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Era l’estate del 1962 quando il Brasile vinse i campionati mondiali di calcio, sentiti per radio ( e chi aveva al tempo una televisione!) e noi ci preparavamo a scegliere le scuole superiori da frequentare per avere, se possibile, un futuro migliore dei nostri genitori e nonni, cioè senza essere costretti obbligatoriamente ad emigrare all’estero.

Ed intanto ci abbronzavamo al caldo sole del tirreno cosentino, magari, corteggiando le prime turiste da dovunque venissero, intontiti da Edoardo Vianello con il suo famoso 45 giri “Pinne fucile ed occhiali”, mentre Adriano Celentano cantava “Si è spento il sole”.

Ad Amantea c’era solo il liceo scientifico, a Paola la Ragioneria, il geometra ed il magistrale, a Fuscaldo l’industriale.

Noi scegliemmo l’ ITIS e ci trovammo a Fuscaldo in un istituto interamente maschile.

Da Amantea si partiva alle 6,25, e da Campora SG o Praia a mare addirittura prima. D’inverno a quell’ora era ancora buio

Né era più facile il ritorno che avveniva intorno alle 15, quasi mai in orario. Talvolta giungevano di sera, senza vedere se non domenica il sole di Amantea.

Spesso per riuscire ad arrivare prima salivamo al volo sui carri merci ( roba da ammazzarci!) che ci portavano a Paola dove prendevamo il trenino o ci facevamo in tempo record , a piedi, il tratto Fuscaldo Paola, di corsa ,con il cappotto ed una pesante borsa di libri. Magari per vedere il trenino appena partito!

Già durante l’estate vivemmo il terremoto dell’Irpinia ed i 16 mila senzatetto.

Nemmeno il tempo di iniziare l’anno scolastico, poi, che scoppiò la crisi dei missili di Cuba e per due settimane il mondo temette di essere alla vigilia di una guerra nucleare.

Era il 14 ottobre del 1962, quando un aereo spia americano U2 fornì le prove fotografiche che i sovietici stavano installando delle basi missilistiche a Cuba, posizionate in direzione degli USA.

Forse valse a scongiurare una guerra l’accorato di papa Giovanni XXIII.

Insomma gli esordi non erano dei più favorevoli.

Le uniche ragazze le incontravamo sul treno dirette al magistrale ed alla ragioneria di Paola. Nemmeno al geometra c’erano ragazze. Almeno per i primi anni.

A Fuscaldo la prima ragazza arrivò quando noi facevamo il quarto anno; piccolina, anche bruttina, ma comunque donna.

Molti di noi ancora portavamo i pantaloncini corti che avevamo alla scuola media .

L’anno successivo, il secondo, il 1963, iniziò con un disastro peggiore del terremoto dell’Irpinia, quale fu quello del Vajont, occorso la sera del 9 ottobre 1963, dovuto alla caduta di una colossale frana nel bacino omonimo le cui acque tracimarono. L'onda generata provocò l'inondazione e la distruzione degli abitati del fondovalle veneto, tra cui Longarone, e la morte di ben 1910 persone.

Noi stavamo per affrontare le materie tecniche ed in particolare meccanica che ci apparve o ci venne fatta apparire come difficile , quasi impossibile .

L’ingegnere Troia ci atterriva!

Più facili, macchine, tecnologia, fisica, chimica e tutte le altre materie.

Fu quello il tempo del preside che ci voleva in giacca e cravatta quasi come se fossimo del ginnasio.

E fu anche il tempo in cui la scuola mancava totalmente di riscaldamenti e stavamo in classe con il con il cappotto.

Ma si superava tutto.

L’amicizia era il collante capace di farci superare tutto.

Parlavamo anche di università.

Anzi lo sciopero organizzato a Fuscaldo fu tra i primi di tutta la Calabria, se non il primo.

Il lungo corteo che sfilò per le strade della cittadina tirrenica, all’unisono gridava U.NI.VER.SI.TA’ poi sostituito dal termine A.TE.NEO, più facile da scandire, ma era ai più sconosciuto.

Cosa ricordare di quegli anni?

Tantissime cose.

Per esempio quando cercammo di aiutare Firenze allagata dall’Arno.

Un aiuto solo ipotizzato perché non fummo aiutati da nessuno a farlo. Noi potevamo offrire le braccia ed il cuore ma non sapevamo come fare.

Per esempio quando il trenino si fermò Longobardi perché il mare si era mangiato il rilevato ad Acquicella e fummo portati a Belmonte Calabro, Amantea e Campora SG dalle auto dei parenti ed amici e tutti quelli che eravamo rimasti in stazione da un camion dei “Saiuoli”, inviatoci da Ninno!

Per esempio il giornalino della scuola che ci fece imbattere nella prima censura da parte di docenti che erano incapaci di capire i tempi che erano già arrivati ed ancora meno quelli che stavano per sopraggiungere.

In Vietnam c’era la guerra, don Milani parlava di Obiezione di coscienza, in Piazza Tien An Men sfilarono 5 milioni di Guardie Rosse, per risparmiare iniziava l’ora legale, per la prima volta si poteva battezzare un bambino con un nome che non fosse quello di un santo, cominciarono i primi grandi scioperi che anticiparono il 68!

Ed i nostri scritti vennero apostrofati con le tre lettere ABC quando osavamo dire qualcosa fuori dalle righe.

ABC era un settimanale di articoli di politica, costume e società, nel quale venivano pubblicati anche articoli scandalistici, di costume e foto osé.

Poi il diploma, nel lontano 1967, quando si “davano” tutte le materie.

Fummo gli ultimi a diplomarci con il vecchio sistema.

Dall’anno successivo gli esami cambiarono, furono più facili.

Giorni indimenticabili. I giorni della gioventù. Quella che ti faceva sorridere comunque ed a dispetto di tutto e chiunque.

Poi gli abbracci ed ognuno di noi prese la sua strada.

Beh, si, alcuni ci incontrammo, magari per gruppi territoriali.

Ci si rivide dopo 25 anni,per impulso di Franco Calvano il “cardinale”.

Oggi ci si rincontra dopo 50 anni.

Una vita.

Qualcuno manca, ma nessuno di noi li ha dimenticati. Impossibile.

Qualcuno non è presente anche se sarebbe voluto esserlo.

Ci sarà certamente l’anno prossimo quando ci rincontreremo, questa volta ad Amantea.

Se Dio vuole.

Ieri

Oggi

 

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Pubblicato in Paola

La scuola, ieri come oggi, è cultura e soprattutto incontro e condivisione.

Poi, dopo il diploma, ognuno prende la propria strada e spesso ci si perde.

Ma non ci si dimentica.

 

Come dimenticare, infatti, il primo sciopero per la Università di Cosenza , quello nel quale quasi mille persone gridavano “ U-ni-ver-si-tà!” e quando, noi più grandi abbiamo detto loro di gridare “A-te-neo” ci chiedevano sorpresi cosa significasse!

Non è possibile dimenticare. Almeno non del tutto.

Certo, man mano che ci si allontana dagli eventi, i ricordi si sfilacciano, si stemperano, si ammantano della polvere degli anni.

Quello che non si perde è l‘affetto che il tempo stesso, invece, aumenta.

Per tutte queste cose re-incontrarsi è piacevole, anzi doveroso.

In particolare dopo 50 anni.

Incontrarsi di nuovo significa ri-trasferirsi l’un l’altro memorie e ricordi, ed anche riconoscersi.

Per questo la foto.

Quando Italo De Luca me la ha inviata l’ho guardata con attenzione tentando di dare ad ogni compagno il nome giusto ( cosa non del tutto facile) e proprio per questo mi sono detto “come siamo cambiati!”

Ma se Dio vuole il 18 agosto ci incontriamo .

Il luogo deputato è il Santuario di San Francesco, anche se avrei preferito la chiesa del nostro insegnante di religione, sulla collina di Fuscaldo.

Ma alla nostra non più giovane età incontrarsi vicino ad una chiesa non è male, forse un santuario ancora meglio

Risponderanno all’appello Aurora Gino, Basile Libero, Bertucci Pietro, Bono Giuseppe, Franco Calvano, De Luca Italo, De Nitti Francesco, Florese Orfeo, Giglio Francesco,Logiudice Nicola, Marchese Giuseppe ( io) , Monaco Pasquale, Pati Alfredo, Pati Saverio, Perricone Santo,Rabissoni Alessandro, Rizzo Rocco, Santoro Francesco, Scavella Giovanni, Sica Pasquale, Veltri Fiore, Verduci Francesco.

Cerchiamo Agostino Croce Roberto, Arlia Settimio ,  Di Pietro ………, Posa Rocco ( chi li vede faccia chiamare uno di noi e comunque si faccia vedere il 18 agosto alle ore 11.00 presso il santuario di San Francesco.

Salutiamo coloro che hanno annunciato la loro assenza Barbarossa Augusto, Bottino Natale, De Francesco Edoardo ma li sollecitiamo a fare uno sforzo.

Una preghiera per chi non è più con noi!

Un grazie a Franco Calvano che ha “fortemente” voluto questo incontro e che ci darà la sua benedizione !

Giuseppe Marchese

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