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Sanità, Guccione: sull’ospedale di Cetraro carenze e omissioni
Venerdì, 09 Agosto 2019 16:58 Pubblicato in PaolaSulla vicenda del’ospedale di Cetraro, dove nelle scorse settimane una donna è morta dopo il parto e dove è stata sospesa l’attività del punto nascita, “emergono evidenti omissioni e carenze strutturali”
COSENZA – Lo scrive il consigliere regionale Carlo Guccione in una lettera aperta al Commissario ad acta Saverio Cotticelli, al presidente della Giunta regionale Mario Oliverio ed al dirigente generale del dipartimento Tutela della Salute e Politiche Sanitarie Antonio Belcastro.
“Da una lettura della relazione tecnica in merito al Punto nascita del Presidio ospedaliero di Cetraro, del responsabile dell’Unità operativa ingegneria clinica dell’Asp di Cosenza, allegata alla delibera numero 683 del 5 agosto 2019 avente come oggetto: ‘Punto nascita P.O. Cetraro. Sospensione attività’ – scrive Guccione – emergono evidenti omissioni e carenze strutturali.
Al Punto 1 della relazione che va a integrare quella sullo stesso Punto nascita del 30-07-2019 con nota protocollo 95318 (Dir.Gen.), si legge che ‘Le relazioni della Commissione per l’Accreditamento dell’Unità Operativa del Punto nascita del P.O. di Cetraro hanno più volte evidenziato l’insussistenza dei requisiti minimi per procedere al rilascio della richiesta autorizzazione, per carenze inerenti vari profili’.
Poi al secondo punto specifica che ‘dai sopralluoghi effettuati sono emerse, inoltre, problematiche relative anche all’attuale blocco operatorio (…) ad aspetti impiantistici ed edilizi connessi alla tipologia e alle modalità di installazione di materiali ed alle finiture, nonché alle dotazioni tecnologiche e agli schemi operativi che appaiono per molti aspetti insufficienti o inadeguati’. Emergono quindi mancati interventi dopo le ripetute segnalazioni fatte (da come si evince dalla sopracitata relazione) da parte degli organi competenti per assicurare i requisiti minimi strutturali, tecnologici e organizzativi per le attività ospedaliere (legge regionale 24/2008 e Dca 81/2016).
C’è da supporre dunque che le attività che si sono svolte presso l’Unità Operativa del Punto nascita del P.O. di Cetraro fino all’attuale sospensione siano avvenute senza il rispetto delle adeguate normative tese ad assicurare la salute, la sicurezza dei cittadini e la corretta erogazione delle prestazioni sanitarie.
È da segnalare inoltre che l’ospedale Spoke Paola-Cetraro ha una evidente carenza di posti letto per acuti rispetto a quelli previsti dal Dca sulla riorganizzazione ospedaliera 64/2016: almeno 52 posti letto risultano non attivati.
Invece, negli ospedali Hub e Spoke della provincia di Cosenza mancano in totale oltre 350 posti letto rispetto a quelli previsti dal Decreto commissariale. Ed è anche per questa carenza di posti letto che la Provincia di Cosenza registra il più alto tasso di emigrazione sanitaria verso le altre regioni d’Italia”.
“Mi auguro – conclude Guccione – che l’ufficio del commissario e il Dipartimento Salute della Regione Calabria abbiano attivato le procedure per verificare come sia stato possibile che un Punto nascita di un Presidio Ospedaliero abbia potuto erogare prestazioni sanitarie senza avere i requisiti minimi necessari.
Ritengo, inoltre, che sia necessario avviare un controllo su tutte le strutture ospedaliere e della sanità territoriale per verificare se ci sono le condizioni previste dalla legge regionale 24/2008 e dal Dca 81/2016 per prevenire ed evitare che vengano erogati al pubblico servizi sanitari e prestazioni senza alcun rispetto delle norme”.
La nave della ong spagnola si trova da sette giorni in mare con 121 persone a bordo: Spagna Malta e Italia,non vogliono accoglierla
La nave Open Arms, della ong spagnola ProActiva Open Arms, è in mare da sette giorni con a bordo 121 persone salvate nel Mediterraneo tra l’1 e il 2 agosto.
Come successo in casi simili negli ultimi mesi, il governo italiano si è rifiutato di fare entrare la nave nelle sue acque territoriali e di fare sbarcare le persone a bordo; in base al “decreto sicurezza bis”, se la Open Arms dovesse violare il divieto rischierebbe l’arresto del suo equipaggio, la confisca della nave e una multa fino a 1 milione di euro.
Per ora nessun altro governo si è fatto avanti offrendo aiuto.
La Open Arms quindi si trova in attesa al largo di Lampedusa.
L’1 agosto, pochi giorni dopo aver ripreso la navigazione dopo una sosta per un problema tecnico, la Open Arms aveva recuperato 52 persone alla deriva su un piccolo gommone a largo della Libia. Il giorno seguente, in piena notte, erano state salvate in circostanze simili altre 72 persone. In tutto a bordo della Open Arms c’erano quindi 124 persone, tutti migranti partiti dalla Libia: tra loro c’erano anche due donne all’ottavo e nono mese di gravidanza e due bambini molto piccoli.
Open Arms aveva scritto inoltre che molte delle persone salvate avevano «evidenti segni di tortura».
Già dopo il primo salvataggio, la Open Arms aveva chiesto un “porto sicuro” per poter attraccare e fare sbarcare i naufraghi salvati.
L’Italia si era rifiutata e il governo aveva fatto sapere che era stato firmato un decreto che vietava all’imbarcazione l’ingresso e il transito nelle acque territoriali italiane.
Le due donne in gravidanza e la sorella di una di loro erano state fatte sbarcare per ragioni mediche, ma a bordo, ha spiegato il Manifesto, sono rimasti 32 minori, tra cui due bambini di 9 mesi.
Negli stessi giorni il governo italiano aveva firmato un decreto simile relativo alla nave Alan Kurdi, che aveva salvato 40 migranti e cercava un porto sicuro per sbarcare.
I migranti sulla Alan Kurdi, gestita dalla ong tedesca Sea Eye, sono sbarcati domenica a Malta dopo un accordo tra il governo maltese e quello tedesco per la loro ricollocazione in Europa.
La ong ProActiva Open Arms si trova però in una condizione più complicata, e non ha il sostegno del governo spagnolo.
La Open Arms ha detto di aver ricevuto minaccia di una multa fino a 900.000 euro anche da parte della Spagna, che vuole vietare la prosecuzione delle attività di soccorso tra la Libia e l’Italia e si è detta indisponibile ad accogliere altri migranti salvati.
Al momento non è chiaro cosa succederà alla Open Arms. Il governo italiano non sembra intenzionato a cedere e accogliere i 121 migranti a bordo, così come il governo maltese e quello spagnolo.
La situazione, come in altri casi recenti, potrebbe sbloccarsi grazie a un accordo tra i governi europei per il ricollocamento dei migranti o se la Open Arms decidesse di violare il divieto italiano, con tutti i rischi conseguenti. ProActiva Open Arms ha fatto intanto sapere di aver presentato ricorso al Tribunale dei minori di Palermo per chiedere che venga stabilito lo sbarco dei minorenni a bordo della sua nave.
Pd, no ad Oliverio ma si ad una candidatura unitaria.
Ieri riunione del Pd a Lamezia Terme per discutere del futuro del partito democratico.
La riunione è stata voluta dal responsabile del Pd per il Mezzogiorno Nicola Oddati che ha ribadito ciò che aveva già dichiarato Zingaretti.
“Il no ad Oliverio non è una novità – ha detto – ne avevo già parlato.
Una fase di rinnovamento è indispensabile se vogliamo competere”. Oddani ha ammesso che la situazione lasciata da Scoppelliti non era facile da gestire.
Il responsabile del Pd per il Mezzogiorno ha ribadito: “Il rinnovamento è indispensabile se vogliamo competere Chiedo ad Oliverio un lavoro comune per costruire la nuova fase” .
L’obiettivo del Pd è una candidatura unitaria per evitare le primarie.
Oddani ci prova ma gli scontri saranno probabilmente inevitabili.
“È importante che diciamo come la pensiamo in maniera diretta: il buon lavoro fatto non basta per competere contro un’ondata di destra molto forte.
In questo territorio abbiamo anche problemi legati ad alcune inchieste giudiziarie, se non ne tenessimo conto faremmo un errore”.
Il responsabile del Pd ha indicato di voler costruire il rinnovamento insieme a Oliverio “Non servono contrapposizioni ma un lavoro comune. E non è detto che si debbano avere rotture. È legittima la ricandidatura di Oliverio ma noi pensiamo che sia sbagliata, cioè che non basta. Pensiamo che a partire da questa esperienza bisogna andare avanti, fare una coalizione più larga, unire il partito. Già qualche settimana fa in un’assemblea dei quadri del partito a Cosenza avevo detto che ci sono alcune precondizioni: il Pd dev’essere il più unito possibile, e se non è unito dietro una candidatura c’è un problema, poi la coalizione dev’essere larga, aperta, e se possibile andare oltre quello che si è fatto in questi anni” ha spiegato.
A quanto pare il partito di Zingaretti vuole andare oltre.
“Non è una punizione per nessuno, anche perché non ci sono ruoli che vengono affidati per opera dello Spirito Santo o per discendenza divina.
Sono scelte che si fanno tutti insieme. C’è il territorio ma c’è anche l’opinione del partito e del gruppo dirigente nazionale, della quale pure si deve tenere conto”. La candidatura verrà decisa in maniera comune.
“Qui in Calabria con tutto il territorio: con il gruppo dirigente calabrese, con la società calabrese, non possiamo decidere dall’alto, ma siamo qui per fare questo lavoro insieme”.
L’idea sarebbe quella di trovare un nome comune evitando le primarie.
Quale sarà adesso la mossa di Oliverio che aveva già istituzionalizzato le primarie?
Intanto sono già nati i primi circoli a sostegno della sua candidatura. Oliverio sceglierà di opporsi o si rimetterà al volere del partito?
Carmen Mirarchi 8 Agosto 2019
Oliverio dice : “Il lavoro iniziato non si deve fermare”
Faso tuto da me
“Abbiamo ereditato una situazione disastrosa e abbiamo invertito la rotta. Siamo partiti con gli stivali nel fango. -ha affermato Oliverio- Abbiamo avviato un’opera di bonifica e di trasparenza guidati dalla bussola della legalità. Abbiamo messo in discussione interessi e scardinato assetti di potere consolidati nel corso di decenni non senza difficoltà e resistenze. Abbiamo lavorato per l’affermazione dei diritti e per cancellare la pratica della discrezionalità nell’uso delle risorse. Abbiamo invertito il trend negli indicatori economici e sociali. Abbiamo messo la Calabria sul binario della crescita anche se c’è tanta strada da fare. Questo lavoro non si deve fermare. Questa è la mia unica preoccupazione, che va ben oltre le prospettive personali.
La Calabria prima di tutto”.
Ed a proposito della candidatura alle prossime elezioni regionali, Oliverio ha tenuto a ribadire quanto ha affermato a Tropea, a margine del convegno sul Codice Carratelli :”Ho dato -ha detto- la mia disponibilità a scendere in campo per proseguire l’impegno e portare a compimento un ciclo di governo che in questi anni è stato finalizzato a tirare la Calabria fuori dalla palude. Nessuno poteva immaginare che la crisi strutturale calabrese si potesse risolvere con un semplice colpo di bacchetta magica. Oggi, possiamo dire di aver messo la Calabria sul binario giusto, sulla direttrice per il futuro. Un’opera di siffatta portata non poteva essere fatta con un colpo magico in una breve stagione. È un lavoro arduo che deve necessariamente essere proseguito e deve ancora vincere forti resistenze. È evidente che chi tenta di contrastare questo percorso si sente orfano della vecchia Regione. La scelta è quella di camminare lungo questa direttrice o favorire un ritorno all’indietro. Ribadisco proprio per questo che non c’è alcun problema di tipo personale. Se ci dovessero essere altre candidature si mettano in campo e saranno valutate. Ad oggi abbiamo visto manifestarsi solo una lotta di potere dalla quale non emergono né idee e proposte di governo né tanto meno nomi di candidature alternative. Anche l’eventuale ricorso alle primarie non può essere inteso in una accezione divisiva ma da utilizzare come la sottoscrizione di un patto di lealtà e l’assunzione del vincolo di appartenenza verso la coalizione. Oltretutto, qui in Calabria, se lo si vuole, si può ricorrere all’istituto normato per legge a sicura garanzia di un corretto svolgimento delle primarie. Al gruppo dirigente nazionale del PD -ha concluso il presidente della Giunta regionale-chiedo lealtà e rispetto”.
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