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Promosso da Rete ALEF. (Circoscrizione Soci Banca Etica, R-Evolution Legalità, Comunità Progetto Sud, Microdànisma, Rete Verso La MAG delle Calabrie e con la collaborazione con Slot Mob Calabria), l’incontro si terrà sabato 29 Ottobre 2016 ore 9.30 presso Grand Hotel Lamezia Terme.

 

 

 

Parteciperanno:

-Gaetano Paci procuratore aggiunto DDA Reggio Calabria,

-Don Giacomo Panizza fondatore della Comunità Progetto Sud,

-Maria Angela Ambrogio direttore generale del Ce.re.so (centro reggino di solidarietà) che si occupa del contrasto alle dipendenze da gioco d’azzardo;

Coordina il giornalista di TV2000 Maurizio Di Schino.

Sono previsti interventi dei vari enti anti-usura presenti sul territorio calabrese ed i saluti istituzionali del Sindaco di Lamezia Terme, Paolo Mascaro.

Il Convegno è organizzato da ALEF (Agenzia per la lotta all’esclusione finanziaria)

Alef nasce dalla sinergia di singoli e di associazioni operanti sul territorio calabrese con l'obiettivo di creare punti di ascolto e d’accompagnamento nei confronti di persone che versano in situazioni di disagio economico finanziario; i volontari si occupano soprattutto dell’assistenza relazionale. Col presente seminario- convegno, Alef vuole incontrare gli enti che operano in Calabria già da anni in quest’ambito per intrecciare rapporti e di interazioni al fine di un maggiore contrasto del fenomeno sovra-indebitamento, dell’usura e del gioco d’azzardo.

Il convegno è accreditato presso l’ordine degli avvocati di Lamezia per l’ottenimento dei crediti afferenti.

Pubblicato in Lamezia Terme

 

Beni per un valore di due milioni di euro consistenti in 2 appartamenti e 6 negozi ubicati a Cosenza e Rende sono stati sequestrati dai carabinieri a Cosenza ad Alfonso Pichierri, di 56 anni, a suo tempo nel 2012 coinvolto nell'indagine denominata "Beta" e riguardante un'attività di usura messa in atto ai danni di un imprenditore.

Il sequestro è stato eseguito dai Carabinieri del Nucleo Investigativo del Reparto Operativo del Comando Provinciale di Cosenza guidati dal tenente colonnello Vincenzo Franzese.

Pichierri venne implicato nell'operazione Beta che vide nel 2012 nella quale venne disposto ed eseguito l'arresto di nove persone per usura ai danni di un imprenditore cosentino.

Il provvedimento di sequestro è stato emesso dal Tribunale di Cosenza su richiesta della Procura della

La banda degli usurai, arrestati nel 2012, applicava tassi dal 10 al 40% per un giro di affari in un anno di 500mila euro, a imprenditori e pensionati in difficoltà economiche.

Alfonso Pichierri, è stata una delle pedine importanti dell'operazione, al punto che la operazione è stata chiamata “Beta”, che altro non è che il soprannome proprio di Pichierri.

Gli arrestati nel 2012 furono Lorenzo Ruffolo, di 52 anni, e Anna Squillace (50), entrambi di San Pietro in Guarano; Davide Caligiuri (49), di Celico, e Giovanni Bruni (52), Francesco Ruffolo (37), Ennio Bruni (71), Alfonso Pichierri (53), Carmine Pietro Sapia (54), Francesco Ruffolo (60) e Pasquale Placido (64), tutti di Cosenza.
I Ruffolo erano parenti di Giuseppe Ruffolo, un pregiudicato di 33 anni ucciso a Cosenza.

Pubblicato in Cosenza

Una indagine durata un anno e mezzo iniziata a fine 2012.

Una attività investigativa di altissima tecnologia con captazione e successiva elaborazione di dati atti a dimostrare tutti gli altri elementi investigativi raccolti.

A condurla la Compagnia della Guardia di Finanza di Cosenza che ha notificato un avviso di conclusione di indagini, in cui viene contestato il reato di usura.

A coordinarla i Pubblici Ministeri Giuseppe Francesco Cozzolino e Giuseppe Cava.

Inquisita una coppia di insospettabili giovani coniugi cosentini.

Una vicenda incredibile

Alla base un prestito di soli 1700 euro

Interessi quasi fino al 200%

La vittima dell’usura infatti sotto la pressione di minacce , intimidazioni e ritorsioni aveva dovuto restituire finora solo per interessi ben 3.900 euro.

Gli usurari pretendevano il versamento del capitale originario in una unica soluzione, cosa praticamente impossibile viste le precarie condizioni economiche dell’usurata.

Ora il processo darà chiarezza dei fatti e comminerà la giusta sanzione agli usurari

Pubblicato in Cosenza

Si tratta di Antonio Silipo che pretendeva tassi del 500%.

REGGIO EMILIA - Dopo aver prestato 10mila euro a una imprenditrice reggiana in gravi difficoltà economiche, aveva iniziato ad applicare interessi da capogiro chiedendo sempre di più e arrivando addirittura a voler pignorare il computer di lavoro della vittima. Tassi fino al 500% con tanto di minacce velate che hanno spinto la donna, in condizioni disperate, a denunciare tutto alle forze dell'ordine.

Le indagini, svolte dalla guardia di finanza reggiana e coordinate dal sostituto procuratore Maria Rita Pantani, hanno portato all'arresto dello strozzino, l'imprenditore edile Antonio Silipo, 43enne nativo di Cutro (Kr) a cui sono stati concessi i domiciliari, e all'iscrizione nel registro indagati di altre quattro persone, due delle quali hanno l'obbligo di firma.

La vicenda

Dopo essersi sentita dire tanti, troppi "no" dalle banche a cui aveva chiesto un aiuto economico, la donna aveva accettato il prestito dell'uomo, conosciuto nell'ambito dell'attività edile. Nonostante le grandi e gravi peripezie per restituire il dovuto, in qualche mese (da aprile a luglio 2013) la donna era stata in grado di saldare il debito, con tranche da 2.500 euro al mese. Con suo grande stupore, le mensilità in realtà servivano soltanto per pagare gli interessi, dal momento che l'usuraio non considerava chiusa la pendenza sino a quando la vittima non avesse trovato le forze per pagare i 10mila euro in un'unica tranche.

Per schermare l’illecita attività, secondo gli investigatori, Silipo utilizzava due società. Con la prima, una sorta di holding con finalità di gestione delle partecipate, erogava il prestito; con l’altra, una Srl nel campo del giardinaggio gestita da un prestanome, riscuoteva gli interessi che venivano giustificati con l’emissione di fatture per operazioni inesistenti nei confronti del professionista usurato.

Per costringere la vittima a pagarlo, aveva subito preteso l'incasso di due assegni da 6mila euro l'uno; poi, aveva provato a iscrivere un'ipoteca a un garage di proprietà dell'usurata, facendosi addirittura mettere nero su bianco la misura del debito arrivando, in ultimo, a imporre la compilazione di tre assegni da 10mila euro l'uno a garanzia dell'estinzione del debito.

Spalle al muro, la vittima nel gennaio 2014 si è decisa ad andare dalle forze dell'ordine, raccontando tutto. Le indagini hanno portato all'arresto dell'imprenditore, residente a Cadelbosco Sopra, accusato di usura (con l’aggravante di averla commessa nei confronti di una persona in stato di bisogno) e di estorsione. Altri due indagati, riconducibili alle due società, sono stati denunciati in concorso per gli stessi reati. Per gli altri due è stata invece applicata la misura dell’obbligo di firma.

Durante le perquisizioni è stata scoperta anche una discarica abusiva gestita dall’arrestato e, pertanto, l’intera area è stata sottoposta a sequestro così come tre conti correnti intestati alle società utilizzate per la perpetrazione dei reati. All'interno dell'abitazione di Silipo sono poi stati rinvenuti assegni, cambiali a scadenza 2015 e 2017, oggetti preziosi, svariati documenti e soprattutto cartelline riconducibili, con ogni probabilità, ad altre vittime. Il materiale, tutto sequestrato, sarà esaminato attentamente dai finanzieri.

Presente alla conferenza stampa negli uffici dell guardia di finanza reggiana, il sostituto procuratore Pantani ha voluto rimarcare un concetto importante: "E' necessario che le vittime dell'usura sporgano quanto prima denuncia", le sue parole. "In primis perché questo è un reato odioso da subire e poi perché con un'azione celere si può evitare che la situazione peggiori sempre più". La sensazione è che quanto scoperto sinora sia soltanto la punta di un iceberg e le cartelle riconducibili ad altre presunte vittime ritrovate nell'abitazione di Silipo ne sono la testimonianza: "Chiedo alle altre persone - ha proseguito il sostituto - di non avere paura e venire quanto prima negli uffici della finanza a raccontare quanto hanno subìto o stanno ancora subendo".

Concetto ribadito anche dal comandante provinciale delle Fiamme Gialle, il colonnello Ippazio Bleve: "Denunciando questi episodi senza aspettare settimane, mesi come in questo caso, si difendono i propri interessi e si aiutano anche le forze dell'ordine nelle indagini". ( da reggioonline: martedì 8 aprile 2014 15:40 di Alessio Fontanesi)

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