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san michele arcangeloL’uccisione in America di un afroamericano di nome George Floyd sta provocando in tutti gli Stati dell’Unione una ondata di violenza inaudita. Le manifestazioni di protesta nelle piccole città come nelle grandi città, gli incendi, i saccheggi, gli assalti ai supermercati e alla Polizia hanno superato ormai i confini statunitensi e sono arrivati in Italia e in tutta Europa. Sull’onda delle Manifestazioni contro il razzismo gli attivisti hanno avviato una lotta contro la cultura. Vogliono cancellare la storia. In America nel mirino dei manifestanti è finito addirittura Cristoforo Colombo, lo scopritore del continente americano ( chi non ricorda le tre Caravelle: La Nina,la Pinta, la Santa Maria) e che gli Stati Uniti da diversi anni celebrano con una grande festa e una parata per le vie di New York il 12 ottobre. Quale sarebbe la sua colpa? Quella di aver scoperto un nuovo mondo? No, di certo. Ma quella, secondo la grave accusa, di aver sterminato i nativi americani che trovò nella sua strada. Ignoranti. Capre, capre, capre, così il Prof. Sgarbi vi definisce. Il navigatore genovese sbarcò in San Salvador e non nella terra ferma degli Stati Uniti.

In Italia, invece, nel mirino c’è finito un noto giornalista italiano. Hanno imbrattato con vernice rossa la Statua di Indro Montanelli, lo storico giornalista e scrittore morto alcuni anni fa e che durante il periodo buio e triste delle Brigate Rosse venne gambizzato nel luogo esatto dove i Milanesi hanno voluto erigere una statua che lo ritrae seduto intento a scrivere un articolo per il giornale con l’immancabile macchina da scrivere Olivetti Lettera 22. Avevano fatto addirittura una richiesta scritta al Sindaco di Milano Sala di rimuovere la Statua, perché il Montanelli è considerato un razzista, uno stupratore, un fascista, un uomo che in gioventù durante la guerra in Abissinia comprò una giovanissima donna di appena 12 anni, una piccola “Faccetta nera” che usò a suo piacimento come un vero e proprio giocattolo sessuale.

Nel Regno Unito, invece, è partita una petizione scritta perché agli attivisti antirazzisti dà fastidio la figura di San Michele Arcangelo che con la spada trafigge il diavolo e con il piede gli scaccia la testa. San Michele che schiaccia la testa al diavolo ricorda loro l’uccisione in Atlanta di un giovane afroamericano da parte di un Poliziotto locale, bianco, dopo l’avvenuto arresto per resistenza a pubblico ufficiale. Il poliziotto con un ginocchio gli schiaccia il collo per lunghi otto minuti senza alcuna pietà ignorando le grida di dolore e le suppliche:-Mi stai affogando. Non respiro-. Quindi, secondo loro, quell’immagine di San Michele che schiaccia il diavolo è altamente offensiva. Bisogna rimuoverla dalla medaglia dell’Ordine britannico.

Amici, stiamo davvero toccando il fondo. Fra non molto questi attivisti antirazzisti chiederanno di chiudere tutte le chiese dedicate a San Michele e di distruggere tutte le Statue. Quella di Monte Sant’Angelo nel Gargano e quella a noi molto cara: quella in Contrada Gallo nel Comune di San Pietro in Amantea. E poi chiederanno di rimuovere tutte le Statue che si trovano sulle guglie dei campanili delle chiese e quella di Castel Sant’Angelo in Roma. Non avremo più un Arcangelo che difenderà i deboli e i perseguitati.

Pubblicato in Calabria

Foto san pietroSan Pietro in Amantea è quasi come il paesino Rio Bo descritto magistralmente dal grande poeta Aldo Palazzeschi, solo che il ruscello che lo bagna non si chiama Bo.

 

Accoccolato a levante ai piedi delle colline Ripostelle e Timponi Ferri, dal fondo valle e da Amantea risulta invisibile, né del resto verrebbe voglia di cercarlo all’ignaro viaggiatore, distratto da una vista di singolare fascino.

“Tre casettine…un verde praticello, un esiguo ruscello…un vigile Cipresso. Microscopico paese, è vero, paese da nulla…c’è sempre disopra una stella, una grande magnifica stella, che occhieggia con la punta del cipresso. Chi sa se nemmeno ce l’ha una grande città”.

Palazzeschi descrive un paesaggio immaginato dalla fantasia di un fanciullo. Rio Bo è davvero un piccolo paese, con poche case, un fraticello, un ruscello con un alto cipresso che fa da sentinella al villaggio. Le case hanno i tetti spioventi. Sopra questo piccolissimo paese c’è sempre una stella che di notti sembri che giochi con la punta del cipresso: questa è una stella davvero splendente e innamorata di questo paese così minuscolo ma bello che non la possiede neanche una grande città. La vita in questo paesello si svolge serena e tranquilla, fatta di cose piccole e semplici. Non c’è il rumore e il frastuono delle grandi città, non c’è confusione. Tutto si svolge regolarmente.

 

Anche San Pietro in Amantea è un paesino minuscolo ma bello e tranquillo e il nostro caro poeta scomparso Giacomino Launi nella poesia “U paise miu” ce lo descrive proprio così, con “nu truppiellu’e case anniricate”. Le case, è vero, sono quattro casette “ncapu ‘nu cozzariellu, ammunzellate”, attaccate le une alle altre, la maggior parte ad un piano.

Sembrano le casette di Natale. Porte e finestre quasi uguali, con una scalinata esterna. L’altro poeta vivente, il caro amico e collega Michele Sconza Testa, lo descrive come un antico paese, “ameno luogo di quiete serena” che “s’erge silente sul lieve pendio di un verde colle”. Il verde colle è Timpone Ferri che ogni tanto, d’estate, qualche sciagurato cerca di distruggerlo. Le case sono antiche, imbrunite dal tempo che ci ricordano passioni, letizie, eventi e il triste abbandono dell’emigrante, che spinto dalla fame e dal bisogno, dovette abbandonare i propri affetti. E sul campanile della vecchia chiesa una rude campana riempie la quiete del borgo di soavi note. A sera si sentono i canti degli uccelli e uno zeffiro mite che dolcemente spira e allieta, ristora e rallegra i cuori dei pochi residenti.

 

Nella grande piazza principale, una delle più belle e più grande della Calabria, non c’è un cipresso ma un albero maestoso che fa da sentinella al paese le cui chiome verdi si scorgono da lontano. Al di sopra di questo albero secolare ( ha 1016 anni) c’è davvero sempre una stella che occhieggia con le punte dell’albero e sembra che voglia guidare il viandante o il pellegrino verso la Chiesa della Madonna delle Grazie.

Anche San Pietro in Amantea è un paesino sperduto come Rio Bo e, malgrado ciò, ci sono molte validissime ragioni per venirlo a visitare. Offre panorami unici, incantevoli, scorci di rara bellezza. E’ un paesino collinare dove si sta proprio bene, l’aria è buona ( tantissimi anni fa molti cittadini di Amantea venivano ad estivare nel nostro paese ), il vino ottimo ( ne sanno qualcosa i veri intenditori e quelli che frequentavano le cantine da Chiazza e da Taverna), la gente cordiale e affabile, le strade pulite. Tantissime persone si innamorarono di questo borgo antico e lo scelsero per i loro soggiorni estivi. D’estate è bello fare magnifiche passeggiate lungo la vecchia strada statale fino alla Contrada Cannavina, C’è un panorama mozzafiato. Amantea sembra essere sotto i tuoi piedi. Si vede un mare azzurro intenso e durante le giornate limpide si vedono il Vulcano Stromboli col pennacchio di fumo, Lipari, Panarea, Alicuti e Filicuti e certe volte finanche l’Etna. Se poi qualcuno desiderasse fare lunghissime passeggiate tra le campagne e tra i boschi, magari in cerca di frutta fresca e di notevoli attrazioni naturalistiche, consigliamo la passeggiata lungo la strada comunale S. Pietro- Sant’Elia, regolarmente asfaltata. E in ultimo vi consiglio di visitare San Pietro in Amantea specialmente nei mesi estivi perché vi si svolgono tantissime feste e sagre paesane. San Pietro in Amantea è un paese di spiccate tendenze festaiole. Si comincia con le feste organizzate dal Bar della Piazza nel mese di giugno, con la grande festa della Madonna delle Grazie dell’1 e 2 luglio. Il 23 e 24 luglio con la festa di Sant’Elia nella omonima contrada. E poi il 12, 13, 14 agosto con le varie sagre paesane e col caratteristico ballo del “purcelluzzu”. Il 23 e 24 agosto con la festa del nostro Santo Patrono San Bartolomeo Apostolo. Una volta si svolgeva una grande fiera di merci e bestiame frequentata da tanti commercianti provenienti da altre provincie. E infine il 28 e 29 settembre con la festa di San Michele Arcangelo nella Contrada Gallo. Cibi genuini in abbondanza e carne di maiale nero allevato con cura dai contadini del luogo. Il tutto innaffiato da un ottimo e genuino vino locale.

 

Il centro storico e le contrade si prestano per una visita attenta e debitamente “slow”, le cose da vedere e da gustare sono tante.

Intanto, amici lettori e carissimi “Mantioti”, segnatevi la ragione ultima e vera per la quale vi sto dicendo tutto questo: dal 22 giugno u.s. potrete visitare ed ammirare la vecchia casa di Don Achille Lupi in Via del Popolo riconvertita in centro sviluppo innovazioni gastronomia calabrese e la vecchia chiesa di San Bartolomeo Apostolo nella omonima Via in parte distrutta dal terremoto del 1904 e riconvertita in sala polifunzionale e centro espositivo arte orafa calabrese. Ma speriamo al più presto potrete visitare e ammirare, restando a bocca aperta, Il Museo delle Comunicazioni in Contrada Muglicelle, a 500 metri dal centro abitato, lungo la vecchia statale e prima della Variante, voluto ardentemente e realizzato con enormi sacrifici, malgrado le alterne vicende, dal dinamico e intraprendente Frate Francescano Padre Pio Marotti, Parroco di San Pietro in Amantea.

Pubblicato in Basso Tirreno

sanmichelearcangelo1cavalleriaAnche la Parrocchia di San Bartolomeo Apostolo del Comune di San Pietro in Amantea celebra la festa di San Michele il 29 settembre nella ridente e verde contrada di Gallo, dove i nostri padri, tantissimi anni fa, hanno eretto una piccola chiesa. San Michele era un Angelo e già nell’antichità dagli Ebrei era considerato il Principe degli Angeli, protettore di Israele. Per tre volte viene nominato nell’Antico Testamento, in particolare nel libro di Daniele. Lì è indicato come il difensore del popolo ebraico e il capo supremo dell’esercito celeste che difende i deboli e i perseguitati. Il suo nome in ebraico è Mi-ka-el che significa:- Chi è come Dio? – A San Michele viene attribuito il titolo di Arcangelo come del resto a San Gabriele e San Raffaele. Nel Nuovo Testamento l’Arcangelo Michele è presentato come avversario del demonio. Nell’iconografia, San Michele, è normalmente rappresentato con due ali, con una lunga spada nella mano destra, sotto i suoi piedi satana e nella mano sinistra porta una bilancia, perché la tradizione gli attribuisce oltre alla fama di guerriero e difensore del popolo di Dio anche il compito della pesatura delle anime dopo la morte. Nei primi secoli del cristianesimo presso i Bizantini San Michele era considerato come medico celeste delle infermità degli uomini ed era rappresentato con l’abito nobiliare in uso alla corte di Bisanzio. A lui furono dedicate diverse chiese in tutta Europa . Spesso l’Arcangelo Michele viene rappresentato sulle guglie dei campanili, perché è considerato il guardiano delle chiese contro satana. Numerose città in Europa lo venerano come Santo Patrono. In Italia troviamo sotto la sua divina protezione più di sessanta città importanti, tra le quali Caserta, Cuneo,Alghero. Albenga, Vasto. San Michele è anche il protettore di numerose categorie di lavoratori: farmacisti, commercianti, fabbricanti di bilance, giudici, radiologi. Anche la nostra Polizia di Stato e il Corpo dei Paracadutisti si affidano alla sua divina protezione,

Il Santuario di San Michele, il più grande e forse il più famoso in Italia e nel mondo, ricco di storia, di leggende, di tradizioni, di devozioni, è quello di Monte Sant’Angelo nel Gargano nelle Puglie. Secondo la tradizione in quel luogo e in una grotta apparve l’Arcangelo Michele per ben tre volte. Dopo le apparizioni il popolo dei Longobardi che dominavano tutta l’Italia meridionale, dopo la loro conversione al Cristianesimo ne fecero il loro santuario e in breve Monte Sant’Angelo divenne meta obbligata per tutti i pellegrini, per i papi, per i sovrani, ma anche per i Crociati che andavano in Terra Santa a combattere contro gli infedeli per liberare Gerusalemme e il Santo Sepolcro.

Anche nella contrada Gallo di San Pietro in Amantea in un singolare paesaggio rupestre viene costruita tantissimi anni fa una piccola chiesa dedicata all’Arcangelo Michele inserita all’interno di un agglomerato di case. La chiesetta rurale in origine apparteneva alla famiglia Sesti. E’ stata costruita in epoca remotissima, come del resto la chiesetta rurale di Sant’Elia, quando le contrade del vasto territorio sampietrese erano popolatissime e le terre erano tutte coltivate. Le terre della contrada Gallo a differenza delle altre contrade, ancora oggi sono coltivate e sono fioriti dappertutto vigneti ed oliveti che danno un ottimo vino e un buon olio. La statua di San Michele che si trova nella chiesetta rurale è opera del nostro grande scultore e pittore Francesco Antonio Lupi vissuto nell’ottocento. Suoi dipinti, recante la data del 1859 si trovano nella chiesa della Madonna delle Grazie. Raffigurano L’Ecce Homo e San Giuseppe col Bambinello. Altri suoi dipinti si trovano in varie chiese della Provincia.

La contrada Gallo è facilmente raggiungibile con la macchina attraverso stradine di campagna regolarmente asfaltate e dalla moderna strada provinciale che collega Campora San Giovanni ad Aiello Calabro. Prima del tunnel svoltare a sinistra. Durante la festività di San Michele tutta la comunità della contrada Gallo si veste a festa. La Statua vien portata in processione lungo le principali vie. La Santa Messa viene celebrata dal Parroco Padre Pio Marotti. In serata spettacolo musicale con cantanti e ballerine e alla fine della festa spari di fuochi d’artifizio. Durante i festeggiamenti si celebra la “Sagra del maiale”. Vengono uccisi alcuni maialini e la carne tenerissima viene poi arrostita all’aperto su braci ardenti. Il tutto innaffiato da un ottimo vino genuino esclusivamente della contrada

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