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Tutto come da programma. Ed anche molto di più.

La celebrazione del settantenario del bombardamento di Amantea ha avuto inizio puntualmente alle 10.30 con la S Messa celebrata nella Chiesa Matrice, prossima al principale luogo dell’evento guerresco e rimasta miracolosamente intatta, come intatte sono rimaste tutte le case vicine al palazzo Del Giudice totalmente crollato e del quale dopo tantissimi anni sono ancora presenti i ruderi abbandonati al dileggio del tempo . Una chiesa ricca di giovani liceali che fanno da corona alle Fidapine , agli amministratori ed al pubblico presente. Poi il corteo si è portato su Via Indipendenza dove padre Giuseppe ha benedetto la lapide ancora coperta dal panno tricolore, dove è stata apposta la corona di fiori, dove si sono tenuti pregevoli intervenuti.

La presidente della Fidapa Franca Dora Mannarino ha tenuto una breve prolusione evidenziando la necessità della conoscenza della storia locale e l’obbligo di ricordarla. Ha anche richiamato la non unica attenzione che la Fidapa ha avuto per questo momento della storia locale, avvenuto il 20 febbraio 1943 , lo stesso giorno del bombardamento di Cittanova con il cui comune sono stati assunti i primi positivi contatti per una memoria ed un evento unitario. Ha anche voluto richiamare la vicinanza dell’associazione agli abitanti della zona che giustamente lamentano un’inaccettabile stato di abbandono dell’area di sedime del palazzo bombardato richiamando la responsabilità di altri che non la Fidapa.

Breve ed intenso l’intervento della prof.ssa Franca Furgiuele del C Mortati che ha portato i saluti della dirigente assente per ragioni di servizio.

È seguito, poi, l’intervento del Vicesindaco della città. Michele Vadacchino, che ha ricordato l’evento del bombardamento e la ferita che esso ha provocato e continua a provocare nella città. Un bombardamento non unico, visti gli altri sui treni, di Campora SG , di Coreca, ma certamente il più doloroso e mortale

Sentito ed intenso l’intervento della dirigente del locale liceo la quale ha ricordato che già in passato il Liceo si è interessato del bombardamento di Amantea e che anche per il 2013 è previsto un nuovo lavoro del quale non ha offerto tutti i particolari.

Anche lei si è espressa sulla inaccettabilità del grave stato di abbandono nel quale versa l’area e sulla necessità che sia trovata una soluzione definitiva, nel senso che il vecchio palazzo o si ricostruisce o si demolisce trasformando i ruderi in area di memoria.

Sempre la preside ha poi richiamato il profondo significato del flash mob che i giovani del Liceo si apprestavano a rappresentare e che è stata un sorprendente e straordinario evento per il quale ha ringraziato la autrice e regista Francesca Sicoli.

I giovani si sono raccolti con posizioni casuali nello spazio antistante i ruderi ed alcuni di loro dopo il rombo degli aerei ed il forte scoppio delle bombe sono crollati al suolo( le vittime dell’evento), altri con fogli indicanti gli anni trascorsi si sono inginocchiati (l’inutile passaggio degli anni) ed in piedi sono rimasti gli altri, gli indifferenti, quelli che non hanno saputo o che hanno dimenticato.

È seguita la scopertura della lapide a cura del sindaco di Amantea e di un familiare dei defunti.

Un applauso finale ha sancito l’evento che può esser ascritto tra quelli difficili da dimenticare.

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I grandi carri attirano lo sguardo dei presenti già da lontano ed i gruppi , alcuni dei quali davvero straordinari non sono da meno( anzi alcuni gruppi sono nettamente più espressivi dei propri carri).

E così manco ti accorgi di loro; dei bambini, con i loro vestiti , il loro trucco, i loro sorrisi o la loro uggia incompresa.

Eppure basta abbassare gli occhi per vedere un mondo che è davvero la parte più serena del carnevale. O forse della stessa vita

Ma di loro dei bambini ti accorgi solo per piccole occasioni. Ed il carnevale è una di queste. Ed allora fotografarli, con tutti i limiti della macchina fotografica e della approssimazione dell’autore, è obbligatorio.

 

 

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Incessante la azione di Gaetano Cortese , amanteano d’affezione, che continua a propagandare la sua idea del monumento in onore dei “Donatori e degli Eroi quotidiani”.

La storia è nota: ne abbiamo già scritto.

Gaetano passeggiando sul lungomare di Amantea è rimasto affascinato dagli Scogli di Isca, due scogli naturali che da millenni sopravvivono alle violenti onde delle forti mareggiate che imperversano sulla costa calabrese del Tirreno.

Forti. Immobili. E si innamorò dello scoglio grande , svettante verso il cielo.

Scogli che nel tempo sono stati il punto di riferimento per tutti i naviganti, sin dai tempi di Ulisse, come ricorda Omero nella sua Odissea, ed oggi sono stati reinterpretati da Gaetano Cortese come punto di riferimento per la società . Piccoli eroi del mare vicini ai tanti eroi quotidiani che incontriamo senza nemmeno conoscerli. E loro simbolo.

Ed in questa incrollabile fede Gaetano sparge la sua idea ed invia le foto del piccolo grande faraglione che fa ricca la costa di Amantea.

Tra i tanti gli ha risposto Antonio Catricalà, calabrese (è nato a Catanzaro il 7 febbraio 1952), giurista, già Presidente dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato dal 9 marzo 2005 al 16 novembre 2011, oggi Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri del Governo Monti con funzioni di segretario dello stesso .

Ecco cosa ha scritto Catricalà:

“Gentile Signor Cortese,

La ringrazio per il gradito omaggio della fotografia che ritrae la deposizione della bandiera sullo scoglio di Isca, avvenuta anche quest’anno in onore dei “Donatori e degli Eroi quotidiani”.

In questo difficile periodo storico, la consapevolezza dell’esistenza di tante persone che sanno offrire così numerose prove di solidarietà e impegno infonde in tutti noi un’ulteriore forza per operare verso lo sviluppo e la crescita del Paese.

Le sono grato, inoltre, poiché attraverso La Sua idea è possibile rendere un simbolico omaggio alla spontanea capacità di donarsi agli altri, una qualità in cui il popolo italiano sa spesso primeggiare.

Con i miei migliori saluti. Antonio Catricalà “

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