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Catanzaro - La Procura della Repubblica di Catanzaro ha chiesto il rinvio a giudizio del presidente della Regione Calabria, Mario Oliverio, accusato di abuso d'ufficio e corruzione.

 

 

 

La richiesta riguarda l'inchiesta "Lande desolate" su alcuni appalti gestiti dalla Regione Calabria.

Dall'inchiesta sono emersi presunti illeciti, in particolare, nella gestione da parte della Regione Calabria degli appalti riguardanti l'aviosuperficie di Scalea, l'ovovia di Lorica e il rifacimento di Piazza Bilotti, l'unica delle tre opere pubbliche che é stata portata a termine.

L'inchiesta, nel dicembre 2018, aveva portato al'emissione a carico di Oliverio di un provvedimento di obbligo di dimora a San Giovanni in Fiore, dove risiede, poi revocato dalla Corte di cassazione.

Il rinvio a giudizio é stato chiesto anche per l'ex vicepresidente della Regione Calabria, Nicola Adamo, e per la moglie di quest'ultimo, Enza Bruno Bossio deputata del Pd, accusati di corruzione.

L'udienza preliminare é stata fissata per il 17 ottobre.

Tra gli indagati nell'inchiesta ci sono anche l'ex sindaco di Pedace (Cosenza), Marco Oliverio, e l'imprenditore Giorgio Ottavio Barbieri.

Quest'ultimo, secondo l'accusa, avrebbe beneficiato di trattamenti di favore da parte della Regione Calabria in relazione alla realizzazione delle tre opere pubbliche oggetto dell'inchiesta, ottenendo stati d' avanzamento ed i relativi finanziamenti cui non avrebbe avuto diritto.

Martedì, 09 Luglio 2019 07:58

Pubblicato in Calabria

La Calabria è una bella terra, dal grande passato ma dal futuro incerto

Una terra dove tanti rubano e che tantissimi spogliano.

Una terra di massoni onnipotenti, di politici incapaci, di fedifraghi, di ignavi , di falsi, di ipocriti, di prostituti, di leccaculo, di opportunisti, eccetera

Ma, insieme, di persone per bene, oneste, serie, di grandi lavoratori.

Persone per le quali lei è un esempio da seguire, la speranza per i propri figli.

Stamattina, in fila dal medico si parlava di lei, di lei che è la speranza di un futuro di onestà, di giustizia, di libertà.

Un futuro che lei è in grado di garantire.

Con il suo straordinario ed immenso spirito di sacrificio.

Lei che è capace di lavorare fino alle 23.00 e ricominciare il giorno successivo alle 07.00 dimentico di quelle feste che per noi sono importanti.

Per questo vogliamo augurarle un meraviglioso 2019, sapendo che potrebbe-e ce lo auguriamo tutti- essere l’anno della svolta, l’anno del destino, quello che porrà fine a questo dileggio della nostra terra.

E le assicuro che siamo in tanti ad aspettare che continuino i miracoli ai quali Lei sta abituando tutti i calabresi.

Tutti aspettiamo che la vostra e le altre procure inquisiscano coloro che ad ogni livello, dai comuni alla regione, infangano i calabresi e la Calabria.

Negli enti pubblici c’è tanto marcio da portare alla luce, tanti disonesti da inquisire.

E quello che offende è la supponenza della propria intoccabilità.

Auguri dr Gratteri, le assicuro che pendiamo dalle sue labbra.

Pubblicato in Primo Piano

La procura di Catanzaro contesta anche il reato di corruzione a Mario Oliverio.

Stamattina al governatore della Calabria è stato notificato un avviso di garanzia con questa ipotesi di reato.

 

 

 

Oltre all’abuso d’ufficio già contestato a Oliverio, adesso si procede anche per corruzione.

Ed entriamo in una situazione e in una ipotesi di reato notevolmente più grave, che tra l’altro sembrava già tratteggiata il 17 dicembre, quando per Oliverio scattò l’obbligo di dimora.

Adesso, però, Gratteri sostiene apertamente e direttamente che Palla Palla è un corrotto e non è una novità di poco conto.

L’oggetto del contendere è sempre l’appalto per la costruzione dell’impianto sciistico di Lorica, affidato all’imprenditore Giorgio Barbieri, vicino al clan Muto e che avrebbe beneficiato di risorse pubbliche non dovute assicurando in cambio il rallentamento del cantiere di piazza Fera/Bilotti a Cosenza.

Proprio per questa vicenda la procura ha deciso di formalizzare l’ipotesi di reato di corruzione, visto che è un atto contrario ai doveri d’ufficio.

Si fa più pesante il carico di accuse contro Mario Oliverio.

Una nuova grave contestazione, quella mossa dalla Procura di Catanzaro, che si aggiunge a quella già nota di abuso d'ufficio per la quale, da alcuni giorni, il governatore è sottoposto a obbligo di dimora nella sua San Giovanni in Fiore.

Le nuove accuse riguardano sempre il presunto patto da lui stipulato con l'imprenditore Giorgio Ottavio Barbieri.

Quest'ultimo, infatti, avrebbe dovuto bloccare i lavori di piazza Bilotti, a Cosenza, cosi da penalizzare il sindaco di quella città, Mario Occhiuto, e in cambio lo stesso Barbieri avrebbe ottenuto un finanziamento extra - oltre quattro milioni di euro - per completare i lavori delle piste da sci di Lorica, in Sila.

Rispetto a tali fatti, l'ufficio diretto da Nicola Gratteri ipotizzava solo il reato di abuso d'ufficio, ma era stato lo stesso gip firmatario dell'ordinanza a ravvisare un difetto di contestazione, suggerendo agli inquirenti di procedere con l'accusa di corruzione.

Detto fatto.

E non finisce qui.

Nell'avviso di garanzia,infatti, è ventilata anche un'ipotesi di associazione a delinquere dai contorni, però, ancora da chiarire.

Sempre da chiarire eventuali altri cointeressati.

Pubblicato in Calabria

Un giorno atteso da tutti i calabresi

Ovviamente in modi diversi.

C’è chi vorrebbe una pronuncia a favore del Governatore, una pronuncia che fosse anticipatrice della sua piena e totale assoluzione da parte del VERO tribunale penale.

C’è invece chi vorrebbe che il Tribunale del Riesame di Catanzaro confermasse l’obbligo di dimora disposto dal GIP

Ed anche in questo caso la speranza sarebbe quella che il presidente della Regione, Mario Oliverio, accusato di abuso d’ufficio nell’ambito dell’indagine “Lande Desolate” su presunti appalti “pilotati”, condotta dalla Dda del capoluogo calabrese, fosse irreversibilmente avviato verso la fine della sua infelice gestione della regione che ha distrutto la Calabria.

Non solo.

Ma c’è gente che, nel caso di una pronuncia favorevole ad Oliverio, spera che Gratteri ricorra ed ottenga gli arresti domiciliari

Forse domani stesso sapremo!

Pubblicato in Calabria

Operazione Lande Desolate, Oliverio risponderà al gip

Gratteri annuncia possibili nuove indagini di rilievo

Cosenza. Non si avvarrà della facoltà di non rispondere davanti al Gip il presidente della Regione Calabria, Mario Oliverio, sottoposto da lunedì scorso all’obbligo di dimora con l’accusa di abuso d’ufficio nell’ambito di un’inchiesta della Dda di Catanzaro riguardante alcuni appalti, nel corso dell’interrogatorio di garanzia cui sarà sottoposto domani a Catanzaro. É quanto ha riferito il difensore di Oliverio, Enzo Belvedere.

«Non avendo nulla da nascondere - ha detto l’avvocato Belvedere - il presidente Oliverio è pronto a rispondere a qualsiasi domanda gli verrà rivolta nel corso dell’interrogatorio. Non avendo alcuna preoccupazione che negli atti dell’inchiesta possano esserci accuse ulteriori rispetto ai fatti inconsistenti contenuti nel provvedimento di obbligo di dimora, il presidente Oliverio non si avvarrà della facoltà di non rispondere. Oliverio, infatti, vuole contestare sin da subito le incongruenze che caratterizzano le accuse che gli vengono mosse, dimostrando con elementi precisi la sua assoluta estraneità ai fatti e la trasparenza dei suoi comportamenti amministrativi e politici».

Oliverio ha incassato la solidarietà del presidente del Consiglio regionale, Nicola Irto: «Ribadiamo il più pieno e assoluto rispetto del lavoro della magistratura, verso la quale nutriamo la massima fiducia. Nello svolgimento delle doverose attività d’indagine auspichiamo un celere accertamento della verità, attesa anche la delicatezza della funzione istituzionale del presidente Mario Oliverio, la cui storia è sempre stata chiara, e che è stato chiamato democraticamente dai cittadini, alle elezioni regionali del 2014, a svolgere la massima funzione di governo della Regione».

«Esprimo un ringraziamento ai colleghi dell’Ufficio di Presidenza, ai Presidenti dei Gruppi consiliari e a tutti i consiglieri - ha sostenuto ancora Irto - per il senso di responsabilità dimostrato in queste ore che, sul versante politico-istituzionale, sono molto delicate e impongono il massimo impegno per portare avanti l’attività di questa istituzione nell’interesse del popolo calabrese. Siamo certi che i lavori della seduta di oggi, il cui ordine del giorno prevede la trattazione di materie delicate, a cominciare dal Bilancio della Regione Calabria per il 2019, si svolgeranno con senso di rigore, di sobrietà e di responsabilità. Sul piano umano auguro al Presidente Oliverio di poter chiarire nel più breve tempo possibile, dinanzi alla magistratura, la propria posizione».

Intanto Oliverio ha iniziato da subito, così come aveva annunciato, lo sciopero della fame (LEGGI LA NOTIZIA) per protestare contro quelle che ha definito «accuse infamanti» nell'ambito dell'operazione Lande Desolate, il governatore della Calabria Mario Oliverio, del Pd.

«Abbiamo già depositato il ricorso al tribunale della Libertà e siamo in attesa dell’interrogatorio di garanzia dinnanzi al Gip, durante il quale esporremo le nostre ragioni e metteremo in evidenza degli errori di interpretazione di alcuni elementi contenuti nell’ordinanza» (LEGGI LA NOTIZIA). Lo ha detto l’avvocato Enzo Belvedere evidenziando anche che sarà esaminata nel corso dell’udienza del Tribunale del riesame di Catanzaro fissata per il prossimo 27 dicembre, la richiesta di revoca del provvedimento di obbligo di dimora.

Nell’istanza che ha presentato ai giudici del riesame il difensore di Oliverio, avvocato Enzo Belvedere, ha chiesto la revoca dell’obbligo di dimora sostenendo l’insussistenza dei fatti contestati al Presidente della Regione. Il Tribunale, secondo quanto si prevede, si riserverà la decisione sull'accoglimento del ricorso, depositando il proprio provvedimento entro il termine ultimo del 29 dicembre.

Secondo il legale quindi i giudici di Catanzaro hanno effettuato degli errori nel ricostruire la vicenda burocratica che ha portato all’erogazione delle varie tranche di finanziamento a favore della ditta Barbieri.

Ma prima di arrivare alle aule di giustizia, lo scontro si sta accendendo sui media. Lo stesso Oliverio in una nota lamenta ingiurie, calunnie ed improperi provenienti da falsi profili facebook e da ben identificate aree politiche su cui auspica un immediato intervento delle autorità competenti. ma prima che sui social la battaglia si sta svolgendo sulle televisioni. Ieri sera è stato durissimo il Governatore nella sua dichiarazione rilasciata a Rainews24. Fra le altre cose Oliverio aveva detto che non avrebbe consentito «nemmeno a Gratteri di infangare la mia storia».

Il caso ha voluto che lo stesso Procuratore capo di Catanzaro sia stato intervistato ieri mattina da Rai Uno. «Con quasi 17 milioni di euro la Regione ha contribuito a “ingrassare” alcune cosche grazie a lavori non eseguiti o eseguiti in minima parte».

Nicola Gratteri ha difeso e rilanciato la sua inchiesta che ha rappresentato un terremoto per la Regione. Quando i giornalisti gli fanno notare che Oliverio, in segno di protesta, ha iniziato lo sciopero della fame Gratteri s’è limitato a commentare così, «ognuno reagisce come vuole, in base al proprio carattere. Per parte nostra posso dirvi che siamo tranquillissimi delle risultanze investigative e che anzi queste miglioreranno. Ci saranno altre novità, ci saranno sorprese».

A quali novità si riferisce Gratteri? Secondo alcune indiscrezioni l’operazione di ieri rappresenta solo una prima tranche di una indagine molto più complessa. Da quanto trapelato pare che in questi giorni al vaglio del gip di Catanzaro ci siano altre posizioni oltre le sedici di ieri. Qualcuno parla di una nuova operazione che vede coinvolti circa quaranta indagati, fra cui anche alcuni politici. Non resta che aspettare che i tempi maturino.

DaIlQuotidiano

Pubblicato in Catanzaro

Notizia dell'ultima ora: Al Governatore della Calabria On. Mario Oliverio è stato imposto l'obbligo di dimora a San Giovanni in Fiore, suo paese di residenza, dal GIP Distrettuale di Catanzaro; Ipotesi abuso d'ufficio.

 

 

 

Il Provvedimento è stato emesso nell'ambito dell'operazione condotta dalla Guardia di Finanza di Cosenza in materia di appalti pubblici.

L'inchiesta riguarda due appalti, uno sul Tirreno cosentino e un altro un impianto sciistico in Sila.

Sono coinvolti anche altri personaggi e per loro viene ipotizzata anche l'aggravante di aver agevolato una cosca di 'ndrangheta.

La notizia subito divulgata dai media ha portato scompiglio nei partiti politici calabresi in primis nel PD, anche perché il Governatore Oliverio era già in campagna elettorale.

Aveva manifestato l'intenzione di volersi ricandidare alle elezioni regionali della prossima primavera.

Tutti i particolari dell'inchiesta saranno resi noti in una conferenza stampa stamattina nella Sede del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Catanzaro alla presenza del Procuratore della Repubblica Nicola Gratteri.

Attendiamo impazienti l'esito dell'inchiesta, perché, per il momento è bene precisare, si parla di ipotesi di reato, che significa probabile e non certo.

Ancora non si conosce per certo.

Oliverio saprà certamente difendersi dalla grave accusa di reato.

Ma se le accuse dovessero risultare vere e non infondate, addio sogni di gloria.

Francesco Gagliardi

Pubblicato in Calabria

LA MISURA A CARICO DI LA RUPA

Franco La Rupa, da anni protagonista della politica locale, già finito più volte nel mirino della magistratura, ha raggiunto l’apice della sua carriera nel 2005, quando fu eletto consigliere regionale nella lista dell’Udeur (cessando dalla carica nel 2010, al termine della legislatura).

Prima ancora di ricoprire incarichi politici a livello regionale, già nel 1992, era stato eletto consigliere comunale di Amantea, rivestendo poi nell’arco di quindici anni e più volte la carica di assessore (ai lavori pubblici, personale, bilancio, turismo, sanità, commercio e pubblica istruzione) e successivamente di vicesindaco, fino a diventare primo cittadino, eletto per tre volte consecutive.

Nel 1995, inoltre, era stato anche consigliere provinciale nelle file del Ccd.

Proprio a causa delle modalità della sua elezione a consigliere regionale era stato coinvolto nelle operazioni “Nepetia” e “Omnia”, quando gli venne contestato lo scambio elettorale politico-mafioso.

Nel contesto di quest’ultima inchiesta fu condannato in via definitiva a tre anni di reclusione proprio per voto di scambio con degli appartenenti alla cosca Forastefano di Cassano allo Ionio; mentre per la “Nepetia” fu invece assolto perché il fatto non era previsto dalla legge come reato, ovvero difettava la prova che i voti fossero stati procacciati “con l’utilizzo dei metodi tipici dell’operare mafioso”.

Tuttavia, la stessa sentenza di assoluzione avrebbe dato atto dell’esistenza di presunti rapporti diretti tra La Rupa e la cosca Gentile di Amantea.

Le indagini patrimoniali condotte dalle fiamme gialle avrebbero consentito di ricostruire a suo carico un notevole complesso patrimoniale il cui valore è stato ritenuto sproporzionato rispetto ai redditi dichiarati.

Tra questi il 50% della struttura immobiliare adibita in precedenza alla casa di cura “Papa Giovanni XXIII” di Serra d’Aiello (nel cosentino).

I sigilli sono stati apposti anche ad una villa lussuosa ad Amantea; un bar sempre ad Amantea, nei pressi del polo scolastico; una grossa azienda agricola a Cleto; undici fabbricati ad Amantea e due a Cleto; trentadue terreni agricoli nel comprensorio di Cleto; tre autoveicoli, di cui uno di lusso; due polizze assicurative e diversi rapporti bancari e finanziari. Il tutto per un valore complessivo stimato in oltre 9 milioni di euro.

Da Iacchitè

Pubblicato in Cronaca

Al centro della maxinchiesta antimafia gli interessi della cosca Farao-Marincola di Cirò Marina. La Dda di Catanzaro invoca il processo anche per politici e imprenditori accusati di avere legami con i clan

Dda di Catanzaro ha chiesto il processo per 188 indagati,

tutti coinvolti nel procedimento “Stige” contro vertici, affiliati e gregari della cosca Farao-Marincola, a capo del “locale” di Cirò.

La maxi-indagine dell’antimafia – che ha portato lo scorso 9 gennaio all’arresto di 169 persone – vede coinvolti anche politici e noti imprenditori.

È stato chiesto il rinvio a giudizio per

  1. Nicodemo Parrilla, al momento dell’arresto sindaco di Cirò Marina e presidente della Provincia di Crotone,
  2. Roberto Siciliani, ex sindaco di Cirò Marina,
  3. il fratello Nevio Siciliani, ex assessore con deleghe importanti,
  4. l’ex sindaco di Mandatoriccio Angelo Donnici,
  5. il vicesindaco del Comune di Casabona Domenico Cerrelli,
  6. il presidente del consiglio comunale di Cirò Marina, Giancarlo Fuscaldo,
  7. il consigliere Giuseppe Berardi. E, ancora,
  8. Michele Laurenzano, ex sindaco di Strongoli,
  9. Giovanbattista Benincasa, ex vicesindaco di San Giovanni in Fiore.

Sono accusati, a vario titolo, di avere goduto del proselitismo della cosca e di avere piegato gli incarichi elettivi per curare gli interessi della consorteria, di avere turbato il regolare svolgimento di gare d’appalto per favorire la cosca e i suoi intranei.

Ci sono poi:

gli imprenditori del settore vitivinicolo Francesco e Valentino Zito,

l’imprenditore Nicola Flotta, proprietario del Castello Flotta, location per matrimoni sfarzosi,

gli imprenditori Pasquale, Luigi, Antonio e Rosario Spadafora, con un’azienda nel ramo del taglio boschivo a San Giovanni in Fiore,

l’imprenditore del settore dei rifiuti Giuseppe Clarà.

Le imprese ritenute vicine alle cosche si sarebbero “nutrite” delle forze di intimidazione della consorteria e avrebbero stretto legami per rafforzare il potere dei Farao-Maricola in diversi settori economici traendone beneficio nell’aggiudicarsi appalti e nell’avere il monopolio nel proprio campo di investimento.

L’inchiesta, condotta in interforze tra carabinieri, Polizia, e Guardia di Finanza, si è concentrata sulle attività criminali della cosca Farao-Marincola, una delle più potenti della Calabria con ramificazioni anche nel Nord e Centro Italia (Emilia-Romagna, Veneto, Lazio, Lombardia) e in Germania (lander dell’Assia e del Baden-Württemberg).

È stata documentata l’infiltrazione mafiosa in diversi settori economici e imprenditoriali, sia in Italia che all’estero, che ha consentito alla cosca di strutturarsi come una vera a propria “holding criminale” (dal commercio di prodotti vinicoli e alimentari, alla raccolta dei rifiuti, ai servizi funebri, agli appalti pubblici, nonché una fitta rete di connivenze da parte di pubblici amministratori) in grado di gestire affari per milioni di euro.

I NOMI La richiesta di rinvio a giudizio – vergata dal procuratore capo Nicola Gratteri, dal procuratore aggiunto Vincenzo Luberto, dai sostituti Domenico Guarascio, Paolo Sirleo, Alessandro Prontera e Fabiana Rapino – invoca il processo per: Maria Aiello; Natale Aiello; Alessandro Albano; Domenico Alessio; Francesco Aloe; Gaetano Aloe; Giuseppina Aloe; Lucia Aloe; Cataldo Aloisio; Caterina Aloisio; Laura Aloisio; Antonio Anania; Ercole Anania; Fabrizio Anania; Valentino Anania; Tommaso Arena; Martino Aulisi; Sante Aulisi; Vincenzo Barbieri; Bartucca Antonio; Francesco Basta; Giovambattista Benincasa; Giuseppe Berardi; Antonio Giorgio Bevilacqua; Moncef Blaich; Vittorio Bombardiere; Carlo Bombardieri; Francesco Bonesse; Domenico Bonifazio; Roberto Botti; Giuseppe Bruno; Mario Campisio; Agostino Canino; Francesco Capalbo; Tommaso Capristo; Amodio Caputo; Luigi Caputo; Gilda Cardamone; Martino Cariati; Dino Carluccio; Caruso Giovanni; Vito Castellano; Massimo Diego Caterisano; Dino Celano; Gabriele Cerchiara; Assunta Cerminara; Domenica Cerrelli; Domenico Cerrelli; Aldo Chimenti; Alexandru Chiriac; Emanuele Chiriaco; Giuseppe Clarà; Teresa Clarà; Angelo Cofone; Morena Cola; Luigino Comberiati; Cristian Condorelli; Roberto Corbo; Francesco Crugliano; Gennaro Crugliano; Leonardo Crugliano; Mirco Crugliano; Giuseppe Cusato; Adolfo D’Ambrosio; Antonio De Luca; De Vitis Antonio; Angelo Donnici; Aniello Esposito; Antonio Esposito; Francesco Farao; Giuseppe Farao di Silvio; Silvio Farao; Vincenzo Farao; Vittorio Farao di Giuseppe; Vittorio Farao di Silvio; Paolo Fazi; Maria Costanza Fiorita; Nicola Flotta; Giancarlo Fuscaldo; Alessandro Gabin; Marco Gaiba; Giuseppe Gallo; Antonio Gambardella; Donato Gangale; Vincenzo Gangale; Giuseppe Giglio; Salvatore Giglio; Vincenzo Giglio; Franco Gigliotti; Maria Francesca Gigliotti; Nino Greco; Andrea Grillini; Domenico Nicola Guarino; Giuseppe Guarino; Michele Laurenzano; Mario Lavorato; Maria Giulia Lombardo; Fedele Longobucco; Franco Lucente; Giuseppe Maggio; Francesco Maiolo; Cataldo Malena; Elena Malena; Pasquale Malena; Paolo Maletta; Antonio Manica; Aldo Marincola; Cataldo Marincola; Vincenzo Marino; Maria Mastroianni; Filippo Mazza; Francesco Mazzea; Federico Menotti; Enrico Miglio; Francesco Morrone; salvatore Morrone; Ivano Murano; Carmine Muto; Vincenzo Caterisano Muto; Luigi Muto; Salvatore Muto; Santino Muto; Alessandro Nigro; Salvatore Nigro; Elton Nikolla; Angelina Novello; Basilio Paletta; Domenico Palmieri; Rocco Panaja; Salvatore Papaianni; Nicodemo Parrilla; Franco Pecoraro; Francesca Perri; Giuseppe Pizzimenti; Rosario Placido; Fabio Potenza; Nicodemo Potestio; Giorgio Salvatore Pucci; Carmela Roberta Putrino; Massimo Putrino; Eugenio Quattromani; Salvatore Quattromani; Fabio Riillo; Leonardo Rispoli; Angela Rizzo; Luigi Rizzo; Salvatore Rizzo; Antonella Rocca; Domenico Rocca; Francesco Rocca; Annibale Russo; Francesco Russo; Gaetano Russo; Francesco Salvato; Vincenzo Santoro; Massimo Scarriglia; Michele Sculco; Giuseppe Sestito; Mario Siciliani; Nevio Siciliani; Roberto Siciliani; Carmine Siena; Palmiro Salvatore Siena; Antonio Spadafora; Giovanni Spadafora; Luigi Spadafora; Pasquale Spadafora; Rosario Spadafora; Giuseppe Spagnolo; Giuseppe Sprovieri; Squillace Antonio; Domenico Squillacioti; Francesco Tallarico; Ludovico Tallarico; Luigi Tasso; Carolina Terlizzi; Giuseppe Tridico; Bruno Tucci; Pietro Vasamì; Annamaria Veltri; Andrea Villirillo; Rocco Villirillo; Giuseppe Vrenna; Vincenzo Zampelli; Francesco Zito; Valentino Zito.

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Pubblicato in Calabria

Chiesto il processo per tre tecnici.

Le accuse della Procura di Catanzaro dopo i cedimenti dell’asfalto nei pressi dello svincolo per Germaneto sono difetti di progettazione e sistemi di drenaggio carenti:

Ma l’inchiesta continua: crepe e lesioni anche su altri tratti della statale.

Avrà inizio il prossimo 16 ottobre l’udienza preliminare a carico di Alessio Marino Ajmone Cat, 60 anni, milanese, ingegnere progettista della Astaldi spa; Antonio Bevilacqua, 56 anni, nato a Palermo, ingegnere direttore dei lavori del tratto stradale; e Michele Mele, nato a Bari 79 anni fa, ingegnere collaudatore statico.

Tutti e tre sono accusati del crollo colposo del muro di contenimento della rampa di accesso numero 6 che sulla 106 porta a Germaneto.

Secondo l’accusa formulata dai magistrati di Catanzaro titolari dell’inchiesta che hanno firmato la richiesta di rinvio a giudizio – il procuratore Nicola Gratteri, l’aggiunto Vincenzo Capomolla e il sostituto Vito Valerio – i tre ingegneri, in cooperazione colposa tra loro, mediante condotte attive e omissive, ciascuno nella propria qualifica tecnico-funzionale, «cagionavano, per colpa generica e specifica, il crollo del muro di contenimento della rampa numero 6 di accesso alla strada statale 106 variante A (svincolo per Germaneto)».

In particolare, il progettista della Astaldi, nell’elaborare la progettazione di quel tratto stradale non avrebbe previsto un idoneo ed efficace sistema di drenaggio dell’acqua; avrebbe effettuato una sottostima dei carichi che sarebbero andati ad agire sul terrapieno; avrebbe realizzato una sovrastima dei parametri di resistenza meccanica del terreno.

Bevilacqua, quale direttore dei lavori di realizzazione del tratto di strada oggetto dell’inchiesta, nelle fasi di progressiva realizzazione dell’opera, avrebbe omesso di segnalare il difetto di progettazione, «quantomeno in riferimento all’insussistenza di un idoneo e necessario sistema di drenaggio dell’acqua».

In fase di collaudo, invece, Mele non avrebbe riscontrato alcuna delle criticità progettuali «evincibili attraverso l’ordinaria osservanza delle “regole della tecnica”».

A maggio scorso il tratto della 106 che porta a Germaneto era stato subito posto sotto sequestro e gli accertamenti sui lavori fatti erano stati affidati a un pool di tecnici esperti.

La parte preliminare di questo procedimento entrerà nel vivo il prossimo 16 ottobre ma l’inchiesta sulla 106 non si ferma qui.

I lavori sulla strada statale, costati centinaia di milioni di euro, hanno portato risultati scadenti in più di un tratto: scarpate che presentano scoscendimenti in più punti, il piano stradale interessato da pericolosi avvallamenti e nelle gallerie, dove solo di recente la funzionalità degli impianti è stata ripristinata, sono visibili crepe e lesioni nella struttura.

Pubblicato in Catanzaro

I colletti bianchi sono diventati più pericolosi delle coppole.

Per il procuratore capo di Catanzaro Nicola Gratteri, «prima ancora della politica e della ’ndrangheta, il problema della Calabria sono i quadri della pubblica amministrazione».

Dopo aver seguito gli ’ndranghetisti nelle boscaglie dell’Aspromonte durante la stagione dei sequestri di persona, ricostruito le rotte del narcotraffico fino al Sudamerica, ora il magistrato, che da quasi trent’anni vive sotto scorta, punta su chi siede sulle comode poltrone degli uffici appena inaugurati della Cittadella regionale.

«Ci sono direttori generali - ha spiegato intervenendo a una manifestazione a Reggio Calabria - che da vent’anni sono nello stesso posto, e da incensurati gestiscono la cosa pubblica con metodo mafioso».

Un centro di potere cresciuto sulle spalle di «una politica debole che non ha la forza e la preparazione tecnico-giuridica per affrontare il problema della gestione dei quadri.

Per amministrare la cosa pubblica basterebbe un po’ di buon senso - ha detto ancora Gratteri - ma la parte procedurale dei meccanismi di appalto è governata da un centro di potere che è lì da sempre. Anche per questo quando mi hanno proposto di candidarmi ho detto di no».

Ma Gratteri lo sa che questa situazione è figlia della disattenzione delle Procure che hanno tollerato ogni cosa creando così una casta di intoccabili.

E ci fermiamo qui per evitare reazioni eccessive da parte degli intoccabili

Ma va anche detto che gli intoccabili sono anche figli della mala politica che nomina la burocrazia, che assume senza concorsi, che tollera comportamenti illeciti e simil illeciti, che non ha il coraggio di licenziare gli incapaci, che vive dei voti che la burocrazia gli porta, eccetera.

E questo fenomeno di sfilacciamento della morale, dell’etica man mano pervade la intera comunità che disattende sempre più le regole e le leggi e nessuno sembra accorgersene.

Ridicolo è che la politica da ragione a Gratteri

Quasi a dire : hai visto non siamo noi i cattivi, ma loro!

Ma tutti sanno che la politica, soprattutto quella regionale, non se la guasta con la burocrazia che è capace insieme alla massoneria di orientare se non di decidere i risultati elettorali.

Pubblicato in Politica
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