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Nei controlli antiprostituzione sorpresi pensionati, commercianti e impiegati pubblici

La Polizia di Stato ha effettuato controlli antiprostituzione in località Colamaio a Pizzo.

Gli agenti della Questura di Vibo Valentia, in collaborazione con la Polizia locale, hanno sottoposto a identificazione e sanzionato alcune giovani donne, in abiti succinti, perlopiù di nazionalità bulgara, e i loro clienti.

 

 

Sia le donne, risultate prive di permesso di soggiorno, sia i loro clienti, tra cui pensionati, commercianti e impiegati pubblici, sorpresi dai poliziotti in borghese a bordo delle loro automobili, sono stati sottoposti a sanzioni in base all’ordinanza emessa dal sindaco contro il degrado urbano.

Per i dipendenti pubblici identificati sono stati anche avviati accertamenti mirati a verificare se la loro presenza in zona sia avvenuta durante l’orario di lavoro.

ndr Ci si chiede come mai invece non si opera l’immediata espulsione delle prostitute che sono in Italia senza permesso di soggiorno.

Che forse dopo lo ius soli, lo ius culturae, si aspetti la approvazione dello Ius prostitutae?

Pubblicato in Vibo Valentia

Riceviamo e pubblichiamo la seguente nota già inviata(inutilmente?) alla TV( tra cui Non è L’arena di Giletti)

Egregia Redazione, voglio segnalare la mia assurda condizione di cittadino italiano.

Sono in quiescenza dal 1° aprile 2019 per effetto dell’articolo 15, commi 1 e 3 , del Decreto 4-2019 (Cosiddetto “Quota 100) per avere maturato 42 anni e 10 mesi prima della pubblicazione del Decreto, concludendo la mia esperienza lavorativa con un totale di 43 anni e 05 giorni di contributi.

Dal 1° aprile 2019, però, è iniziata per me una vita molto problematica in considerazione del fatto che non ho altre fonti di reddito e devo fare fronte alle spese normali che impongono i vari servizi quali elettricità, telefono, gas, ecc. ed il pagamento di alcune rate supplementari, cosa impossibile senza avere un’entrata economica.

Ero fiducioso che l’intervallo di tempo per iniziare ad avere  soldi della pensione fosse limitato a non più di un paio di mesi (così mi era stato detto dai più!) ma ormai devo prendere in considerazione che quasi certamente passerà anche il settimo mese di attesa.

Preciso che non ho ricevuto alcuna comunicazione da INPS e che nei vari contatti avuti con il call center dello stesso Ente, dal Patronato e dall’Ufficio del Personale dell’Ente statale cui appartenevo mi hanno dato più che ampia rassicurazione sulla correttezza della pratica che mi riguarda.

Continuo a subire un ping pong che mi ribalta eventuali responsabilità per tale mancato pagamento  tra Roma (INPDAP-INPS) e Catanzaro (INPS) sede responsabile dell’iter amministrativo.

Intanto sono sei mesi che devo umiliarmi a ricorrere a prestiti da parte di amici (non ho familiari definibili tali) convivendo con notevoli difficoltà economiche.

Ma che Stato è il nostro che calpesta continuamente i diritti dei cittadini?

Come possiamo assicurare un futuro ai nostri figli che, forse giustamente, decidono di andare altrove, in giro per il mondo?

Cosa possiamo aspettarci da uno Stato, che evidentemente tale non è, che genera, oltre a calpestare i  più semplici diritti del cittadino (Ahi, la Costituzione e le varie Leggi nazionali ed internazionali! Quanta propaganda sui media da parte dei politici!) disoccupazione, precarietà, la tragedia della nettezza urbana, la tragedia della sanità, il dissesto del territorio, la presenza “in attaccata dalle leggi” del lavoro nero, lo sfruttamento dei lavoratori (sia ben chiaro, non solo degli extra comunitari ma anche di tantissimi italiani), servizi inesistenti per i più deboli, trasporti da terzo mondo e mal gestiti, infrastrutture al limite del collasso strutturale, ambiente inquinato, ecc.

Con che coraggio possiamo dire ai nostri giovani di rimanere in Italia?

Ringrazio infinitamente sperando che un Loro intervento in trasmissione possa essere utile a me ed a tanti che potrebbero trovarsi nella medesima condizione.

Cordiali saluti.

Dino Antonio P.

Per dare la migliore chiarezza possibile ed aiutare i pensionati a capire, abbiamo chiesto aiuto ad alcuni amici avvocati che ci hanno inviato il seguente documento che vi proponiamo:

“Cerchiamo di capire qualcosa in più sulla cd. “perequazione pensionistica” stante l’iniziativa di numerose sigle sindacali, di patronati, organizzazioni pensionistiche e professionisti, che hanno assunto, con una allarmistica urgenza, azioni giudiziarie.

Proviamo a ricostruire brevemente i termini della vicenda normativa, e ciò che via via è accaduto a partire dalla Legge Fornero (L.22.12.2011 nr. 214) e dopo la conversione del D.L. 65/2015 nella Legge 109/2015 individuando chi sono i soggetti interessati ad ottenere il ricalcolo della pensione ed il rimborso di quanto non percepito o percepito in minima parte ex Lege 109/2015.

La cd. Legge Fornero, che aveva disposto il blocco della rivalutazione automatica dei trattamenti pensionistici per gli anni 2012 e 2013, superiori a tre volte il trattamento minimo INPS, senza previsione alcuna di un meccanismo di recupero per il futuro, veniva dichiarata incostituzionale dalla Corte Costituzionale, con sentenza immediatamente esecutiva, per violazione dei parametri della ragionevolezza, della proporzionalità e dell’adeguatezza del trattamento pensionistico.

In ragione di ciò a tutti i pensionati, investiti dal provvedimento, doveva essere accordata la rivalutazione piena della pensione, per gli anni 2012 e 2013, e tale rivalutazione doveva essere posta a base del ricalcolo della pensione per gli anni successivi (2014-2015 e 2016).

Tuttavia, con una manovra che potremmo definire all’italiana, il Governo prima ed il Legislatore poi con la successiva conversione in legge, hanno ritenuto di dover dare attuazione alla Sentenza 70/2015 della Corte Costituzionale disponendo tuttavia solo parziali rimborsi della rivalutazione limitandoli ad alcune fasce di pensionati (da 3 a 6 volte il minimo della pensione sociale) ribadendo il blocco per quelli con pensioni superiori a sei volte il trattamento minimo dell’INPS.

Migliaia i pensionati, in tutta Italia, che hanno promosso azione giudiziaria per la mancata rivalutazione delle pensioni e per far valere i propri diritti per una prestazione previdenziale adeguata e rivalutata.

La sentenza 70/2015 della Corte Costituzionale ha effetto retroattivo annullando l’efficacia della Legge Fornero sin dalla sua data di entrata in vigore 27.12.2011, nello stesso modo, il diritto alla perequazione della pensione ed ai rimborsi inizia a decorrere per il pensionato dall’1 gennaio 2012.

I termini di prescrizione applicabili nel rapporto con l’INPS, inoltre, sono di 5 anni, per cui l’atto interruttivo della prescrizione, costituito dall’invio della Diffida di messa in mora dell’INPS, farà decorrere dalla data di ricezione della raccomandata un nuovo termine di prescrizione quinquennale.

In pratica la raccomandata inviata nel dicembre 2016 farà ricominciare a decorrere la prescrizione con scadenza al 30.11.2021, e così via , tenendo presente che eventuali invii della raccomandata di interruzione che avverranno nel corso del 2017 faranno perdere al pensionato i ratei precedenti.

Nell’attuale situazione, pertanto, è consigliabile al pensionato inviare quanto prima all’INPS l’atto di intimazione e diffida, in modo tale da cristallizzare quanto prima il termine di prescrizione dei diritti riconosciutigli dalla Sent.70/2015 della C. Cost. ed in parte o totalmente elusi dal D.L. 65/2015, convertito nella Legge 109/2015, e rivolgersi al legale di fiducia al fine di intraprendere l’opportuna azione legale”.

Chiunque fosse interessato può chiederci il numero di telefono di questi legali che si sono impegnati a praticare le tariffe più basse sul mercato.

Pubblicato in Primo Piano

Titolano i giornali : “97 calabresi su mille sono invalidi civili “.

Insomma, a farla breve, uno scandalo!

 

Ed infatti insistono evidenziando che “ Le pensioni agli invalidi civili a inizio 2016 erano 2.980.799, erogate per il 44% nel Sud.

 

Secondo l’Inps al Nord è erogato il 34,7% delle prestazioni agli invalidi civili (37,2 ogni 1.000 residenti), al Centro il 20,6% delle prestazioni (50,8 ogni 1.000 residenti) e al Sud il 44,8% (64,1 ogni 1.000 residenti).

Se si guarda nel complesso alle pensioni assistenziali (compresi quindi gli assegni sociali) a fronte di 63 prestazioni ogni 1.000 residenti in Italia, in Trentino sono 26 ogni 1.000, in Emilia Romagna 45 ogni 1.000 e in Calabria 97 ogni 1.000 residenti.

Insomma la verità?

 

La verità è che la maggior parte dei pensionati che “ muoiono di fame” è al sud.

Ed in particolare in Calabria.

L’importo dell'assegno sociale per il 2016 è di 448,52 euro erogati per 13 mensilità: totale annuale 5830,76 euro.

Insomma le pensione di invalidità civile sono le più basse e sono insufficienti a garantire la sopravvivenza .

Ricordiamo che al 1° gennaio 2016, le pensioni erogate dall’Inps, con esclusione di quelle a carico delle gestioni dipendenti pubblici ed ex-Enpals, sono 18.136.850.

 

Di queste, 14.299.048 sono di natura previdenziale, cioè derivano dal versamento di contributi previdenziali, mentre le altre 3.837.802, sono di natura assistenziale e comprendono le invalidità civili (2.980.799), l’ indennità di accompagnamento, le pensioni e assegni sociali, (857.003).

Non solo ma il 64,3% delle pensioni , cioè 11.595.308, ha un importo inferiore a 750,00 euro, mentre 5.322.007 beneficia di prestazioni legate a requisiti reddituali bassi (quali integrazione al minimo, maggiorazioni sociali, pensioni e assegni sociali e pensioni di invalidita’ civile.

Nel 2015, la spesa complessiva per le pensioni è stata di 196,8 miliardi di euro, di cui 176,7 miliardi sostenuti dalle gestioni previdenziali.

Insomma i Calabresi hanno più pensioni di invalidità perché hanno meno pensioni medio-alte.

Altrochè

Pubblicato in Primo Piano
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