Si tratta di Antonio Silipo che pretendeva tassi del 500%.
REGGIO EMILIA - Dopo aver prestato 10mila euro a una imprenditrice reggiana in gravi difficoltà economiche, aveva iniziato ad applicare interessi da capogiro chiedendo sempre di più e arrivando addirittura a voler pignorare il computer di lavoro della vittima. Tassi fino al 500% con tanto di minacce velate che hanno spinto la donna, in condizioni disperate, a denunciare tutto alle forze dell'ordine.
Le indagini, svolte dalla guardia di finanza reggiana e coordinate dal sostituto procuratore Maria Rita Pantani, hanno portato all'arresto dello strozzino, l'imprenditore edile Antonio Silipo, 43enne nativo di Cutro (Kr) a cui sono stati concessi i domiciliari, e all'iscrizione nel registro indagati di altre quattro persone, due delle quali hanno l'obbligo di firma.
La vicenda
Dopo essersi sentita dire tanti, troppi "no" dalle banche a cui aveva chiesto un aiuto economico, la donna aveva accettato il prestito dell'uomo, conosciuto nell'ambito dell'attività edile. Nonostante le grandi e gravi peripezie per restituire il dovuto, in qualche mese (da aprile a luglio 2013) la donna era stata in grado di saldare il debito, con tranche da 2.500 euro al mese. Con suo grande stupore, le mensilità in realtà servivano soltanto per pagare gli interessi, dal momento che l'usuraio non considerava chiusa la pendenza sino a quando la vittima non avesse trovato le forze per pagare i 10mila euro in un'unica tranche.
Per schermare l’illecita attività, secondo gli investigatori, Silipo utilizzava due società. Con la prima, una sorta di holding con finalità di gestione delle partecipate, erogava il prestito; con l’altra, una Srl nel campo del giardinaggio gestita da un prestanome, riscuoteva gli interessi che venivano giustificati con l’emissione di fatture per operazioni inesistenti nei confronti del professionista usurato.
Per costringere la vittima a pagarlo, aveva subito preteso l'incasso di due assegni da 6mila euro l'uno; poi, aveva provato a iscrivere un'ipoteca a un garage di proprietà dell'usurata, facendosi addirittura mettere nero su bianco la misura del debito arrivando, in ultimo, a imporre la compilazione di tre assegni da 10mila euro l'uno a garanzia dell'estinzione del debito.
Spalle al muro, la vittima nel gennaio 2014 si è decisa ad andare dalle forze dell'ordine, raccontando tutto. Le indagini hanno portato all'arresto dell'imprenditore, residente a Cadelbosco Sopra, accusato di usura (con l’aggravante di averla commessa nei confronti di una persona in stato di bisogno) e di estorsione. Altri due indagati, riconducibili alle due società, sono stati denunciati in concorso per gli stessi reati. Per gli altri due è stata invece applicata la misura dell’obbligo di firma.
Durante le perquisizioni è stata scoperta anche una discarica abusiva gestita dall’arrestato e, pertanto, l’intera area è stata sottoposta a sequestro così come tre conti correnti intestati alle società utilizzate per la perpetrazione dei reati. All'interno dell'abitazione di Silipo sono poi stati rinvenuti assegni, cambiali a scadenza 2015 e 2017, oggetti preziosi, svariati documenti e soprattutto cartelline riconducibili, con ogni probabilità, ad altre vittime. Il materiale, tutto sequestrato, sarà esaminato attentamente dai finanzieri.
Presente alla conferenza stampa negli uffici dell guardia di finanza reggiana, il sostituto procuratore Pantani ha voluto rimarcare un concetto importante: "E' necessario che le vittime dell'usura sporgano quanto prima denuncia", le sue parole. "In primis perché questo è un reato odioso da subire e poi perché con un'azione celere si può evitare che la situazione peggiori sempre più". La sensazione è che quanto scoperto sinora sia soltanto la punta di un iceberg e le cartelle riconducibili ad altre presunte vittime ritrovate nell'abitazione di Silipo ne sono la testimonianza: "Chiedo alle altre persone - ha proseguito il sostituto - di non avere paura e venire quanto prima negli uffici della finanza a raccontare quanto hanno subìto o stanno ancora subendo".
Concetto ribadito anche dal comandante provinciale delle Fiamme Gialle, il colonnello Ippazio Bleve: "Denunciando questi episodi senza aspettare settimane, mesi come in questo caso, si difendono i propri interessi e si aiutano anche le forze dell'ordine nelle indagini". ( da reggioonline: martedì 8 aprile 2014 15:40 di Alessio Fontanesi)