E pur si muove!. Eppur si muove!. E pur si move!
La frase sarebbe stata pronunciata da Galileo Galilei al tribunale della Inquisizione al termine della sua abiura dell'eliocentrismo.
In realtà la frase è stata soltanto attribuita a Galileo da Giuseppe Baretti, che aveva ricostruito la vicenda per il pubblico inglese, in un'antologia pubblicata a Londra nel 1757, Italian Library. Il proposito di Baretti era chiaramente quello di evidenziare l'atteggiamento contraddittorio ed intellettualmente violento della Chiesa cattolica del tempo.
Parliamo del famoso Galileo, che fu sottoposto all'inquisizione per sei anni, e torturato per aver detto che la terra si muoveva.
Quando fu liberato, egli alzò lo sguardo al cielo e giù verso terra e battendo il piede, con animo contemplativo disse: Eppur si move; ossia, ancora si muove, intendendo la terra.
La frase viene ancora usata, nel lessico giornalistico e colloquiale, per significare un'intima certezza che resiste a tutte le intimidazioni.
Una frase di speranza che sottende insieme il bisogno di verità, di giustizia, di cambiamento, ma anche il valore della somma di micro elementi , di micro fatti, che lasciano intravvedere che chi dovrebbe garantirli non resterà immobile per sempre e si adopererà in tale direzione prendendo comunque atto che intorno c’è chi tortura per indurre il silenzio e per sollecitare l’immobilismo.
Ci riferiamo all’universo ed ai microcosmi
Tra questi ultimi anche alla nostra cittadina dove ancora la gran parte del popolo ritiene che il potere terrestre sia il centro del mondo da cui parte tutto e che sia anche invincibile, così che non valga la pena di lottare per far capire le ragioni galileiane e le loro verità.
Alla nostra cittadina dove l’inquisizione non è mai cessata di esistere e di dominare le poche intelligenze che la natura eccezionalmente ha messo al mondo.
Alla nostra cittadina dove la mediocrità domina e fa scuola insegnando a tanti, se non a tutti, che la cultura non serve, che la verità è ipocrita, che l’inquisizione non ha mai cessato di esistere e di dominare le poche intelligenze alle quali la natura, eccezionalmente, ha permesso di svilupparsi e di esistere in questo luogo.
Ed il segno principale è la paura. Tanta paura.
Una paura che giunga anche ai protettori nascosti in tante parti, tra le gente comune, l politica, la massoneria, la magistratura, la burocrazia, ed altro.
D’altro canto, se vero, il sole continuerà a sorgere e la terra continuerà a girarvi intorno.
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Poche sono le frasi celebri come la mitica ”Eppur si muove” e che sarebbe stata detta da Galileo Galilei.
Di mezzo sempre il “potere” ( ce n’è sempre uno, in ogni tempo, in ogni luogo!), nel caso rappresentato dal Sant`Uffizio ( non per nulla era “santo”) che nel 1616 censura la dottrina di Copernico che contestava la teoria terracentrica- o geocentrica-, cioè il modello astronomico che poneva la Terra al centro dell'Universo.
Nel 1632 Galileo pubblicò Il dialogo sopra i massimi sistemi, opera per cui venne convocato dinanzi al Sant`Uffizio.
Nel 1633, fu sospettato di eresia e costretto ad abiurare le tesi copernicane per sfuggire al carcere, tuttavia, riferendosi alla terra, egli avrebbe mormorato "Eppur si muove!".
(In realtà la frase attribuita a Galileo Galilei è stata inventata dal giornalista Giuseppe Baretti, che ricostruì la vicenda per il pubblico inglese in un`antologia pubblicata a Londra nel 1757).
Ma poco importa .
Per noi , oggi, la frase assume il significato che “qualcosa” si muove.
Il “dialogo sopra i massimi sistemi delle verità” non è stato ancora editato e forse nemmeno scritto nella sua interezza, ma sembra che stiano per esserne redatte altre pagine, forse le più importanti, quelle che se mai giungeranno ad essere pubbliche e non resteranno nelle segrete stanze del “potere”, daranno la possibilità alla “santa” DDA di andare oltre i recinti delle bugie e delle false verità.
Eh, si! Ieri come oggi è tempo di verità.
Verità senza timori.
Verità per amore di verità.
Verità per bisogno di giustizia.
Di che cosa stiamo parlando?
Di niente e di tutto; di suggestioni, di fatti nemmeno accaduti, o forse si, ma di cui non si deve sapere, di memorie, individuali o collettive poco importa, ma che avrebbero meritato quantomeno il dubbio e non le false certezze di cui si ammantano per antiche paure sociali ed umane di violente reazioni.
Parliamo di “santi senza ali”, di “migliori” che non sono stati nemmeno buoni, di un paese che vive di tolleranza, per paura di essere additato, incluso, nelle vicende, di essere corresponsabilizzato.
Chi vivrà saprà! La cosa importante è che Galileo Galilei confermi la sua tesi, che, poi, è anche la verità!!
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