotte in “steddhi” che poi vengono collocati nelle camere da letto o in campagna.
“Gli “steddhi” sono i piccoli ramoscelli d’olivo staccati dalle “Pupazze” che per effetto della benedizione del Sacerdote con l’acqua benedetta diventano amuleti sacri da collocare in casa sotto un immagine sacra nella camera da letto, nell’anta di una cristalliera, nei campi, nei luoghi di lavoro.
C’è ancora chi utilizza le foglie benedette per togliere il malocchio dalla casa e da chi la abita.
Questi antichi riti pagani provenienti dalla antica Grecia, ieri come oggi, sono molto sentiti.
I cittadini di Bova, antica colonia greca, si riuniscono ogni anno e incominciano a preparare “Le Pupazze” con largo anticipo, intrecciando con pazienza certosina e grande abilità i rami d’olivo intorno ad un’asse di canna.
Vengono realizzate figure femminili che poi abbelliscono, come abbiamo visto e come si possono vedere dalla foto che allego, con fiori, nastri colorati, frutta e primizie.
I cittadini, grandi e piccini, autorità civili e religiose, si riuniscono nella chiesa di San Leo, Santo Patrono di Bova,dove vengono solennemente benedette e poi le portano in processione tra gli stretti vicoli del borgo antico fino ad arrivare alla concattedrale di San Teodoro.
“Le Pupazze”, infine, vengono condotte sul sagrato e smembrate dei loro componenti “Gli Steddhi” e distribuiti ai fedeli.
Questo rito delle “Pupazze” affonda le radici nel mondo della mitologia greca.
di Francesco Gagliardi