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Due preti accusati di estorsione e richieste sessuali, chiesto rinvio a giudizio
Venerdì, 31 Maggio 2019 13:15 Pubblicato in Storia locale della CalabriaLa Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro, ha chiesto al gup distrettuale il rinvio a giudizio nei confronti di due preti del Vibonese
Vibo valentia. Graziano Maccarone, 41 anni è il segretario particolare del vescovo di Mileto, mentre Nicola De Luca, 40 anni, di Rombiolo, è reggente della Chiesa Madonna del Rosario di Tropea.
Per entrambi è stato chiesto il rinvio a giudizio per il reato di tentata estorsione aggravata dalle modalità mafiose.
Maccarone inoltre, è anche accusato di aver inviato in due mesi oltre tremila messaggi a sfondo sessuale alla figlia, disabile, del debitore evocando poi l’intervento del clan Mancuso della ‘ndrangheta in caso di mancata restituzione del denaro.
Secondo l’accusa avrebbero costretto, con violenza o minaccia, una persona del Vibonese alla quale avevano prestato del denaro a restituire loro quasi novemila euro. Le contestazioni coprono un arco temporale che va da dicembre 2012 a marzo 2013.
I fatti oggetto dell’inchiesta
Le indagini condotte dalla squadra mobile di Vibo valentia e coordinate dal procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri e dal pm della Dda Annamaria Frustaci, sono partite nel 2012.
I due sacerdoti sono accusati di avere minacciato un uomo al quale, in precedenza, avevano prestato 2.500 euro De Luca e 6.700 Maccarone.
Somma che doveva servire a compensare un debito contratto dall’uomo e da una sua figlia con una terza persona.
Per evitare il pignoramento dei beni della figlia, l’uomo si era quindi rivolto ai sacerdoti.
Mentre avveniva questo Maccarone, secondo l’accusa, avrebbe iniziato ad inviare messaggi a sfondo sessuale alla figlia maggiorenne dell’uomo invalida al 100% per una disabilità.
In breve tempo, il prete avrebbe avuto oltre tremila contatti telefonici, prevalentemente messaggi a sfondo sessuale, facendosi inviare foto compromettenti e facendosi recapitare indumenti intimi dalla ragazza.
In un’occasione, il sacerdote aveva anche invitato la ragazza in un albergo di Pizzo ma l’incontro non ebbe poi luogo.
Successivamente, tra il dicembre 2012 ed il gennaio 2013, secondo quanto emerso dalle indagini, Maccarone avrebbe cambiato radicalmente atteggiamento, chiedendo al debitore l’immediata restituzione delle somme di denaro per sé e per don De Luca.
Il sacerdote invitò anche il debitore in uno studio legale per chiarire quanto accaduto con la figlia ed invitando anche la ragazza alla quale, il sacerdote dicendole che aveva salvato tutti i messaggi e le foto che lei gli aveva mandato.
Il prete e i suoi “cugini di Nicotera”
In un successivo incontro tra i due preti ed il debitore, don Maccarone fece riferimento ai suoi “cugini di Nicotera” evocando così, secondo l’accusa, la propria vicinanza alla famiglia di ‘ndrangheta dei Mancuso.
Alla successiva richiesta dell’uomo di avere, prima di adempiere al pagamento, una copia della liberatoria firmata dal creditore originario, don Maccarone avrebbe affermato, mentendo, di non avere alcuna ricevuta mentre invece era in possesso di una scrittura privata.
Quindi Maccarone, nel corso di un incontro, avrebbe specificato che “il cugino mio è Luigi, il capo dei capi”. Successivamente, secondo l’accusa, ha contattato un cugino di Nicotera ritenuto legato al boss Pantaleone Mancuso detto “Scarpuni” facendo poi arrivare, tramite De Luca, il messaggio al debitore di stare attento “che avrebbe fatto una brutta fine”.
Infine, sempre Maccarone, avrebbe detto all’altro sacerdote di farsi da parte perché sarebbero intervenuti i suoi cugini e avrebbe recuperato il denaro per “vie traverse”.
L’udienza davanti al gup che dovrà decidere sulla richiesta di rinvio a giudizio è stata fissata per il 3 ottobre prossimo.
QuiCosenza Mag 31, 2019Calabria
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Le OO. SS. sollecitano Prefetti e Sindaci a garantire in Calabria l’accesso al credito
Venerdì, 31 Maggio 2019 13:00 Pubblicato in Campora San GiovanniRiceviamo dal Segretario regionale Calabria di UNISIN Gianfranco Suriano e pubblichiamo il seguente comunicato stampa.
Anche in Calabria sta per concludersi l’impegnativa tornata assembleare per la votazione della piattaforma relativa al rinnovo del CCNL delle Lavoratrici e dei Lavoratori delle Banche.
Massiccia finora la partecipazione ed altrettanto unanime il consenso di Lavoratrici e Lavoratori alla piattaforma; tante le assemblee sui luoghi di lavoro ed alcune di piazza, molto partecipate, con percentuali di favorevoli del 99%.
Nel corso delle assemblee le OO. SS. del settore, oltre alla discussione ed al dibattito sulle materie proprie della piattaforma, hanno raccolto e verificato una serie di anomalie tipicamente territoriali, penalizzanti per le Lavoratrici ed i Lavoratori e che inevitabilmente si ripercuotono sui cittadini che si affidano ai servizi delle Banche.
Le OO. SS. Regionali di Categoria FABI - FIRST/CISL - FISAC/CGIL - UILCA e UNISIN denunciano la preoccupante situazione esistente nel settore bancario della Regione Calabria, a causa delle ricadute negative che i processi industriali già avviati da tutte le aziende bancarie e tuttora in corso hanno riservato alle lavoratrici e lavoratori Calabresi, oltre che agli stessi clienti.
Difatti, l'incessante processo di razionalizzazione degli sportelli messo in atto dagli Istituti di Credito, ha fatto registrare una vera e propria “desertificazione bancaria” con la chiusura di un numero di filiali doppio rispetto al resto del territorio nazionale. (9% Regionale a fronte del 4,5% Nazionale). In concreto, oggi vi sono città in cui non è più presente alcuna Banca.
Altro elemento penalizzante per le famiglie, le imprese e gli Enti Calabresi è quello relativo ai tassi praticati dalle Banche nella nostra Regione, dove il credito viene erogato a tassi notevolmente più alti rispetto alle Regioni del centro e del nord Italia, determinando così un pesante svantaggio competitivo.
A peggiorare il quadro, laddove possibile, vi sono le scelte “aziendalmente miopi" della riduzione, se non in alcuni casi addirittura eliminazione, dell'attività di sportello, questo in nome di una cd migrazione verso i cd canali alternativi, che rimane lontana sia dalla realtà operativa quotidiana delle agenzie che del territorio, creando notevoli disagi a dipendenti e clienti (la prassi messa in atto da diversi Istituti di Credito di chiudere il servizio pomeridiano per quanto concerne l'operatività delle casse va in questa direzione).
Tutto questo avviene all’interno di piani industriali che puntano esclusivamente alla riduzione dei costi, che hanno avuto come effetto anche una riduzione del numero degli occupati nel Settore bancario, con innumerevoli esodi a fronte dei quali – purtroppo – non si sono registrate nuove assunzioni di giovani al Sud, che avrebbero potuto garantire la turnazione nelle filiali; ma che ancor più avrebbero potuto dare respiro ad un meridione in cui l’inoccupazione è arrivata ormai a livelli critici.
Procedendo in questa direzione avremo sempre più un Sud ed una Calabria spogliata dai giovani in favore di presidi collocati al Nord, oltre che un progressivo abbandono del territorio anche da parte delle aziende di credito che dovrebbero continuare a svolgere il loro ruolo per lo sviluppo e la crescita SANA del territorio stesso.
I servizi bancari devono essere garantiti e l’accesso al credito non può essere negato o ostacolato, il rilancio del nostro territorio passa anche per questo strategico Settore che nel contempo diventa anche l’unico mezzo efficace di contrasto a forme di Credito illegali.
Le OO. SS. invitano dunque i Prefetti, i Sindaci e il Presidente della Regione Calabria a concordare un incontro su tali problematiche che, per la riduzione o addirittura il venir meno di questi presidi, vede penalizzata ancora una volta la nostra Regione.
Lamezia Terme, 31 maggio 2019
Le Segreterie Regionali FABI FIRST-CISL FISAC-CGIL UILCA UNISIN
Abusi sessuali su una bimba di 10 anni, era un “amico di famiglia”
Venerdì, 31 Maggio 2019 12:25 Pubblicato in Basso TirrenoUna storia orrenda quella che arriva da Lamezia dove un uomo di 40 anni è stato arrestato per abusi sessuali su una bambina
Un quarantenne di Lamezia Terme è stato arrestato e posto ai domiciliari per aver abusato di una bambina di soli 10 anni.
L’uomo avrebbe approfittato dell’amicizia con la famiglia della vittima.
Arrestato dai Carabinieri è accusato di atti sessuali con minorenne.
Il quarantenne avrebbe colto al volo un momento in cui la piccola vittima, durante una festa in famiglia, si trovava momentaneamente sola, e dopo averla circuita, con un pretesto, l’avrebbe portata in un luogo più appartato, nel retro di un ristorante dove si trovavano.
Poi avrebbe iniziato a palpeggiarla senza che la ragazzina, impaurita, potesse in alcun modo reagire.
A fermarlo solo l’arrivo, casuale e provvidenziale, di un’altra persona che si è trovata davanti l’uomo immobile mentre la piccola è scappata in lacrime ma ha avuto il coraggio di raccontare tutto ai Carabinieri.
Oggi il quarantenne, a seguito di richiesta avanzata dalla Procura di Lamezia Terme, è stato sottoposto agli arresti domiciliari.
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