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Il Tribunale della libertà di Catanzaro ha rigettato la richiesta di scarcerazione per l’ex sindaco di Rende.

 

Nel contempo ha revocato la misura di arresti domiciliari per Pietro Ruffolo, Giuseppe Gagliardi, Umberto Bernaudo e Rosario Mirabelli.

I politici, erano finiti ai domiciliari il 23 marzo scorso nell’ambito dell’operazione denominata “Sistema Rende”, accusati di concorso esterno in associazione mafiosa e di aver ricevuto il sostegno elettorale del clan Lanzino.

 

Era una decisione era attesa perché da essa si sarebbe misurata la validità dell’impianto accusatorio. Il pronunciamento del Tribunale della libertà stabilisce che il lavoro della DDA di Catanzaro è stato capillare e ha colpito nel segno.

Dal momento che le 99 pagine dell’ordinanza spiegano chiaramente che il “Sistema Rende” si basava quasi esclusivamente sulla potenza del “capo” cioè Sandro Principe.

 

Nel corso dell’udienza svoltasi giovedì scorso i pm Pierpaolo Bruni e Vincenzo Luberto hanno dato battaglia depositando anche nuovi atti, vale a dire le dichiarazioni dell’ex candidato a sindaco Amerigo Castiglione e del segretario generale del Comune di Rende in merito alla nomina del dirigente Ernesto Lupinacci.

Pubblicato in Cosenza

Tanto va la gatta al lardo che ci lascia lo zampino.

Nel caso si impone il richiamo del noto proverbio nel suo significato che è solo questione di tempo e poi chi compie azioni proibite, alla fine rischia di subire conseguenze rischiose.

Era il novembre 2012 quando vennero arrestati, tra gli altri, l’ex sindaco di Rende Umberto Bernaudo e l’ex assessore consigliere provinciale Pietro Ruffolo, notoriamente “colonnelli” di Sandro Principe.

E stamani infatti sono stati arrestati Sandro Principe, Umberto Bernaudo e Pietro Ruffolo .

Insieme l’ex consigliere regionale Rosario Mirabelli ed un ex consigliere comunale di cui al momento non è stata resa nota l’identità.

Per tutti sono stati disposti gli arresti domiciliari.

Secondo la Dda di Catanzaro avevano finanziato e poi capitalizzato con 8 milioni di euro una cooperativa di servizi per “garantire occupazione e pagamento di uno stipendio mensile a soggetti legati da vincoli di parentela o contiguità a esponenti apicali del clan Lanzino”.

In pratica la coop Rende 2000, ribattezzata Rende Servizi dopo essere divenuta a partecipazione comunale grazie ai due politici e a 8 milioni di fondi pubblici, assicurava uno stipendio al luogotenente del clan, Michele Di Puppo, allo stesso boss della ‘ndrangheta Ettore Lanzino e ad altre persone affiliate o vicine all’associazione mafiosa, in cambio dell’appoggio elettorale in occasione delle consultazioni del 2009, vinte appunto dal centrosinistra.

I reati contestati a vario titolo sono concorso esterno in associazione mafiosa, voto di scambio, corruzione. Le indagini, condotte dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro, sono state svolte dal Nucleo Investigativo del Comando provinciale di Cosenza ed hanno delineato un "intreccio" politico/mafioso che ha consentito a candidati alle varie tornate elettorali per il rinnovo del Consiglio Comunale di Rende, dal 1999 al 2011, per il rinnovo del Consiglio provinciale di Cosenza del 2009 e del Consiglio Regionale della Calabria del 2010, di ottenere l'appoggio elettorale da parte di personaggi di rilievo della cosca di 'ndrangheta "Lanzino-Rua'" di Cosenza, già tutti definitivamente condannati per "associazione mafiosa", in cambio di favori.

Ora tutti gli altri gatti, in qualunque amministrazione ospiti , sono preoccupati.

La DDA può giungere anche a loro ed in particolare a quelli sui quali da tempo sta indagando.

E poi, come oggi, la gente dirà “ chi se lo sarebbe mai creso!”

Pubblicato in Cosenza

Sangineto è un piccolissimo comune di quasi 1300 abitanti sito sulla costa tirrenica cosentina.

Il paesino è composto da due borghi. Il primo , ed il più antico, sulla collina, il secondo sul mare.

Sangineto è famoso per possedere in Calabria, uno dei pochi castelli sul mare.

Il castello del “principe” di Bisignano risale al XV sec. e venne “costruito dai Sanseverino di Bisignano per sostituire il distrutto castello di Sangineto. Nel 1605 passò ai Majorana e quindi ai Firrao che lo tennero fino alla eversione feudale”.

Dopo tanti secoli ora sembra che Sangineto avrà un nuovo “principe”.

Si parla, nientemeno, che dell’ex senatore Franco Covello, un tempo emblema umano della DC , oggi rappresentante del PD ( la D è rimasta in comune).

E così Franco Covello, da emblema di un partito, ora sembra deputato a diventare emblema di un territorio.

Un neo “principe” machiavelliano capace di essere il nuovo “dominus” , ma, contemporaneamente, il difensore del suo principato.

Una voce del “suo popolo” da spendere a Bruxelles, a Roma, a Reggio Calabria, a Catanzaro; dovunque, cioè, sia necessario per ricordare le esigenze di Sangineto e per attrarre finanziamenti, investimenti, risorse, turisti .

La proposta verrebbe dal circolo cittadino del Pd.

Un ritorno all’antico, a quando nei nostri paesi arrivavano i governatori mandati dai re di ogni tempo? .

O forse una nuova strada da seguire per ognuno dei nostri paesi?

Se è così, chi sarà il nuovo principe di Amantea?

O forse aspettiamo di ristrutturare il castello?

Pubblicato in Alto Tirreno

Carlo Guccione, Nino De Gaetano, Nicola Adamo e Pietro Giamborino rompono gli indugi e sferrano un'offensiva inedita contro il capogruppo Sandro Principe ancora in carica, a più di un mese dalla lettera con cui l'ex sindaco di Rende annunciava di voler abbandonare l'incarico.

Ecco la nota:

“Prendiamo atto delle dimissioni di Principe

Prendiamo atto che con l’intervista odierna l’on. Principe affermi di volersi dimettere da Presidente del Gruppo Consiliare del PD.

Finora si è tentato di dire che la dichiarazione di disponibilità a lasciare l’incarico fosse ben altra cosa dalle dimissioni.

Insomma, si sosteneva la disponibilità a mettersi da parte ma, al tempo stesso, continuare ad esercitare pienamente la funzione di capogruppo.

Nell’ultima riunione di Gruppo tale tema interpretativo è stato oggetto del dibattito con riferimento alla lettera aperta che Principe ha scritto dopo la sua nomina nella Direzione nazionale del PD.

Nonostante fosse stata unanimemente richiesta la lettura di questa missiva ai fini di una giusta e coerente interpretazione abbiamo dovuto, purtroppo, però, prendere atto che di questa lettera non c’era più traccia.

Il Gruppo non ne è stato ancora investito.

Rimane ancora forte il sospetto che si confidi in un’azione dilatoria per la convocazione sine die della prossima riunione che al primo punto all’ordine del giorno prevede l’esame della lettera e le conseguenti determinazioni da parte dell’organismo consiliare.

Bando, dunque, al gioco delle tre carte. E’ certo che finora non è stato consentito al Gruppo di eleggere il nuovo Presidente.

Sbaglia Principe, poi, a ritenere che con i comunicati e le dichiarazioni stampa si possa garantire l’adeguatezza della iniziativa politica rispetto a quanto richiesto al PD difronte al fallimento di Scopelliti.

Il carattere delle manifestazioni sulla sanità e sui ritardi dell’A3, infatti, è dettato proprio dalla necessità di dover coprire un grave vuoto di iniziativa da parte del gruppo e di dover contrastare il limite dell’inciucio e del trasversalismo che ha contraddistinto in qualche caso la posizione del PD in Consiglio Regionale.

E’ per questo che intendiamo ribadire la richiesta di immediata convocazione del gruppo per la elezione del nuovo Presidente al fine di mettere in atto un efficace e credibile programma di opposizione di fine legislatura.

Carlo Guccione, Nino De Gaetano, Nicola Adamo, Pietro Giamborino

Pubblicato in Calabria

Non c’è stata certamente gioia nell’apprendere che la nostra terra era rappresentata solo da Jole Santelli ed Antonio Catricalà( come se poi essere nati in Calabria significasse automaticamente rappresentarla e sostenerne gli interessi, soddisfarne i bisogni)

Ma certamente c’è stata profonda amarezza nel leggere che solo il PDL e la Lista Monti avevano avuto almeno un sottosegretario.

Niente il PD! Niente i Democrat che non solo sono fortemente al Governo ma che hanno addirittura il Presidente del Consiglio.

E pensare che Bersani quando scese giù da noi aveva detto che avrebbe lui stesso rappresentato e difeso la nostra terra di Calabria.

Previgente il buon Sandro Principe che aveva dichiarato « Ci lamentavamo del governo Berlusconi-Bossi a trazione nordista. Ma mi pare che anche questo esecutivo non vada molto meglio dal punto di vista degli equilibri territoriali »

Amaro invece il commento di Mario Pirillo « Non auspicavo certo si ripetesse il copione della scorsa legislatura dove la Calabria venne liquidata con qualche sottosegretariato mentre la vicina Sicilia annoverava ben sette esponenti nel governo Berlusconi, tra ministri, viceministri e sottosegretari, oltre al presidente del Senato. Non vorrei apparire campanilista ma registro purtroppo lo stesso modus operandi: la Calabria è come se fosse una regione di serie B, sia con governi di destra che di larghe intese»

Ma si tratta di regione di serie B od anche, o piuttosto, di PD di serie B.

Un PD che aveva per motto “ Un’ Italia GIUSTA”

E’ forse questa la giustizia e la democrazia rappresentativa? Se è così occorre rivedere qualcosa, forse tanto.

Ed il congresso può, anzi deve, essere la giusta occasione:

D’altro canto forse non è un caso se il segretario Alfredo D'Attorre è un commissario.

E potremmo essere ancora più netti e forti!

A cominciare dalla voce di terribili “ Veti incrociati” che avrebbe reso inaccettabile qualsiasi non fosse stato avanzato e quindi dando senso alla estrema litigiosità del PD calabrese.

“Ed alla Calabria ?”. “Sempre a lamentarvi! Ma non avete già i terremoti: volete pure i politici locali?

Pubblicato in Calabria
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