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La quarta Commissione consiliare, "Assetto e utilizzazione del territorio e protezione dell'ambiente", presieduta dal consigliere Domenico Bevacqua, ha discusso del problema dell’Oliva.

 

Il tema è stato “Indagine conoscitiva relativa alle problematiche connesse al fenomeno dell'inquinamento ambientale e delle falde acquifere del fiume Oliva”

Ai lavori è intervenuto il sig. Gianfranco Posa - Presidente del Comitato Civico Natale De Grazia.

E’ intervenuto anche l'ing. Bruno Cundari, dirigente di Servizio del Dipartimento Ambiente della regione Calabria.

E’ stato anche sentito il geol. Luigi Dattola per l’Arpacal.

Assenti, invece, i sindaci di Amantea, Aiello Calabro e Serra di Aiello.

Il presidente Bevacqua ha dichiarato«Devo constatare con rammarico, e lo dico con spirito costruttivo, l'assenza in audizione dei sindaci, fra i quali quello di Amantea, proprio perché avrei desiderato ascoltare le loro considerazioni come principali rappresentanti delle comunità affinché, a loro volta, potessero prendere atto di quanto esposto dal rappresentante dell'Arpacal. Sono però sicuro che avremo presto una nuova occasione di confronto».

 

Sempre il presidente Bevacqua ha dichiarato «Facendo seguito a quanto emerso durante la speciale seduta che avevo voluto tenere nell'aprile scorso direttamente ad Amantea, il dato nuovo che registriamo, dalla relazione Arpacal, è la presenza di amianto in un terreno circoscritto, di cui è stata investita anche la magistratura.

Nelle restanti aree interessate, viene, invece, assicurata l'assenza di agenti nocivi per la salute dei cittadini. Resta, comunque, il problema di trovare una soluzione adeguata per la rimozione dei rifiuti abusivamente interrati, per la quale cosa ho sollecitato l'intervento del dipartimento Ambiente».

La Commissione ha preso atto delle indagini dell'Arpacal che, relativamente all'inquinamento del fiume Oliva, esclude un danno diretto alla popolazione.

Sempre la commissione ha dato, inoltre, mandato al dipartimento Ambiente per l'individuazione di un precorso virtuoso che porti in tempi brevi allo smaltimento dei rifiuti.

Grazie al presidente Bevacqua ci si avvia alla piena conoscenza della verità sul fiume Oliva.

Pubblicato in Campora San Giovanni

In Corte d'Assise a Cosenza si sta celebrando il processo sui veleni rinvenuti nella vallata del fiume Oliva.

Il principale imputato è l'imprenditore Coccimiglio accusato di aver interrato veleni nell’alveo del fiume.

 

Sul banco degli imputati oltre a Cesare Coccimiglio ci sono quattro proprietari dei terreni, dove sarebbero stati interrati materiali altamente pericolosi che avrebbero contaminato l'area causando il disastro ambientale.

Si tratta di Vincenzo Launi, Giuseppina Marinaro, Antonio Sicoli e Arcangelo Guzzo.

Secondo l'accusa, proprio a causa di quegli interramenti ci sarebbe stato il disastro ambientale della zona nonché si sarebbe verificato un nesso anche con la diffusione di tumori nell'area della Valle dell'Oliva, la morte di Giancarlo Fuoco, un pescatore amatoriale e le lesioni a un amico del pescatore.
Il processo si sarebbe dovuto concludere a breve ma è destinato a slittare per un cambio della pubblica accusa: ai pm della Procura di Paola Maria Camodeca e Sonia Nuzzo è subentrata il pubblico ministero Maria Francesca Cerchiara.

Il pm Cerchiara ha chiesto alla Corte (presieduta dal giudice Giovanni Garofalo) il tempo per studiare bene tutte le carte del processo.

Per tale motivo la Corte ha fissato la requisitoria del pubblico ministero e le discussioni delle parti civili al prossimo 16 gennaio, fissando le arringhe difensive al 19 gennaio.

Il 23 gennaio, dopo eventuali repliche, la Corte si ritirerà in camera di consiglio per emettere la sentenza.

Pubblicato in Cronaca

L’Oliva è sicu ramente tra i fiumi più chiac chierati d’Italia.

Addirittura è sta to classificato in sieme con l’Anie ne, l’Aterno, il Lambro, il Sac co, il Saline ed il Sarno tra i sette fiumi Orribili d’Italia.

 

Cioè tra i 7 corsi d'acqua più maltrattati, sfruttati e inquinati del paese.

Su di lui se ne sono dette tante, di cotte e di crude.

Per qualcuno era un mostro, un terribile mostro.

Insieme a tante pseudo verità diffuse negli ultimi 25 anni su un fiume che silenzioso ha svolto la sua naturale funzione di raccogliere le acque e di portarle a mare, ecco alcune verità certificate che non sono state diffuse, partecipate, comprese, capite.

Verità che sono man mano emerse prepotenti anche nelle aule dei tribunali

Parliamo del Rapporto ISTISAN 16/9 contenente lo “Studio epidemiologico dei siti contaminati della Calabria: obiettivi, metodologia, fattibilità”, ma tra i quali non viene annoverato l’Oliva!

Parliamo della scoperta di una amplissima discarica di rifiuti urbani con tutto il loro carico di percolato inquinante e della quale nessuno sembra sia stato responsabile.

Ma ora è stata chiusa la fase dibattimentale del processo che vede imputati l'imprenditore di Amantea Cesare Coccimiglio e quattro proprietari dei terreni ( i sigg Vincenzo Launi, Giuseppina Marinaro, Antonio Sicoli e Arcangelo Guzzo) dove, secondo l'accusa, sarebbero stati interrati materiali altamente pericolosi.

Oggi il presidente della Corte, Giovanni Garofalo, ha sentito gli ultimi due testimoni della difesa.

Poi il pm della Procura di Paola Maria Camodeca (che rappresenta la pubblica accusa con la collega Sonia Nuzzo) ha chiesto di acquisire i verbali di alcune persone sentite in fase di indagini preliminari e di acquisire la documentazione medica di Giancarlo Fuoco.

L'avvocato Nicola Carratelli (difensore di Coccimiglio) ha chiesto di acquisire alcuni documenti, in particolare alcune sentenze di assoluzione per Coccimiglio emesse dal Tribunale di Paola.

Tra il 18 ed il 21 ottobre la sentenza e dunque una verità cercata da un quarto di secolo.

Pubblicato in Cronaca

Il fiume Olivo pienaNe eravamo certi che prima o dopo la verità sulla vallata dell’Oliva sarebbe venuta a galla, magari un pezzo a la volta, ma prepotentemente.

 

Alcuni fatti sono come i sottomarini che risalgono in superficie prima mantenendosi in movimento e azionando i timoni di profondità, poi espellendo l’acqua da una delle casse (la cassa di emersione) immettendovi aria compressa, prelevata da apposite bombole (interne allo scafo).

 

E lo stesso sta succedendo al mistero della vallata dell’oliva.

Da poco è stato pubblicato in questi giorni il Rapporto ISTISAN 16/9 contenete lo “Studio epidemiologico dei siti contaminati della Calabria: obiettivi, metodologia, fattibilità”.

 

Oggi un quotidiano regionale riporta che in Calabria ci sono 18 siti ad alto rischio.

Sette sono in provincia di Cosenza sono: Cariati, Cassano allo Ionio (incluso anche nel Sin), Firmo, Laino Borgo, Lungro, Scalea e Tortora. (Cariati ricade nel Sistema del Marchesato crotonese, mentre gli altri sono nel Sistema del Massiccio del Pollino).

Due sono in provincia di Catanzaro : Davoli e Lamezia Terme.

Uno in provincia di Vibo: Zambrone.

 

Otto sono nella provincia di Reggio Calabria: Bovalino, Cosoleto, Palmi, Scilla e Reggio Calabria, tutti nel Massiccio dell’Aspromonte.

La prima sorpresa è che tra i 18 siti ad alto rischio non c’è l’Oliva.

Ma della vallata dell’Oliva se ne parla da pagina 124 a pagina 131 sotto il titolo: “ Studio sulla valle dell’oliva; contaminazione dei suoli”.

Leggiamo qualche passaggio de “Un caso studio della valle dell’Oliva. Contaminazione dei suoli”.

 

La Valle dell’Oliva è quella porzione di territorio che ricade nella provincia di Cosenza e più precisamente nel versante tirrenico meridionale della provincia stessa. Il nome è dato dalla presenza del fiume Oliva che attraversa ben 9 Comuni e sono: Aiello Calabro, Amantea, Cleto, Domanico, Grimaldi, Lago, Malito, San Pietro in Amantea e Serra d’Aiello.

Mentre i territori comunali di Aiello Calabro, Amantea, Grimaldi, Lago e Serra d’Aiello sono bagnati dal fiume sopracitato in ampi spazi, lo stesso non si può dire per i restanti Comuni che vengono solamente interessati in piccole porzioni di territorio. Una prima caratteristica dell’intera area, ma lo si può intuire dall’ampiezza della stessa, è che ricade in ben 3 Sistemi di Paesaggio.

Da premettere che tutti i 9 Comuni ricadono, chi totalmente e chi in parte, nel Sistema di Paesaggio della Catena Costiera Paolana. Amantea, Cleto, Lago, San Pietro in Amantea e Serra D’Aiello vi ricadono completamente.

Aiello Calabro e Grimaldi rientrano anche nel Sistema di Paesaggio dell’Altopiano della Sila. Domanico nel Sistema di Paesaggio della Valle del Crati. Malito ricade in tutti e tre.

A proposito di questi Sistemi, la Carta Regionale dei Luoghi redatta dal Dipartimento Urbanistica e Governo del Territorio con il supporto tecnico-scientifico dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria (1) fornisce le seguenti indicazioni. Il Sistema di Paesaggio della Catena Costiera Paolana ha la caratteristica di allungarsi per circa 73 km parallelamente al litorale tirrenico. Costituita prevalentemente da rocce arcaiche e paleozoiche con presenza di frequentissimi scisti cristallini. Numerosi torrenti (l’Oliva, il Licetto( e il Catocastro!):

STOP: , il Fabiano: il torrente Fabiano è noto solo al consorzio Valle del Lao. Nemmeno Google Maps lo conosce ????).

Torrenti -continuano i ricercatori-, dalla portata generalmente esigua, squarciano letteralmente i fianchi delle montagne con corsi stretti, brevi e precipiti. Si riscontra la presenza, soprattutto lungo il litorale, di un gran numero di centri di piccola e media dimensione a prevalente vocazione turistica (Fuscaldo, Amantea) ma anche storico-culturale e di centro di servizi (Paola)(.

STOP: a che servono queste notizie. Solo a far volume?. .

Nella zona interna, il Paesaggio è influenzato da una corona di Paesini disposti lungo il versante orientale della catena montuosa e che si affacciano sulla sottostante area del cosentino e del fiume Crati. Fra questi spicca per importanza quale nodo di servizi il centro universitario di Rende

STOP: e che ci azzecca?.

Partendo dalla costa fino ad addentrarsi verso l’interno e quindi dal comune di Amantea verso i comuni di Domanico e di Malito, si passa dalle Unità 6.2 e 6.3 all’Unità 6.4. Questa porzione di territorio è costituita da rocce arcaiche e paleozoiche con presenza di frequentissimi scisti cristallini e talvolta di sovrapposti strati calcarei triassici. A un litorale basso e sabbioso si contrappone un’area interna costituita da rilievi alternati a pianori. Se geologicamente le Unità sopracitate sono uguali, esse si differenziano per altitudine; l’Unità 6,2 (Amantea,Serra d’Aiello e San Pietro in Amantea) è compresa tra la linea di costa e i 600 m s.l.m. per arrivare ai 1.500 m s.l.m.dell’Unità 6.4 (Domanico e Malito); per popolazione (si parte con Amantea che supera i 13 mila abitanti per arrivare a Domanico e Malito che sono sotto i mille) e quindi per grado di urbanizzazione. Per quanto riguarda porzioni di territorio dei comuni di Aiello Calabro, Grimaldi e Malito, ricadono nell’Unità 7.7 del Sistema di Paesaggio dell’Altopiano della Sila. Area a pendenza variabile compresa tra i 150 e i 1.256 m s.l.m. Quest’ultimo, morfologicamente è costituito da pendici che declinano più o meno rapidamente verso i territori contermini, intervallate da valli sul cui fondo scorrono numerosi corsi d’acqua a carattere torrentizio e di fiumara. Tra questi si annoverano le fiumare Savuto e Amato, comprensive dei loro innumerevoli affluenti. Porzioni di territorio di Domanico e Malito ricadono nell’Unità 9.1 del Sistema Paesaggistico della Valle del Crati. Area a pendenza molto bassa situata intorno ai 100 m s.l.m. L’area è dominata dal fiume Crati e dai tratti sommitali dei suoi affluenti e costituisce per il territorio della Valle la fonte principale per l’irrigazione. L’area è dominata dal centro di Cosenza dalla parte meridionale e da tutta una serie di piccoli centri strutturalmente legati alla produzione agricola e industriale.

STOP: insistiamo, che ci azzeccano queste notizie?

Contaminazione dell’area e attività successive

La contaminazione della Valle dell’Oliva è dovuta principalmente all’interramento illegale, in un’area che interessa i Comuni di Amantea, San Pietro di Amantea e Serra d’Aiello, di rifiuti pericolosi in località Foresta.

Altri siti di smaltimento illegale di rifiuti pericolosi sono stati successivamente individuati in un ambito territoriale più ampio lungo il corso del fiume Oliva.

La vicenda è stata oggetto di numerose indagini in ambito giudiziario, ma non si dispone di una complessiva caratterizzazione del sito effettuata secondo i criteri e le procedure illustrate nel presente Rapporto, né di pubblicazioni scientifiche su riviste peer-reviewed.

Un rapporto redatto dal World Wide Fund For Nature Italia (WWF Italia) insieme al Comitato Civico Natale De Grazia WWF 2009 La Valle dei Veleni – Presenza di sostanze chimiche lungo il corso del Fiume Oliva: indagini ambientali ed effetti sulla salute della popolazione”, riporta una elencazione dei dati disponibili e alcuni elementi di valutazione.

In estrema sintesi, viene rilevata, in un’area ubicata lungo il corso del fiume Oliva in corrispondenza del confine amministrativo fra i tre comuni in esame, la presenza, nel sottosuolo, di rifiuti industriali contenenti composti organo alogenati quali diossine e policlorobifenili (PCB), diversi metalli pesanti e radionuclidi artificiali fra i quali il Cesio 137.

L’area in esame non è stata ancora bonificata.

Nel Marzo 2015 una richiesta in tal senso è stata rivolta dalle Associazioni Ambientaliste ai sindaci dei Comuni di Amantea, San Pietro d’Amantea, Serra d’Aiello, Aiello Calabro e Lago (http://www.comitatodegrazia.org).

Un primo studio epidemiologico relativo all’area in esame, effettuato in ambito giudiziario dal Dr Giacomino Brancati, Consulente Tecnico d’Ufficio della Procura della Repubblica di Paola, con riferimento agli anni 1992-2001, ha mostrato eccessi di mortalità per alcuni tumori maligni e malattie cardiovascolari, nonché un eccesso di ricoveri ospedalieri per tumori della tiroide (patologia a bassa letalità che non può essere indagata con l’analisi di mortalità).

Il presente studio di mortalità, del quale metodi e risultati vengono illustrati nei paragrafi seguenti , ha la finalità di aggiornare lo studio del Dr Brancati con riferimento al periodo 2002-2012.

Studio di mortalità

Metodi

La mortalità è stata studiata nel periodo 2003-2012 nei comuni di Amantea, San Pietro di Amantea e Serra d’Aiello utilizzando i seguenti indicatori: Tasso Grezzo, tasso standardizzato (Tasso Std) e rapporto standardizzato di mortalità (SMR, Standardized Mortality Ratio).

Come popolazioni di riferimento sono state utilizzate la popolazione italiana al 2001 nella standardizzazione diretta (Std) e quella calabresenella standardizzazione indiretta (SMR). Gli indicatori di mortalità, specifici per genere, sono stati calcolati per 55 cause singole o gruppi di

cause, corrispondenti e quelle utilizzate nel Progetto SENTIERI (Studio Epidemiologico Nazionale dei Territori e degli Insediamenti Esposti a Rischio da Inquinamento)

Nella standardizzazione per età sono state impiegate classi quinquennali, a eccezione delle

classi 0-0, 1-4, 100+.

Gli intervalli di confidenza dei rapporti standardizzati di mortalità sono stati calcolati al 90% avvalendosi del modello Poisson per osservazioni inferiori a 100 casi. Per osservazioni pari o superiori a 100 casi è stata impiegata l’approssimazione di Byar.

Risultati

La Tabella 1A allegata al capitolo mostra il quadro della mortalità (2003-2012) nell’area in esame, costituita dai comuni di Amantea, San Pietro di Amantea e Serra d’Aiello, con riferimento alla popolazione complessiva e alla popolazione dei singoli Comuni.

Nell’area in esame, la mortalità osservata (popolazione maschile e femminile) è sostanzialmente coincidente con quella attesa per tutte le cause (SMR 99 IC 90%, Intervallo di Confidenza al 90%, 95-104), 1128 osservati) e per tutti i tumori (SMR 95 IC 90% 86-105, 257 osservati).

Fra le malattie neoplastiche si osserva un eccesso significativo di tumori esofagei (SMR 231 IC 90% 113-475, 5 osservati).

Eccessi significativi si osservano inoltre per il Morbo di Parkinson (SMR 169 IC 90% 107-265, 13 osservati), l’epilessia (SMR 755 IC 90% 439-1298, 9 osservati), l’infarto miocardico acuto(SMR 135 IC 90% 111-163, 73 osservati) e i disturbi circolatori dell’encefalo (SMR139 IC 90% 124-156,196 osservati).

Il significativo eccesso di cancro dell’esofago si osserva anche nel Comune di Amantea (Tabella 2A allegata al capitolo): SMR 262 IC 90% 128-538, 5 osservati).

Ad Amantea si osservano inoltre eccessi significativi di mortalità per T. dell’utero (SMR 186 IC 90% 108-319, 9 osservati), epilessia (SMR 375, IC 90% 168-835, 4 osservati) e disturbi circolatori dell’encefalo (SMR 132 IC 90% 116-150, 162 osservati).

A San Pietro di Amantea (Tabella 3A allegata al capitolo) si osservano eccessi significativi per le malattie ischemiche del cuore (SMR 191 IC 90% 129-284, 17 osservati), in particolare infarto miocardico acuto (SMR 29-486, 10 osservati) e disturbi circolatori dell’encefalo (SMR 184 IC 90% 125-271, 18 osservati).

Diverso, e più sfavorevole, il quadro dei dati relativi a Serra d’Aiello (Tabella 4A allegata al capitolo).

I decessi totali sono circa il doppio di quelli attesi (SMR 203 IC 90% 176-233, 138 osservati). Si osserva un significativo eccesso di tumori del colon-retto (SMR 330 IC 90% 171- 638, 6 osservati). Altri eccessi significativi riguardano diabete mellito (SMR 306 IC 90% 183- 512, 10 osservati), Morbo di Parkinson (SMR645 IC 90% 258-1613, 3 osservati), epilessia (SMR 7691 IC 90% 3744-15800, 5 osservati), malattie del sistema circolatorio (SMR 166 IC 90% 132-209, 51 osservati), malattie ischemiche del cuore (SMR 197 IC 90% 131-297, 16 osservati), in particolare infarto miocardicoacuto (SMR 311 IC 90% 186-520, 10 osservati), disturbi circolatori dell’encefalo (SMR 184 IC 90% 122-276, 16 osservati), malattie dell’apparato respiratorio (SMR 222 IC 90% 132-371, 10 osservati), malattie polmonari croniche ( SMR 225 IC 90% 116-434, 6 osservati), malattie dell’apparato digerente (SMR 265 IC 90% 144-489, 7 osservati), insufficienza renale acuta e cronica (SMR 282 IC 90% 113-706,3 osservati) e sintomi, segni e stati morbosi maldefiniti (SMR 332 IC 90% 172-643, 6 osservati).

Considerazioni conclusive

Alla luce di quanto esposto in questo capitolo, e tenendo conto dell’impostazione generale adottata nel presente rapporto, appare indifferibile la realizzazione di uno studio epidemiologico approfondito relativo al sito contaminato della Valle dell’Oliva. L’analisi di mortalità qui presentata costituisce un primo contributo a tale studio, ma deve essere accompagnata da un’analisi dei ricoveri ospedalieri per investigare anche la patologia a bassa letalità, ad es. il T. della tiroide, e da uno studio di coorte relativo ai soli residenti nella zona a ridosso del sito di interramento illegale dei rifiuti pericolosi. Lo studio di coorte di popolazioni residenti in siti contaminati peraltro è stato già svolto dall’Istituto Superiore di Sanità in altri contesti, quali l’area industriale di Milazzo (4), il Quadrante Orientale di Ferrara, quartiere costruito in un’area il cui sottosuolo era contaminato dallo smaltimento di rifiuti industriali e più recentemente nella frazione Quirra del Comune di Villaputzu, a ridosso del poligono militare di Salto di Quirra .

Idealmente, inoltre, il nuovo studio epidemiologico dovrebbe avvalersi delle conoscenze prodotte da un’attività di caratterizzazione ambientale che consenta di individuare gli inquinanti indice e quindi formulare ipotesi a priori di interesse eziologico sugli organi bersaglio degli agenti cancerogeni presenti, secondo l’approccio descritto da Zona et al.

Il presente studio ha comunque fornito due elementi di interesse. In primo luogo è stato confermato, a grandi linee, il quadro della mortalità nei comuni dell’area già emerso dal precedente studio del Dr Brancati. In secondo luogo è emersa una situazione particolarmente critica a Serra d’Aiello, che deve essere sollecitamente approfondita.

I risultati qui riportati, come si è detto, per essere interpretati in termini di nessi causali richiedono una caratterizzazione ambientale sistematica e non frammentaria, che riguardi il suolo, la falda e la catena alimentare.

Solo in questo modo indagine epidemiologica e caratterizzazione ambientale potranno efficacemente contribuire alla realizzazione dell’opera di bonifica.

STOP. Che cosa emerge da questo studio ( se studio possiamo chiamarlo visto che gli unici dati seri sono quelli della mortalità) tra le tante approssimazioni( davvero tante) se non i dati sulla mortalità ( tutta , non quella da soli tumori)?

Ve li abbiamo evidenziato in grassetto:

Tabella 1a) Nell’area in esame( Amantea, San Pietro e Serra d’Aiello) , la mortalità osservata (popolazione maschile e femminile) è sostanzialmente coincidente con quella attesa per tutte le cause.

Nella stessa area si osserva un eccesso significativo:

-Fra le malattie neoplastiche di tumori esofagei (SMR 231 IC 90% 113-475, 5 osservati).

-Fra le altre malattie il Morbo di Parkinson (SMR 169 IC 90% 107-265, 13 osservati), l’epilessia (SMR 755 IC 90% 439-1298, 9 osservati), l’infarto miocardico acuto(SMR 135 IC 90% 111-163, 73 osservati) e i disturbi circolatori dell’encefalo (SMR139 IC 90% 124-156,196 osservati).

Tabella 2a)

Il significativo eccesso di cancro dell’esofago si osserva anche nel Comune di Amantea (Tabella 2A allegata al capitolo): SMR 262 IC 90% 128-538, 5 osservati).

Ad Amantea si osservano eccessi significativi di mortalità

-per T. dell’utero (SMR 186 IC 90% 108-319, 9 osservati),

-epilessia (SMR 375, IC 90% 168-835, 4 osservati) e

-disturbi circolatori dell’encefalo (SMR 132 IC 90% 116-150, 162 osservati).

Tabella 3A).A San Pietro di Amantea (Tabella 3A allegata al capitolo) si osservano eccessi significativi:

- per le malattie ischemiche del cuore (SMR 191 IC 90% 129-284, 17 osservati), in particolare infarto miocardico acuto (SMR 29-486, 10 osservati) e

disturbi circolatori dell’encefalo (SMR 184 IC 90% 125-271, 18 osservati).

Tabella 4°a)Diverso, e più sfavorevole, il quadro dei dati relativi a Serra d’Aiello (Tabella 4A allegata al capitolo).

I decessi totali sono circa il doppio di quelli attesi (SMR 203 IC 90% 176-233, 138 osservati).

In questo comune si osserva un significativo eccesso di :

-tumori del colon-retto (SMR 330 IC 90% 171- 638, 6 osservati). Altri eccessi significativi riguardano

-diabete mellito (SMR 306 IC 90% 183- 512, 10 osservati),

-Morbo di Parkinson (SMR645 IC 90% 258-1613, 3 osservati),

-epilessia (SMR 7691 IC 90% 3744-15800, 5 osservati),

-malattie del sistema circolatorio (SMR 166 IC 90% 132-209, 51 osservati),

-malattie ischemiche del cuore (SMR 197 IC 90% 131-297, 16 osservati), in particolare infarto

-miocardicoacuto (SMR 311 IC 90% 186-520, 10 osservati),

-disturbi circolatori dell’encefalo (SMR 184 IC 90% 122-276, 16 osservati),

-malattie dell’apparato respiratorio (SMR 222 IC 90% 132-371, 10 osservati),

-malattie polmonari croniche ( SMR 225 IC 90% 116-434, 6 osservati),

-malattie dell’apparato digerente (SMR 265 IC 90% 144-489, 7 osservati),

-insufficienza renale acuta e cronica (SMR 282 IC 90% 113-706,3 osservati) e

-sintomi, segni e stati morbosi maldefiniti (SMR 332 IC 90% 172-643, 6 osservati).

Conclusioni.

I miasmi degli inquinanti sversati nell’oliva sono saliti di 400 metri ed hanno provocato in Serra d’Aiello il doppio dei decessi totali attesi?

Evidentemente no!.

Tutti lo sappiamo la verità meno che il ministero della sanità.

In un paesino di 400 abitanti dove erano ricoverati il doppio di anziani ed ammalati che cosa c’era da aspettarsi se non questo dato?.

Ma allora da cosa è nata la bufala dell’Oliva?

Chi la ha voluta, permessa, garantita, diffusa?

Perché?

Non solo.

Ma, e lo come abbiamo scritto in passato, come mai il numero dei morti della zona di Campora SG , prossima al fiume Oliva, è percentualmente nettamente inferiore a quello di Amantea, lontana dall’Oliva!

Perchè non è stato mai fatto uno studio epidemiologico approfondito relativo al sito contaminato della Valle dell’Oliva.?

Forse perché si sospettava che non avrebbe confortato le bufale ampiamente diffuse per ragioni ignote e incomprensibili?

Il sottomarino deve ancora di più emergere!

Già! E perché Asp ed Arpa hanno recentemente detto nella sala consiliare del comune di Amantea che nell’Oliva non c’è traccia di inquinamento radioattivo e l’Istsan ancora continua a riportare che nel fiume Oliva sono stati rinvenuti “radionuclidi artificiali fra i quali il Cesio 137”, che si trova in tutto il mondo in quantità veramente maggiori di quelle minimali dell’oliva?.

Aspettiamo che emerga tutto il sottomarino e per vedere a quale nazionalità appartiene, chi lo guida, da quale equipaggio è garantito …… ed altro.

Pubblicato in Politica

Sullo stato delle acque marine si discute spesso, seppur come abbiamo sostenuto sempre, in modo parziale ed approssimativo, se non distorto.

 

Ed anche i dati che ci sono offerti ci appaiono parziali ed approssimativi.

E’ ovvio che le acque sono quasi sempre eccellenti ed alcune amministrazioni se ne fanno addirittura vanto, salvo, poi, scoprire che le acque di molti torrenti e fiumi sono fortemente inquinati da escherichiacoli che poi si diluiscono nelle immense quantità di acque marine così che sembrano scomparire.

 

Per non parlare delle reti fognarie e parafognarie che talora scaricano direttamente nel mare senza alcun controllo.

Ora però sul nostro territorio interviene il Reparto Operativo del Comando Generale del Corpo delle Capitanerie di Porto con uno dei suoi L.A.M., cioè “Laboratorio Ambientale Mobile”.

 

E’ la prosecuzione dell’azione del progetto “Quant’è profondo il Mare”, che vede impiegati gli studenti dell’Istituto di Istruzione Superiore del polo scolastico di Amantea con la Capitaneria di Porto di Vibo Valentia, con la supervisione della Direzione Marittima di Reggio Calabria, è stato possibile far intervenire direttamente dal Reparto Operativo del Comando Generale del Corpo delle Capitanerie di Porto uno dei tre L.A.M. - “Laboratorio Ambientale Mobile” - sulle foci dei fiumi Catocastro, Oliva e Savuto, per l’esecuzione di prelievi di acque e successive analisi “fisico”, “chimico-fisico” e “microbiologiche” (escherichiacoli).

 

La componente LAM (Laboratorio Ambientale Mobile) trae vita da uno studio congiunto tra il Corpo delle Capitanerie di Porto ed I.S.P.R.A. (Istituto Superiore per la Ricerca Ambientale), mirato al potenziamento delle capacità operative della Guardia Costiera nel campo della tutela ambientale.

Ne è scaturito un programma articolato che ha permesso al Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare di acquisire uno strumento importante per le proprie finalità istituzionali.

Infatti l’impiego dei LAM permette l’accertamento di violazioni che possano causare danni o situazioni di pericolo per l’ambiente marino e costiero, il cui accertamento ricade tra i vari compiti istituzionali del Corpo delle Capitanerie di Porto.

 

I LAM sono coordinati dal 3° Reparto del Comando Generale e vengono impiegati sull’intero territorio Nazionale su richiesta dei comandi Guardia Costiera periferici. Grazie alla possibilità di raggiungere in maniera rapida la zona interessata e di ottenere i risultati delle analisi di laboratorio in tempi molto brevi, i LAM risultano adeguati per fornire risposte immediate sullo stato delle acque analizzate.

Essi permettono di individuare in acqua dolce, di mare e reflue inquinamento da metalli e da altre sostanze chimiche, da sostanze organiche e di tipo fecale. A bordo dei LAM, come in questo caso, sono impiegati militari della Guardia Costiera, laureati in discipline scientifiche ed in possesso di abilitazione alla professione di Biologo.

Nella giornata odierna il Maresciallo Stefano LEPPE ed il Sottocapo SINESI, entrambi alle dipendenze del Comando Generale, hanno eseguito le attività di campionamento alla presenza degli studenti partecipanti al progetto “Quant’è profondo il Mare”.

 

Grazie a questa attività gli studenti, che hanno manifestato estremo interesse per l’attività, hanno potuto testare con mano una delle eccellenze dei mezzi in uso al Corpo delle Capitanerie di Porto, in due distinte fasi: la prima teorica nella quale l’equipaggio del LAM ha illustrato con una lezione specifica le potenzialità del mezzo e la seconda pratica relativa ai campionamenti e alle successive fasi di analisi di laboratorio.

 

Intanto i complimenti all’IIS di Amantea ed al Corpo delle Capitanerie di Porto nelle sue varie componenti ed ecco le foto.

Pubblicato in Cronaca

Ricordate il disastro di Chernobyl?.

 

Erano le ore 01,23 del 26 aprile del 1986 quando avvenne, nella centrale nucleare V.I. Lenin, situata in Ucraina settentrionale (all’epoca parte dell’URSS).

 

Dopo la rottura delle tubazioni del sistema di raffreddamento del reattore avvenne una fortissima esplosione, che provocò lo scoperchiamento del reattore che, a sua volta, innescò un vasto incendio.

 

La squadra capitanata dal tenente Vladimir Pravik arrivò sul luogo del disastro per prima,con il comando di spegnere un incendio causato da un corto circuito. Non erano stati informati della tossicità dei fumi e del materiale caduto dopo l’esplosione nell’area circostante la centrale.

 

Pravik morì il 9 maggio 1986.

Una nuvola di materiale radioattivo che fuoriuscì dal reattore, ricadde su vaste aree intorno alla centrale, contaminandole e rendendo necessaria l’evacuazione e il reinsediamento in altre zone di circa 336.000 persone.

Nubi radioattive raggiunsero anche l‘Europa orientale, la Finlandia e la Scandinavia, toccando anche l’Italia, la Francia, la Germania, la Svizzera, l’Austria e i Balcani, fino a porzioni della costa orientale del Nord America.

 

Nella planimetria l’ intensità della ricaduta di cesio 137! (vedi in basso)

Il governo sovietico inizialmente cercò di tenere nascosta la notizia di un grave incidente nucleare. Impiegarono diversi giorni per rendersi conto della gravità del fatto.

 

La mattina del 27 aprile, nella relativamente vicina Svezia, alcuni lavoratori in ingresso alla centrale di Forsmark fecero scattare l’allarme ai rilevatori di radioattività.

Si suppose, che vi fosse una falla all’interno della centrale e i responsabili cominciarono a fare controlli in tutti gli impianti.

Assicuratisi che le loro centrali fossero perfettamente in sicurezza, cominciarono a cercare altrove la fonte delle radiazioni e giunsero così fino in Unione Sovietica.

Chiesero spiegazioni al governo domandando del perché non era stato avvisato nessuno. Inizialmente il governo sminuì il fatto, ma ormai gli svedesi, avevano messo al corrente l’Europa intera che un grave incidente era occorso in una centrale sovietica.

 

Il mondo intero cominciò a fare pressione e finalmente rilasciarono le prime e scarne dichiarazioni sull’incidente che fecero il giro del mondo.

Anche qui ad Amantea ne venimmo a conoscenza.

Non sapevamo cosa fare.

 

E così riempimmo i supermercati acquistando quanto potevamo, dalla pasta, ai pelati, ai cereali, al latte, soprattutto, quasi che il problema fosse sopravvivere per qualche giorno o qualche mese.

La gente aveva paura e rispondeva in modo incontrollato ed istintivo, senza nemmeno documentarsi.

Pensavamo a fare provviste, quasi scaramanticamente .

Poi , piano, piano l’allarme si ridusse, soprattutto perché grazie ad un pugno di eroi venne creato un sarcofago e l’emissione di vapore radioattivo cessò dopo 15 giorni, sabato 10 maggio 1986.

Ora si sta costruendo un nuovo gigantesco sarcofago a forma di arco, costruito in due metà che ora sono unite in una sola struttura di 108 metri di altezza, 150 di larghezza e 256 di profondità.

Sarà completato e collocato sulla vecchia copertura del reattore 4 entro la fine del 2016, l’arco.

Nel 2017 inizierà ad operare questo secondo sarcofago, e nel 2023 si prevede di completare la distruzione della vecchia struttura, il compito più difficile di tutto il progetto in quanto si tratta di lavorare all’interno del reattore.

Ci sarà bisogno di altri eroi.

Di Chernobyl si è continuato a parlare per effetto di quello rinvenuto nella valle dell’Oliva.

 

Nella valle dell’Oliva il valore più alto di Cesio 137 è di 132 Bq/kg in località Petrone di Aiello Calabro ed in altri campioni prelevati nel 2010 in tre siti distinti in localitàForesta di Serra d’Aiello, è stato di 29,6 Bq/kg,14,4 Bq/kg e, infine, a 15,2 Bq/kg. ( Dal sito del Comitato De Grazia).

Da ArpaER ( cioè l’agenzia regionale per l’ambiente dell’Emilia Romagna) leggiamo che:

“Il cesio-137 è un isotopo radioattivo del metallo alcalino cesio che si forma principalmente come un sottoprodotto della fissione nucleare dell´uranio, specialmente nel reattore nucleare a fissione.

Ha un emivita di circa 30,17 anni. Piccoli quantitativi di cesio-134 e di cesio-137 vennero rilasciati nell´ambiente all´epoca delle esplosioni nucleari in atmosfera e da alcuni incidenti nucleari, specialmente dal disastro di Cernobyl.

 

I livelli massimi ammissibili di cesio-134 e cesio-137 per i prodotti alimentari in caso di emergenze nucleari e radiologiche, in base alla normativa, sono i seguenti:

Alimenti per lattanti: 400 Bq/l; prodotti lattiero caseari: 1000 Bq/kg; altri alimenti: 1250 Bq/kg; alimenti liquidi: 1000 Bq/l.

Il livello massimi negli alimenti per animali è pari a 1250 Bq/kg per i maiali, 2500 Bq/kg per pollame, agnelli e vitelli, 5000 Bq/kg per altri animali.

Oggi nel corso della riunione della commissione regionale svoltasi nella sala consiliare del comune di Amantea abbiamo sentito che nella valle dell’Oliva non ci sono radiazioni.

Ma ci sono voluti 30 anni per questa verità?

Pubblicato in Mondo

Continua il processo relativo a quanto occorso nel fiume Oliva.

Si parla di un avvelenamento dal quale sarebbe deriva ta la morte di un pescatore.

E dopo la dichiarazione del geometra di Aiello Calabro che ha confermato la esistenza di una discarica di RSU indifferenziati proprio nel letto del fiume, il posto meno lecito tra tutti gli altri , considerato che il percolato della RSU non poteva non inquinare le acque sotterranee, il processo continua in Corte d'Assise ed emergono novità.

 

Per esempio la dichiarazione di un dirigente del Corpo forestale,tale Vincenzo Pasquini , il quale ha affermato la esistenza di anomalie ferrose nel sottosuolo

Rispondendo alle domande del pm della Procura di Paola Sonia Nuzzo (che rappresenta la pubblica accusa assieme alla collega Maria Camodeca)il testimone ha specificato che dalle riprese aeree e dalle loro verifiche è emersa una deformazione del campo magnetico.

 

Ex adverso il Pasquini rispondendo alle domande della difesa ha poi precisato che non c'è stato un accertamento diretto a stabilire se qualcuno avesse interrato quelle masse ferrose.

Il teste, in sostanza, ha ribadito alla Corte la presenza di masse ferrose nell’Oliva anche se lui non si è occupato dei rilievi magnetometrici.

Il pubblico ministero ha chiesto l'acquisizione delle mappe ottenute dai controlli effettuati da Pasquini.

Nessuna notizia sulla esatta localizzazione di queste masse ferrose.

 

Non bisogna dimenticare che il geologo Pileggi ricorda nei suoi interventi che la zona di 50kmq tra Amantea e Nocera Terinese è ricca di miniere “con accumulo di vari minerali tra cui mercurio, stagno berillio, molibdeno”.

Successivamente è stata sentita Rosella Maria Rusconi, dipendente dell'Agenzia per l'ambiente della Regione Lombardia che ha eseguito alcune analisi per conto dell'Ispra.

Secondo la teste dai controlli è emersa una concentrazione di cesio 137 superiore alla media, in particolare in località Foresta di Aiello Calabro.

 

Rusconi ha aggiunto di non poter stabilire l'origine e la causa di quella presenza in quantità superiore di sei volte rispetto ai valori normali, ma che in base alla sua esperienza, questa concentrazione potrebbe ascriversi ad attività umana laddove ci possono essere concentrazioni di altri materiali.

Una dichiarazione incomprensibile.

La Corte ha aggiornato il processo al prossimo 6 novembre per ascoltare altri testimoni e ha fissato un calendario di udienze: 17 novembre e 1 dicembre.

Pubblicato in Campora San Giovanni

Ecco finalmente una buona notizia che conferma la verità alternativa che emerge sempre più e che si sostituisce a quell’altra alla quale certa stampa ci aveva “costretti” a credere.

La diffonde la Capitaneria di Porto di Vibo Valentia che sta operando nell’ambito del Progetto “Quant’è profondo il Mare” che si svolge ad Amantea su impulso dell’Istituto di Istruzione Superiore del polo scolastico di Amantea.

In tale ambito, e grazie alla Direzione Marittima di Reggio Calabria, è stato possibile far intervenire direttamente dal Reparto Operativo del Comando Generale del Corpo delle Capitanerie di Porto uno dei tre L.A.M. - “Laboratorio Ambientale Mobile” disponibili

I laboratori ed il personale specialistico delle Capitaneria di porto, nella fattispecie il Tenente Maura PISCONTI ed il Maresciallo Stefano LEPPE, entrambi alle dipendenze del Comando Generale accompagnati dagli studenti dell’IIS di Amantea guidati dal prof Rocco Alecce, si sono recati nei fiumi di Catocastro, Oliva e Savuto, per l’esecuzione di prelievi di acque e successive analisi “fisico”, “chimico-fisico” e “microbiologiche” (escherichiacoli).

Bene. Ed ecco la piacevole verità.

Le attività di analisi eseguite nei pressi delle foci dei tre fiumi hanno restituito un quadro ambientale non interessato da criticità.

In sostanza le acque delle tre aste fluviali campionate in prossimità delle foci hanno evidenziato che i valori scaturenti dalle analisi ottenute rientrano nei limiti stabiliti dal Testo Unico Ambientale per le immissioni in acque superficiali.

Una buona notizia, questa, per l’approssimarsi dell’inizio della stagione estiva e che confermano un eccellente stato di salute delle acque di balneazione.

Un risultato, questo, certamente da ascrivere alla forte attenzione esercitata sui fiumi proprio dalla Capitaneria di porto di Vibo.

Peraltro, le pochissime unità di colibatteri fecali si appartengono alla specie animale e non all’uomo, segno che finalmente il sistema dei depuratori funziona.

Intanto esprimiamo i ringraziamenti della città in attesa che l’amministrazione “scopra” e diffonda questa straordinaria notizia!

Catocastro

 

 

Pubblicato in Politica

costa 1Nell’ambito del Progetto “Quant’è profondo il Mare”, che vede impiegati gli studenti dell’Istituto di Istruzione Superiore del polo scolastico di Amantea con la Capitaneria di Porto di Vibo Valentia, con la supervisione della Direzione Marittima di Reggio Calabria, è stato possibile far intervenire direttamente dal Reparto Operativo del Comando Generale del Corpo delle Capitanerie di Porto uno dei tre L.A.M.

 “Laboratorio Ambientale Mobile” - sulle foci dei fiumi Catocastro, Oliva e Savuto, per l’esecuzione di prelievi di acque e successive analisi “fisico”, “chimico-fisico” e “microbiologiche” (escherichiacoli).

La componente LAM (Laboratorio Ambientale Mobile) trae vita da uno studio congiunto tra il Corpo delle Capitanerie di Porto ed I.S.P.R.A. (Istituto Superiore per la Ricerca Ambientale), mirato al potenziamento delle capacità operative della Guardia Costiera nel campo della tutela ambientale.

Ne è scaturito un programma articolato che ha permesso al Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare di acquisire uno strumento importante per le proprie finalità istituzionali.

Infatti l’impiego dei LAM permette l’accertamento di violazioni che possano causare danni o situazioni di pericolo per l’ambiente marino e costiero, il cui accertamento ricade tra i vari compiti istituzionali del Corpo delle Capitanerie di Porto.

I LAM sono coordinati dal 3° Reparto del Comando Generale e vengono impiegati sull’intero territorio Nazionale su richiesta dei comandi Guardia Costiera periferici. Grazie alla possibilità di raggiungere in maniera rapida la zona interessata e di ottenere i risultati delle analisi di laboratorio in tempi molto brevi, i LAM risultano adeguati per fornire risposte immediate sullo stato delle acque analizzate.

Essi permettono di individuare in acqua dolce, di  mare e reflue inquinamento da metalli e da altre sostanze chimiche, da sostanze organiche e di tipo fecale. A bordo dei LAM, come in questo caso, sono impiegati militari della Guardia Costiera, laureati in discipline scientifiche ed in possesso di abilitazione alla professione di Biologo.

Sui campionamenti eseguiti sulle foci dei fiumi Catocastro, Oliva e Savuto hanno operato il Tenente Maura PISCONTI ed il Maresciallo Stefano LEPPE entrambi alle dipendenze del Comando Generale, che hanno eseguito le attività di campionamento alla presenza degli studenti partecipanti al progetto “Quant’è profondo il Mare”.

Le attività di analisi eseguite sulle foci dei tre fiumi hanno restituito un quadro ambientale non interessato da criticità. Infatti le aste fluviali campionati in prossimità delle foci hanno evidenziato che i valori scaturenti dalle analisi ottenute rientrano nei limiti stabiliti dal Testo Unico Ambientale per le immissioni in acque superficiali.

Una buona notizia, questa, per l’approssimarsi dell’inizio della stagione estiva e che confermano un eccellente stato di salute delle acque di balneazione.

Grazie a questa attività gli studenti hanno potuto testare con mano una delle eccellenze dei mezzi in uso al Corpo delle Capitanerie di Porto, in due distinte fasi: la prima teorica nella quale l’equipaggio del LAM ha illustrato con una lezione specifica le potenzialità del mezzo e la seconda pratica relativa ai campionamenti e alle successive fasi di analisi di laboratorio.

Al termine delle attività il Comandante della Capitaneria di Porto di Vibo Valentia Marina C.F.(CP) Antonio LO GIUDICE ed il Dirigente dell’Istituto Scolastico Dott. Francesco CALABRIA hanno sottoscritto un protocollo d’intesa alla presenza del Provveditore agli Studi di Cosenza Dott. Luciano GRECO per meglio definire e consolidare le attività didattiche e pratiche che gli studenti potranno seguire grazie alla collaborazione della Guardia Costiera.

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Pubblicato in Cronaca

Credo sia la prima volta che in un processo esce una delle verità finora nascoste del Fiume Oliva.

Parliamo del processo sull'avvelenamento del fiume Oliva che si sta svolgendo in Corte d'assise a Cosenza.

L'accusa sostiene che cinque imputati, a vario titolo, avrebbero compromesso l'ambiente e la salute degli abitanti attraverso l'interramento di materiali tossico-nocivi e radioattivi nelle profondità della vallata, donde la contestazione dei reati di disastro ambientale, avvelenamento delle acque e discarica abusiva di rifiuti di varia natura, contaminati da metalli pesanti.

Come noto sono imputati l'imprenditore di Amantea, Cesare Coccimiglio, e quattro proprietari dei terreni, all'interno della valle dell'Oliva (Vincenzo Launi, Giuseppina Marinaro, Antonio Sicoli e Arcangelo Guzzo), valle nella quale secondo PM e GIP sarebbero stati interrati materiali contaminati.

Nella ultima udienza sono stati sentiti il professore Giacomino Brancati, responsabile del settore prevenzione dell'assessorato regionale alla Sanità, Mario Mileto, tecnico dell'Arpacal, Giovanni Notti, responsabile Geolab, Francesco Grandinetti, appuntato dei carabinieri, che all'epoca della vicenda andava a pesca in quella zona assieme a Giancarlo Fuoco, un pescatore amatoriale deceduto e che abitualmente pescava nel fiume Oliva, ed al padre del Grandinetti.

Infine, sono stati sentiti i tecnici comunali di Serra d'Aiello, geometra  Emilio Aveni e geometra Cuglietta di Aiello Calabro, che hanno riferito sulla destinazione urbanistica delle aree di pertinenza dei rispettivi comuni .

E grazie ad uno di loro è emersa la prima verità.

Cuglietta ha , infatti, precisato che quella zona negli anni 90 è stata usata come discarica abusiva dal Comune di Amantea e che in quell'area sono stati fatti lavori stradali da parte di varie ditte( vedi foto!).

Ha inoltre, ha riferito che quando si è rotta la briglia del fiume Oliva, nel massetto non c'erano rifiuti.( I lavori della briglia sono stati fatti dalla ditta Coccimiglio che, secondo l'accusa, l'avrebbe poi usata per interrare i rifiuti).

L’appuntato dei carabinieri Francesco Grandinetti, poi, ha riferito che nel 2005 il padre ha pescato un pesce con una testa grande e un corpo piccolo ma che in quella zona non ha mai visto animali morti. Purtroppo nessuno gli ha chiesto dove questo pesce "geneticamente modificato" sia stato pescato , se , cioè, a valle od a monte della discarica e quindi a valle od a monte della briglia!

Una grave omissione, come si intuirà! 

Ha anche detto, l’appuntato Grandinetti, rispondendo ad una domanda dell'avvocato Carratelli, che dagli anni 90 fino al 2002 non ha mai notato scavi in quella zona dell’Oliva.

Infine il prof Brancati il quale ha detto che : “Nello specifico c'è un eccesso di mortalità e non in tutte le fasce di età nel periodo di riferimento. C'è qualcosa di strano che è un eccesso significativo di mortalità.  La quantità dei metalli pesanti è idonea a far sorgere la correlazione e tali sostanze sono compatibili con quel picco di mortalità proprio per le patologie di cui ho rilevato l'eccesso statistico di decessi. Io in quelle zone mi occuperei anche dello stile di vita delle persone residenti.  Infatti, all'epoca delle analisi effettuate ho ravvisato un pericolo attuale. Anche perché si parla di otto casi di tumore accertati nella valle dell'Oliva, di cui uno avrebbe portato al decesso del paziente, e di altri 27 nel territorio circostante. Chi è residente in quell'area è potenzialmente più esposto a queste patologie tumorali”.

In sintesi per il consulente della pubblica accusa, c'è una correlazione tra le sostanze nocive trovate e l'eccesso significativo di mortalità, evidenziato dagli accertamenti epidemiologici, ma alla domanda dell'avvocato Nicola Carratelli ha risposto che quella correlazione non è né diretta né esclusiva.

Queste affermazioni avrebbero dovuto indurre le autorità sanitarie locali e la stessa procura ad effettuare indagini sanitarie sulla popolazione della vallata per capire meglio la entità del problema e soprattutto a comparare i dati dell'Oliva con gli altri fiumi della zona( per esempio il Licetto)

Tanti dubbi, allora, ma ora una prima certezza.

Una grande discarica abusiva ed incontrollata di rifiuti ( della quale ora si scopre che si sapeva )ed  il cui percolato si spargeva nell’ambiente inquinando le acque sotterranee e con ogni probabilità( se non certezza) le acque superficiali del fiume (almeno subito dopo il salto della briglia).

Ma che cosa c’era ( o c'è) nel percolato di una discarica incontrollata di rifiuti? Nell'Oliva è stata mai condotta una indagine specifica?. Cosa succede alle pile al mercurio ( Ruben-Mallory) ed a quelle alcaline ricche di manganese (MnO2) e zinco (Zn)- senza dimenticare quelle al Nichel Cadmio e tantomeno quelle al piombo-, quando sono aggredite dagli acidi dei rifiuti?.

Eppure dovrebbe essere noto da tempo che le pile  e gli accumulatori esausti sono inquinanti per i metalli pesanti che contengono, quali il piombo, il cromo, il cadmio, il rame e lo zinco, ma soprattutto il mercurio, il più pericoloso. Le quantità di mercurio contenute nelle pile sono minime, ma se vanno in discarica, o peggio, se sono gettate nell'ambiente il rischio di inquinamento, in particolare delle acque è molto alto. Una pila contiene circa un grammo di mercurio, quantità più che sufficiente per inquinare 1.000 litri di acqua. Le batterie al piombo, (come quelle utilizzate per tutti i mezzi di trasporto dalle automobili alle barche o per alimentate i gruppi di continuità di ospedali, centrali elettriche o telefoniche), una volta esaurite, possono costituire un potenziale pericolo per l'ambiente, in quanto contengono componenti di elevata tossicità: il piombo, un metallo pesante e quindi tossico nocivo e l'elettrolita, ossia l'acido solforico, liquido particolarmente corrosivo e inquinato da piombo.

E quante pile e batterie venivano scaricate nei rifiuti negli anni novanta?

Ed ancora basti pensare che da quei tempi ci sono voluti 19 anni per avere il D.Lgs. 188, datato 20 Novembre 2008, con il quale è stato esteso in Italia l'obbligo di recupero alle pile e agli accumulatori non basati sull'uso di piombo bensì sull'impiego di altri metalli o composti che recepisce e rende effettiva la direttiva europea 2006/66/CE. Troppo tempo!

Ma torniamo alle indagini ambientali sui prodotti: è vero che ne sono state fatte e che le colture sono risultate non inquinate?

(foto riservata di cui è vietato fare copie)

E perchè non parlare delle indagini epidemiologiche sulla popolazione interessata che sembra non siano mai condotte.

“Una cosa invece si sa cioè che tra i pochi studi condotti (Toxic Substances and Disease Registry ATSDR degli Stati Uniti) le indagini epidemiologiche relative agli effetti sulla salute di popolazioni residenti in prossimità di impianti di smaltimento di rifiuti fanno emergere tra queste popolazioni incrementi significativi per diverse patologie quali tumori infantili , nati di basso peso , tumori del polmone, della vescica, dello stomaco, del colon e del retto , oltre ad un aumento significativo delle morti neonatali . Altri studi condotti da ricercatori canadesi confermano l’esistenza di una prevalenza di alcune delle suddette patologie tra popolazioni residenti nei pressi di discariche per rifiuti urbani, anche se non si può parlare di una associazione univoca tra esposizione ed effetto avverso.”

E la stessa agenzia “sulla base delle risultanze di numerose indagini sanitarie e valutazioni tossicologiche, ha definito un elenco di sette gruppi di condizioni patologiche che dovrebbero essere monitorate prioritariamente ai fini di:

– valutazione dei potenziali rischi per la salute delle persone che vivono in prossimità di tali siti;

– definizione di programmi e attività di ricerca applicata alla salute umana tenendo conto delle sostanze a rischio identificate in tali siti.

La lista di sette PHCs (Priority Health Conditions) comprende:

– malformazioni congenite ed esiti riproduttivi negativi;

– tumori (in determinate sedi);

– disturbi immunologici;

– patologie renali;

– patologie epatiche;

– malattie respiratorie;

– disturbi neurologici.

Purtroppo restano solo indicazioni scientifiche.

Non sembra, infatti, che siano state mai condotte indagini epidemiologiche sulle popolazioni prossime alla “neonota” discarica abusiva di rifiuti!

Il processo è stato aggiornato al prossimo 21 maggio e sono state fissate altre due udienze per il 22 giugno ed il 18 settembre.

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