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Incredibile! Mario Oliverio da ragione a Nicola Gratteri. Il procuratore capo di Catanzaro Nicola Gratteri denuncia che i colletti bianchi sono diventati più pericolosi delle coppole.

In Calabria dipendenti pubblici più pericolosi della ’ndrangheta”.

Per il procuratore capo di Catanzaro Nicola Gratteri, «prima ancora della politica e della ’ndrangheta, il problema della Calabria sono i quadri della pubblica amministrazione».

Dopo aver seguito gli ’ndranghetisti nelle boscaglie dell’Aspromonte durante la stagione dei sequestri di persona, ricostruito le rotte del narcotraffico fino al Sudamerica, ora il magistrato, che da quasi trent’anni vive sotto scorta, punta su chi siede sulle comode poltrone degli uffici appena inaugurati della Cittadella regionale.

«Ci sono direttori generali - ha spiegato intervenendo a una manifestazione a Reggio Calabria - che da vent’anni sono nello stesso posto, e da incensurati gestiscono la cosa pubblica con metodo mafioso».

Un centro di potere cresciuto sulle spalle di «una politica debole che non ha la forza e la preparazione tecnico-giuridica per affrontare il problema della gestione dei quadri.

Per amministrare la cosa pubblica basterebbe un po’ di buon senso - ha detto ancora Gratteri - ma la parte procedurale dei meccanismi di appalto è governata da un centro di potere che è lì da sempre.

Anche per questo quando mi hanno proposto di candidarmi ho detto di no».

Quello che è incredibile è la dichiarazione di Mario Oliverio, governatore della Calabria, il quale dichiara «Sottoscrivo convintamente la valutazione del procuratore Gratteri».

E poi, insiste ,dicendo che “Quello della burocrazia è un problema più che politico direi ( nientemeno) che di democrazia».

E poi aggiunge «Si avverte una pressione, una presenza che definirei un macigno, uno schema sempre uguale di burocrazia dominante. Sono dell’idea che questa struttura abbia avuto un peso tutt’altro che secondario nel ritardato processo di sviluppo della Calabria».

Insomma una dichiarazione di resa, quasi a dire che la Calabria è così indietro non per una politica sciatta ma per una burocrazia corrotta.

Ma, ci scusi “governatore”, chi ha nominato questi dirigenti, chi li gestisce, chi permette loro di bloccare il futuro della nostra terra?

Ma quello che appare incredibile è che LUI chieda una mano ai cittadini calabresi invitandoli a denunciare comportamenti scorretti e soprusi

Ed ancora più incredibile è che sempre LUI assicuri che dopo le invocate denunce “ noi e la magistratura saremo al loro fianco”.

Nessuno gli ha spiegato che la magistratura può indagare anche LUI se non garantisce una corretta gestione dell’ente ?

Sono due anni che è alla regione e non ha attivato nessuna forma di tutela della efficienza dalla burocrazia, nessun controllo sostanziale e nemmeno nominato una struttura anticorruzione.

La verità che nessuno dice è che questa burocrazia è così potente che nessuno si mette contro di essa , perché tutti per essere eletti hanno bisogno dei loro voti!

Pubblicato in Calabria

Fin quando ci saranno magistrati come Gratteri c’è davvero speranza di giustizia.

Ecco la sua ultima dichiarazione in vista del suo arrivo a Catanzaro.

"Io non sono diventato delinquente soltanto perché sono nato in una famiglia onesta", "bastava nascere da un'altra parte e adesso magari sarei in galera, o morto".

Lo dice in un'intervista a Repubblica Nicola Gratteri che da lunedì sarà a capo della Procura di Catanzaro.

"Ho fatto arrestare migliaia di persone, compreso il mio compagno di banco", afferma.

La 'ndrangheta lo vorrebbe morto e la paura c'è: "Quando vedo in fondo alla strada una luce che non dovrebbe esserci, oppure un'auto che non dovrebbe stare lì.

La paura la devi allenare, la devi addomesticare per andare avanti", aggiunge.

Quando arriva, "mi diventa amara la lingua", dice. Catanzaro è "una scommessa, un'altra sfida. So già che passerò un annetto a chiedere rinforzi, mi servono almeno altri nove sostituti procuratori, adesso sono sedici: pochi".

"Non faccio le ferie dal 2013, da dieci anni non vado al mare, da trenta non entro in un cinema, è buio, troppo pericoloso, non si rischia la vita degli altri per un film".

Per Catanzaro ha già qualche idea: "Vorrei la cittadella giudiziaria nell'ex ospedale militare chiuso da dieci anni".

"Qui l'emergenza dura da un secolo, eppure il problema della Calabria non è la 'ndrangheta ma la pubblica amministrazione, con i quadri che spesso sono figli incensurati di delinquenti", spiega. Davigo?

"So che lui è un provocatore intelligente".

Vicino alla nomina di ministro della Giustizia, Gratteri racconta che rimase "a parlare due ore con Matteo Renzi, mi disse 'lei ha carta bianca, voglio che pensi una riforma per noi, la difenderò io, mi siederò al suo fianco in Parlamento'".

Invece "abbiamo formato una commissione libera che ha lavorato gratis, proponendo la modifica di 150 articoli di legge ma il Parlamento è lento, un imbuto, prende tutto a pezzetti".

"La riforma del processo a distanza è passata alla Camera, speriamo (Ansa)

Pubblicato in Catanzaro

Due le notizie di riferimento.

La prima è la assoluzione in primo grado dei sei imputati nel processo per le inchieste ‘Why Not’ e ‘Poseidone’ condotte a Catanzaro dall’ex Pm.

 

La seconda l’arrivo di Gratteri a Catanzaro

Relativamente alla prima, De Magistris esprime il proprio “rammarico” e la propria “amarezza”.

E poi, a margine di una conferenza stampa a palazzo San Giacomo, spiega ai giornalisti che la sentenza di ieri “non la considero una sconfitta di Luigi De Magistris ma un’occasione persa per ricostruire una verità giudiziaria, io continuerò a portare quella verita’ fuori dai luoghi istituzionali, sono un uomo delle istituzioni e un uomo di strada.

 

E’ grave che la magistratura non riesca ancora, in alcuni casi, ad avere la forza di ricostruire la verità in vicende molto gravi ma non perdo la fiducia che un giorno si possa ricostruire un puzzle della verita’”.

Poi, De Magistris ricorda che il processo “è stato minato sin dall’inizio da un punto di vista istituzionale. E’ chiaro che i principali responsabili sono coloro i quali decisero non solo il mio trasferimento da Catanzaro ma soprattutto chi si rese protagonista di un trasferimento assolutamente illegittimo. Non sfugge a nessuno – conclude l’ex Pm – che se un giorno all’improvviso sposti i magistrati che stanno con pazienza, coraggio, professionalità e dedizione da quel tipo di lavoro, che poi fermi, dopo è quasi impossibile ripartire con quel procedimento”.

Infine, ricordando le parole del nuovo presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati, afferma che “le condanne per corruzione in Calabria sono le più basse d’Italia. Allora- puntualizza il primo cittadino di Napoli- delle due l’una. O la Calabria ha la migliore classe politica del Paese e il miglior livello istituzionale oppure c’è qualche problema anche nella magistratura calabrese”.

In sintesi :“Se (tanta) la corruzione in Calabria è impunita qualche motivo ci sarà”.

 

Relativamente alla seconda.

Non sarà certamente un caso seNicola Gratteri è stato nominato Procuratore Capo della Dda di Catanzaro.

Ne siamo convinti quasi tutti, in Calabria, salvo, ovviamente, chi ha da temerlo.

Leggiamo esserne convinto perfino il Presidente della Regione Calabria, Mario Oliverio, che gli ha formulato gli auguri affermando che .«La Calabria onesta e pulita non può che gioire e salutare positivamente la nomina del plenum del Csm di Nicola Gratteri a Procuratore Capo della Dda Catanzaro».

E poi Oliverio ha concluso «È una bella notizia per la Calabria che crede nel riscatto e nella possibilità di costruire un futuro diverso»

Quale riscatto sig presidente?

Quello della onestà contro la disonestà?

Quello della legalità contro gli imbrogli ed il malaffare?

Quello della buona politica contro la mala politica?

Quello dei buoni politici contro i cattivi politici?

Quello della buona magistratura contro la magistratura inefficiente?

Ce lo spieghi presidente, ce lo spieghi; e ci dica anche come intende contribuire !

Pubblicato in Calabria

Gratteri è un grande magistrato.

E che sia stato nominato presidente della apposita commissione voluta da Renzi per riscrivere norme, procedure e regolamenti in modo da creare nuovi strumenti di contrasto alla criminalità organizzata, è stato un bene per l’Italia.

 

Per intuire il rispetto dovuto alla commissione basti ricordare, tra l’altro, che è l’unica commissione che lavora sul serio in Italia, la cui partecipazione “per espresso volere del presidente Gratteri, condiviso da tutti i componenti, sarà a titolo assolutamente gratuito”.

In questi giorni le prime anticipazioni .

Molto ci piace, su qualcosa abbiamo personali riserve.

 

Ci piace,per esempio quanto su:

I REATI AMBIENTALI Pene più severe anche per i reati ambientali: da cinque a quindici anni per i promotori e da quattro a nove anni per gli aderenti.

I PROCESSI PIU' VELOCI Per accelerare i processi il rilascio delle copie degli avvocati delle parti avverrà solo per via digitale, ad eccezione dei casi in cui ciò non sia possibile. In questo modo si potrà alleggerire il carico di lavoro del personale amministrativo e della polizia giudiziaria.

IL GIUDICE ASSENTE, MA NON SI RICOMINCIA Fino a questo momento se un giudice (sia monocratico che collegiale) viene trasferito o non può più partecipare a un processo il procedimento deve ricominciare dall'inizio. La proposta della Commissione è quella dell'utilizzabilità delle prove dichiarative, salvo eccezioni dettate da «esigenze difensive e di accertamento».

LE CIMICI AMBIENTALI Per disporre intercettazioni ambientali in luoghi privati il pubblico ministero non dovrà più sostenere che sta commettendo un crimine. Sarà sufficiente ribadire che ci sono necessità di indagine. Le intercettazioni dovranno adeguarsi alle nuove tecnologie.

LA PUBBLICAZIONE DELLE INTERCETTAZIONI Ecco che cosa propone la Commissione sulla pubblicazione delle intercettazioni: «Chiunque, fuori dai casi consentiti, pubblica o diffonde il testo delle intercettazioni o altri documenti di indagine, il cui contenuto sia diffamatorio e che risulti irrilevanti ai fini della prova, è punito con la reclusione da due a sei anni e con una multa da 2mila a 10mila euro».

 

Ci piace moltissimo , poi, in particolare:

LE NUOVE REGOLE PER LA PRESCRIZIONE Dopo la sentenza di primo grado la prescrizione cesserà il suo decorso e il reato non potrà più estinguersi. L'imputato condannato avrà diritto a uno sconto di pena che stabilirà un giudice.

LA CONFISCA DEI BENI L'organismo, guidato da Gratteri, propone la confisca dei beni anche per i condannati per il reato di autoriciclaggio.

GLI AGENTI SOTTOCOPERTURA. La Commissione, infine, vuole agenti "sottocopertura" per le inchieste sulla corruzione.

IL VOTO DI SCAMBIO Si inasprisce la pena per il voto di scambio politico-mafioso: si passa a una pena non «inferiore ai dieci anni». Per la Commissione «la risposta punitiva dello Stato è necessaria non solo nel caso in cui l'accordo riguardi l'impegno del gruppo malavitoso a procurare voti con le modalità del metodo mafioso, come è previsto dalla legge del 2014, ma anche nel caso in cui l'accordo avvenga con un singolo appartenente a un'associazione mafioso».

Non ci piace che i mafiosi possano votare uno o più politici inquinando gli esiti delle elezioni e condizionando le amministrazioni , in specie quelle comunali, senza che gli stessi amministratori, e/o chi per essi, poi, non vengano costantemente indagati su quanto fanno per ripagare i voti avuti.

Pubblicato in Italia

Tutto il mondo sa che la battaglia contro la ‘ndrangheta è la “grande battaglia” e che Lei ne è tra i pochi protagonisti validi ed indefettibili.

In meno, invece, a sapere che questa Calabria sta morendo, ma non solo di ‘ndrangheta.

Sta morendo di malgoverno.

Non da ora, ma da tempo.

E non è un problema di centro destra o di centro sinistra.

E’ un problema di uomini che se e quando non sono compromessi con la ‘ndrangheta, lo sono con il malaffare di ogni tipo e ad ogni livello, quando non sono loro stessi il malaffare.

Politici che rubano pensando di essere nel giusto ed onnipotenti; politici che concutono o si lasciano corrompere; burocrati che rubano gli stipendi assicurando ai politici la soddisfazione dei loro interessi, anche quando semplicemente politici.

Una politica che crea i cosidetti “precari” e poi li stabilizza assicurandosi eterna fede ed eterni voti. Ma così comprando la dignità di un popolo che era bruzio e che non vuole più emigrare ma si appresta a morire di fame od a diventare ‘ndranghetista . I calabresi infatti dicono “Io mangio grazie a…………..; che vuoi che mi freghi se……….; sul pane non si sputa”.

E questa è la base per la ‘ndrangheta!

D’altro canto ci deve essere sicuramente un forte legame nel fatto che la Calabria sia come reddito l’ultima tra le regioni italiane ( e tra le ultime in Europa) e come ‘ndrangheta la prima!

E la invocazione di Renzi che il riscatto della Calabria deve partire dalla Calabria rischia di restare tale, solo una invocazione.

Ha, invece, toccato il punto dolens , Renzi, quando ha detto che il Governo, «deve raccontare meglio la Calabria ma anche fare uno sforzo perché le leggi siano rispettate da tutti».

Si! La Calabria è un problema di rispetto delle leggi . E’ questa la “vera” lotta , la giusta lotta. Il male non è solo nella ‘ndrangheta ma anche, se non soprattutto , nella cattiva amministrazione che si arroga il diritto di non rispettare le leggi, ben consapevole che la magistratura , e lei ne sembra un esempio classico, lotta contro la ‘ndrangheta e dimentica la pessima amministrazione, la corruzione, il voto di scambio e tanto altro.

Abbiamo letto che Lei è andato a Scalea “ perché le è sembrato un fatto di buona educazione incontrare il premier nella sua prima visita ufficiale in Calabria” ma siamo rimasti prostrati .

Leggere, poi, che Lei non intende candidarsi a Governatore della Calabria per il semplice «fatto che non lascerà mai le sue funzioni ed il suo lavoro per indossare i panni del candidato» ci lascia affranti.

Ha ragione Magorno, anche noi riteniamo che Lei sarebbe il candidato ideale per governare la Calabria e far partire dal Suo governo il riscatto della nostra terra.

Ci provi dr Gratteri.

Non è nemmeno detto che ci riesca. Potremmo tutti scoprire una Calabria che non vuole il suo riscatto, una Calabria che ha paura della legge e quindi di Lei.

Forse non sarebbe nemmeno una sorprendente sorpresa, forse darebbe la misura di una politica ancora più compromessa di quanto temiamo!

Ma potremmo trovare una Calabria che vuole salvarsi e che si aggrapperebbe a Lei come un naufrago all’unica zattera possibile.

Vorremmo che ricordasse le sue stesse parole profferite ad Amantea sulla compromissione della politica la scorsa estate .

Erano parole giuste. Parole che Le impongono di riflettere sulla nostra sollecitazione!

Staff Tirrenonews.it

Pubblicato in Calabria

Tutta l’Italia avrebbe voluto che Nicola Gratteri divenisse ministro di Giustizia, ma così non è stato.

Tanta Calabria non voleva Antonio Gentile sottosegretario alla Giustizia.

Quasi tutta l’Italia dopo le vicende dell’Ora di Calabria non voleva Antonio Gentile sottosegretario a qualunque cosa.

Ed è stato lui( spinto o meno dalle cose non importa) alla fine a dimettersi togliendo dall’imbarazzo sia Renzi che Magorno che Alfano che il NCD.

Ed ecco che la Procura cosentina chiarisce la situazione con una nota all'ANSA del procuratore, Dario Granieri rilasciata alle 20.14 di ieri 3 marzo.

Il senatore Antonio Gentile non è indagato nell'inchiesta sulle pressioni che sarebbero state esercitate sul quotidiano l'Ora della Calabria per non fare pubblicare la notizia che il figlio del parlamentare è coinvolto nell'indagine sugli incarichi da parte dell'Azienda sanitaria.

Non solo ma viene anche chiarito che nel registro degli indagati sarebbe stato iscritto Umberto De Rose, il titolare della tipografia che stampa il quotidiano, il telefonista a carico del quale s'ipotizza la violenza privata. Ne parla sempre l'ANSA. L'inchiesta è stata avviata dalla Procura di Cosenza, come atto dovuto, sulla base della documentazione presentata dal direttore del quotidiano, Luciano Regolo, che ha anche depositato la registrazione delle telefonate intercorse tra De Rose e l'editore del giornale, Alfredo Citrigno.

Lo scorso 17 febbraio il procuratore antimafia Nicola Gratteri era stato intervistato da Riccardo Iacona, a ‘Presa Diretta’. “Se le proponessero di fare il ministro della Giustizia, accetterebbe?“, aveva chiesto il giornalista.

“Se avessi la certezza di poter fare le cose che ho detto e che servono, accetterei“, era stata la risposta.

Gratteri piaceva a tutti, dal basso, al popolo. Politicamente andava bene sia al Pd che a Scelta Civica e al Nuovo Centro/Destra. In tanti facevano il tifo per lui.

Matteo Renzi ha colto la palla al balzo ed ha formalmente proposto al magistrato reggino la carica di Ministro della Giustizia.

Avrebbe funzionato. Avrebbe cominciato a fare pulizia anche interna. Ne siamo certi.

Ma Napolitano non lo ha voluto. Sic!

Già il presidente della Repubblica, che è anche presidente del Csm, organo di autogoverno della magistratura, fa notare con forza che «c'è una regola non scritta per il ministero di Giustizia: mai un magistrato in quel dicastero. Mai!».

Così, in effetti, è sempre avvenuto. E’ prassi. Guai a rompere il protocollo di Corte!

Quindi non si discutono i nomi e le qualità delle persone indicate da Renzi, ma probabilmente per evitare guerre intestine nella già tanto devastata magistratura italiana, divisa i correnti e sottocorrenti, i presidenti della Repubblica hanno sempre rispettato quella norma non scritta, divenuta poi vera e propria regola al momento di comporre i governi.

La lotta alla mafia?

Aspettiamo che cambi la prassi!

Una sola domanda.

A chi faceva paura Nicola Gratteri?

Perché?

Forse non lo sapremo mai.

Lo dice con un post pubblicato su facebook Antonio Nicaso, reggino esperto esperto mondiale di ‘ndrangheta che vive e lavora da 25 anni nel nord America, noto scrittore di fama internazionale sul fenomeno delle mafie, docente universitario in Canada e Usa.

Pubblicato in Italia

Nicola Gratteri, procuratore aggiunto di Reggio Calabria lancia l'allarme in un'intervista al Fatto Quotidiano.

"Papa Francesco sta facendo innervosire la mafia finanziaria. Se i boss potessero fargli uno sgambetto, non esiterebbero. E di certo ci stanno già riflettendo".

"Questo Papa – spiega Gratteri al quotidiano – è sulla strada giusta. Ha da subito lanciato segnali importanti: indossa il crocifisso in ferro, rema contro il lusso. È coerente, credibile. E punta a fare pulizia totale".

Nicola Gratteri, alla domanda se la mafia sia preoccupata da questi comportamenti, dice: "Quella finanziaria sì, eccome. Chi finora si è nutrito del potere e della ricchezza che derivano direttamente dalla Chiesa, è nervoso, agitato.

Papa Bergoglio sta smontando centri di potere economico in Vaticano. Se i boss potessero fargli uno sgambetto non esiterebbero"

Un fatto che non piace alla mafia finanziaria, quella che investe, che ricicla denaro e che per anni – prosegue il procuratore – "si è nutrita delle connivenze con la Chiesa".

"Chi finora si è nutrito del potere e della ricchezza che derivano direttamente dalla Chiesa è nervoso, agitato. Papa Bergoglio sta spostando centri di potere economico in Vaticano.

Se i boss potessero fargli uno sgambetto, non esiterebbero".

Secondo il procuratore aggiunto di Reggio, il Papa può essere davvero in pericolo. "Non so se la criminalità organizzata sia nella condizione di fare qualcosa - precisa – ma di certo ci sta riflettendo. Può essere pericoloso.

Pubblicato in Mondo
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