
Lamezia Terme. La Procura della Repubblica di Lamezia Terme ha emesso un avviso di conclusione indagini nei confronti di tre imprenditori, padre e figli, accusati di associazione a delinquere finalizzata alle estorsioni e frode fiscale. Secondo l'accusa, Angelo Martino, di 75 anni, e i figli Salvatore (47) e Valeria (36), attraverso le loro aziende, avrebbero taglieggiato per anni molti loro dipendenti costringendoli a firmare buste paghe sulle quali veniva attestato che venivano pagati regolari salari corrispondenti a quelli previsti dai contratti nazionali di categoria mentre, invece, i lavoratori percepivano la metà delle somme spettanti e se non accettavano tali condizioni rischiavano il licenziamento. Le indagini, avviate dalla guardia di finanza del Gruppo di Lamezia Terme dopo la denuncia di un dipendente, nel marzo del 2011 avevano portato agli arresti domiciliari Salvatore Martino, titolare di un distributore di carburanti sull'autostrada. Secondo l'accusa Martino, dal 2005, aveva estorto al dipendente circa 50mila euro. Proseguendo le indagini, i finanzieri hanno segnalato alla Procura della Repubblica anche i figli dell'imprenditore. Secondo l'accusa della guardia di finanza sarebbero emersi 40 dipendenti costretti a firmare le buste paga senza percepire completamente lo stipendio per una somma di oltre 550mila euro per la quale i finanzieri hanno segnalato i Martino per frode fiscale, perché, avrebbero dichiarato al fisco l'erogazione degli stipendi ma avrebbero anche incassato ''in nero'' le somme non pagate. Nell'inchiesta, denominata ''Primo Maggio'', sono indagati anche cinque dipendenti dei Martino per i quali viene ipotizzata l'accusa di favoreggiamento in quanto, nonostante fossero a loro volta vittime, hanno negato la circostanza. Dopo l'emissione dell'avviso di conclusione indagini del pm Santo Melidona, gli indagati potranno produrre memorie difensive o chiedere di essere interrogati